La fascia collinare imolese

In collaborazione con Touring Club

Itinerario circolare tracciato, nel tratto ascendente, prevalentemente su statali (la 610, Selice o Montanara Imolese, e la 503, del Passo del Giogo), e in quello discendente su buone strade provinciali.

Risale la valle del fiume Santerno (il Vatrenus dei Romani e il Saternus della tavola Peutingeriana), e nel ritorno percorre quella del torrente Sellustra.

Il Santerno nasce al passo della Futa, sbocca in pianura a Imola, poi arginato confluisce nel Reno dopo 100 km circa di corso.

Lungo la valle del torrente Sellustra, corre una delle più importanti cesure trasversali della catena nord-appenninica, impropriamente detta «linea del Sìllaro», che divide la geologia bolognese da quella romagnola.


  • Lunghezza
    110,6 km
  • Casalfiumanese Casalfiumanese (BO)

    A m 125, ab. 3.415. Nella parte più antica, situata su un ripiano di terrazzo profondamente inciso, Casalfiumanese conserva la struttura medievale con una torre munita di barbacane.

  • Borgo Tossignano Borgo Tossignano (BO)

    Borgo Tossignano (m 102, ab. 3.265) è il principale centro della vallata, con attività agricole e industriali. Il borgo è situato in una stretta del Santerno che segnala l’affioramento della dorsale rocciosa nota come Vena del Gesso, trasversale all’andamento della valle e più sviluppata alla destra del fiume.

    A monte della confluenza del rio Mescola nel Santerno nel 1956 vennero alla luce tre tombe di tipo villanoviano arcaico (i materiali sono ora al museo di Imola); altri rinvenimenti archeologici a valle di tale confluenza, verso Casalfiumanese, risalgono all’Ottocento.

    Nella moderna Parrocchiale, Assunta coi Ss. Francesco, Carlo e il beato Giovanni Tavelli, di Giacomo Zampa.

  • Tossignano Borgo Tossignano (BO)

    Arroccato sulla scogliera di gessi, a 3 km dalla statale è Tossignano (m 272), paese di antiche origini (forse del V secolo), già munito di una rocca di cui esistono pochi avanzi, fatta abbattere nel 1537 da Paolo III Farnese.

    Quasi per intero ricostruito dopo le devastazioni belliche, è sede di villeggiatura estiva. Nella chiesa, una pregevole Madonna col Bambino, tavola su fondo oro di scuola bolognese del secolo XIV, e una bella Pietà in terracotta del XV.

  • Fontanelice Fontanelice (BO)

    Fontanelice (m 165, ab. 1.882) è un centro agricolo che ha conosciuto in anni recenti un certo sviluppo. Sorto sopra uno sperone nel versante destro del Santerno, conserva traccia del sistema fortificato nella torre dell’Orologio. Nella leggiadra piazza Roma è l’ingresso all’Archivio Museo Giuseppe Mengoni.

  • Archivio-Museo «Giuseppe Mengoni» Fontanelice (BO)

    Nella leggiadra piazza Roma, oltre un arco di forme eclettiche è l’ingresso all’Archivio Museo Giuseppe Mengoni, contenente ricordi e cimeli dell’architetto che qui ebbe i natali nel 1829.

  • Castel del Rio Castel del Rio (BO)

    Castel del Rio (m 215, ab. 1.213), dominato da un colle sul quale sono i cospicui avanzi del primitivo castello degli Alidosi, più noto come Castellaccio. La prima notizia del Castrum Rivi risale al 1179. Fu feudo incontrastato della famiglia Alidosi, del quale fino al secolo XV tentarono inutilmente la conquista i papi e i Fiorentini.

    Dopo un saccheggio dei pontifici nel 1529, il colpo di grazia lo dette il terremoto del 1542. All’inizio del paese si leva l’imponente mole del più recente palazzo, o castello Alidosi, iniziato nel secolo XVI in sembianze di rocca fortificata e rimasto incompiuto.

    Dal portale principale è l’ingresso al Museo della Guerra. Poco più avanti la Parrocchiale, con una Sacra famiglia di Carlo Cignani e arredi del secolo XVII.

    Sotto l’abitato, sul fiume Santerno si inarca il ponte Alidosi. Al di là del ponte, la chiesetta di Osta, pure degli Alidosi.

