Bologna entro la terza cerchia. Le aree di ponente

In collaborazione con Touring Club

Le caratteristiche formali di questa parte di città mostrano analogie con quelle disposte verso levante: andamento viario a raggiera, con il tracciato della Via Emilia che marca la distinzione tra una zona più a nord, attraversata dal corso del canale di Reno (attuale via Riva di Reno), e una più meridionale, caratterizzata dalla minuta edilizia residenziale generata, a partire dall’XI secolo, per lottizzazioni successive, prima lungo il corso delle direttrici principali, e successivamente a completamento degli isolati lungo le vie secondarie di collegamento. 

Il ventaglio di strade che si apre in corrispondenza del carrobbio occidentale ricalca il tracciato di quello già presente in epoca romana e successivamente consolidato nel corso del XIII secolo. Al suo interno, il tessuto edilizio ha ospitato e tuttora ospita attività artigiane e commerciali, mentre una vera e propria area specializzata e funzionalmente legata alle attività proto-industriali cittadine si attestava più a nord, lungo le rive del canale di Reno, le cui acque, addotte all’interno delle mura dall’inizio del XIII secolo, grazie alla costruzione di una chiusa sul fiume Reno a Casalecchio, costituivano la fonte energetica per le attività molitorie, per lo più rappresentate da mulini da seta. 

Buona parte del quadrante urbano di nord-ovest avrebbe cambiato radicalmente i propri connotati, sia fisici sia sociali, in seguito all’attuazione del primo piano regolatore cittadino (1889), alle distruzioni provocate dalla seconda guerra mondiale e alla successiva ricostruzione. Ma un cambiamento ancora più radicale è avvenuto negli anni a cavallo del nuovo millennio, allorché l’area è stata identificata come nuovo distretto culturale denominato Manifattura delle Arti, dove si concentrano alcune delle più interessanti realtà cittadine dedicate alla ricerca e all’innovazione. 

Il breve itinerario individua le persistenze più radicate di questa Bologna ‘minore’, originatasi sulla spinta della promozione edilizia degli ordini monastici, aiuta a riconoscerne i frammenti monumentali che convivono con gli insediamenti produttivi storici riqualificati come luoghi della cultura (ex Manifattura Tabacchi, ex Forno del Pane) e con una edilizia residenziale e terziaria post-bellica cresciuta troppo frettolosamente per mostrare i segni della qualità, e cerca di ricomporli all’interno di un percorso più familiare con la storia della città.

  • Lunghezza
    n.d.
  • Bologna Bologna (BO)

    Capoluogo della regione Emilia-Romagna e centro generatore di un’area metropolitana, Bologna m 54, è una delle città più animate d’Italia grazie sia al carattere dei suoi abitanti, sia all’incredibile numero di giovani che frequentano la sua Università. Il suo assetto antico, ottimamente conservato, permette un’agevole lettura delle fasi della sua storia. L’ellisse dei viali di circonvallazione interna perpetua il disegno delle mura trecentesche, al di là delle quali si allargano i quartieri sviluppatisi dalla fine del sec. XIX. Entro le mura l’impianto urbanistico radiocentrico resta prettamente medievale, ma il volto urbano è in più larga parte sei-settecentesco, con rilevanti inserzioni dello scorso secolo; fuori delle mura si ripropongono – con qualche significativa attenuazione – i paesaggi e i problemi delle grandi concentrazioni urbane italiane. Bologna è la maggiore fra le città che non furono capitali di stati preunitari e, nonostante la precocissima solida vocazione universitaria, per secoli viaggiatori ed eruditi la collocarono nella gerarchia urbana italiana in posizioni contraddittorie. Ma la città ha guadagnato posizioni dopo l’unità nazionale, via via che le infrastrutture di comunicazione (ferroviarie prima, autostradali poi) la qualificavano come nodo essenziale fra Nord e Italia peninsulare. Oggi l’importanza di Bologna – valutata su parametri economici, culturali, direzionali – è maggiore di quanto non indichi il suo peso demografico (394.463 abitanti secondo la stima Istat nel 2021; erano 490.528 nel 1971). Bologna nel 2006 è stata dichiarata dall’Unesco «Città creativa della musica» – prima in Italia e seconda in Europa dopo Siviglia – per la tradizione musicale in continua evoluzione e l’impegno a promuovere la musica come mezzo di sviluppo economico e di inclusione sociale e culturale. Inoltre a luglio 2021, dei 62 km totali di portici bolognesi (fra centro e periferia), 12 tratti sono stati iscritti nel sito seriale del Patrimonio mondiale dell’Umanità, in quanto sono «espressione ed elemento dell’identità urbana» della città: via S. Caterina, piazza S. Stefano, il monumentale complesso del Baraccano, la nobile via Galliera, il portico del Pavaglione e piazza Maggiore, via Zamboni, il portico della Certosa, il portico di S. Luca che sale in collina, piazza Cavour e via Farini con i soffitti decorati, i portici di Strada Maggiore, quelli del Mambo (Museo di Arte Moderna di Bologna), nel quartiere Barca, i portici dell’edificio chiamato il Treno.

