Donna, madre, guerriera.
Caterina Sforza è una figura che ha attraversato la storia con la forza di un mito.
Celebre per il suo coraggio, la sua intelligenza politica e il temperamento indomito, è passata alla storia con il soprannome di “Tigre della Romagna”, è stata una delle figure femminili più affascinanti e complesse del suo tempo incarnando un raro esempio di leadership femminile nel cuore del Rinascimento italiano.
Il suo nome è indissolubilmente legato a Forlì, città che ancora oggi ne conserva le tracce, i simboli e la memoria.
Questo itinerario urbano - tra palazzi, rocche, piazze e capolavori d’arte facilmente raggiungibili a piedi - invita a scoprire Forlì seguendo le sue orme, ripercorrendo i luoghi che ne hanno segnato la vita personale e politica.
In sole 24 ore è possibile immergersi in una narrazione avvincente fatta di palazzi storici, congiure, battaglie, opere d’arte e leggende che ancora oggi alimentano l’immaginario popolare.
Caterina giunge a Forlì nel 1481, accanto al marito Girolamo Riario, nipote di Papa Sisto IV, in qualità di contessa consorte della città e di Imola, destinata all’apparenza ad un ruolo marginale. In realtà riuscì a riconquistare il potere dopo la morte del marito e a difendere - letteralmente con le unghie e con i denti - la propria posizione e i propri figli, divenendo ben presto simbolo di forza e di resistenza femminile.
Pensato per chi desidera riscoprire la città attraverso lo sguardo di una protagonista fuori dal tempo, ripercorrendone le vicende tra amori, battaglie e leggende, visitando i luoghi cruciali della sua vita.
Oggi Forlì racconta ancora quella storia con orgoglio, tra pietre e piazze che parlano di una donna straordinaria.
Un percorso adatto a tutti, nel cuore della città, tra scorci architettonici, aneddoti e riflessioni sul ruolo femminile nella storia.
Un viaggio che intreccia potere e poesia, memoria e modernità.
Il viaggio sulle tracce di Caterina Sforza inizia da Piazzale della Vittoria, all’angolo con Corso della Repubblica, dove oggi svettano i Palazzi Gemelli Bazzani e Benini, testimonianza dell’architettura razionalista del Novecento.
Ma in epoca medievale, in questo stesso punto si apriva Porta Cotogni, uno dei 4 accessi principali alla città fortificata, riservato a cerimonie solenni e corti nobiliari.
Fu proprio da qui che, il 15 luglio 1481, Caterina Sforza fece il suo ingresso ufficiale a Forlì, al fianco del marito Girolamo Riario.
Il vescovo Alessandro Numai accolse i nuovi signori consegnando loro le chiavi della città, in una scena carica di simbolismo. Il corteo attraversò l’attuale Corso della Repubblica, fino a raggiungere Piazza Saffi, dando inizio al breve, ma intenso, dominio sforzesco su Forlì.
Un luogo di passaggio che diventa simbolo di inizio, potere e legittimazione.
Proseguendo lungo Corso della Repubblica, si raggiunge il cuore pulsante di Forlì: Piazza Aurelio Saffi. Questo spazio, un tempo antico alveo fluviale e poi foro romano, ha rappresentato per secoli il fulcro della vita civile e religiosa della città. Qui si sono
tenuti mercati, celebrazioni solenni e alcuni tra gli eventi politici più significativi della storia forlivese.
Con la sua ampiezza scenografica e l’eleganza delle architetture che la incorniciano, Piazza Saffi è considerata una delle piazze più suggestive d’Italia.
Guardando verso destra, si erge il campanile dell’Abbazia di San Mercuriale, simbolo spirituale della città già ai tempi di Caterina Sforza. La Signora di Forlì le attribuiva una centralità tale da preferirla persino alla Cattedrale di Santa Croce. L’edificio attuale sorge sui resti della Pieve di Santo Stefano e, nonostante si trovasse in epoca medievale fuori dal centro abitato, era considerato il fulcro della religiosità cittadina.
Al suo interno si conservano capolavori come la lunetta del Maestro dei Mesi di Ferrara, il Monumento funebre di Barbara Manfredi e dipinti di Marco Palmezzano, allievo di Melozzo da Forlì.
Sul lato opposto della piazza si trova il Palazzo Comunale, altro epicentro della storia cittadina, da ammirare solo esternamente.
