La valle del Marecchia

In collaborazione con Touring Club

L’itinerario proposto percorre buona parte della valle del fiume Marecchia, che nasce in Toscana sulle pendici meridionali del poggio dei Tre Vescovi, e attesta i suoi numerosi rami sorgentizi nel gruppo dell’Alpe della Luna. 

Con un bacino di circa 500 km2, sfocia a Rimini dopo un percorso di 70 km; ha carattere torrentizio e alterna piene impetuose e rovinose (durante le quali può portare anche oltre 420 m3/sec di acqua) a lunghi periodi di magra, per cui non è mai stato navigabile. 

Il suo letto è per lunghi tratti molto ampio, con grandi ghiaieti visibili dalla strada, ma talvolta si addentra in strettoie, come quella delimitata dalle rupi di Torriana e di Verucchio, ove taglia un compatto affioramento di calcari, prima di allargarsi sul conoide steso fino al mare; il tratto di foce ha costituito per secoli il porto-canale di Rimini. 

Attraverso il percorso tracciato dal corso d’acqua le antiche popolazioni stanziate nell’alto bacino tiberino penetrarono fino all’Adriatico e alla parte meridionale della pianura padana; lo stesso nome romano di Rimini (Ariminum) deriva da quello del fiume (Ariminus), mutato solo nel Medioevo in Maricla (piccolo mare) in relazione probabilmente al suo ampio letto che si riempiva d’acqua durante le piene. 

Da Rimini, dopo aver rimontato il conoide del fiume fino al ponte di Verucchio, la strada comincia a salire sensibilmente, mentre il paesaggio diviene assai vario per la presenza di colline coltivate alternate ad aspri rilievi, a piccoli boschi, a qualche calanco. Una volta entrati nella vera e propria valle, le alture si fanno più frastagliate e irregolari; percorrendo luoghi di grande interesse paesaggistico e storico che costituiscono il cuore del Montefeltro, si affronta il periplo meridionale del monte Carpegna, da dove, attraverso San Leo, si fa ritorno a Rimini. 

Nel territorio e nei borghi della valle del Marecchia si sviluppa il Cammino di S. Francesco da Rimini a La Verna, uno dei 20 Cammini individuati dalla Regione Emilia-Romagna. L’itinerario, di 110 km (98 in regione) percorre alcuni luoghi visitati dal Santo nel suo viaggio del 1213 e recupera antichi sistemi viari, ricongiungendosi presso La Verna con gli altri cammini del Centro Italia dedicati alla figura del Santo.

  • Lunghezza
    106,5 km
  • Santarcangelo di Romagna Santarcangelo di Romagna (RN)

    A m 42, ab. 22.116, importante centro commerciale e agricolo, costituito da una parte moderna, in piano, e da una parte medievale, posta su un poggio detto Monte Giove; quest’ultima si presenta ben conservata nel suo impianto urbanistico, con stradette tortuose e squarci ambientali di notevole suggestione. Nella parte ovest del colle, vicino al convento dei Cappuccini, gli scavi hanno individuato insediamenti dall’età del Bronzo a tutta l’età romana, mentre presso la pieve di S. Michele Arcangelo è il più consistente insediamento di epoca romana del pagus Acerbolanus, documentato dai resti di varie fornaci per anfore. L’abitato sul colle cominciò a formarsi probabilmente intorno al Mille; nel 1164 è già ricordato come castello in un diploma di Federico Barbarossa. Dal secolo successivo fu soggetto al Comune di Rimini e poi ai Malatesti, che lo fortificarono nei secoli XIV-XV; ritornato sotto il dominio diretto del papa nel 1505, fu infeudato agli Zampeschi (1531-34) e ai Pallavicino (1548-82). Nel XVIII secolo ebbe un notevole rinnovamento edilizio e rafforzò la funzione di mercato dei prodotti agricoli del territorio circostante. Ancor oggi è viva la tradizione della fiera di S. Martino, che si tiene l’11 novembre.

  • Ex Dispensa dei sali e tabacchi Santarcangelo di Romagna (RN)

    Interessante costruzione ottocentesca di gusto purista (1864), già sede della Biblioteca comunale, è in procinto di diventare sede della futura Casa della Poesia nella quale verranno ospitati e messi a disposizione i fondi archivistici dei poeti dialettali locali.

