In quasi tutti i mosaici antichi di Ravenna sono rappresentate numerose specie di animali, piante e paesaggi tipici dei dintorni. Ancora oggi è possibile ammirare da vicino l’incredibile biodiversità del territorio ravennate che, a pochi chilometri dal centro storico, è in grado di catapultare in scenari inaspettati.
Dalle Valli di Comacchio e la Pineta di San Vitale a nord della città, fino alla selvaggia Foce del Bevano a sud, sono moltissimi i punti d’osservazione da sfruttare per un’indimenticabile esperienza di birdwatching all’interno del Parco del Delta del Po.
Le Valli di Comacchio, presenti come parte meridionale nel territorio ravennate, sono uno dei santuari italiani del birdwatching. Zona umida d’importanza internazionale e sito comunitario protetto, presentano una varietà impressionante di paesaggi, specie animali e vegetali da poter osservare in tranquillità, in ogni periodo dell’anno.
A piedi, in bicicletta, in autonomia o accompagnati da guide ambientalistiche esperte, queste rive offrono esperienze uniche e curiose, a pochi chilometri da Ravenna.
Punto di partenza consigliato può essere il Museo NatuRa di Sant’Alberto, che organizza periodicamente visite guidate apposite e ospita una clamorosa collezione di animali splendidamente esposti. Tra questi il combattente dal piumaggio in veste nuziale, la spatola – che nidifica soltanto nella vicina Punte Alberete – o il fischione, che in questa terra viene a svernare, oltre ai tanti rapaci, rettili e mammiferi che vivono lontano dall’uomo.
Lasciando il grazioso centro abitato di Sant’Alberto è possibile guadare il fiume Reno grazie al caratteristico traghetto elettrico e giungere sulla sponda meridionale delle Valli di Comacchio.
Percorrendole in senso antiorario, andando quindi verso est e verso il mare, si incontra dopo poco l’Oasi di Boscoforte, una lingua di terra lunga oltre sei chilometri che si addentra nell’acqua salmastra come una passerella naturale.
La penisola, percorribile soltanto in occasione di visite guidate, è sempre visibile anche dall’argine sopraelevato, che offre un’ottima panoramica su tutte le Valli, fino alle saline.
L’incontro più caratteristico in questo paradiso naturale sono sicuramente i cavalli Camargue-Delta, che pascolano in piccole mandrie e allo stato brado, alla ricerca di canne, salicornia e giunchi di cui cibarsi. Accanto a loro moltissime specie di uccelli, tra le quali spicca la più grande colonia italiana di fenicotteri rosa e l’unica colonia italiana di spatole.
Proseguendo oltre Valle Furlana e Volta Scirocco, si arriva all’imboccatura dell’Argine degli Angeli. Inaugurato da pochi mesi, questo straordinario sentiero naturalistico permette di inoltrarsi nelle Valli e ritrovarsi immersi in un paesaggio unico. Il nome scelto per il percorso prende spunto da un antico dosso sul quale pare nidificassero grandi uccelli dalle maestose ali bianche.
Da percorrere a piedi o con biciclette adeguate, questa passerella di circa cinque chilometri consente di “galleggiare” sull’acqua e ammirare lo splendido paesaggio, popolato da fenicotteri rosa, volpoche, cavalieri d’Italia, avocette, spatole e tante altre specie come la rara e protetta testuggine palustre europea.
La Pineta di San Vitale ha una storia millenaria e viene conservata ancora oggi come uno degli ultimi e più estesi esempi di pineta costiera italiana. Con oltre mille ettari di superficie, fornisce un habitat incomparabile anche grazie alla vicinanza di alcune zone umide protette come la Pialassa Baiona.
Tra ligustri, prugnoli e biancospini vivono indisturbati aironi, folaghe, anatre e molte altre specie da scoprire con una bella escursione, a piedi o in bicicletta, partendo dal Parco 2 Giugno o da una delle case pinetali come la Ca’ Vecchia, centro didattico ambientale del parco.
Il termina “pialassa”, così caro ai ravennati, viene dall’unione dei termini “piglia” e “lascia”, che ricordano il lento mutare delle maree che nutrono queste acque dolci rendendole salmastre e uniche.
Questa piccola laguna di oltre mille ettari si estende tra Ravenna e Marina Romea, proteggendo la retrostante Pineta di San Vitale dall’intrusione del mare. Composta in buona parte da canali artificiali, è un reticolo di superfici emerse e sommerse popolate da specie animali e vegetali di straordinaria bellezza, tipici delle basse acque salate.
Visitabile a piedi, in bicicletta o in barca, dagli approdi presenti alle spalle di Porto Corsini e Marina Romea, la pialassa presenta elevati indici di biodiversità ed è anch’essa zona protetta d’interesse internazionale. Qui, infatti, svernano o nidificano cigni reali, marangoni minori, ibis, tarabusini, sgarze ciuffetto, aironi, falchi di palude e alcune specie rare come il mignattino piombato e il fratino.
Una torre d’avvistamento, che spicca sulla pianura poco lontano dalla SS 309 Romea, sorveglia e funge da ideale portale d’accesso alla cosiddetta Valle della Canna di Mandriole.
