A cavallo tra la fine del periodo romano e l’inizio del Medioevo, Ravenna è stata designata per ben tre volte capitale di regni e imperi. Di quei secoli si conservano numerose vestigia, ancora ben visibili in città.
Recenti scoperte e nuovi scavi archeologici hanno riportato alla luce dettagli importanti che hanno permesso di ampliare la conoscenza di quel periodo lontano, permettendo di ricostruire un quadro storico e culturale ancora più ricco di quanto si pensasse.
A metà di via Barbiani si trova la Chiesa di Sant’Eufemia, piccolo edificio a pianta centrale, incastonato tra le nobili abitazioni di questa zona centralissima della città.
L’ingresso della Domus dei Tappeti di Pietra, scoperta durante i lavori per la realizzazione di un posteggio, si trova proprio dentro questa chiesetta.
Passando sul retro dell’edificio è infatti possibile scendere al di sotto della strada e, con pochi gradini, fare un salto indietro di quasi duemila anni.
Tra i vari strati scoperti nel sito, si è scelto di immortalare i resti del cosiddetto “palazzetto bizantino”, un complesso di 14 stanze e 2 corti, nucleo di un’abitazione benestante del VI secolo, di cui oggi possiamo ammirare soprattutto i magnifici pavimenti musivi.
Grazie alle passerelle sopraelevate è possibile camminare all’interno dell’edificio, come avrebbero fatto gli abitanti di allora, e meravigliarsi alla vista dei marmi intarsiati e delle tessere policrome che vanno a formare decorazioni e geometrie raffinate, la più sontuosa delle quali è certamente la Danza dei Geni delle Stagioni, in quello che doveva essere il grande salone da ricevimento.
A poche centinaia di metri dalla Domus dei Tappeti di Pietra, all’interno di quello che un tempo era un monastero benedettino, si trova il Museo Nazionale di Ravenna.
In parte adibito alla conservazione di oggetti d’interesse storico e artistico già dal Settecento, questo museo contiene oggi raccolte notevoli e variegate, dall’età romana a quella barocca, dal Rinascimento al basso Medioevo, e soprattutto un’importante selezione di oggetti e opere d’arte legati ai monumenti UNESCO, ben otto, presenti in città.
Nel cuore di Ravenna, a pochi passi dalla Zona del Silenzio e dai principali monumenti UNESCO, è custodita una prelibatezza per gli occhi e per lo spirito.
Da Piazza San Francesco si accede infatti, passando per il porticato monumentale, ai Giardini Pensili del Palazzo della Provincia, incantevole composizione su più piani, risultato di diversi ampliamenti e modifiche effettuate nel corso dei secoli.
Al primo livello del giardino, poco oltre la splendida fontana, si trova l’ingresso della Cripta Rasponi, unica memoria autentica e certa dell’antico Palazzo Rasponi. Mai realmente utilizzata per la sepoltura dei defunti della nobile casata, oggi ospita sovente esposizioni d’arte contemporanea e non solo.
La cripta è sormontata da una torre neogotica, sotto la cui imponenza salgono le scalinate che conducono ai piani superiori del giardino.
Da qui è possibile godere di una splendida vista sulla piazza sottostante e sui luoghi danteschi per eccellenza.
Attualmente i giardini accolgono anche l’opera Un alloro per Dante, installazione inaugurata in occasione del 700° anniversario della scomparsa del Sommo Poeta, che viene di volta in volta arricchita dalle foglie aggiunte dai visitatori.
La seconda giornata di questo viaggio nel passato parte da poco fuori città. Appena dietro la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, patrimonio UNESCO, all’interno di quello che fu un tempo uno zuccherificio industriale, vive da alcuni anni il Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio.
Una linea del tempo conduce i visitatori lungo le varie fasi dello sviluppo dell’area ravennate, dalla preistoria al medioevo, grazie ai numerosi reperti, alle immagini, alle ricostruzioni 3D e ai filmati.
Il percorso non è sempre lineare e comprende anche alcune digressioni sulla dimensione multietnica della città attuale, nonché sul rapporto tra la città e il mare e tra il museo stesso e il suo contenitore. Il Classis è una delle tappe prestigiose del più ampio progetto storico-culturale del Parco Archeologico di Classe.
Rientrando verso Ravenna, poco prima di oltrepassare il ponte sui Fiumi Uniti, si trova l’accesso alla magnifica area archeologica dell’Antico Porto di Classe.
Anche grazie al passaggio della capitale dell’Impero d’Occidente da Milano a Ravenna (402-403 d.C.), Classe diventò uno dei porti e dei centri commerciali più importanti del mondo romano, vivendo alcuni secoli di grande ampliamento e splendore.
Di quest’epoca gloriosa rimangono oggi importanti frammenti disposti in un’area di circa 10.000 metri quadri, visitabile liberamente o accompagnati da una guida specializzata.
Pannelli narrativi permettono di rivedere la città come doveva essere una volta e di collocare nel quadro generale le strade lastricate, i moli d’attracco, i magazzini, gli edifici religiosi e pubblici per poter immaginare cosa potesse essere questa città, i cui segreti sono ancora in buona parte celati nel sottosuolo.
Il re ostrogoto Teodorico aveva un palazzo maestoso, collocato circa in questa zona, quando Ravenna era capitale del Regno d’Italia. Questo fatto è testimoniato da molte fonti, oltre che dai mosaici della navata centrale nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, poco distante.
È dunque questo quel Palazzo? O più probabilmente questi sono i resti del corpo di guardia del palazzo stesso, di una chiesa o di una villa privata?
Le vicissitudini del cosiddetto Palazzo di Teodorico ci ricordano ancora una volta di come la storia si spesso più complessa delle tradizioni.
Di questo affascinante edificio, unico superstite dell’VIII secolo, è oggi possibile vedere una delle facciate con il nartece e alcune fondazioni del corpo principale. Al primo piano del palazzo è conservata inoltre una selezione di mosaici pavimentali rinvenuti nel corso di rinvenimenti archeologici effettuati nella prima metà del ‘900 e appartenenti a vari edifici della zona imperiale circostante.