  • Arco di Clemente XIV Santarcangelo di Romagna (RN)

    Grande arco onorario di Clemente XIV (Giovanni Vincenzo Ganganelli, qui nato nel 1705), eretto nel 1772-77 da Cosimo Morelli come ingresso solenne a una nuova piazza del mercato da lui progettata.

  • Piazza Ganganelli Santarcangelo di Romagna (RN)

    Oltre l’arco di Clemente XIV si trova la piazza Ganganelli, ornata dal bronzeo monumento ai Caduti di Bernardino Boifava (1926) e dalla fontana della Pigna (1989), restaurata grazie a un intervento di Tonino Guerra (2014); sul lato sud prospetta il Palazzo comunale, costruzione neoclassica (1848-64) di Giovanni Benedettini.

  • Via Cesare Battisti Santarcangelo di Romagna (RN)

    Con le vie Rino Molari e Saffi, la via Battisti sale verso la parte alta della cittadina. Vi si allineano all’inizio le ex Beccherie (macello pubblico, 1840-42), ora Ufficio informazioni turistiche, e l’antica Pescheria (1829), ancora attiva, progettate da Eustachio Maggioli. Al numero 15 è la Stamperia Marchi, bottega artigiana di stampa su tela, ancora funzionante con antiche matrici di legno e un grande mangano del XVII secolo, che, azionato da una persona che vi cammina all’interno, serve a stirare la tela prima della stampa. In fondo alla strada è l’ottocentesco Sferisterio (area per il gioco del bracciale o palla a mano), adiacente alle mura urbiche edificate in questo tratto da Sigismondo Malatesta (lapide con la data 1447). Sull’area prospetta l’alta abside della Collegiata.

  • Collegiata Santarcangelo di Romagna (RN)

    Eretta da Giovan Francesco Buonamici tra il 1744 e il 1756. Nell’interno, solenne ed elegante: al 1° altare destro, i Ss. Antonio abate e Isidoro del Centino (1649); nel braccio destro del transetto, Adorazione dei pastori di G.B. Barbiani (1632) e Crocifisso su tavola di scuola giottesca riminese della prima metà del Trecento (Giovanni Baronzio?); nel presbiterio, al centro tela (S. Michele arcangelo con i Ss. Francesco e Agata) di Giovan Gioseffo Dal Sole, a destra S. Ignazio in estasi di Guido Cagnacci; al 2° altare sinistra, Gesù giovanetto e i Ss. Giuseppe ed Eligio, capolavoro firmato dal Cagnacci e datato (1635).

  • Rocca Malatestiana Santarcangelo di Romagna (RN)

    Verso la parte alta del paese, la cordonata sulle mura quattrocentesche (via Pio Massani) raggiunge, girando a destra, l’accesso principale alla Rocca, di forma quadrilatera e con torri poligonali. Fu costruita nel 1447 da Sigismondo Malatesta, che usufruì di un’alta torre eretta nel 1386 da suo zio Carlo mozzandola e riducendola a mastio; l’interno, molto rimaneggiato e utilizzato per eventi, è arredato in alcuni ambienti con mobili barocchi.

  • Piazzetta delle Monache Santarcangelo di Romagna (RN)

    Preceduta dall'antica porta del Campanone vecchio e ingentilita da una vera da pozzo veneta. Sulla piazzetta affaccia il monastero delle Ss. Caterina e Barbara, con la chiesa a loro dedicata (costruita su disegno di Francesco Bibiena nel 1738 e rimasta incompiuta); al N. 4 è l’ingresso alla grotta delle Monache. Sulla piazzetta delle Monache prospetta anche palazzo Cenci, oggi sede del MUSAS-Museo Storico Archeologico.

  • MUSAS-Museo storico archeologico Santarcangelo di Romagna (RN)

    Ha sede nel palazzo Cenci (secolo XVII-XVIII). La sezione archeologica raccoglie reperti e manufatti che testimoniano soprattutto la vita nell’abitato in epoca romana. La sezione artistica illustra la storia di Santarcangelo dal Medioevo all’Ottocento. Numerose le opere provenienti dalla scomparsa chiesa di S. Francesco, che si trovava in piazza Ganganelli. Tra queste il grande *polittico di Jacobello di Bonomo, firmato e datato 1385, e una tavola (Madonna col Bambino, i Ss. Francesco e Giorgio e il donatore Antonello Zampeschi) di Luca Longhi del 1531.

