L'Appennino reggiano: da Reggio nell'Emilia al passo del Cerreto

In collaborazione con Touring Club

Itinerario che utilizza come asse direzionale la tradizionale «strada della Lunigiana», parte lungo la statale 63, del Passo del Cerreto, parte (e segnatamente tra Vezzano sul Crostolo e il bivio di La Svolta) lungo il tracciato più antico che, per evitare la franosità dei fondivalle, privilegiava i crinali dei rilievi collinari; questo tratto, progettato nel 1785 dall’ingegnere ducale Lodovico Bolognini per Ercole III d’Este, verrà portato a termine nel 1822-30 da Francesco IV. 

Nell’insieme l’itinerario, pur se faticoso per la tortuosità e le vive pendenze, offre vari punti di interesse panoramico e una diffusa presenza di antichi borghi montani

La parte iniziale corre dappresso al torrente Crostolo, corso d’acqua lungo poco più di 20 km, che sviluppa il proprio bacino (di soli 96 km2) nella fascia collinare, fra i torrenti Enza e Tresinaro, mentre in pianura scorre per lunghi tratti canalizzato, e sbocca nel Po a Guastalla; la seconda parte si svolge nell’alta valle del fiume Secchia.

  • Lunghezza
    84 km
  • Vezzano sul Crostolo Vezzano sul Crostolo (RE)

    Nella valle del Crostolo, a m 162, ab. 4.280. È caratteristica l’industria del gesso. Subito fuori dall’abitato, si susseguono una grande cava che erode il fianco vallivo (vi si coltiva anche una particolare varietà di gesso fibroso denominata sericolite) e la pineta di Vezzano (parco pubblico), formata da roverella e pino silvestre, con esemplari introdotti di pino laricio. Nella frazione di Béttola un monumento-lapide commemora la strage di 32 persone (quasi tutti civili), massacrate per rappresaglia dai Tedeschi il 23 giugno 1944.

  • Sordiglio Casina (RE)

    A m 410, dove è notevole l’antica casa Amari, con portico, torre colombaia e oratorio seicentesco dedicato alla decollazione di S. Giovanni Battista.

  • S. Bartolomeo Casina (RE)

    Pieve di antica origine, rifatta in epoca romanica (originario l’interno, a tre navate con colonne dai capitelli scolpiti), parzialmente ripristinata all’esterno nel 1820 e restaurata negli anni ’90 del secolo scorso.

  • Castello di Sarzano Casina (RE)

    Ricordato nel 1116 come possesso matildico; i considerevoli avanzi sopravvissuti (una torre adibita a campanile, una più bassa con merli e caditoie, l’ingresso con rivellino), che dominano dall’alto di un cocuzzolo le valli del Cròstolo e del Tassobbio, sono riferibili al secolo XV.

  • Casina Casina (RE)

    A m 574, ab. 4.425, è località agricola di moderno aspetto, frequentata anche per soggiorno estivo, sviluppatasi nel Novecento grazie alla funzione di nodo stradale; nei dintorni, su suoli erosi e querceti degradati, è frequente la presenza spontanea del pino silvestre.

  • Marola Carpineti (RE)

    A m 783, situata lungo l’antica direttrice da Canossa a Carpineti, sullo spartiacque tra Enza e Tresinaro, sede di una grandiosa abbazia benedettina (un tempo sede del Seminario vescovile e oggi di ritiri spirituali), che per tradizione si vuole fondata dalla contessa Matilde agli inizi del XII secolo; vi si custodisce una pregevole mitra del secolo XIV. Ristrutturato nel corso dei secoli, il complesso conserva nella chiesa di S. Maria qualche elemento originale, specialmente in facciata e nell’abside.

  • Torre di Felina Castelnovo ne' Monti (RE)

    Sul colle conico che domina l'abitato di Felina sorgeva un castello di cui rimane un quattrocentesco torrione cilindrico, restaurato e ridotto nella parte inferiore a cappella dei Caduti (1927); nel 1408 vi fu imprigionato Muzio Attendolo Sforza.

  • Felina Castelnovo ne' Monti (RE)

    A m 664, località menzionata nell’870; già dominio matildico, fu in epoca estense sede di pretorio e importante nodo di strade tra le valli dell’Enza, Secchia e Tresinaro. L’abitato è dominato da un colle conico sul quale sorgeva un castello di cui rimane un quattrocentesco torrione cilindrico. Al piede del colle, dalla parte opposta rispetto alla statale, sono la chiesa di S. Maria, con strutture del XII-XIII secolo, e non lontano, in località Tegge, un palazzo signorile con torre, del secolo XVII.