  • Chiesa della Madonna dei Poveri Bologna (BO)

    Ricostruita nel 1603, con facciata ottocentesca. All’interno, al 1° altare destro, Vergine in gloria con i Ss. Domenico e Francesco di Lionello Spada (1605 circa); al 2°, Madonna col Bambino e i Ss. Giovanni Battista ed evangelista di Lucio Massari (1605 circa); al 3°, S. Carlo in preghiera di Francesco Gessi (1612 circa). Sul soffitto della cappella maggiore, cupola illusionistica con una Gloria celeste di Gian Gioseffo Dal Sole e Tommaso Aldrovandini (1692).

  • Palazzo Albergati Bologna (BO)

    Sul fondale di via Nosadella appare l’impaginato classico della facciata del palazzo senatorio degli Albergati (via Saragozza 26-28). L’edificio, costituito da due nuclei collegati, venne costruito tra 1520 e ’40, su probabile disegno di Baldassarre Peruzzi (fonti più recenti lo attribuiscono a Domenico Aimo da Varignana), almeno per la parte al N. 26. 
    La facciata, in laterizi, è forata da due portali in arenaria sottolineati da colonne e da finestre con timpano triangolare al primo piano. La fascia marcapiano è dovuta probabilmente a un disegno di Lazzaro Casario del 1584. 
    Al N. 28 bel portale di incerta attribuzione. L’androne presenta, in alto a destra, una lapide murata che testimonia il passaggio dello zar di Russia Nicola I nel 1845. Nel sobrio cortile interno campeggia dal 2005 una statua raffigurante Il cuoco del Faraone dello scultore Camillo Bersani. Nell’ingresso di un appartamento al piano terreno, il soffitto fu decorato da Francesco Gessi (Giove strappa la lingua alla menzogna). 
    Un attiguo camerino ha il soffitto interamente coperto di decorazioni a stucco, al cui centro è dipinto un amorino in volo attribuibile ad Andrea Sirani. Nel pianerottolo all’ammezzato campeggia una copia del ritratto raffigurante il Beato Niccolò Albergati (1373-1443) di Bartolomeo Cesi, il cui originale fu distrutto in un incendio. I restauri del 2008 hanno interessato in particolare alcuni appartamenti al pianterreno e al primo piano, col totale recupero di tutte le decorazioni a fresco, che datano dal secolo XVII al XIX. Al piano nobile i restauri hanno portato alla luce il fregio con Storie di Annibale dipinto da Bartolomeo Cesi (circa 1615). 
    Nel cortile al N. 26 è murata una targa romana in calcare rinvenuta nella zona, che ricorda la costruzione delle terme di Bononia a opera di Augusto, un successivo rifacimento e una donazione di privato nel II secolo per consentire a tutti l’accesso gratuito.

  • Museo della Beata Vergine di S. Luca Bologna (BO)

    Ha sede nella Porta Saragozza ed espone materiale di documentazione concernente la storia del trasporto a Bologna dell’icona della Beata Vergine di S. Luca (tavola del secolo XII custodita presso il santuario della Madonna di S. Luca), la storia del santuario e della prima discesa in processione della tavola; sono altresì esposti la riproduzione del baldacchino, l’icona con la copertura processionale in argento, molti oggetti rappresentativi della storia della devozione alla Beata Vergine.

