Forlì e le valli forlivesi

In collaborazione con Touring Club

L'ambiente e la storia

L’Appennino forlivese è articolato in strette valli, solcate dai fiumi Montone, Rabbi e Bidente (denominato Ronco nel tratto di pianura) che scorrono da SO a NE e che, in corrispondenza degli sbocchi assai ravvicinati in pianura (un fronte di non più di 8 km), hanno formato vaste conoidi, unificate in una struttura plurima sulla quale si stende l’area urbana di Forlì

Le valli presentano una notevole uniformità geologica scandita dal succedersi dei terrazzi fluviali quaternari, delle erosioni calanchive scolpite in terreni pliocenici, delle stratificazioni marnoso-arenacee che bordano e sovrastano le strade. 

La zona collinare, dove è assente la Vena del Gesso, è denotata dalla formazione «a colombacci», caratterizzata dalle ripetute intercalazioni nel corpo argilloso di orizzonti conglomeratici e sabbiosi, nonché da calcari lacustri rivestiti di una patina biancastra. 

Si registra, in particolare lungo l’allineamento Predappio-Santa Sofia, una notevole sismicità che si scarica in superficie lungo faglie orientate sia nel senso della catena appenninica, che in direzione nord-sud. 

La distribuzione del manto vegetale riflette a grandi linee la successione altitudinale, ma al tempo stesso risente dei vari interventi operati dall’uomo. 

Dai primi rilievi collinari alle aree più propriamente montane, gli spazi coltivati lasciano progressivamente il posto ai boschi di querce, ai castagneti e alle faggete. Nella fascia di crinale – specialmente sulla dorsale alla testata del Bidente – su oltre 20 mila ettari si stendono le foreste di Corniolo e di Campigna.

Dalla preistoria all’età preromana l’Appennino forlivese vide la penetrazione e la convergenza di culture umbre, etrusche e celtiche, che hanno lasciato sporadiche tracce sui terrazzi più elevati. 

La colonizzazione romana si sviluppò con insediamenti lungo i fondivalle, testimoniati in val Bidente dai resti di Mevaniola e dall’acquedotto di Traiano che da Mèldola probabilmente portava acqua a Ravenna

I versanti e le linee di cresta furono invece preferiti in età medievale dai nuclei feudali e monastici, che promossero i rapporti tra valli contigue. Il territorio, conquistato dalla Repubblica fiorentina nel XIV sec., fu poi organizzato politicamente, fino alla metà del XIX, nel Granducato di Toscana; alla forte riduzione dei boschi, per lasciare posto ai coltivi, seguì il prevalere dell’insediamento rurale sparso. 

La realizzazione delle carrozzabili, promossa dai granduchi nell’Ottocento per stabilire collegamenti commerciali con la pianura e i porti dell’Adriatico, pose fine all’isolamento delle vallate favorendo lo sviluppo degli abitati di fondovalle di contro all’indebolimento degli agglomerati sparsi sui contrafforti.


Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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