  • Parrocchiale Castelnovo ne' Monti (RE)

    Alle porte dell’abitato, in posizione isolata sorge la vecchia Parrocchiale, trasferita nel XIII secolo dall’antica sede pievana posta sulla Pietra Bismàntova, ma nuovamente ricostruita nel XVII e rimaneggiata nei due secoli successivi; conserva grandi decorazioni (scene bibliche) sei-settecentesche, e tra le tele, collocate entro ancone lignee di pregevole fattura, una Madonna del Rosario di Francesco Gessi.

  • Castelnovo ne' Monti Castelnovo ne' Monti (RE)

    A m 702, ab. 10.464, vero e proprio centro funzionale, oltre che il più popoloso, della montagna reggiana. L’abitato si distribuisce nei nuclei di Bagnolo, Rovina e Monte, articolati nelle conche tra i monti Castello, Forco e Bagnolo, sui quali sorgono ora tre pinete messe a dimora tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Sul Monte Bagnolo è posto un obelisco dedicato ai Caduti. Le pinete e l’ampia dotazione di servizi contribuiscono a conferire a Castelnovo il ruolo di località di villeggiatura. Importante la fiera di S. Michele, istituita nel 1471. La zona in cui sorge l’abitato attuale venne occupata dai Romani per presidiare il Castrum Bismantum durante la conquista del territorio reggiano (191 a.C.). Il nome Castrum Novum compare per la prima volta nel 1111 in un atto di donazione di Matilde (dei cui possessi era parte) al monastero di Canossa. Gli Estensi ne fecero sede pievana di podesteria. Alle porte dell’abitato, in posizione isolata sorge la vecchia Parrocchiale. Entrando nel nucleo centrale, dopo l’ospedale si nota il Palazzo ducale, sobria costruzione realizzata nel 1828-32 su disegno di Domenico Marchelli, ora ristrutturato a sede di uffici comunali. Più avanti, nella prospettiva di una moderna impropria costruzione a grattacielo, si raggiunge, ai piedi del monte Castello (ruderi del mastio e della cinta muraria), il vecchio borgo a struttura lineare, definito probabilmente tra il XV e il XVII secolo; la cortina edilizia che perimetra l’attuale piazza I Maggio presenta edifici di qualche interesse, dei secoli XV-XVIII.

  • Pietra di Bismantova Castelnovo ne' Monti (RE)

    A m 1047, caratteristica montagna tabulare, con sviluppo longitudinale di circa 1 km e larghezza massima di 240 m, completamente isolata a circa 300 m sull’altopiano che le fa da base. La strada che vi conduce, di km 5 circa, si dirama all’altezza dell’ospedale di Castelnovo, passa accanto al cimitero e sale all’eremo, moderna chiesetta rifatta in forme pseudo-gotiche e pseudo-rinascimentali (1957), in origine collegata a un piccolo monastero benedettino, posto sotto gli strapiombi orientali del monte; all’interno, un affresco staccato del 1422. Da qui un sentiero in 30 minuti porta alla sommità della Pietra. È un esempio di erosione residuale, geologicamente costituita da calcareniti del Miocene inferiore, che si presentano anche vistosamente scomposte da numerose fratture. Tutt’intorno affiorano invece formazioni argillose, caratterizzate da dolci declivi che contrastano singolarmente con la verticalità delle pareti della rupe. Sulla sommità si stende una prateria di circa 13 ettari, leggermente inclinata a nord-ovest. Il sito è stato abitato da diversi insediamenti succedutisi dall’Eneolitico alla tarda età del Ferro, tra cui spicca un’importante necropoli proto-villanoviana del X secolo a.C. (materiali nei Musei Civici di Reggio); gli scavi hanno inoltre rintracciato avanzi di un fortilizio romano nel ciglio est, con sovrapposizioni più tarde, ascrivibili al Medioevo, per controllare la via del passo di Pradarena. Fu uno dei capisaldi bizantini nella lotta contro i Longobardi; passò poi sotto il dominio dei Canossa e da questi alla famiglia dei Bismantova che ne trasse il nome. Attualmente è luogo di escursioni e palestra per rocciatori.

