Fidenza e il suo territorio

In collaborazione con Touring Club

L'ambiente e la storia

Geograficamente individuabile a N e a S rispettivamente dal Po e dalla fascia collinare appenninica, contenuta a oriente dal corso del fiume Taro e a occidente da quelli dei torrenti Stirone e Ongina, l’area fidentina rappresenta circa un quarto dell’estensione territoriale della provincia di Parma. 

La Via Emilia, che la attraversa, configura due zone paesaggisticamente non omogenee (una di pianura e una di collina), che trovano nella vicenda storica le ragioni della loro unità. 

La caratteristica geofisica più saliente è rappresentata dall’emergere frequente di acque salate dal fondo del bacino sedimentario, per lo più associate a manifestazioni di idrocarburi. 

Gli insediamenti

I primi ben documentati insediamenti del Fidentino si datano all’età del Bronzo (1800 a.C. circa), alla quale appartengono alcuni villaggi a «terramare» (il più noto è quello di Castione Marchesi). 

All’inizio del II sec. a.C. subentra la colonizzazione romana, anche se qui le maglie della centuriazione non presentano le caratteristiche di regolarità e limpidezza che si riscontrano nel resto del Parmense. La ragione di ciò potrebbe individuarsi nella debole rilevanza del centro romano di Fidentia, ricordato solo dall’82 a. Cristo. 

Molto scarse restano le testimonianze di età romana e dei secoli della crisi imperiale, e bisogna giungere all’età feudale per intravedere l’inizio di quell’assetto politico-territoriale che caratterizzerà l’area fino all’epoca moderna. 

Alla metà del X sec., per investitura imperiale Adalberto di Baden – discendente da quel ceppo obertengo dal quale avrà origine la famiglia dei Pallavicino – diede vita a un grande feudo che, se pur frazionato nel corso dei secoli tra numerosi rami dinastici, si manterrà, grazie anche alla radicata appartenenza alla parte ghibellina, giurisdizionalmente compatto e per molti aspetti autonomo rispetto a Parma e a Piacenza sino alla fine del XVI secolo. 

Nel XIV e XV secolo altre famiglie si affiancarono a quella dei Pallavicino, riducendone in parte il dominio. 

Il rango istituzionale di questa unità territoriale subì una svolta con la costituzione, nel 1545, del ducato farnesiano di Parma e Piacenza, che inglobò anche questo corridoio di terre incuneato tra le giurisdizioni delle due città principali. E tuttavia fino al termine del sec. XVIII continuò a essere in uso la definizione di Stato Pallavicino che era pur sempre il segno di una riconosciuta individualità anche all’interno del nuovo stato unitario. Tra le ragioni che hanno fatto di quest’area dal Medioevo in avanti un territorio a lungo disputato va prima di tutto ricordata la presenza dell’incrocio tra la Via Emilia e la strada transappenninica di Monte Bardone, nota anche come Via Francigena, che, staccandosi dalla prima a Fidenza, risaliva la valle del Taro e dal sec. X fu il percorso obbligato per truppe, pellegrini e mercanti in direzione della Toscana e di Roma. 

Altri motivi investono interessi più strettamente economici: da una parte la diffusa presenza in area collinare di sorgenti d’acqua salsoiodica, forse sfruttate per la produzione di sale già in età romana, dall’altra, in pianura, l’abbondanza di risorgive che favorivano l’agricoltura irrigua. 

Si aggiunga la prossimità del Po – meno di 20 km dalla Via Emilia – lungo il quale si svolgeva in epoca medievale un intenso traffico commerciale. 

E precisamente da quest’epoca i Pallavicino iniziarono l’organizzazione sistematica delle potenzialità locali, che i Farnese riconfermarono e rimodellarono con tecniche più moderne. Se si eccettuano le non numerose imprese industriali impiantate dopo la seconda guerra mondiale, il quadro insediativo odierno appare, rispetto al passato, sostanzialmente immutato.


Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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