Le Terre di Romagna nel Rinascimento trovano la loro più alta rappresentazione nelle opere di Marco Palmezzano (Forlì, 1459-1539) "caro alievo" di Melozzo da Forlì. I suoi dipinti affascinano tutt’oggi per la pittura a olio smaltata e compatta e per gli scenografici sfondi.
Questo itinerario conduce a scoprire le sue opere sparse tra Forlì, Forlimpopoli e Castrocaro Terme.
L'itinerario alla scoperta del maggiore esponente del Rinascimento in Romagna inizia da Forlì e per la precisione da Piazza Guido da Montefeltro, con la visita al Museo Civico di San Domenico.
Il complesso museale ospita infatti ben quattordici opere di Marco Palmezzano, tra cui primeggia la pala d’altare dell’Annunciazione realizzata per la Chiesa del Carmine a Forlì. Nell'opera viene rappresentato l’incontro tra l’Arcangelo Gabriele, che porge un fiore, e la Vergine, impegnata con un libro, sotto una navata a volte su colonne di breccia, aperta su un luminoso e animato paesaggio.
Dal Museo Civico di San Domenico l’itinerario prosegue con una passeggiata tra i vicoli del centro storico, per poter ammirare (anche se solo dall'esterno) la Casa di proprietà del Palmezzano, posta all’angolo fra Corso Garibaldi e Via Albicini, per poi raggiungere piazza del Duomo. Al suo interno, lungo la navata sinistra, conservato nella Cappella di Sant'Anna, è possibile ammirare il San Rocco del Palmezzano.
Da Piazza del Duomo si risale quindi per Via Maroncelli e si prende Via Episcopio Vecchio per visitare la Chiesa di San Biagio, eretta nel dopoguerra sulle fondamenta dell'antica Chiesa di San Biagio in San Gerolamo, andata distrutta da un bombardamento il 10 dicembre del 1944. Al suo interno sono ancora conservate tre opere d'arte scampate alla distruzione: il Trittico di Marco Palmezzano, Madonna in Trono col Bambino e i Santi, l'Immacolata Concezione, tela che Guido Reni dipinse probabilmente nel 1627.
Sono purtroppo andati perduti i celebri affreschi realizzati congiuntamente da Melozzo da Forlì e da Palmezzano nella cupola della Cappella Feo, commissionata dalla Signora di Forlì Caterina Sforza come cappella gentilizia per la famiglia dell'amato Giacomo Feo, ucciso nel 1495 e qui sepolto.
Da San Biagio, prendendo Via dei Mille e poi Via Maroncelli, si arriva in Piazza Ordelaffi da cui, percorrendo Via delle Torri, si raggiunge la centralissima Piazza Saffi con l’Abbazia di San Mercuriale, basilica d’impianto romanico-lombardo sorte proprio nel cuore della città. Dedicata al primo vescovo di Forlì, rappresenta uno straordinario esempio di monumento carico di valore religioso, artistico e civile.
Sovrastata dall'imponente campanile di tipo lombardo (alto oltre 70 metri) racchiude al suo interno alcuni capolavori d'arte, tra cui alcune pale di Marco Palmezzano, come L’Immacolata con il Padre Eterno e i santi Anselmo, Agostino e Stefano, conservata in una cappella riccamente decorata da dipinti murali, fasce in cotto e chiusa da una balaustra in pietra d'Istria. Degna di nota anche l'altra pala d’altare Madonna col bambino e i santi Giovanni Evangelista e Caterina d’Alessandria.
Dopo aver visitato l'Abbazia si può proseguire lungo Corso Diaz, in direzione Porta Ravaldino per giungere alla Chiesa di Sant'Antonio Abate in Ravaldino, chiesa a pianta ottagonale che conserva nella propria cripta una pregevole tavola di Marco Palmezzano, la Visitazione.
La tappa successiva prosegue spostandosi a Forlimpopoli, cittadina situata sulla Via Emilia tra Forlì e Cesena e nota nel panorama internazionale per essere la patria del grande letterato e gastronomo Pellegrino Artusi, considerato il padre della cucina italiana grazie alla sua opera “La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene“.
Qui in particolare merita attenzione la Chiesa di Santa Maria dei Servi realizzata nella seconda metà del XV secolo dai Padri dell’Ordine dei Servi di Maria e dotata nel tempo di un ricco apparato decorativo finché, in seguito alle soppressioni napoleoniche, fu definitivamente abbandonata nel 1797. L’interno sorprende ancora oggi per la ricchezza dei suoi apparati decorativi: lungo le pareti si aprono sei altari ornati di stucchi e opere d’arte di pregio, fra cui spicca la presenza dell’altare dell'Annunciazione con l'omonima pala dipinta a tempera su tavola lignea, realizzata da Palmezzano nel 1533. Questa Annunciazione si differenzia nello stile, che appare qui semplice e privo di elementi decorativi, rispetto alle due versioni precedenti del medesimo soggetto conservate presso il Museo Civico di San Domenico.
L'ultima tappa del percorso è Castrocaro Terme, rinomata località di villeggiatura e importante centro termale a 10 km da Forlì sulla strada che congiunge Ravenna a Firenze. L'itinerario alla scoperta del pittore forlivese ci porta qui a visitare la Chiesa dei Santi Nicolò e Francesco: risalente al 1398 e radicalmente ristrutturata nel 1520, in origine apparteneva al Convento Francescano, poi nel 1783, a seguito dell’abolizione del Convento dei Frati Minori, passò nelle mani della Parrocchia.
L'interno si articola su tre navate e al centro dell’abside si trova La Beata Vergine coi Santi Agostino e Antonio da Padova, dipinta nel 1500, che rappresenta la Beata Vergine in trono che allatta il bambino, fra i santi Agostino e Antonio da Padova. Il primo, vestito da vescovo con la mitra in testa, tiene un voluminoso libro nella mano sinistra e il bastone pastorale nella destra, il secondo indossa il saio francescano e reca in mano un libro rosso chiuso.