  • Chiesa di Garfagnolo Castelnovo ne' Monti (RE)

    Su un cocuzzolo circondato da querce, ristrutturata nel 2015 dopo i danni del terremoto della Garfagnana del 2013. Nell’interno, grande ciborio ligneo intagliato da Francesco Domenico Ceccati.

  • Parco della Flora appenninica Ventasso (RE)

    Parco di 55 ettari di terreno a prati e castagneti, istituito dall’amministrazione provinciale per la protezione e riproduzione spontanea di piante e fiori tipici. Al suo interno, alle fonti di S. Lucia m 997, sgorgano le sorgenti S. Lucia (acqua bicarbonato-alcalina sulfurea) e Ventasso (acqua oligominerale bicarbonato-alcalina), che viene imbottigliata come acqua da tavola.

  • Cervarezza Ventasso (RE)

    A m 900, località termale e di villeggiatura, distesa a valle della strada; è nominata nel XII secolo insieme alla chiesa di S. Matteo, ricostruita alla fine del secolo XIX. Dalla statale una strada di 2 km sale alle fonti di S. Lucia m 997, all’interno del Parco della Flora appenninica .

  • Ligonchio Ventasso (RE)

    A m 949, la cui scomparsa rocca era annoverata in un documento del 1164 tra i beni in possesso dell’abbazia di Frassinoro, che ne mantenne la giurisdizione fino al 1429 quando passò agli Estensi. Nell’abitato, frequentato per villeggiatura e base di partenza per escursioni, si conservano diverse tipologie tipiche dell’ambiente montano, alcune riferibili ai secoli XV-XVII. Poco a monte della località Scalone è il lago della Presa Alta (capacità utile 61.000 m cubi), ottenuto in una stretta del torrente Òzola con la costruzione (1929) di una diga, sopralzata nel 1940, per regolare l’energia producibile nella sottostante centrale di Ligonchio.

  • Passo di Pradarena

    A m 1579, al confine con la Toscana; superbo panorama sulla Garfagnana e l’alta valle della Secchia.

  • Collagna Ventasso (RE)

    A m 830, alpestre paesetto dominante la valle della Secchia. Ricordato nel 1153 e in seguito compreso nei domini dei Vallisneri, ebbe nel XVI secolo come feudatario il conte Alessandro Brusantini, capitano delle guardie ducali e governatore di Sassuolo, citato come «conte di Culagna» nel poema La secchia rapita di Alessandro Tassoni; fu sede di pretorio e feudo della famiglia Vigarani Toschi di Reggio. Notevole il borgo vecchio a valle della strada.

  • Cerreto Alpi Ventasso (RE)

    A m 915, borgo montano che si qualifica per la conservazione di un’edilizia tradizionale. È località citata nel XII secolo con la sua chiesa (S. Giovanni Battista: settecentesco portale in arenaria scolpita); nel 1237 giurò fedeltà al Comune di Reggio, e passò poi alle dipendenze dei Vallisneri; nel XV secolo fu sede di una fortezza e di pretorio.

  • Passo del Cerreto Ventasso (RE)

    A m 1261, tra il Monte la Nuda m 1894 (a sud-est) e il Monte Alto m 1904 (a nord-ovest), nei cui pressi sono le sorgenti della Secchia.

  • Cerreto Laghi Ventasso (RE)

    Dal passo del Cerreto in 2.8 km si può salire alla frazione Cerreto Laghi e ai laghi del Cerreto m 1.344, piccoli specchi d’acqua che, come i vicini laghi Le Gore e Scuro, sono di origine glaciale (anche se la loro forma attuale è determinata da recenti interventi dell’uomo) e circondati da una ricca vegetazione palustre e da faggeti. Nei retrostanti rilievi del crinale sono osservabili circhi glaciali e flora composta da entità boreali e alpine, qui rimaste come relitti glaciali (Rhododendron ferrugineum, Gentiana purpurea, Saussurea discolor). Al delicato equilibrio ecologico e paesaggistico del luogo non giova certamente l’insediamento turistico che, a partire dal 1952, si è attestato all’intorno; se da una parte la valorizzazione del sito ha promosso la creazione di un’ampia dotazione di servizi (rivolti soprattutto alla pratica dello sci, con impianti sul versante settentrionale del Monte la Nuda e 28 km di piste), dall’altra ha comportato un’espansione edilizia e opere di urbanizzazione tali da alterare i valori e la stessa percezione dell’ambiente.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
SITO UFFICIALE DI INFORMAZIONE TURISTICA © 2024 Regione Emilia-Romagna | Assessorato Turismo e Commercio