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Il territorio faentino comprende i bacini idrografici montani del F. Lamone e del T. Senio e la fascia di alta pianura dove questi scorrono robustamente arginati; si allarga a sud in provincia di Firenze, nella cosiddetta Romagna toscana, e ingloba a est i comuni di Modigliana e Tredozio in provincia di Forlì.
Di questa articolazione amministrativa, frutto di una complessa vicenda storica, è stata proposta la revisione, con il passaggio dei comuni di Marradi e Palazzuolo sul Senio dalla provincia fiorentina alla regione emiliano-romagnola.
La morfologia del paesaggio rispecchia la semplicità dell’assetto geologico romagnolo, dove la pianura alluvionale quaternaria è costituita dai depositi dei corsi d’acqua che hanno eroso le formazioni sedimentarie delle valli, sollevate e piegate nel corso del corrugamento terziario.
Risalendo i fondivalle si osservano, in regolare successione, le sedimentazioni di sabbie e argille, prevalentemente plioceniche, profondamente erose e dilavate in forme calanchive, gli aspri affioramenti della Vena del Gesso, la possente zona marnoso-arenacea del Miocene medio e inferiore.
L’antropizzazione risulta scandita in diverse fasi.
Agli insediamenti preistorici sulle prime ondulazioni appenniniche e in alcune stazioni dei fondivalle terrazzati, succedettero, in età etrusca e celtica, la penetrazione nelle valli, quindi l’organizzazione territoriale romana, documentata dalla toponomastica, dalle testimonianze archeologiche e dalla viabilità.
All’incastellamento della montagna in epoca feudale corrispose uno smembramento in unità territoriali tendenzialmente autonome, che i Comuni della pianura conquistarono a fatica dopo il sec. XII.
La capillare colonizzazione agricola della zona appenninica e collinare iniziò nel tardo Medioevo, ma, mentre nella prima si conservò fino al Novecento la proprietà diretta e familiare della terra, nella seconda, in pianura e nei fondivalle sin dal XV sec. si impose la gestione poderale, regolamentata dal contratto mezzadrile.
Una chiara inversione di tendenza si è registrata nel dopoguerra: a una riduzione demografica delle aree collinari e montane (meno drastica solo in alcuni centri del fondovalle) ha fatto riscontro il rilevante incremento della fascia pedemontana e dell’alta pianura, investite dal prevalere di un’agricoltura altamente specializzata e dal consistente sviluppo di attività industriali e terziarie.