Un percorso al femminile tra città e territorio ferrarese, alla scoperta di donne che hanno segnato il corso degli eventi del passato Estense tra Medioevo e Rinascimento. L’itinerario racconta la città e la sua storia attraverso la visita a luoghi affascinanti e solitamente più nascosti come monasteri, dimore storiche e ambienti raccolti e raffinati, dando voce alle donne legate alla Corte Estense: monache, duchesse, cortigiane e bambine protagoniste di vicende d’amore e di sangue. La Delizia del Verginese, ultima tappa del percorso è un piccolo gioiello immerso nel verde della campagna ferrarese e racconta la storia d’amore tra il Duca Alfonso I d’Este e la bella Laura Dianti.
Il percorso inizia dal Monastero di S. Antonio in Polesine, che accoglie le monache di clausura benedettine e conserva affreschi di scuola giottesca, eseguiti tra la fine del Duecento e la metà del Trecento.
Beatrice d’Este, figlia di Azzo VII, vissuta nel XIII secolo, fu la fondatrice della comunità religiosa che attorno alla sua figura crebbe di importanza nel tempo; dopo la sua morte, avvenuta nel 1262, la tomba all’interno del convento divenne meta di pellegrinaggio, anche per via del miracolo che si ripete ogni anno nel periodo invernale: un’acqua prodigiosa misteriosamente stilla dalla pietra che copre la sua antica tomba e viene raccolta dalle monache.
Visitare la chiesa interna riservata alle religiose è un'esperienza capace di toccare nel profondo, per l'atmosfera incorrotta che si respira e per le opere d’arte che conserva. Le monache continuano a dimorare qui e al mattino presto è possibile sentire la loro messa cantata con le melodie dei canti gregoriani.
Percorrendo le antiche vie del borgo medievale si raggiungono la Chiesa di S. Maria in Vado e il Monastero del Corpus Domini situato in una zona, nel medioevo, fra le più eleganti di Ferrara, a pochi passi dalla via di San Francesco e dal palazzo che gli Estensi possedevano su quella strada.
Fondato nel 1406 e approvato nella regola di Santa Chiara nel 1431, il monastero deve la sua fama alla figura di Santa Caterina Vegri, damigella di nobili origini che abbandonò i lussi della corte per ritirarsi in vita religiosa. Mistica e scrittrice, ella visse qui fino al 1456 e fu dichiarata Santa nel 1712, in virtù di un miracolo legato alla cottura di pagnottelle.
All’interno si trovano la chiesetta pubblica e la Sala del Coro dove sono sepolti personaggi famosi della famiglia d'Este, tra questi Ercole II, Eleonora d'Aragona, Alfonso I e la sua seconda moglie, la celebre Lucrezia Borgia.
Figlia del Papa Alessandro VI, divenne duchessa di Ferrara nel 1502 e visse nel Castello Estense per 17 anni, amministrando il potere con saggezza. Colta, senza essere una vera intellettuale, raccolse attorno a sé poeti e scienziati, fra cui Ercole e Tito Vespasiano Strozzi, Niccolò da Correggio, Celio Calcagnini, il Giraldi e il Tebaldeo.
Nello stesso isolato e accorpato al Monastero del Corpus Domini si trova il Casa Romei, costruita dal mercante Giovanni Romei alla metà del XV secolo, ingrandita e abbellita in occasione delle sue nozze con Polissena d'Este nel 1460. La dama con unicorno bianco raffigurata all’interno, tra le preziose decorazioni, allude proprio all’avvento della giovane sposa. La suggestiva ed elegante dimora conserva un cortile dai modi tardogotici, la Sala delle Sibille e dei Profeti, soffitti lignei e volte affrescate, costituendo un corpus artistico unico a Ferrara.
Di fronte Casa Romei si erge il Palazzo detto di Renata di Francia (non visitabile), che rievoca la duchessa protestante, figlia del re Luigi XII di Francia e sposa di Ercole II d’Este. Il palazzo fu denominato la “prigione dorata” in quanto ospitò la ribelle duchessa, allontanata dalla corte per aver abbracciato il pensiero calvinista.
Attraverso il dedalo di viuzze antiche, effettuando una breve deviazione in via Cammello, si può sostare davanti alla Casa di Stella dell’Assassino (non visitabile), che rievoca la bella amante di Niccolo’ III d’Este, Stella de’ Tolomei, madre dello sfortunato Ugo e dei fratelli Leonello e Borso, che riuscirono a salire al potere grazie alla legittimazione paterna.