Questa zona umida, sorta quasi due secoli fa e volutamente esclusa dalle varie operazioni di bonifica della costa, viene periodicamente prosciugata e inondata per favorire lo sviluppo della vegetazione e della vita acquatiche. Non è facile da visitare a piedi, ma dall’alto della torre è possibile godere di un paesaggio quasi primordiale nel quale scovare aironi cenerini, aironi bianchi e rossi maggiori, cigni, nitticore, garzette, sgarze ciuffetto, spatole, nonché marangoni e tartarughe.
Un’altra torretta di avvistamento si trova a circa 2 chilometri dalla prima, sul lato opposto della valle, presso la Ca’ del Chiavichino, raggiungibile anche da Tenuta Augusta.
Piccola foresta allagata dall’atmosfera ancestrale, l’Oasi di Punte Alberete non è soltanto un incredibile sito naturalistico ma anche uno dei più importanti baluardi della conservazione paesaggistica italiana e non solo. Già alla fine degli anni Settanta infatti, grazie all’impegno e alla lungimiranza di alcuni attivisti locali, venne salvata dalle opere di bonifica in quanto uno degli ultimi habitat di questa tipologia presenti in Europa.
Il continuo lavoro di cura e monitoraggio ha permesso alla foresta di resistere ancora oggi e favorire nel tempo la presenza di molte specie, alcune delle quali protette, che trovano riparo tra secolari alberi caduti, giunchi e gigli, in un’alternanza di bosco igrofilo, praterie sommerse e spazi aperti davvero unica in Italia.
Lungo il percorso ad anello di circa 5 chilometri è possibile osservare morette tabaccate, aironi rossi, nitticore, tarabusi e tarabusini, ibis, mignattai, marangoni, germani e sgarze ciuffetto.
Una capanna d’osservazione, posta circa a metà del percorso, consente di appostarsi al riparo, in attesa del martin pescatore in caccia o degli svassi maggiori in corteggiamento, tra la fine di febbraio e marzo.
Così vicina eppure così diversa dall’altra importante pineta di Ravenna, quella di San Vitale, la Pineta di Classe ha una storia secolare e offre una successione di scenari molto affascinante. Curata e preservata dai monaci camaldolesi e citata da Dante Alighieri nella Commedia, occupava un tempo un territorio molto più vasto, poi ridotto a causa dello sfruttamento dell’uomo.
Protetta dagli inizi del ‘900 dalle leggi di tutela volute dal senatore ravennate Luigi Rava e inserita oggi nel Parco del Delta del Po, rappresenta uno degli scorci più amati dai ravennati e dai turisti.
Meta di escursioni e itinerari naturalistici, luogo di ritrovo per giornate all’aria aperta, all’insegna dell’attività fisica e del birdwatching, la Pineta di Classe è un monumento naturale da esplorare in ogni stagione.
Partendo dal Parco 1° Maggio e seguendo il Fosso Ghiaia, dopo circa 2 km la pineta si interrompe per lasciare spazio alle zone umide costiere. La prima che si incontra è quella detta dell’Ortazzo, un’antica risaia di acqua dolce, oggi specchio salmastro nel quale proliferano salicornie, ginepri e olivelli spinosi. A ovest e a nord dell’Ortazzo si trovano due torri d’avvistamento, ideali per il birdwatching e gli appostamenti fotografici.
Poco prima della confluenza tra Bevano e Fosso Ghiaia si apre invece l’Ortazzino, costituito in parte da meandri fossili, in parte da un’alternanza di prati umidi e aridi lungo i quali sono presenti quasi tutti i tipi di vegetazione sub mediterranea e del nord Adriatico.
In tutta l’area sono facilmente avvistabili fenicotteri rosa, varie specie di aironi e caradriformi che qui vengono a nidificare, come il cavaliere d’Italia, l’avocetta, la sterna zampenere e il gabbiano corallino.
Il percorso di avvicinamento a queste zone, e poi alla Foce del Bevano, è possibile anche da sud, ovvero da via delle Cave o da via Canale Pergami, che conduce al Cubo Magico Bevanella, centro didattico e centro visite della zona, il quale propone anche suggestive escursioni in canoa.
La Foce del Bevano, raro esempio di estuario meandriforme libero di evolversi naturalmente, è una macchina del tempo che ci trasporta in uno scenario incredibile ed emozionante. Quaranta ettari di sabbie e fanghi mutevoli, cinque chilometri di dune attive e in parte mobili, priva di segni antropici per oltre trecento metri di larghezza fino al mare, quest’area è popolata soprattutto da piante psammofile, ovvero amanti degli ambienti sabbiosi, giunchetti neri, salicornie, puccinellia e canne di Ravenna.
Uccelli rari e protetti come il fratino e la beccaccia di mare hanno scelto questa porzione di costa come luogo di riproduzione, uno degli ultimi rimasti a livello nazionale.
La zona finale del percorso che conduce alla Foce del Bevano è soggetta a limitazione di visita. È solitamente interdetta nei mesi primaverili, a volte fino a metà estate, a seconda dei tempi di nidificazione di alcune specie protette.
Per questa tappa si consiglia di contattare il Reparto Carabinieri Biodiversità di Punta Marina al numero 0544 437379 per informazioni sempre aggiornate.