  • Porta Saragozza Bologna (BO)

    Monumentale porta ricostruita e ampliata nel 1859, curata da Enrico Brunetti Rodati e conclusa da Giuseppe Mengoni che le diede l’aspetto neomedievale odierno, con due casseri con torrioni uniti al corpo centrale. Oggi dal cassero di destra si accede al Museo della Beata Vergine di S. Luca.

  • Atelier Tullio Vietri Bologna (BO)

    Atelier dove il pittore Tullio Vietri, tra il 1995 e il 2008, dipingeva e raccoglie la stragrande maggioranza delle sue opere. Nel 2017, in esecuzione delle volontà testamentarie, il Comune di Oderzo (suo luogo natale) prelevava le opere pittoriche e grafiche che insieme ad archivi e libri andranno a costituire il progettato centro di documentazione. L’atelier però restò intatto con tutti i suoi arredi e gli strumenti di lavoro. È stata quindi collocata nello studio la maggior parte della collezione privata.

  • Museo della Resistenza Bologna (BO)

    Allestito nel complesso di S. Mattia, il Museo della Resistenza (attualmente chiuso per riordino e ampliamento), raccoglie una diversificata documentazione (documenti d’archivio, immagini artistiche e fotografiche, manifesti, oggetti, prodotti multimediali) riguardante la storia della Resistenza bolognese, dell’antifascismo e dell’Italia repubblicana. Gestito dall’Istituto storico «Ferruccio Parri», il museo dispone di archivio storico, biblioteca, sezione audiovisivi e sezione didattica.

  • S. Isaia Bologna (BO)

    Ricordata fin dal 1088. Ricostruita nel 1624 da Sebastiano Fiorini, fu ampliata nella metà del XIX secolo. Interno a croce latina, a tre navate divise da pilastri; nella 1a cappella destra, Crocifissione di G.B. Ramenghi (1580-82), nella 2a, Annunciazione di Marcantonio Franceschini (1726).

  • Oratorio di S. Rocco Bologna (BO)

    L’ex chiesa di S. Maria della Pietà e S. Rocco, tipico edificio porticato dell’età della Controriforma, è costituito dalla chiesa (1602) e da un oratorio superiore (1614). Quest’ultimo ha le pareti decorate con storie di S. Rocco (spicca tra le altre la Carcerazione del santo di Guercino), e il soffitto suddiviso in 18 riquadri da una ricca cassettonatura dipinta a motivi geometrici, con santi e figure allegoriche di virtù, vivaci affreschi degli artisti dell’Accademia degli Incamminati, fondata dai Carracci: Angelo Michele Colonna, Francesco Gessi, Giacomo Cavedoni, Lucio Massari.

  • S. Maria e S. Valentino della Grada Bologna (BO)

    Iniziata nel 1632 su disegno di Antonio Levanti; sul retro dell’edificio si trova il torresotto della Grada, che segnava l’ingresso del canale di Reno in città, al quale è tuttora saldata la Grada, o grata, installata con lo scopo di permettere alle acque del canale di entrare, impedendo contemporaneamente l’intrusione di materiale di contrabbando e l’accesso di estranei.

  • Opificio delle Acque Bologna (BO)

    Il centro didattico documentale Opificio delle acque evoca le molteplici funzioni (conceria, molino da grano, pila da riso, centrale idroelettrica) svolte nei secoli. Il centro si propone di approfondire tramite attività culturali il legame secolare tra lo sviluppo urbano di Bologna e il mantenimento delle antiche strutture idrauliche, oggi in gran parte nascoste alla vista.

  • S. Maria della Carità Bologna (BO)

    Ricostruita da Pietro Fiorini nel 1583, fu ampliata da G.B. Bergonzoni (1680) con l’aggiunta di quattro profonde cappelle laterali sormontate da cupolette. Interno a una navata; tra i molti dipinti che la arredano, nella 1a cappella destra, Visitazione del Galanino, nella 3a destra, Estasi di S. Elisabetta d’Ungheria di Marcantonio Franceschini (1685), nella 3a sin., Sacra Famiglia e S. Antonio da Padova di Felice Cignani (1680), nella 1a sinistra, Crocifissione di Annibale Carracci (1583), prima opera firmata dall’artista ventitreenne.

  • Museo della Comunicazione «Giovanni Pelagalli» Mille Voci... Mille Suoni Bologna (BO)

    Museo storico della radio, dei grammofoni, del cinema e degli strumenti musicali meccanici (si definisce anche «Mille voci... mille suoni»), dai primi esperimenti di Guglielmo Marconi a oggi.