  • Il mondo di Tonino Guerra Santarcangelo di Romagna (RN)

    Spazio all'interno di una storica palazzina che propone un percorso nella fantasia creativa del poeta, pittore, sceneggiatore nato a Santarcangelo, con oltre 60 tra quadri, sculture, arazzi, ceramiche e tele stampate.

  • Museo del Bottone Santarcangelo di Romagna (RN)

    Nato da una collezione privata, il museo raccoglie pezzi dal Seicento a oggi, e pezzi unici, come i bottoni usati da Re Sole o da Samantha Cristoforetti mentre era nello spazio.

  • Grotte Santarcangelo di Romagna (RN)

    Le grotte, cavità artificiali scavate nel tufo della collina di Santarcangelo di Romagna, sono oltre cento e, sebbene di dimensioni e struttura diverse, generalmente costituite da un cunicolo fiancheggiato da nicchie e qualche volta terminante in un ambiente di forma circolare. Fin dagli anni ’30 del Novecento, quando gli ipogei vennero resi noti, sono state avanzate molteplici ipotesi sulla loro destinazione: luoghi di culto pagano, oratorî rupestri cristiani di monaci basiliani, semplici depositi. Non esistono però testimonianze di un loro utilizzo nell’antichità; le prime notizie sicure risalgono alla fine del secolo XV, quando, nelle carte d’archivio, sono indicate, generalmente, come magazzini; in questo caso, l’ipotesi più accreditata è quella dello stoccaggio per la produzione vinaria.

  • MET-Museo degli Usi e dei Costumi della Gente di Romagna Santarcangelo di Romagna (RN)

    Raccoglie una ricca documentazione su storia, economia, lingua e tradizioni contadine e artigiane della zona e della Romagna meridionale, attraverso oggetti della cultura materiale che legano passato e presente.

  • Casa studio di Giulio Turci Santarcangelo di Romagna (RN)

    La casa studio di Giulio Turci, pittore di Santarcangelo, si trova nel cuore della cittadina. Conserva molte delle sue opere (tele e disegni), gli oggetti, le curiosità, gli utensili del lavoro, libri, dischi, giochi appartenuti all’artista.

  • Pieve di S. Michele Arcangelo Santarcangelo di Romagna (RN)

    Importante edificio bizantino (fine VI secolo) a unica navata con abside esternamente poligonale e campanile romanico addossato alla facciata; all’interno si osservano l’abside semicircolare e resti di una più tarda struttura criptale.

  • Parco artistico Mutonia Santarcangelo di Romagna (RN)

    Vicino al fiume Marecchia, una comunità di artisti (Mutoid Waste Company) lavora assemblando componenti tratte da rifiuti inorganici come ferro, plastica, gomma, alluminio e rame, per la creazione di sculture con il proposito di trasformare i rifiuti urbani in opere d’arte.

  • Poggio Berni Poggio Torriana (RN)

    A m 155, frazione capoluogo di Poggio Torriana, ab. 5.211. In questo borgo si trova il Museo Mulino Sapignoli, inaugurato nel 2010 negli ambienti restaurati dell’antico mulino e dedicato alle arti molitorie e agricole nel sistema dei mulini della val Marecchia. Il primo piano dell’edificio ospita la Biblioteca comunale. All’altezza della località Sant’Andrea, sui primi rilievi a destra si vede il castello Marcosanti (utilizzato per matrimoni), costruzione malatestiana con la parte inferiore e il portale centrale del Trecento.

  • Torriana Poggio Torriana (RN)

    Fino al 1938 si chiamava Scorticata, sorge su un colle a cavaliere tra le valli del Marecchia e dell’Uso, a m 337. Vi sono stati rinvenuti numerosi reperti di cultura etrusca, relativi a insediamenti sparsi che facevano capo a Verucchio. Sulla rupe, resti di una torre quadrata e di una rocca quattrocentesca, questi ultimi semirifatti.

  • Complesso conventuale di S. Francesco Verucchio (RN)

    Raggiungibile al termine della via Mondaini (trasversale della statale), che è fiancheggiata da cappellette con le stazioni della Via Crucis, il complesso, che la tradizione dice fondato da S. Francesco nel 1215, ha annesso la chiesa di S. Croce, che conserva nella facciata un notevole portale gotico in cotto e nell’interno ad aula (la bella architettura neoclassica è di Antonio Tondini, 1851-58), alla parete sinistra, un affresco (Crocifissione) di scuola riminese del Trecento. Nel chiostro si leva il colossale *cipresso di S. Francesco: lo si vuole piantato dal santo ed è stato più volte studiato dai botanici (alcuni dei quali lo ritengono anteriore al 1215, anno del documentato passaggio dell’Assisiate) per le dimensioni e la singolare longevità.

