La valle del Ceno

In collaborazione con Touring Club

Itinerario da Fornovo a Bardi, che si mantiene costantemente lungo una spaziosa strada provinciale, prevalentemente di fondovalle.

Risale il torrente Ceno, corso d’acqua che nasce alle falde del Monte Penna e confluisce nel Taro presso Fornovo, dopo 50 km di corso.

Tema dominante del percorso è l’incastellamento di età medievale (di cui la Rocca di Bardi è l’esempio maggiore e meglio conservato), conseguente sia al carattere di zona intermedia tra le giurisdizioni comunali di Parma e di Piacenza, e ancor prima a quello di area percorsa dalle direttrici altomedievali transappenniniche tra il Piacentino da una parte, e i territori liguri e toscani dall’altra.


  • Lunghezza
    41,5 km
  • Fornovo di Taro Fornovo di Taro (PR)

    Fornovo di Taro (m 146, ab. 5.899) è un notevole centro di attività economiche e di servizi, nodo di smistamento stradale e ferroviario tra la pianura e la riviera lunigiana e versiliese, lambito dal grande alveo intrecciato del fiume Taro, alla confluenza dei torrenti Ceno e Sporzana.

    Il nucleo storico insiste sull’area di un romano Forum Novum, sviluppatosi lungo una direttrice transappenninica. Ne sono testimonianza numerosi resti d’epoca romana apparsi a più riprese, tra cui le sortes, asticciole iscritte in bronzo, usate per pratiche oracolari, conservate nel Museo archeologico di Parma.

    Divenuto municipium probabilmente in piena età imperiale, venne poi per tempo collegato con la riva sinistra del Ceno da un ponte, di cui sono superstiti resti di pile a nucleo cementizio, con paramento in blocchi lapidei.

    Tappa nodale lungo la strada di Monte Bardone e feudo ecclesiastico, Fornovo fu più tardi degli Ercolani di Senigallia. Nel suo territorio, il 5-6 luglio 1495 si combatté una famosa battaglia tra l’esercito della Lega Italiana, condotto da Francesco Gonzaga, e quello di Carlo VIII che, in ritirata da Napoli e diretto in Piemonte, riuscì a passare il Taro.

    Di interessante l’abitato vecchio di Fornovo offre la parrocchiale di S. Maria Assunta, una delle pievi romaniche più importanti del Parmense.

  • Battistero di Serravalle Varano de' Melegari (PR)

    A fianco della Parrocchiale, ricostruita sul luogo di una delle più antiche pievi del Parmense, è l’interessante battistero ottagonale in pietra, con lesene angolari e tetto a lastre, che viene fatto risalire al secolo VII-VIII.

  • Varano de' Melegari Varano de' Melegari (PR)

    Varano de' Melegari (m 190, ab. 2.627) si trova nell’ampia valle del Ceno. È un centro con qualche industria, caratteristico soprattutto per il suo castello. All’inizio del paese, la parrocchiale di S. Martino conserva nella cappella della Madonna del Rosario, affreschi di Giuseppe Peroni (1744).

  • Castello Pallavicino Varano de' Melegari (PR)

    Vasto e imponente, si erge sopra uno scoglio di arenaria; nel 1208 era possesso del Comune di Parma, passando successivamente ai Pallavicino che lo tennero fino al 1782.

    Il castello ha pianta quadrangolare con mastio che s’innalza a fianco della strada, e tre torri, singolarmente allineate lungo lo stesso lato, a guardia dell’ingresso e del minuscolo borgo antico.

    Il castello di Varano era in rapporto visivo con il soprastante castello di Rocca Lanzona (497 mt), i cui ruderi si osservano sulla sommità dell’omonimo rilievo ofiolitico, a nord-est dell’abitato.

  • Castello di Bardi Bardi (PR)

    Attraversato l’abitato di Bardi, un’erta salita apprestata a difesa conduce alla sommità della Rocca, eretta sopra un raro affioramento di diaspri rossi del Giurassico.

    Benché numerosi interventi edilizi si siano sovrapposti nel corso dei secoli, è tuttora riconoscibile l’originario impianto fortificato, attribuibile al XIII-XIV secolo.

    Di fronte alla biglietteria è collocato il corpo di Guardia, da dove, visitata la ghiacciaia, si sale alla piazza d’Arme, ampia spianata che dà accesso agli ambienti adibiti a residenza. A sinistra, negli ex quartieri dei soldati, è allestito il Museo di civiltà valligiana, in cui sono esposti oggetti della cultura materiale, dal Settecento ai primi decenni del Novecento.