  • Ss. Naborre e Felice Bologna (BO)

    Ex monastero dei Ss. Naborre e Felice (detto Abbadia), oggi Ospedale militare, sul cui sito si suppone sia stata fondata la prima sede episcopale della città al tempo del protovescovo S. Zama. La riorganizzazione spaziale operata dai Benedettini che vi si stabilirono nel 1110 ha lasciato tracce all’esterno dell’antica chiesa, pure dedicata ai Ss. Naborre e Felice, e nella sottostante cripta dedicata a S. Zama. Altre superstiti parti antiche sono il campanile, della fine del XIV secolo, e un chiostro a doppio loggiato del XV.

  • Madonna del Ponte delle Lame Bologna (BO)

    In mezzo alla via Riva di Reno si leva, isolata, la Chiesa della Madonna del Ponte delle Lame, o santuario di S. Maria della Visitazione, il cui toponimo denuncia la trascorsa realtà di edificio posto a cavaliere del corso del canale. 
    La sua fondazione risale all’epidemia di peste del 1527, quando i Bolognesi si radunarono in preghiera davanti all’immagine della Madonna dipinta su un tabernacolo sul ponte delle Lame. Al termine dell’epidemia, il santuario della Visitazione venne realizzato al fine di custodire l’immagine miracolosa. 
    La struttura attuale, con facciata incompiuta prospettante su via delle Lame, è frutto di una ricostruzione del 1764; l’interno, a navata unica, offre una ricca decorazione settecentesca, con stucchi di G.B. Canepa e statue dello scultore bolognese Filippo Scandellari.

  • Via delle Lame Bologna (BO)

    In un tessuto di prevalente ricostruzione post-bellica si incontrano, al N. 83, la chiesa già delle Convertite o del Buon Pastore, danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale, ora sconsacrata e trasformata in sede di eventi e al N. 107 la chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo (1641; ricostruita nel 1950-54 da Luigi Vignali), alla quale è annesso l’ex convento delle Cappuccine (1626), insediatosi come altri monasteri femminili vicino alle mura ultime della città. 
    Una volta raggiunta la porta delle Lame (costruita nel 1677 su disegno di Agostino Barelli), dopo aver costeggiato il tratto tuttora esistente delle mura di porta Lame ci si può soffermare nei pressi dell’area dell’ex porto Navile, nodo idrografico dove fin dal secolo XV si raccoglievano le acque del sistema dei canali urbani, impiegate nei più diversi usi energetici. Unico edificio superstite è l’ex magazzino del sale o Salara nuova (1783-85), piccola costruzione in mattoni, ora adibita a centro culturale, riconoscibile all’altezza dell’innesto della via Don Minzoni nel viale di circonvallazione Pietro Pietramellara. 
    Il porto Navile venne costruito in età bentivolesca nel punto in cui il canale Cavaticcio (se ne riconosce il tracciato all’interno del parco pubblico omonimo), derivato dal canale di Reno, grazie a un dislivello del suolo compiva un salto tale da favorire le attività molitorie; l’emissario canale Navile assicurava altresì la circolazione di mezzi e passeggeri tra la città e il Po di Primaro. 
    Rinnovato nelle strutture secondo un programma di intensa edificazione tra XVI e XVIII secolo (allorché furono realizzati la piazza del Porto, la Dogana, la porta sulle mura, la chiesa del SS. Crocifisso ecc.), decadde e infine scomparve per effetto dell’attuazione del piano regolatore del 1889. La ciclovia del Navile è un percorso ciclopedonale che si sviluppa lungo le sponde dell’omonimo canale, dal centro di Bologna (porta Galliera) fino a Bentivoglio.