  • Castello Alidosi Castel del Rio (BO)

    Iniziato nel primo quarto del secolo XVI in sembianze di rocca fortificata, e rimasto incompiuto; sequestrato nel 1638 dalla Camera apostolica e in parte demolito, dal 1841 Castello Alidosi fu adibito a sede del municipio.

    Progettato a pianta quadrata (è infondata l’attribuzione ad Antonio da Sangallo), ma realizzato limitatamente a un’ala, consta di un corpo centrale e di due elementi sporgenti a spigolo molto acuto, a mo’ di baluardi. Dal portale principale è l’ingresso al Museo della Guerra.

  • Museo della Guerra-Linea Gotica Castel del Rio (BO)

    Il Museo della Guerra-Linea Gotica ha sede nel castello Alidosi ed è formato da vario materiale raccolto nei dintorni e riferito alla seconda guerra mondiale.

  • Ponte Alidosi Castel del Rio (BO)

    Sotto l’abitato di Castel del Rio, sul fiume Santerno si inarca il ponte Alidosi, costruito per incarico di Obizzo Alidosi nel 1499; ha un’unica arcata a schiena d’asino molto pronunciata, e presenta ambienti praticabili nelle due spalle. Al di là del ponte, la chiesetta di Osta, pure degli Alidosi.

  • Coniale

    A m 307, nella stretta valle dai fianchi molto acclivi. Una lapide ricorda la sosta di Garibaldi condotto da don Giovanni Verità durante il trafugamento dallo stato pontificio dell’agosto 1849.

  • Firenzuola

    Plasmata nelle argille scagliose e chiusa a ovest e a nord da grossi rilievi ofiolitici, Firenzuola (m 422, ab. 4.518) è collocata a nord del crinale appenninico tosco-romagnolo sul versante adriatico.

    La collocazione geografica giustifica l’ipotesi, avanzata in passato, di trasferire questa entità comunale nella regione emiliano-romagnola; ma in parte diverso è il suo passato storico di borgo fondato nel 1332 dal Comune di Firenze per contrastare il dominio degli Ubaldini.

    Ebbe nome e assetto urbanistico dallo storico Giovanni Villani; assediata e distrutta dagli Ubaldini nel 1342 e nel 1351, solo dopo il 1360 fu possesso stabile dei Fiorentini. Nel 1488 Lorenzo de’ Medici la fortificò secondo le esigenze del tempo.

    Il borgo castellano era munito di due rocche: quella a sud, detta anche Palazzo pretorio, a pianta pentagonale col maschio al centro, risalente al 1371 è stata restaurata per adibirla a residenza comunale; l’altra rivolta a nord, più piccola, è scomparsa.

    Restano invece le due porte Bolognese e Fiorentina, modificate nel tempo, e tratti della cinta muraria a mezzogiorno e a levante.

    Negli ambienti rinnovati dei sotterranei del Palazzo pretorio è stato inaugurato nel 2002 il Museo della Pietra, che documenta la presenza della locale attività di estrazione e lavorazione della pietra serena.

  • Museo della Pietra Serena

    Inaugurato nel 2002 negli ambienti rinnovati dei sotterranei del Palazzo pretorio, è un museo a carattere antropologico, che documenta la presenza della locale attività di estrazione e lavorazione della pietra serena.

    L’esposizione è suddivisa in tre sezioni, dedicate alla tecnica, agli oggetti del quotidiano e ai manufatti di qualità artistica sia antichi sia di design moderno.

  • Museo storico etnografico

    Composto di tre sezioni che illustrano la storia delle montagne locali, dalla formazione geologica agli attuali assetti ecologici e ambientali.

    La sezione geo-paleo-archeologica si avvale di ricostruzioni didattiche e plastici per raccontare l’evoluzione dei rilievi e i primi insediamenti umani, di cui espone vari reperti: la fase preistorica è rappresentata da utensili litici in selce, reperti ceramici testimoniano l’epoca protostorica, e una cospicua raccolta di reperti documenta vari periodi fino all’epoca rinascimentale.

    La seconda sezione è costituita da oggetti della cultura contadina e delle tradizioni popolari, mentre la terza sezione raccoglie documenti e residuati bellici della seconda guerra mondiale, in relazione alla Linea gotica.