In queste stanze si consumò uno degli episodi più drammatici legati a Caterina Sforza: la congiura degli Orsi del 1488, durante la quale suo marito Girolamo Riario fu assassinato e gettato dalla finestra.
Caterina fu imprigionata insieme alla madre, la sorella e i figli, ma con astuzia riuscì a sottrarsi alla prigionia, riprendere il controllo della città e consolidare il suo ruolo carismatico e intransigente.
Proseguendo lungo Corso Garibaldi, sul lato ovest di Piazza Saffi, si raggiunge il civico 45, dove sorge l’attuale Palazzo Monte di Pietà.
Questo edificio sorge sul luogo che fu un tempo dimora della potente famiglia Orsi, responsabile dell’assassinio di Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza, durante la celebre congiura del 1488.
In seguito alla sua rocambolesca liberazione e riconquista del potere, Caterina fece abbattere il palazzo degli Orsi e ordinò di lasciare le macerie a vista, come monito eterno a chiunque avesse osato sfidare la signoria.
Oggi, lo stabile riedificato ospita la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e le sue esposizioni artistiche temporanee.
Da gustare
Nel cuore delle terre che Caterina Sforza ha difeso con orgoglio e audacia, lasciatevi conquistare dalla piadina romagnola accompagnandola magari da un buon bicchiere di Sangiovese, intenso e schietto proprio come la 'Tigre di Forlì'.
Proseguendo lungo Corso Garibaldi, si giunge in Piazza Duomo, dove sorge la monumentale Cattedrale di Santa Croce, comunemente conosciuta come Duomo di Forlì.
Qui si tenne la solenne cerimonia di insediamento di Caterina Sforza e di suo marito Girolamo Riario come signori della città. Nel 1490 fu proprio Caterina a commissionare la realizzazione della Cappella del Santissimo Sacramento, oggi parte integrante del complesso.
All’interno della cattedrale si possono ammirare opere di grande pregio, tra cui la xilografia della Madonna del Fuoco, patrona della città, i celebri “quadroni” di Guido Cagnacci e la cupola affrescata da Carlo Cignani nel XVIII secolo.
Una tappa che unisce spiritualità, arte e storia, nel cuore del centro religioso della Forlì rinascimentale.
Tornando su Corso Garibaldi e proseguendo lungo via Bufalini, si arriva in Piazza Guido da Montefeltro, dove ha sede il prestigioso Museo Civico di San Domenico, che rappresenta uno dei centri culturali più dinamici dell’Emilia-Romagna, noto per ospitare mostre temporanee di livello internazionale e autentici capolavori del Beato Angelico, del Palmezzano, del Fattori, del Canova, tra cui la superba statua di Ebe, oltre alla caravaggesca Fiasca con fiori.
Nelle sue collezioni permanenti spicca il celebre ritratto La Dama dei Gelsomini di Lorenzo di Credi, che la tradizione locale identifica con Caterina Sforza, anche se mancano conferme documentali.
Un luogo in cui l’arte restituisce un volto alla leggenda, preparandoci all’ultima e più iconica delle tappe: la Rocca di Ravaldino, che si raggiunge facilmente percorrendo via Caterina Sforza.
L’itinerario si conclude nel luogo più carico di significati simbolici e storici: la Rocca di Ravaldino, comunemente detta “Rocca di Caterina”, luogo che eternamente ne conserva il ricordo.
Eretta nel 1471 per volere di Pino III Ordelaffi, la fortezza divenne teatro delle gesta più leggendarie della “Tigre di Romagna”. Qui Caterina Sforza si rifugiò nel 1488 per sfuggire alla prigionia inflittale dalla famiglia Orsi dopo l’assassinio del marito Girolamo Riario.
Poco più di dieci anni dopo, nel 1499, la fortezza resistette eroicamente all’assedio di Cesare Borgia, detto Il Valentino, figlio di Papa Alessandro VI, che voleva impadronirsi dei territori romagnoli.
La difesa fu lunga e strenua, ma nel gennaio 1500 la Rocca cedette. Caterina fu catturata, portata a Roma e imprigionata. Dopo la liberazione, visse gli ultimi anni a Firenze, dedicandosi alla formazione del figlio Giovanni dalle Bande Nere e alla redazione di trattati medici e cosmetici.
Curiosità