A Ferrara in bicicletta con Giorgio Bassani

Scopriamo la città attraverso i luoghi e i personaggi narrati dallo scrittore ferrarese

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Una giornata a Ferrara alla ricerca della città descritta dallo scrittore ferrarese Giorgio Bassani, luoghi in cui l’immaginario diventa reale e nei quali l’atmosfera evocativa rende tangibile la memoria. 
E, nella città delle biciclette, quale migliore opportunità che vivere questa esperienza in bicicletta?

  • Durata
    24 ore
  • Interessi
    Arte & Cultura
  • Target
    Amici/Solo,Coppia
  • Prima tappa - Corso Giovecca Ferrara

    Il percorso parte da Corso Giovecca, cerniera di raccordo tra la città medievale e la città rinascimentale, la “main street” di Ferrara, come la chiama Bassani nella struggente poesia Rolls Royce. 
    La strada è citata in molti racconti e, fermandosi brevemente a occhi chiusi, potrebbero apparire personaggi usciti dalle sue pagine: il dottor Athos Fadigati (Gli occhiali d’oro), oppure gli studenti in uscita dal “Liceo Guarini” (Dietro la porta). 

    Un’immagine inedita di questa strada, quasi una cartolina d’epoca, ce la offre l’autore anche ne La passeggiata prima di cena
    La pedalata su Corso Giovecca termina alla porta della Prospettiva e da lì si procede lungo la ciclabile delle Mura di Alfonso d'Este fino al Torrione, dove si imbocca il vasto sentiero del terrapieno delle Mura degli Angeli.

  • Seconda tappa - Le Mura di Ferrara Ferrara

    Formidabile baluardo difensivo della città al tempo degli Estensi, le Mura di Ferrara sono oggi il vero parco pubblico dei cittadini. In bicicletta, a piedi, di corsa, a qualunque ora si incontrano cittadini in cerca di svago e relax. 

    Anche i personaggi dei racconti di Bassani trovano rifugio lungo le mura per vivere momenti di serenità, come ad esempio il protagonista de Gli occhiali d’oro che contempla il cielo al tramonto dietro la mole monumentale del Tempio di San Cristoforo

    Vi si ritrovano anche le atmosfere e i luoghi del famoso romanzo Il giardino dei Finzi-Contini, come il dialogo tra il protagonista e Micol, ancora adolescenti. Seguendo la ciclabile interna si arriva al cimitero ebraico di via Vigne.

  • Terza tappa - Cimitero ebraico Ferrara

    Antiche lapidi e ampi spazi verdi caratterizzano questo luogo, conferendogli una particolare atmosfera di calma e serenità.
    Il giardino dei Finzi-Contini inizia proprio con la rievocazione del cimitero e di una tomba in particolare, quella imponente, quasi monumentale, di Alberto Finzi-Contini.

    In questo luogo è oggi sepolto lo stesso Giorgio Bassani; la sua tomba è segnalata dalla stele di Arnaldo Pomodoro.
    Lasciando il cimitero, dove sono sepolti molti personaggi illustri, si prosegue verso la vicina Certosa e il Parco Massari.

  • Quarta tappa – Parco Massari Ferrara

    Gli spazi verdi e gli alberi secolari (come ad esempio i cedri del Libano) del Parco Massari rimandano alla descrizione tenera e affettuosa che Micol Finzi-Contini fa degli alberi del suo amato giardino e rendono concreta la grandezza e bellezza del giardino descritto da Bassani con così tanti particolari da renderlo vero. 

    Si prosegue poi lungo corso Ercole I d’Este, il corso “dritto come una spada”, come lo definisce Bassani ne Il giardino dei Finzi-Contini, seguendo così la stessa strada che nel romanzo i giovani - espulsi dal circolo di tennis ‘Eleonora d’Este’ a causa delle leggi razziali del ’38 - percorrono per raggiungere la casa di Alberto e Micol e giocare nel campo da tennis del loro giardino.

    A questo punto consigliamo una pausa, per sedersi nei numerosi caffè del centro storico e godersi l’atmosfera della città o per un pranzo a base delle specialità gastronomiche della cucina ferrarese.

  • Quinta tappa - Castello Estense Ferrara

    Si riprende il percorso dal Castello Estense, fortezza e residenza ducale, che con la sua mole poderosa domina la città. 
    Nella notte del 15 novembre 1943 il Castello divenne teatro di un drammatico eccidio, la fucilazione di undici oppositori del regime fascista, che Bassani ricorda nel racconto Una notte del ’43 delle Cinque storie ferraresi,: “Chi non ricorda a Ferrara, la notte del 15 dicembre del 1943? …Fu per tutti una veglia angosciosa interminabile…”. 
    Proprio a questo racconto si è ispirato il regista ferrarese Florestano Vancini per il film La lunga notte del ’43
    Il percorso prosegue poi inoltrandosi nelle strade dell’antico ghetto ebraico.

  • Sesta tappa - Via Mazzini Ferrara

    Con poche pedalate si arriva in Via Mazzini, un tempo via Sabbioni e strada principale del ghetto ebraico
    La presenza della Sinagoga (chiusa per restauri) si distingue per le lapidi poste sulla facciata a ricordo della deportazione avvenuta nel 1943, che hanno ispirato a Bassani il racconto Una lapide in via Mazzini

    È la storia di Geo Josz, reduce dai campi di concentramento, che cerca di adeguarsi alla generale volontà di dimenticare quello che è successo, ma in seguito ad un episodio che tutti definiscono “un enigma”, ritorna a vestire i panni del deportato per testimoniare una tragedia che si vuole dimenticare, trovandosi però sempre più isolato.

  • Settima tappa - Via Vittoria Ferrara

    Si prosegue nella vicina Via Vittoria, una delle vie dell’antico ghetto ebraico di Ferrara il cui nome segnala la fine della segregazione, “quando i cancelli del ghetto erano stati abbattuti a furor di popolo”, come ricorda Salomone Corcos ne La passeggiata prima di cena
    Nella stessa strada si trovava la Sinagoga spagnola, edificio donato dal duca Ercole I d’Este ai profughi ebrei che nel 1493 arrivarono dalla Spagna. Attraversando la piazzetta dedicata al medico e filosofo Isacco Lampronti, si arriva in via Vignatagliata.

  • Ottava tappa - Via Vignatagliata Ferrara

    In questa strada si trovava la scuola ebraica. Chiusa dopo che furono abbattuti i portoni del ghetto, fu riaperta dopo la promulgazione delle leggi razziali per dare rifugio e la possibilità di studiare a ragazzi di diverso ordine scolastico dopo il 1938. 

    Lo stesso Bassani insegnò per qualche tempo in questa scuola e traspose la sua esperienza nel personaggio di Bruno Lattes nel racconto Gli ultimi anni di Clelia Trotti. 
    Una lapide, di lato alla porta di ingresso, ricorda che quello fu a lungo un luogo dedicato all'istruzione e testimone della persecuzione del popolo ebraico.

Ultimo aggiornamento 12/11/2021

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