    Si sale ai camminamenti di ronda che, con le torri di guardia, costituiscono uno degli aspetti più rilevanti degli apprestamenti difensivi della rocca. In alcune sale poste a ridosso dei camminamenti di ronda è allestito il Museo Arti e Mestieri dell’Est Europeo, una collezione di opere aventi come tema il lavoro stilisticamente riferibili al Realismo socialista di metà Novecento.

    Attraverso i camminamenti settentrionali si scende nuovamente alla piazza d’Arme, a da qui, attraverso la seicentesca scalinata a due rampe, si entra nel cortile d’Onore. Gli ambienti seguenti furono ricostruiti durante il XV-XVI secolo, quando la funzione militare vera e propria si esaurì e parte della rocca venne adibita a residenza signorile.

    A partire dalla Sala grande, tutte le stanze intercomunicanti, allineate lungo i lati nord e ovest e dette sale dei Principi, furono dimora dei Landi fino al XVII secolo; in alcune di esse sono conservati i soffitti lignei a cassettoni (secoli XIV-XV) e i fregi monocromi di un artista parmense operante verso la metà del XVI secolo, vicino a Girolamo Mazzola-Bedoli. Dalla stanza che conserva un cinquecentesco camino in arenaria è possibile accedere al giardino delle Donne.

    Si esce nel cortile del pozzo, dal quale si può accedere al granaio e alla base del mastio. Nell’antico granaio è allestito il Museo della Fauna e del Bracconaggio, che espone reperti provenienti dai sequestri del Corpo Forestale dello Stato.

    Si prosegue uscendo nel cinquecentesco porticato, nel quale sono i resti della cappelletta dei Principi con tracce di mosaico raffigurante le insegne di Federico Landi.

  • Museo Arti e Mestieri dell’Est europeo Bardi (PR)

    Il museo ha sede nella Rocca ed espone una collezione di opere aventi come tema il lavoro stilisticamente riferibili al Realismo socialista di metà Novecento: dal lavoro nei campi, al rapporto con le macchine, dalle attività estrattive all’impatto dell’industrializzazione.

  • Varsi Varsi (PR)

    Varsi (m 412, ab. 1.164) è un centro a impianto lineare, originariamente insediato da popolazioni longobarde. Due rozze torri sono quanto rimane dell’ampio quadrato castello; una terza torre emerge presso la zona absidale della Parrocchiale; quest’ultima, di origine trecentesca ma rifatta nel Settecento, conserva nel presbiterio tra diversi dipinti una grande tela raffigurante Madonna e i Ss. Pietro e Paolo, attribuita a Pietro Ferrari (1770). Nei pressi è il Castello di Golaso, di origine forse cinquecentesche.

  • Museo della Fauna e del Bracconaggio Bardi (PR)

    Il museo ha sede all'interno della rocca ed espone reperti come avori, zanne di elefante, carapaci di tartarughe, conchiglie e pellami provenienti dai sequestri del Corpo Forestale dello Stato.

  • Bardi Bardi (PR)

    Bardi (m 585, ab. 2.077) è un apprezzato centro di villeggiatura in situazione panoramica, il cui nucleo storico, percorso da una rettilinea strada maestra, si dispone al piede della fortezza.

    Il luogo è nominato per la prima volta in un documento dell’898 come possesso del vescovo di Piacenza, ma si ha ragione di ritenere che già in età longobarda esso costituisse un sito fortificato, in prossimità del confine con i possedimenti bizantini della Liguria e della Toscana.

    Nella seconda metà del secolo XII il castello risulterebbe, secondo alcuni, dei conti di Bardi, secondo altri del Comune di Piacenza; la vicenda storica assume contorni più definiti a partire dal 1257, allorché Ubertino Landi ne ottenne l’investitura imperiale insieme al feudo di Compiano, durata quasi ininterrottamente (fatto salvo, cioè, il periodo del predominio visconteo sulle terre piacentine e parmensi) fino alla cessione ai Farnese nel 1682.

  • Museo della Civiltà valligiana Bardi (PR)

    Il museo ha sede nella rocca ed espone oggetti della cultura materiale, dal Settecento ai primi decenni del Novecento.

  • Chiesa di Santa Maria Addolorata Bardi (PR)

    Moderna parrocchiale in stile ravennate che custodisce un’opera giovanile del Parmigianino, Sposalizio mistico di S. Caterina e i Ss. Giovanni Battista ed Evangelista, la sua prima opera nota, dipinta per la chiesa di Viadana (Mantova).

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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