Intraprendere un viaggio nei luoghi legati all'universo cinematografico di Marco Bellocchio significa attraversare un paesaggio dell'anima, fatto di memoria, radici, contrasti e bellezza.
L'Emilia, sua terra natale e fonte d'ispirazione costante, è stata spesso il palcoscenico delle sue pellicole più intime e iconiche.
Questo itinerario di due giorni ci guida attraverso alcuni dei set più significativi dei suoi film, da I pugni in tasca (1965) a Sorelle mai (2010), da Rapito (2023) a Vacanze in Val Trebbia (1980), svelando la forza visiva e simbolica dei luoghi scelti dal regista: la Val Trebbia, Bobbio, Piacenza e Roccabianca.
Tra architetture romaniche, ponti leggendari, paesaggi collinari e piccole piazze di provincia, il tour è anche l'occasione per gustare la ricca gastronomia emiliana: salumi piacentini, vini locali, tortelli e Prosciutto di Parma accompagneranno l'esperienza cinematografica con sapori autentici.
Un'esperienza perfetta per coppie e appassionati di arte e cultura, che unisce cinema, storia e bellezza in un viaggio nel cuore dell'Emilia meno turistica e più autentica.
L'itinerario inizia nella provincia di Piacenza, al confine con Liguria e Piemonte, in quella Val Trebbia, descritta da Hemingway come "la valle più bella del mondo".
Questa valle aspra e autentica è diventata il cuore poetico e simbolico del cinema di Marco Bellocchio.
È qui che il regista ha girato alcuni dei suoi lavori più intensi, tra cui il celebre I pugni in tasca (1965), film che segnò una frattura con la provincia cattolica e borghese del tempo, anticipando le tensioni sociali del ’68 e Sorelle mai (2010) film composto da sei segmenti girati a Bobbio tra 1999 e il 2008 nell'ambito del corso Fare Cinema.
È poco fuori da Bobbio, a S. Salvatore, il punto sulla strada in cui il giovane protagonista de I pugni in tasca compie il suo progetto matricida, già preannunciato al fratello: “Alla curva di Barberino me li porto giù tutti e tre nella scarpata”.
Cosa fare
Curiosità
I meandri del fiume Trebbia in questo tratto fino al punto della confluenza con il torrente Aveto seguono un andamento ondeggiante e sinuoso che dall'alto pare proprio simile all'enorme proboscide di un elefante, anzi dell'elefante di Annibale, chiamato Surus.
Bobbio è il centro nevralgico del cinema di Marco Bellocchio: non solo luogo di origine, ma anche presenza ricorrente e potente nelle sue opere, quasi fosse un personaggio a sé. Questo borgo emiliano, scelto dal regista per sua forza visiva e simbolica, è sfondo privilegiato di molti dei suoi film.
Set cinematografici
Cosa visitare
Eventi
Ogni estate tra luglio e agosto il borgo diventa luogo di proiezioni e spazio di incontro con i protagonisti del grande Cinema in occasione del Bobbio Film Festival voluto ed ideato da Bellocchio stesso.
Curiosità
Il Ponte Gobbo, con il suo profilo irregolare fatto di undici arcate diseguali, è avvolto da un'aura di mistero. Secondo la leggenda fu costruito in una sola notte dal Diavolo, che accettò la sfida lanciata da San Colombano in cambio dell'anima del primo essere vivente che lo avrebbe attraversato. Ma il Santo, con astuzia, fece passare per primo un cagnolino, beffando così il maligno.
Da gustare
Bobbio, al di là dei piatti tradizionali della cucina piacentina, dal punto di vista enogastronomico è famosa per i maccheroni alla bobbiese rigorosamente fatti a mano con l’ausilio di un ago da calza come vuole la tradizione, le lumache cucinate alla bobbiese, il brachettone, un salume di maiale caratteristico di questi luoghi, la torta di mandorle che qui vanta origini medioevali ed il croccante… Tutti prodotti riconosciuti come De.Co.
Per la notte, consigliamo di soggiornare a Bobbio oppure nelle vicinanze di Piacenza per essere pronti a continuare l’itinerario il giorno successivo.
Dopo le atmosfere intime di Bobbio, il viaggio prosegue nella raffinata città di Piacenza, scelta da Bellocchio per alcune riprese dei suoi film, Piacenza offre un centro storico raccolto e facilmente esplorabile a piedi, dove convivono arte, architettura e formazione culturale.
Sosta obbligata il Teatro Municipale, set e coproduttore del film ...addio del passato...(2002) - il cui titolo rimanda al terzo atto de La Traviata. Splendido esempio di architettura tardo settecentesca è visitabile per gruppi su prenotazione.
Piacenza val bene una visita, quindi una volta arrivati bisogna non perdere l'occasione di scoprirla.
Lungo la centralissima via Cavour, si arriva alla porta della città in direzione Milano dove l'imponente monumento al Pontiere d'Italia, risalente al 1928, accoglie chi attraversa il fiume Po provenendo dalla Lombardia: è questo piazzale il luogo prescelto di appuntamento di Sandro, il protagonista de I pugni in tasca, con il fratello quando si reca in città tra i suoi tormenti ed inquietudini.
Consigli di visita
Curiosità
La passione per il cinema a Piacenza si rinnova ogni anno presso l'XNL grazie al corso di alta specializzazione in regia cinematografica "Fare Cinema", incubatore di nuovi registi, le cui opere vengono presentate in anteprima nazionale al Bobbio Film Festival.
Da gustare
Tutta la cucina piacentina è un trionfo di sapori e non c'è che l'imbarazzo nella scelta, ma lascerà sicuramente uno dei migliori ricordi gustare nei ristoranti e nelle trattorie dei dintorni un piatto di tortelli con la coda, nati per celebrare la visita del Petrarca alla famiglia Anguissola, innaffiato da un bicchiere di Malvasia o di Ortrugo, tra le numerose DOC Colli Piacentini.
Conclude l'itinerario nelle terre di Emilia il piccolo comune di Roccabianca nel cuore della Bassa parmense.
È da qui che, secondo fatti realmente accaduti che nel 1858 sconvolsero l’opinione pubblica internazionale, all’inizio del film Rapito (2023), il piccolo Edgardo Mortara, bambino ebreo, viene portato via dalla sua famiglia di origine per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX.
Da fare
Da gustare
Concludi la giornata, facendo tappa in un’osteria locale per assaporare i piatti tipici della zona, tra cui il rinomato Culatello di Zibello DOP.
Curiosità
Il regista ha riportato la piazza principale porticata, Piazza Minozzi, nella metà dell’Ottocento, ricostruendo lì la casa della famiglia Mortara.