L’itinerario tra Imola e i suoi dintorni ci porta alla scoperta di alcuni di questi luoghi, parte integrante della storia di questo territorio.
Un edificio di epoca razionalista sulle prime colline di Imola, come tanti dall’esterno, al suo interno custodisce la vera sorpresa: la sua storia.
L’origine della villa risale al 1637 e nei secoli è stata proprietà di diverse famiglie che la utilizzavano principalmente come residenza rustica.
L’edificio ha subito l’alternarsi di periodi di profonda decadenza a momenti di affascinate sfarzo. Il lascito di questi ultimi sono stati alcuni affreschi e un’imponente doppia scala in stile barocco ubicata nel salone principale.
Il vero momento di gloria vissuto dalla villa cominciò però con la proprietà di Umberto Muggia, commerciante lombardo ebreo, il quale nel 1935 acquistò la residenza e ne affidò la completa ristrutturazione a Piero Bottoni, giovane architetto milanese. Egli riuscì, con estrema sensibilità, a salvaguardare ciò che rimaneva dei passati fasti della villa e racchiuderlo in un guscio di rimando cubista.
Purtroppo i bombardamenti tedeschi durante la guerra la deturparono profondamente: la facciata e il salone principale, distrutti completamente, resero inagibile la villa che non ritornò mai più a rivivere.
Proseguendo sulle colline imolesi ci troviamo di fronte un altro relitto della memoria: il sanatorio di Montecatone, inaugurato da Mussolini in persona nel 1936. Costruito per la cura degli affetti da tubercolosi, era costituito da tre padiglioni distinti (uno per le donne, uno per gli uomini e uno per i soldati) oltre a ospitare un cinema, una cappella e un obitorio.
La posizione collinare, distante dai centri urbani, l’aria salubre e la vicinanza all’Università di Bologna che forniva medici specializzati nella cura della tubercolosi, fece ricadere su Imola la scelta come luogo ideale per la costruzione della struttura, che avvenne tra il 1930 e il 1941.
Mentre due dei padiglioni sono stati convertiti ad altri usi ancora oggi in funzione, il padiglione Luigi Paolini è stato utilizzato fino al 1990 e poi lasciato in completo stato di abbandono.
L’ultima tappa del nostro itinerario è un borgo abbarbicato su un crinale poco distante da Castel del Rio, sulla via Montanara che congiunge Imola a Firenze.
Il borgo di Castiglioncello vanta più di 1200 anni di storia. A lungo conteso tra il Gran Ducato di Toscana e quello di Bologna per la sua posizione strategica, era attraversato dalla vecchia Via Montanara, unica strada di collegamento esistente all’epoca tra Toscana ed Emilia-Romagna.
Una serie di eventi funesti, tra saccheggi, fulmini e leggende misteriose, contribuirono allo spopolamento del borgo. Nei primi anni ‘60 la costruzione della statale che taglia fuori il paese e la mancata realizzazione del ponte di collegamento sul Santerno, segnarono in maniera indelebile il destino di Castiglioncello trasformandolo in un vero e proprio borgo fantasma.
I resti delle costruzioni sono oggi un tutt’uno con la vegetazione che li accoglie creando un’armonia perfetta tra le rovine e il paesaggio.