Dai territori della verdissima Val Baganza, in provincia di Parma, nasce il Salame Felino IGP: un insaccato che deriva il suo nome tradizionale dal piccolo abitato di Felino, cuore storico della produzione fin dai tempi più antichi.
Già in alcuni autori latini del I secolo d.C. sono rintracciabili i primi riferimenti di questa produzione ma fu solo durante il Medioevo e, poi, soprattutto a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, che l’innovazione raggiunta nell’arte norcina, trasformò questo salume in quello che oggi conosciamo.
La sua più antica raffigurazione pare sia quella presente nella decorazione interna del Battistero di Parma realizzata da Benedetto Antelami del XII secolo, dove in una lastra compaiono due salami che, per dimensioni e forma, sono riconducibili al Salame Felino.
Morbido, cilindrico, dal sapore delicato e dal profumo intenso, questo insaccato viene prodotto a partire da pura carne di suino. L’impasto - chiamato “trito di banco” (composto per il 75% da carne magra e per il 25% di parti grasse) - viene macinato ed impastato con l’aggiunta di sale, pepe, aglio, vino ed eventualmente zucchero. L’impasto, infine, viene insaccato in budello naturale di suino, asciugato e stagionato per un periodo minimo di 29 giorni.
Prodotto a Felino, dove ha sede il museo del Salame di Felino, e in tutto il territorio della provincia di Parma, il “Principe dei salami” è garantito dall‘Identificazione Geografica Protetta (IGP) e dall’omonimo Consorzio di tutela che appone uno specifico marchio di riconoscimento.
Considerato uno dei migliori antipasti disponibili nella cucina parmigiana, è consigliabile servirlo affettato con taglio obliquo, cercando di evitare un lungo contatto con l'aria. Ideale per gli aperitivi, può essere consumato abbinato al pane fresco, meglio se fatto in casa, con alcuni riccioli di burro.
Ottimo anche con altri salumi profumati del territorio, magari accompagnato da qualche vino delle colline circostanti, come il Lambrusco, la Fortana e la Malvasia dei Colli di Parma.