Gli incanti della natura in Val di Zena

Balene, botroidi e formiche volanti

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C’è una valle nell’Appennino bolognese dove l’evolvere della natura nei millenni sembra aver voluto regalare al visitatore testimonianze di rara bellezza e singolarità del suo continuo fluire e mutare.

Stiamo parlando della Val di Zena, fertile di acque, miti, fenomeni naturali e straordinarie scoperte che esaltarono il genio del grande speleologo e paleontologo Luigi Fantini. 

  • Durata
    24 ore
  • Interessi
    Natura & Outdoor
  • Target
    Famiglia
  • Prima tappa - Museo dei Botroidi Pianoro

    Proprio con una testimonianza del prezioso lavoro di Fantini si apre l’itinerario con la prima tappa al Museo di Botroidi.

    L’edificio sorge in località Tazzola, nel comune di Pianoro: un antico borgo risalente al 1100, lungo lo splendido sentiero che collega il Castello di Zena al Monte delle formiche.

    Restaurato in terra cruda, il Museo ospita un’ampia collezione di botroidi, gli affascinanti sassi dall’aspetto antropomorfo o di animali raccolti dal pioniere della speleologia agli inizi del 1900 lungo il fiume Zena. Sassi formatisi nelle antichissime sabbie gialle che due milioni di anni costituivano la spiaggia del mare, giunti fino a noi. 

  • Seconda tappa - La Balena della Val di Zena Pianoro

    A pochi chilometri dal Museo merita una deviazione e una rapida visita la località Gorgognano dove nel 1965, un contadino che lavorava in un campo trovò i resti di una balena lunga circa 9 metri risalente al Pliocene (tra i 2 e i 5 milioni di anni fa) andata a spiaggiarsi sul bagnasciuga di quello che era il Bacino Intrappenninico.

    Lo straordinario evento è ricordato sul luogo da un suggestivo monumento alla balena realizzato dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, mentre i resti fossili dell’antico cetaceo sono conservati e visibili al Museo “Giovanni Capellini” di Bologna.

  • Quarta tappa - Il Castello di Zena Pianoro

    Ritornando sul sentiero principale è possibile ammirare, dall’esterno, il Castello di Zena, edificato alle falde del Monte delle formiche, le cui origini si perdono negli ultimi secoli precedenti l’anno 1000.

    A quel che risulta, in epoca Matildica Zena era un borgo fortificato, funzione testimoniata dai resti delle torri e dalla sala d’armi, e nei secoli successivi divenne dimora di importanti famiglie bolognesi.

    In epoche più recenti, periodi di decadenza si sono alternati a interventi di ristrutturazione e ammodernamento, che ne hanno mutato profondamente l’aspetto originario, senza però pregiudicare la sensazione di grande dignità e bellezza che il luogo suscita ancora oggi.

  • Quinta tappa - Il Monte delle formiche e la pieve di Santa Maria di Zena Pianoro

    La pieve di Santa Maria di Zena è una delle più antiche del bolognese ed è anche conosciuta con la denominazione popolare di Santuario del Monte delle formiche, sul quale sorge.

    Considerato uno dei luoghi più caratteristici del culto mariano, secondo notizie storiche sorge dove sin dal 1078 era presente una chiesa cristiana, edificata probabilmente su un sito consacrato a divinità pagane, come è comune per diverse altre vette del territorio.

    Oltre al preminente aspetto religioso, la chiesa attuale (ricostruita nella metà del secolo a seguito dei danni subiti nell’ultima guerra) con il grande porticato e il campanile originale risalente al 1727, è anche nota per l’affascinante e misterioso fenomeno naturale che, da tempi remoti, ogni anno nei primi giorni di settembre, vede giungere sulla vetta del monte sciami di formiche alate per il loro volo nuziale che, una volta accoppiatesi, vanno a morire a centinaia di migliaia nella zona del santuario.

    Uno spettacolo di grande fascino cui si accompagnano riti di natura religiosa che, secondo un’usanza molto antica, vedono i fedeli posare grandi drappi a terra sul sagrato per raccogliere i volatili e terminano con la benedizione e la distribuzione di piccoli involucri colorati in cui vengono racchiusi i corpi delle formiche.

Ultimo aggiornamento 21/12/2020

Per maggiori informazioni

Redazione Appennino Bolognese

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