Ci troviamo nelle strade dell'antico "Castrum", insediamento di tipo militare che costituisce il primo nucleo generatore della città di Ferrara e che viene individuato nel sistema di strade a forma di ferro di cavallo che si articola attorno a via Porta San Pietro; secondo autorevoli studi fu fondato dai bizantini ravennati nel VII secolo per contrastare l’invasione longobarda. Sono vie medievali dove il tempo sembra essersi fermato e che offrono scorci di grande suggestione.
Raggiungiamo quindi la Cattedrale dedicata a S. Giorgio, patrono della città di Ferrara.
L’edificio, costruito nel 1135, è simbolo del periodo comunale della città e presenta una bella facciata marmorea, caratteristica per la sua fusione tra romanico e gotico.
L’interno, che subì nel XVIII secolo importanti lavori di ristrutturazione, cambiando la fisionomia della chiesa, è accessibile parzialmente con un “cantiere aperto” che sta riportando alla luce antichi capitelli e colonne.
Si racconta che nella navata centrale si trovi la lapide di Marchesella degli Adelardi, discendente della nobile famiglia guelfa e morta prematuramente nel 1186 all’età di 8 anni, dopo essere stata ferocemente contesa tra le famiglie nobili della città divise tra guelfi e ghibellini.
Ultima discendente della famiglia Adelardi, alla morte del padre, Marchesella, divenne erede del notevole patrimonio familiare. Intenzione degli Adelardi sarebbe stata quella di darla in sposa a un membro della famiglia ghibellina dei Torelli-Salinguerra, allo scopo di pacificare le fazioni cittadine, ma fu promessa in sposa ad un membro della famiglia Estense, sempre di parte guelfa. Il matrimonio probabilmente non ebbe luogo a causa della prematura scomparsa di Marchesella ma tutto il patrimonio della sua famiglia passò comunque in eredità al casato estense che alcuni decenni più tardi prese il potere a Ferrara, nella persona di Obizzo II d'Este.
Di fronte alla Cattedrale possiamo ammirare il Palazzo Ducale, prima sede della Corte Estense.
Oggi è sede del Comune, ma nei giorni feriali si può chiedere agli uscieri di visitare un intimo e suggestivo ambiente, lo Stanzino delle Duchesse, concepito per Eleonora e Lucrezia d’Este, figlie del Duca Ercole II.
Il Camerino ben rappresenta la straordinaria raffinatezza degli Estensi con le sue decorazioni, realizzate tra il 1556 e il 1560 dalla famiglia dei Filippi, pittori attivi in Castello e in altri palazzi estensi. Le due sorelle ebbero destini diversi ma per lungo tempo furono entrambe protagoniste della corte del Duca, proteggendo musici e letterati tra i quali il tormentato poeta Torquato Tasso.
Non si può lasciare Ferrara senza soffermarsi presso il monumento simbolo della città: il Castello Estense. Costruito per volere di Niccolò II d’Este nel 1385 come fortezza, fu trasformato successivamente in residenza ducale.
Il destino di molte dame della corte estense si svolse proprio qui, dove si consumò anche la tragica storia d’amore tra il giovane Ugo, figlio di Niccolò III d’Este e la bella Parisina Malatesta, seconda moglie del marchese. Ancora oggi si possono visitare le antiche prigioni dove i due amanti passarono le ultime ore prima di venire giustiziati il 21 maggio del 1425.
Nel pomeriggio il percorso ci porta alla Delizia Estense del Verginese, immersa nella campagna ferrarese. Originariamente casale di campagna, fu trasformato in residenza ducale nel primo Cinquecento da Alfonso I d’Este e donato a Laura Eustochia Dianti.
Alla morte del Duca, la dama vi si ritirò facendone la sua piccola corte privata e ne ordinò la ristrutturazione, eseguita principalmente da Girolamo da Carpi. Questi configurò il castello come un edificio a pianta rettangolare e a due ordini, delimitato da quattro torri merlate e a pianta quadrata.
L'interno venne decorato a partire dal XVIII secolo con stucchi, fiori, conchiglie, rosoni, volute e spesse cornici che delineano soffitti.
Le sale del Verginese sono sede inoltre della Museo Archeologico: il Sepolcreto dei Fadieni che documenta la scoperta di una piccola necropoli romana a pochi passi dalla Delizia.
All'esterno è stato ricostruito il giardino afferente alla delizia, denominato brolo, costituito nel Rinascimento essenzialmente da fiori e da alberi da frutto, per unire il diletto dei colori e dei profumi all'utile della produzione di frutti per la mensa. Qui si trova la torre colombaia, residuo delle pertinenze originariamente poste intorno alla delizia e risale al XVI secolo.