  • Pinacoteca comunale Verucchio (RN)

    In un palazzo ottocentesco due sale affrescate accoglieranno la Pinacoteca comunale; la raccolta consiste in una collezione di opere di pittura italiana contemporanea, oltre a incisioni, sculture e ceramiche donate dagli autori in occasione delle varie edizioni di un concorso qui svoltosi nel 1962-70.

  • Museo civico archeologico Verucchio (RN)

    Nell’ex convento di S. Agostino, fondato dagli Eremitani nel XIV secolo, è stato allestito il Museo civico Archeologico. Espone una scelta dei materiali delle necropoli villanoviane verucchiesi (per buona parte conservati al Museo civico Archeologico di Bologna), note fin dal secolo XVII e oggetto di regolari campagne di scavo negli anni ’70 del Novecento. Le collezioni annoverano ossuari con ricche anse plastiche, tazzine, ciotole, elementi del corredo personale quali fibule, spilloni, bottoni, speroni fusi lavorati, elmi, spade di bronzo e di ferro, elementi decorativi in ambra. Dalle necropoli verucchiesi sono riemersi oggetti e arredi praticamente unici per stile e grado di conservazione. Si pensi agli oggetti in legno o ai contenitori in fibre vegetali e alle stoffe. Tra tutti i reperti è eccezionale il *trono ligneo con rappresentazione di figure umane. Anche La chiesa adiacente custodisce nel modesto interno barocco, sull’altare sinistro, una tela (Beato Gregorio da Verucchio) di Giovanni Maria Morandi, racchiusa in una bella ancona lignea (1710); sull’altare di fronte, Madonna con santi agostiniani del Sansone (1763).

  • Rocca Malatestiana Verucchio (RN)

    Una rupe isolata regge la Rocca Malatestiana, ampliata e ampiamente rifatta nel 1449 da Sigismondo Malatesta; nonostante i successivi rimaneggiamenti e restauri, conserva gran parte del fascino di poderoso arnese bellico, a dominio del paese, della valle e della pianura. Tra i vari ambienti dell’interno, utilizzato per mostre, convegni ed eventi culturali, è importante il grande salone centrale, che mostra in vista resti di una precedente fortificazione.

  • Palazzo comunale Verucchio (RN)

    Il Palazzo comunale, già Ripa, prospetta sulla centrale piazza Malatesta e, pesantemente restaurato nel 1895, conserva, nella sala del Consiglio, due grandi dipinti settecenteschi (Trionfo di Galatea e Venere e Adone) di Ignaz Stern.

  • Collegiata dei Ss. Martino e Francesco d'Assisi Verucchio (RN)

    Costruita da Antonio Tondini nel 1874. Nell’interno, a tre navate e cupola: al 3° altare destro, Incredulità di S. Tommaso di Ignaz Stern; nel presbiterio, Crocifisso su tavola di pittore riminese del Trecento; all’altare, S. Martino e il povero del Centino; alle pareti laterali, Annunciazione di G.B. Razzani (1660) e Madonna di Loreto di G.B. Costa; nel transetto sinistro, Crocifisso su tavola di Niccolò di Pietro.

  • Verucchio Verucchio (RN)

    A m 296, ab. 10.012, disteso tra due colline che erano un tempo coronate da altrettante poderose rocche: quella detta del Passerello (distrutta) e l’altra del Sasso. Qui forse ebbe inizio, se non la famiglia, la potenza dei Malatesti, per opera di Giovanni della Penna dei Billi (1150-90), detto appunto il Malatesta. Considerevole importanza è oggi attribuita all’abitato dagli archeologi, che vi hanno riconosciuto uno dei principali centri della cultura villanoviana, fiorentissimo tra il IX e il VI secolo a.C.; è quanto testimonia la ricchezza dei reperti venuti in luce nelle necropoli scavate attorno al paese. Al periodo etrusco risalgono invece i rinvenimenti di un insediamento a Pian del Monte. Il borgo ha meritato il marchio di qualità Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

  • Pian del Monte Verucchio (RN)

    Spianata ove, nell’area prativa adiacente al campo sportivo, sono visibili fondazioni in pietrame di un edificio etrusco (secolo V a.C.), che venne a sovrapporsi a un fondo di capanna dell’abitato villanoviano; nei pressi, sulla scarpata, grande e misteriosa escavazione a pozzo dell’età del Ferro.

