Romagna Segreta: Viaggio tra Misteri e Leggende del Territorio Forlivese

Un itinerario suggestivo tra castelli, rocche e borghi della Romagna forlivese.

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La Romagna, terra tenace e crocevia di popoli, guerre e culture, ha nel tempo scolpito un patrimonio immateriale fatto di racconti, leggende e superstizioni, tramandati di generazione in generazione. Le sue mura medievali, i vicoli acciottolati, le rocche che vegliano sulle valli evocano un passato che sembra ancora sussurrare tra le pieghe del paesaggio.

C'è una Romagna che non si trova sulle guide turistiche, che non si concede al primo sguardo ma si lascia scoprire da chi sa osservare e ascoltare. È una terra fatta di ombre e sussurri, di storie narrate a bassa voce davanti al camino, di apparizioni fugaci tra le rovine di un castello o nelle fronde di un bosco.

Questo itinerario porta nel cuore del territorio forlivese, in una dimensione dove storia e mistero si fondono e il confine tra realtà e leggenda si fa sottile. Si cammina tra rocche, borghi silenziosi, sentieri immersi in una natura selvaggia e autentica: un’esperienza dove -- come si dice in dialetto - u s’vèd e u s’sènt, “si vede e si sente”, anche se non sempre si può spiegare.

Un percorso adatto a chi ama l’arte, la storia e le atmosfere evocative, ma anche a chi cerca un contatto profondo con il territorio. L’itinerario è accessibile, si snoda prevalentemente su strade urbane e sentieri semplici, ed è percorribile in ogni stagione.

  • Durata
    48 ore
  • Interessi
    Arte & Cultura
  • Target
    Amici/Solo,Coppia
  • Prima tappa - Monte Poggiolo Terra del Sole

    Partendo da Forlì, superare Villa Rovere e seguire le indicazioni per Terra del Sole

    Poco prima del paese, una deviazione a destra su via Ciola conduce, dopo circa 2 km, fino al punto in cui lasciare l’auto. Da qui, un sentiero conduce alla Rocca di Monte Poggiolo, un luogo avvolto da intrighi e leggende, che segna l’inizio di un viaggio affascinante attraverso storia e ignoto.

    Si racconta che Caterina Sforza, avesse fatto costruire un tunnel segreto come via di fuga in caso di pericolo che collegava la Rocca a quella di Ravaldino a Forlì.

    La dama bianca
    Ma il vero mistero si cela in una fotografia dell’Ottocento, ritrovata per caso su una bancarella di un rigattiere nella Piazza “del Ferrovecchio” a Forlì. 

    Nell’immagine, accanto a un uomo con zoccoli ai piedi, bastone sotto il braccio e folti baffi, compare un’insolita figura femminile in bianco, evanescente, quasi irreale. Si dice sia lo spirito di una dama di corte, ancora oggi legata a queste mura.
    Un’icona della Romagna più misteriosa, quella “che us’ved e us’sent”, dove realtà e leggenda si fondono da secoli.

    Oggi la Rocca conserva l’imponente struttura esterna originale, ma non è accessibile all’interno. Raggiungibile solo a piedi, regala scorci mozzafiato sul paesaggio: provate a catturare con uno scatto i maestosi bastioni. Chissà che qualcuno non abbia la fortuna di intravedere l'apparizione di una misteriosa figura.

    Da gustare
    Tra le specialità più antiche della zona, risalenti già al Medioevo, troviamo il pane di farro o di grano antico, che veniva spesso accompagnato da formaggi stagionati come il pecorino di fossa e da un buon bicchiere di Sangiovese. 

    Le colline di Monte Poggiolo, celebri per i loro vigneti sin dall’antichità, continuano ancora oggi a regalare uve di grande qualità, che danno origine ad alcuni dei rossi più intensi e identitari della Romagna.

  • Seconda tappa - Castrocaro Terme Castrocaro Terme

    Da Monte Poggiolo, seguendo via Ciola in direzione Terra del Sole, si svolta su via Sacco e Vanzetti e si prosegue per circa 3 km fino a Castrocaro Terme.
    Il paese custodisce una delle fortezze più imponenti della Romagna, la Fortezza di Castrocaro, protagonista di una leggenda tragica e struggente.