  • Sasso di S. Zanobi

    Spuntone verdastro a ridosso del margine della strada su una dorsale disseminata per vari chilometri da aspri bizzarri scogli ofiolitici e sul percorso di un antichissimo tracciato congiungente il centro romano di Claterna, lungo la Via Aemilia, con l’area etrusca.

  • Piancaldoli

    A m 533, con resti (una torre, tratti di muraglie) del castello fondato dagli Ubaldini nel 1101 e poi a lungo conteso tra Bolognesi e Fiorentini, che lo ricostruirono più volte fino al secolo XV. Da segnalare, verso il fondovalle, la seicentesca casa Bianconcini.

  • Sassoleone Casalfiumanese (BO)

    A m 430, villaggio incastellato di origine medievale, distrutto per rappresaglia dai Tedeschi nel 1944 (22 civili fucilati) e poi ricostruito.

  • Dozza Dozza (BO)

    Dozza (m 190, ab. 6.585) è un antico borgo di notevole interesse storico e ambientale, situato su un’altura che domina pendici coltivate a vigneto (rinomato l’albana, la cui qualità è legata alle caratteristiche del substrato geologico – le sabbie gialle – della collina di Dozza) e l’ampia distesa della pianura a nord.

    È un classico esempio di borgo castellano medievale conservatosi integro nella struttura complessiva e nel perimetro. Ricordato fin dal 1147, appartenne a Girolamo Riario; nella seconda metà del secolo XV fu restaurato e irrobustito da Caterina Sforza, riuscendo a resistere per un mese, nel 1500, al Valentino.

    Nel 1562 ne furono infeudati i Campeggi e nel 1676 i Malvezzi. Una caratteristica che accresce il pregio ambientale del minuscolo nucleo storico è rappresentata dalle pitture murali dispiegate su buona parte delle case: sono affreschi che pittori, anche assai noti, eseguono nella prima decade di settembre degli anni dispari, allorché vi si tiene la Biennale del muro dipinto.

  • Rocca sforzesca Dozza (BO)

    All’ingresso occidentale del paese sorge la bella Rocca (di proprietà comunale), ricostruita al tempo di Girolamo Riario da Giorgio Marchesi (1480-84), poi in parte trasformata dai Campeggi tra il 1565 e il 1594.

    Munita di baluardi e mura merlate, ha poderosi torrioni cilindrici; vi si accede attraverso un ponte levatoio. All’interno, con elegante loggia rinascimentale, ambienti arredati che compongono un Museo con le opere d’arte legate alle famiglie Campeggi e Malvezzi che, dal secolo XVI e fino al 1960, abitarono la Rocca.

    Nei sotterranei è alloggiata l’Enoteca regionale, struttura pubblica per la valorizzazione dei vini emiliano-romagnoli.

  • Rocca Malvezzi-Campeggi-Museo della Rocca Dozza (BO)

    All’interno della Rocca, con elegante loggia rinascimentale, ambienti arredati che compongono un Museo con le opere d’arte legate alle famiglie Campeggi e Malvezzi che, dal secolo XVI e fino al 1960, abitarono la Rocca.

    Le sale ospitano raccolte di armi, arazzi, mobili antichi; tra i dipinti, quattro pregevoli Ritratti di personaggi di casa Malvezzi, opera di Felice Torelli (1711-13).

    È altresì raccolta ed esposta una selezione dei bozzetti degli artisti invitati alla Biennale del muro dipinto. Nei sotterranei è alloggiata l’Enoteca regionale, struttura pubblica per la valorizzazione dei vini emiliano-romagnoli.

  • Parrocchiale Dozza (BO)

    Nella parrocchiale dell’Assunta, rifatta verso la fine del Quattrocento e restaurata nel 1942-45, sono una lunetta con rilievo della Madonna di arte romanico-bizantina, una tavola (Madonna col Bambino, S. Giovanni Battista e S. Caterina) di Marco Palmezzano (1492) e buoni dipinti di scuola bolognese del secolo XVI-XVII.

  • Museo parrocchiale d'Arte sacra Dozza (BO)

    A fianco della parrocchiale, il museo raccoglie anche reperti ceramici e maioliche a partire dal secolo XVI.

  • Bosco della Frattona Imola (BO)

    Nella fascia pedecollinare tra Imola e Dozza si stende il Bosco della Frattona (16 ettari), dal 1984 tutelato come riserva naturale regionale.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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