  • Novafeltria Novafeltria (RN)

    A m 275, ab. 7.145, fino al 1941 chiamato Mercatino Marecchia e allungato sulla riva sinistra del Marecchia, con San Leo e Pennabilli è il centro più importante del Montefeltro. Nella piazza, situata sulla sinistra della statale, stanno il Palazzo municipale, piccolo armonioso edificio a portico che fu dei conti Segni di Bologna, e a destra di questo, sull’alto di una scalinata, la trecentesca cappella di S. Marina, con campanile a vela aggiunto nel ’500 in facciata.

  • S. Maria in Vico Novafeltria (RN)

    Pieve nella cui parte absidale è stata messa in luce l’antica cripta; la chiesa contiene altresì documenti dell’epoca romana, come il soffitto a capriate.

  • Cimitero Talamello (RN)

    Presso il cimitero si trova la cosiddetta Cella, interamente decorata di affreschi eseguiti nel 1437 da Antonio Alberti su commissione del vescovo Giovanni Seclani.

  • Talamello Talamello (RN)

    A m 386, ab. 1.084, borgo di antica origine, roccaforte malatestiana nel secolo XV. La parrocchiale di S. Lorenzo conserva all’altare maggiore un *Crocifisso su tavola sagomata, da sempre attribuito a Giotto ma dipinto da Giovanni da Rimini. In via Aurelio Saffi è l’ex Palazzo vescovile, ora Monti, del secolo XV; presso il cimitero, la cosiddetta Cella, interamente decorata di affreschi eseguiti da Antonio Alberti.

  • S. Lorenzo Talamello (RN)

    Parrocchiale che conserva all’altare maggiore un *Crocifisso su tavola sagomata, da sempre attribuito a Giotto ma dipinto da Giovanni da Rimini intorno al 1320.

  • S. Maria d'Antico Maiolo (RN)

    Chiesa dovuta alla liberalità dei conti Oliva, con facciata adorna di un quattrocentesco portale in pietra sovrastato da lunetta scolpita e da un oculo. Nell’interno, tribuna rinascimentale con volta a cassettoni e splendida *Madonna col Bambino, terracotta invetriata a tutto tondo attribuita a Luca della Robbia (1450).

  • Ara sacrificale Novafeltria (RN)

    Singolare monumento, ubicato subito fuori dell’abitato di Torricella m 363, sulla sinistra di un’agevole strada sterrata diretta a Libiano; interpretato come ara sacrificale, per la somiglianza con una tipologia preistorica frequente in area centro-europea, consiste in un masso cubico con vasche intagliate nella parte superiore e tracce di scaletta di accesso.

  • Sant'Agata Feltria Sant'Agata Feltria (RN)

    A m 607, ab. 2.076, in bella posizione e dominata dalla pittoresca rocca medievale, sorge in località che fu abitata da tribù umbro-sabelliche e che fu conquistata dai Romani nel 206 a.Cristo. Come possedimento della Chiesa appartenne a vari feudatari – tra cui i Tarlati, i Montefeltro, i Malatesti – finché nel 1463 Pio II la concesse a Federico da Montefeltro duca di Urbino; costui la diede in dote alla figlia Gentile Feltria, sposa di Agostino Fregoso alla cui famiglia rimase fino al 1660. Nel 1561 una frana, staccatasi dal vicino Monte Ercole, distrusse gran parte del paese; altre frane sono registrate nel 1815 e 1816, nel 1934 e nel 1957. Accoglie il visitatore il bel complesso conventuale di S. Girolamo. Il monumento più importante del borgo è però l’affascinante rocca Fregoso, che domina l’abitato da una rupe chiamata «sasso del lupo». Ai piedi della rocca si apre la rettangolare piazza Garibaldi, su cui prospettano il fianco sinistro della collegiata di S. Agata e il palazzo (oggi Municipio) fatto costruire nel 1603 dal marchese Orazio Fregoso, che contiene il piccolo teatro «Angelo Mariani».

  • Chiesa dei Cappuccini Sant'Agata Feltria (RN)

    Edificata su un’altura a nord nel 1575- 77 per voto di Lucrezia Vitelli Fregoso ma radicalmente restaurata nel XIX secolo e nel 1932. Sull’altare maggiore si venera un’immagine dell’Immacolata dipinta da Angelo Angeloni (1786).