    Il pianto di Margherita dei Conti
    Nel XIII secolo, la Romagna era segnata da una sanguinosa faida tra le famiglie consanguinee dei Conti Calboli di Forlì e dei Conti di Castrocaro. 
    Nel 1253, per porre fine alla violenza che contrapponeva le due casate, Papa Innocenzo IV autorizzò il matrimonio combinato tra i cugini Guidone dei Calboli e Margherita dei Conti.
    Ma la giovane Margherita, promessa sposa a Guidone, era innamorata di un altro uomo. La notte prima delle nozze, disperata, si gettò dalla torre più alta del castello.
    Si dice che chi si avventura nei pressi della fortezza, nelle notti senza luna, possa sentire il suo pianto riecheggiare ancora tra le mura.

    Diamantina, strega moglie del diavolo
    A Castrocaro sono intrecciate anche le vicende di Diamantina, guaritrice forlivese vissuta nel XVII secolo. Conosciuta per la sua abilità nel preparare rimedi con erbe e sostanze naturali, fu accusata di stregoneria forse solo per aver scontentato qualcuno o semplicemente per la sua indipendenza.

    Evitato il rogo solo grazie alla sua età avanzata, venne condannata all’esilio perpetuo e si rifugiò a Sadurano, una collina nei pressi di Castrocaro Terme, a quel tempo ricoperta di faggi e castagni, dove visse in una capanna continuando a praticare la sua arte.

    Gli abitanti del luogo, sebbene osservassero Diamantina con una certa diffidenza, inizialmente la ignorarono. Tuttavia, non passò molto tempo che si diffusero dicerie in cui la accusarono di aver stretto un patto con il diavolo, il “bérr” in dialetto. Da qui il soprannome “bérra”, la moglie del diavolo, nome ancora oggi usato per quella collina: “e’ mònt d’la bérra”, il Monte della Birra.
    Il personaggio di Diamantina, tra i più noti della tradizione orale romagnola, viene ancora oggi evocato in racconti che collegano il Monte della Birra a eventi misteriosi e leggende popolari.

    Consiglio
    La Fortezza è visitabile solo nel weekend anche con possibilità di visite guidate a tema, ideali per approfondire leggende, personaggi storici e dettagli architettonici.

    Da gustare
    In queste terre ricche di erbe spontanee, da sempre una delle pietanze tipiche sono i tortelli alle erbe di campo, spesso cotti sulla lastra e conditi con olio d’oliva e aglio. Tuttora proposti nei ristoranti della zona sono molto ricercati da chi cerca sapori antichi e autentici. 

  • Terza tappa - Meldola Meldola

    Uscendo da Castrocaro Terme, si percorrono circa 16 km in direzione Meldola

    Da qui, si segue la Strada Rimbocca Cà Baccagli e si svolta su Strada San Colombano - Castelnuovo. Proseguire lungo questa strada fino a individuare un'area in cui è possibile parcheggiare l’auto in prossimità del cartello turistico "Castelnuovo". Da questo punto, un breve percorso a piedi di circa 150 metri conduce ai resti della Rocca di Castelnuovo.

    Affacciata sulle valli dei fiumi Bidente e Voltre, la rocca conserva frammenti imponenti della sua architettura difensiva, testimone di una storia millenaria fatta di guerre, conquiste e misteri. Un tempo presidio strategico, appartenne tra gli altri ai Calboli, agli Ordelaffi, ai Malatesta e fu governata anche da Caterina Sforza. Dal 1509 passò sotto il controllo della Chiesa.

    Clarì, figlia del castellano
    Oggi, tra i resti della fortificazione, aleggia una leggenda antica e struggente: la storia della piccola Clarì, figlia del castellano.
    Durante una sanguinosa battaglia, il castello fu distrutto e la famiglia sterminata. Solo Clarì e la sua nutrice zì Catéra riuscirono a scappare, trovando rifugio e ospitalità presso il signore del vicino castello di Teodorano.

    Anni dopo, appresa la verità sulla tragica sorte dei suoi genitori, Clarì, diventata sempre più silenziosa e introversa, scomparve senza lasciare traccia. La nutrice la cercò disperatamente, ma invano. 

