In questo itinerario vi accompagniamo in punta di piedi alla scoperta dei luoghi legati alla cultura e alla memoria del popolo ebraico in Romagna.
La lunga storia della presenza ebraica in Romagna è oggi ancora visibile in diversi luoghi: antichi quartieri, ghetti, cimiteri, sinagoghe. Tracce di un passato che è allo stesso tempo antico e recente…
La presenza di questo popolo si manifesta nel nostro territorio a partire dal XIII secolo vivendo lunghi periodi di buona convivenza e tolleranza, prosperando nel commercio e seguendo le proprie tradizioni religiose.
Quando nel 1555, papa Paolo IV impose l’istituzione di quartieri chiusi per gli ebrei, iniziò l’epoca dei ghetti. La fine delle discriminazioni e della vita nel ghetto fu prima dall’epoca napoleonica, poi, definitivamente, nel 1860, quando gli ebrei furono reintegrati nei diritti civili e religiosi.
Ferrara è una città imperdibile per tutti coloro che amano l'arte, la cultura, la natura e la buona cucina. Non a caso è una delle città emiliano-romagnole che possono vantare il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Tante cose non bisognerebbe tralasciare quando si visita l'affascinante città estense, ma oggi il nostro percorso è focalizzato sulla comunità ebraica, che qui ha origini antichissime.
La città conserva numerose testimonianze della sua storia: dal periodo di massima fioritura sotto la protezione degli Este, a quello della segregazione nel quartiere del ghetto durante il dominio pontificio e l'epoca fascista.
Ricordi di questo pezzo di storia sono l'edificio delle Sinagoghe (che oggi ospita il Museo Ebraico) e il cimitero, con un ampio giardino coperto di prati, tutt’ora in uso, il più antico dell’Emilia-Romagna.
Le memorie della comunità ebraica ferrarese, sono poi conservate anche nel quartiere medievale, entro il quale rientra il ghetto, in cui la comunità venne segregata dal 1627 all’Unità d’Italia.
Via Mazzini era la sua strada principale, con i negozi storici e i vecchi edifici che hanno mantenuto la loro struttura originaria.
Infine, la prima tappa di questo itinerario non può che terminare al MEIS, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. La sede è situata nel complesso delle ex-carceri cittadine, non lontano dall’area dell’ex-ghetto.
Il MEIS nasce con il compito di testimoniare non solo le pagine più dolorose vissute dalle comunità ebraiche italiane, ma soprattutto per narrare la loro storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano.
Interessante nel Museo è l'itinerario nel Giardino delle Domande: un percorso verde che conduce alla scoperta delle regole dell'alimentazione ebraica e delle piante bibliche, per comprendere le regole della Kasherut, ovvero la normativa ebraica sull’alimentazione, con particolare riferimento all’uso di carne, latte, pesce e uova.
Il Giardino fa così avvicinare il pubblico alla cultura ebraica attraverso i suoi odori e sapori, soddisfa certe curiosità piuttosto diffuse – ad esempio, perché gli ebrei non mangino il maiale – e fa riflettere sulle differenze, ma pure sulle tante analogie, con le altre tradizioni.
Cento, la città dei portici, sorge al confine di tre province: un luogo dove le tradizioni ferraresi, bolognesi e modenesi si fondono armonicamente.
La presenza ebraica nella cittadina affonda le radici sul tardo ‘300, ma è con gli Este che vive il suo periodo di fioritura. Dal XVII secolo inizia invece un progressivo decadimento della comunità locale, che porta nei primi del Novecento alla fusione con la comunità ebraica di Ferrara.
Rimangono come testimonianze urbanistiche significative il ghetto ed il cimitero.
L’area dell’antico ghetto risulta a tutt’oggi ben delimitata, a seguito anche delle norme seicentesche emanate per regolamentare la presenza ebraica all’interno delle città.
Oggi completamente restaurato, si presenta come uno stretto gruppo di case affacciate su tre cortili collegati; quello centrale è adornato da aggraziati balconcini del XVIII secolo.
Queste abitazioni erano fornite di passaggi di intercomunicazione sia tra loro sia per accedere alla sinagoga che fino agli anni ’30 del secolo scorso era funzionante ed illustri rabbini vi esercitavano la loro attività.
La presenza di un antico cimitero ebraico è documentata a partire dalla fine del XVII secolo a cui seguì, nel 1818, la costruzione di quello attuale. La visita a questo luogo stimola a conoscere la storia secolare di questa importante ‘minoranza’, legata da secoli alla comunità centese in un clima di dialettica e serena tolleranza.
Anche se a Cento non esiste più da parecchio tempo una comunità ebraica organizzata, l’estinzione della comunità locale è avvenuta per cause ‘naturali’ e non a seguito di manifestazioni di intolleranza o violenza.
Dopo tanti anni, i discendenti “degli ebrei di Cento”, hanno ancora un legame di affetto verso la città, come testimoniano notizie di ebrei centesi che parteciparono al movimento risorgimentale o azioni di aiuto, protezione e complicità tra centesi ed ebrei, nella lunga notte del 1943, che segnò l’arrivo dei fascisti.
Dalla provincia di Ferrara ci spostiamo in provincia di Ravenna, e arriviamo a Lugo, sede fino alla seconda guerra mondiale di un’importante Comunità ebraica.
La cittadina ospitava una grande concentrazione di ebrei anche perché qui avevano luogo regolarmente mercati e fiere di notevole importanza, che permettevano un notevole afflusso di moneta circolante.
Una testimonianza materiale di questa presenza è una lapide, datata 1285 ed ubicata presso il locale cimitero ebraico, considerata la più antica presente nella nostra regione.
Nel periodo tra il 1635 e il 1638, gli ebrei che vivevano a Lugo furono reclusi nell'ultimo tratto di Via Sant’Agostino (oggi Corso Matteotti). Ai due sbocchi della contrada, due portoni, come in tutti i Ghetti, si chiudevano all'Ave Maria della sera e si aprivano all'Ave Maria del giorno. Erano sorvegliati durante la notte da custodi cristiani.
A poca distanza dal centro storico, in Via di Giù, si trova poi il cimitero ebraico, testimonianza della numerosa comunità ebraica locale dal ‘500 fino al secolo scorso.
L’attuale cimitero fu istituito nel 1877, dopo lo smantellamento di un primo luogo di sepoltura situato alle porte del Ghetto. Qui sono racchiusi quasi 5 secoli di storia.
La particolarità che vi vogliamo segnalare è il lapidario: 34 steli sepolcrali in pietra e tre cippi, non corrispondenti a sepolture, posti a ridosso dei muri di recinzione ed appartenenti al primo cimitero.
Questo grazioso borgo di origine medievale è situato su una collina da cui si gode di un magnifico panorama sul mare a sulla pianura romagnola. Per questo motivo il borgo è conosciuto come “il Balcone della Romagna”, oltre a essere la “Città del Vino” e la “Città dell'ospitalità”.
L’insediamento di una comunità ebraica a Bertinoro risale alla fine del XIV secolo.
Della sua esistenza e della sua storia è rimasta traccia oggi nel quartiere ebraico, chiamato “la Giudecca”.
Nel centro storico si trova la casa simbolo del quartiere, appartenuta al letterato, medico e filosofo ebreo portoghese Leone ebreo, ai primi del 1400.
È una costruzione in pietra, con una lapide sulla quale sono indicati i punti della città nei quali gli ebrei potevano abitare e diverse formelle in terracotta che riproducono la lampada del Ner Tamid (luce perpetua) e la cornucopia (corno dell’abbondanza).