  • Rocca Fregoso-Museo Rocca delle Fiabe Sant'Agata Feltria (RN)

    Il monumento più importante del borgo è l’affascinante rocca Fregoso, recentemente detta rocca delle Fiabe, che domina l’abitato da una rupe chiamata «sasso del lupo»: la struttura tre-quattrocentesca è attribuibile ai Malatesti, con aggiunte e aggiornamenti difensivi dovuti a Federico da Montefeltro nel 1472, e rimaneggiamenti cinquecenteschi dei Fregoso; l’interno, adibito a museo storico, contiene una collezione di opere grafiche e il museo permanente dedicato alla divulgazione e valorizzazione delle favole; notevole la cappellina ottagonale, con volta a ombrello e affreschi cinquecenteschi, ricavata nel torrioncino di Simonetta Fregoso.

  • S. Agata Sant'Agata Feltria (RN)

    Collegiata del X secolo ma completamente ricostruita nel 1776, con un caratteristico campanile rotondo del 1885. Gli altari hanno belle ancone lignee ed eleganti paliotti in scagliola; sull’altare maggiore, Madonna col Bambino e Ss. Antonio da Padova, Lorenzo e Agata della seconda metà del Seicento; al 3° altare destro, Crocifisso ligneo di scultore lombardo tardo-gotico (XV secolo); al 2° altare sinistro, settecentesca Madonna col Bambino e i Ss. Orsola e Andrea di scuola di Carlo Cignani.

  • Teatro Angelo Mariani Sant'Agata Feltria (RN)

    All'interno del palazzo (oggi Municipio) fatto costruire nel 1603 dal marchese Orazio Fregoso, è un piccolo teatro (1727) a tre ordini di palchi, con sipario e scenari dipinti da Romolo Liverani (secolo XIX). Inaugurato nel 1605, è il teatro ligneo più antico in Italia e l’unico di questo genere sopravvissuto alle fiamme, sorte toccata agli altri teatri italiani generalmente costruiti completamente in legno.

  • S. Girolamo Sant'Agata Feltria (RN)

    Complesso conventuale la cui chiesa, costruita nel 1568, conserva all’altare maggiore una straordinaria tela (*Madonna con i Ss. Girolamo e Cristina, 1630-40) di Pietro da Cortona, commissionata a Roma dai Fregoso cui appartengono gli stemmi sui basamenti dell’ancona.

  • Petrella Guidi Sant'Agata Feltria (RN)

    A m 578, piccolo agglomerato semi-abbandonato che conserva intatte le strutture del borgo e del castello medievali e, all’interno, la fortezza fatta costruire nel secolo XIII dai Tiberti.

  • Pieve di S. Pietro in Messa Pennabilli (RN)

    Bella pieve di ricostruzione romanica (XI-XII secolo), dal rustico paramento in pietra. La facciata, a scomparti geometrici nella parte inferiore, ha un portale munito di protiro pensile, sormontato da una bifora; nell’interno, a tre navate su pilastri e con presbiterio molto sopraelevato, la mensa d’altare è sostenuta da una piccola ara romana; del IX secolo è il basamento del 1° pilastro destro, a testimoniare l’origine della chiesa.

  • Pennabilli Pennabilli (RN)

    A m 629, ab. 2.750, centro agricolo-commerciale e di soggiorno estivo, ha ottenuto il marchio Bandiera Arancione del TCI. Le due punte rocciose tra le quali si dispone – e che sono denominate Roccione (un tempo Penna) e Rupe (anticamente Billi) – furono nel Trecento munite di castelli: solo sulla seconda, segnata da una croce, sopravvivono ruderi del fortilizio, parzialmente incorporati in un convento cinquecentesco di monache agostiniane. Ricordato dal periodo delle invasioni barbariche, nel 962 fu dato in feudo da Ottone I ai conti di Carpegna, Montecopiolo e Pietrarubbia. Secondo una tradizione locale – contestata da Verucchio – qui nel XII secolo avrebbe avuto origine la famiglia Malatesti, che poi ebbe la signoria di Rimini. Ai Malatesti, comunque, si deve nel Quattrocento la sistemazione definitiva delle preesistenti fortificazioni. L’abitato si formò ai piedi della rocca di Penna e solo dalla fine del XV secolo cominciò a espandersi nella sella tra le due fortificazioni, in cui passava la strada. Perduta dai Malatesti nel 1468, Pennabilli passò a Federico da Montefeltro, che ne aggiornò l’apparato difensivo, e da allora seguì le sorti del ducato d’Urbino. Nel 1572 Gregorio XIII, su pressione del duca Guidobaldo, vi trasferì da San Leo la sede della diocesi feretrana.