    Da allora, nei pressi della Rocca di Castelnuovo, si dice che nelle notti più buie risuonino ancora i lamenti e i richiami della nutrice, in cerca della sua “bambina perduta”.

  • Quarta tappa - Cusercoli Civitella di Romagna

    Da Meldola si prosegue verso sud lungo la SP4 fino a raggiungere Cusercoli, piccolo borgo affacciato sul fiume Bidente, dominato dall’antico Castello baronale dei Conti Guidi e dall’antica chiesa di San Bonifacio.

    Il castello, ben conservato, presenta ancora oggi i suoi elementi medievali: cinta muraria, cortile, torre campanaria e la chiesa di San Bonifacio, che domina il paese dall’alto della rupe.

    Da generazioni, gli abitanti raccontano di inquietanti apparizioni notturne: sagome misteriose si stagliano alle finestre del castello, accompagnate da suoni inspiegabili che riecheggiano nel silenzio – clangori di catene e solenni melodie d’organo.

    Il fenomeno appare ancora più enigmatico perché quelle armonie sembrano provenire proprio dalla chiesa di San Bonifacio, dove non è presente alcuno strumento musicale.

    Queste storie, inquietanti e affascinanti al tempo stesso, hanno attirato nel tempo l’attenzione di ghost hunters e appassionati del paranormale, che vedono in Cusercoli una delle mete più suggestive della Romagna segreta.

  • Quinta tappa - Campigna Campigna

    Da Cusercoli, si attraversano i territori di Santa Sofia e Corniolo fino a raggiungere Campigna, nell’alta valle del Bidente. 
    La località è oggi parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, una delle aree più incontaminate dell’Appennino tosco-romagnolo.

    Dopo aver svoltato a destra verso la località Fangacci e seguito le indicazioni fino all’area sosta camper, si parcheggia il mezzo e si prosegue a piedi lungo un sentiero sterrato di circa 850 metri, che conduce al Fosso del Satanasso: un vallone aspro e isolato, legato alla leggenda del fantasma di Mantellini.

    Il fantasma Mantellini
    Vissuto nella seconda metà del XVIII secolo, era un uomo ricco e temuto. Sospettato di praticare magia nera, fu esiliato per ordine del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena nelle terre romagnole, dove visse come pastore in un casolare insieme a una capretta.
    Secondo la leggenda, il Diavolo gli propose un patto: in cambio della sua anima, avrebbe potuto continuare a compiere malefatte anche dopo la morte. Mantellini accettò, e da allora il suo spirito iniziò a infestare la zona, provocando smarrimenti nella nebbia, terrorizzando i viandanti e liberando le capre dagli ovili.

    Gli abitanti, spaventati, invocarono l’aiuto di un esorcista proveniente dal Sacro Eremo della Verna, che riuscì a confinare lo spirito di Mantellini nel Fosso del Satanasso.
    Ancora oggi, si racconta che nelle giornate più nebbiose si possano udire rumori inquietanti e lamenti lontani, e intravedere un’ombra con mantello nero, sempre accompagnata dalla sua capretta fedele.

    La leggenda del fantasma di Mantellini è una delle più radicate nella tradizione orale dell’Appennino forlivese. L’associazione tra foresta, nebbia, riti e magia nera la rende una meta suggestiva per appassionati di folklore e natura selvaggia.

    Curiosità
    Nelle fitte foreste della Campigna, dove svettano ancora oggi secolari castagni, la natura offriva rifugio e sostentamento. Già nel XVIII secolo la farina di castagne era un ingrediente prezioso per le comunità montane, spesso utilizzata in sostituzione del grano. Il castagnaccio - arricchito con miele, noci e uvetta - rappresentava un piccolo lusso quotidiano nei rifugi alpestri.

    Secondo antiche credenze popolari, questo dolce veniva preparato e offerto durante riti propiziatori per ottenere la benevolenza delle presenze misteriose che si diceva abitassero tra i rami del bosco e la coltre di nebbia. 

Ultimo aggiornamento 14/05/2025

Per maggiori informazioni

Redazione Turismo forlivese

Uffici informazione turistica

Castrocaro Terme e Terra del Sole - Welcome Room
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Santa Sofia - Welcome Room
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