  • Manifattura delle Arti Bologna (BO)

    Nella via Riva di Reno è l’ingresso della ex Manifattura Tabacchi (1906), per il cui recupero è stato indetto un concorso nel 1984, vincitore il gruppo coordinato da Ludovico Quaroni. La vasta area dell’ex Manifattura Tabacchi è stata riqualificata e trasformata in uno dei poli culturali più estesi d’Europa. 
    Il complesso edilizio è stato ristrutturato su progetto di Aldo Rossi a partire dal 1996 fino al 2003 con impegno congiunto del Comune e dell’Ateneo di Bologna. La zona, interessata dal giardino dell’ex Manifattura Tabacchi, si estende da via Riva di Reno alla Darsena fino ad arrivare ai piedi della Salara, con un notevole dislivello. 
    Gli edifici coinvolti sono, oltre a ciò che rimaneva dell’ex Manifattura Tabacchi, la Salara della metà del Settecento, i capannoni dell’ex Macello di fine Ottocento, l’ex Forno del Pane (in via Don Minzoni, nuova sede del MAMbo Museo d’Arte moderna di Bologna), l’ex cartiera Mulino Tamburi, l’isolato del Castellaccio con palazzi seicenteschi. 
    Nella rinominata Manifattura delle Arti hanno trovato posto il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università degli Studi con i laboratori di cinema, teatro e musica, e la Cineteca Bologna, inaugurati nel 2003. Il restauro da parte dell’Università dell’ex cartiera ha permesso che in questa fosse ospitato il Dipartimento di Discipline della Comunicazione.

  • MAMbo-Museo d'Arte moderna di Bologna Bologna (BO)

    Inaugurato nel 2007, il museo, dedicato alla cultura visiva contemporanea, occupa l’edificio storico dell’ex Forno del Pane trasformato in sede espositiva su progetto di Aldo Rossi. Partendo dalla grande eredità della precedente Galleria d’Arte Moderna di Bologna e delle sue acquisizioni, la collezione permanente propone al pubblico un’interpretazione dell’arte italiana, dagli anni Cinquanta fino alle espressioni più recenti della creatività artistica nel nostro Paese, attraverso nove sezioni tematiche che vengono periodicamente riallestite. 
    Tra gli artisti presenti in collezione: Marina Abramovic ́ e Ulay, Stefano Arienti, Gianfranco Baruchello, Vanessa Beecroft, Alighiero Boetti, Alberto Burri, Maurizio Cattelan, Gianni Colombo, Flavio Favelli, Pinot Gallizio, Renato Guttuso, Luigi Ontani, Giuseppe Penone, Cesare Pietroiusti, Paola Pivi, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Antoni Tàpies, Grazia Varisco, Francesco Vezzoli, Gilberto Zorio. 
    Nella sala delle ciminiere, confermando e sviluppando una vocazione che storicamente lo ha reso punto di riferimento nel panorama delle istituzioni museali, il MAMbo privilegia la ricerca sulle nuove generazioni di artisti italiani e internazionali e sui media sperimentali, con una particolare attenzione alla produzione di nuove opere. 
    La project room, grande sala situata negli spazi della collezione permanente, si concentra su progetti espositivi e artisti legati al territorio bolognese e dell’Emilia-Romagna. 
    Al MAMbo sono collegati la Casa Morandi di via Fondazza e lo spazio di villa delle Rose di via Saragozza. Nell’edificio dell’ex Forno del Pane è situato inoltre il Museo Morandi, la più ampia e rilevante raccolta pubblica al mondo dedicata a Giorgio Morandi. La collezione, che oggi comprende 62 dipinti, 18 acquerelli, 92 disegni, 90 acqueforti, 2 sculture e 2 lastre incise, costituisce un’occasione unica di conoscenza del percorso artistico morandiano, declinato in tutte le tecniche e illustrato nei diversi momenti e sfumature poetiche. 
    Per sottolineare l’importanza dell’artista bolognese nel campo delle arti visive, nelle sale espositive si sperimenta l’accostamento delle sue opere a lavori di autori contemporanei; il museo ha ospitato mostre temporanee di artisti che a vario titolo ne hanno studiato e assimilato la lezione, tra i quali Bernd & Hilla Becher, Wayne Thiebaud, Tacita Dean, Rachel Whiteread.

  • Cineteca di Bologna Bologna (BO)

    La Cineteca Bologna ha dato vita a una vera e propria cittadella dell’audiovisivo: archivi, biblioteche, mostre, laboratori, sale cinematografiche e uffici (in via Azzo Gardino 65, il Cinema Lumière e la Biblioteca Renzo Renzi). 
    Il Centro Studi/Archivio «Pier Paolo Pasolini» conserva i documenti originali relativi alle sue opere cinematografiche: foto di scena, sceneggiature, ritagli stampa, oltre a rari documenti audiovisivi.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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