  • S. Agostino o Madonna delle Grazie Pennabilli (RN)

    La chiesa di S. Agostino, o santuario della Madonna delle Grazie, è un edificio iniziato nel secolo XV. Alla parete sinistra, l’altare della Madonna delle Grazie, parte in pietra (XVI secolo) parte in legno intagliato e dorato (XVII secolo), racchiude un affresco venerato perché ritenuto miracoloso raffigurante la Madonna col Bambino di inizi Quattrocento, con sovrapposizioni del secolo successivo. Notevoli alcune opere d’intaglio, tutte dell’inizio del Seicento, tra cui il tabernacolo all’altare maggiore, l’organo con bella cassa dipinta e dorata, e i due altari di fianco alla porta principale.

  • Cattedrale Pennabilli (RN)

    Costruita nel XVI secolo ma più volte ampliata e rimaneggiata (la facciata è del 1914).

  • Palazzo della Ragione Pennabilli (RN)

    Contraddistinto da un basso portico architravato formato da rustici pilastri ottagonali di pietra (XVI secolo).

  • Mateureka-Museo del Calcolo Pennabilli (RN)

    Dedicato alla matematica e all’informatica che si fonda sul calcolo, il Museo ha finalità prevalentemente didattiche. La sezione storico archeologica spazia dal cono di fondazione cuneiforme (2200 a.C.) al quadrato magico dei vampiri, attraverso antichi strumenti cinesi, giapponesi, russi e il De Divina Proportione di Luca Pacioli; l’esposizione delle macchine va dalle antiche calcolatrici meccaniche fino alle odierne calcolatrici tascabili elettroniche; nella sale-laboratorio è possibile sperimentare interattivamente e in maniera ludica i più importanti strumenti di calcolo; l’esposizione di quattro robot, di caschi per la realtà virtuale, internet e visione in 3D riportano, alla fine della visita, alla realtà di oggi.

  • I Luoghi dell'Anima-Museo diffuso di Tonino Guerra Pennabilli (RN)

    Museo diffuso all’aperto fatto di installazioni, ricordi, immagini che Tonino Guerra ha distribuito per l’intero borgo e la Valmarecchia e che portano nomi poetici come Orto dei Frutti dimenticati, o L’Angelo coi baffi, oppure Il Rifugio delle Madonne abbandonate.

  • Museo del Montefeltro Pennabilli (RN)

    Nei ristrutturati spazi di palazzo Bocchi è allestito il Museo del Montefeltro «A. Bergamaschi», che raccoglie mobili, tele, cornici, ceramiche, vasi sacri, reliquiari, pale d’altare di diverse epoche provenienti da chiese e cappelle della diocesi di San Marino-Montefeltro. In particolare si segnalano un reliquiario marmoreo del XII secolo, un affresco staccato del 1467, un trittico di Benedetto Coda del 1520 e due tele di Guido Cagnacci del 1625.

  • Il Mondo di Tonino Guerra Pennabilli (RN)

    Nei sotterranei del trecentesco oratorio di S. Maria della Misericordia, l'Associazione-Fondazione-Museo Il mondo di Tonino Guerra ospita le fantasiose opere artistiche di questo multiforme artista, poeta e sceneggiatore (1920-2012).

  • Casa dei Mandorli-Casa di Tonino Guerra Pennabilli (RN)

    Casa, aperta al pubblico, dove Tonino Guerra visse gli ultimi 23 anni e dove riposano le sue ceneri; in questa casa sono esposte le sue opere pittoriche, oggetti esotici preziosi, qualche bozzetto della collezione privata (tra i quali un disegno colorato di Wim Wenders, un acquarello di Michelangelo Antonioni e un De Chirico), le foto con i personaggi del mondo del cinema.

  • Roccione Pennabilli (RN)

    Dal lato fronteggiante la Cattedrale, per la via Carboni si sale al Roccione, attorno al quale si raccoglie il nucleo più antico dell’abitato, contraddistinto da spiccati caratteri ambientali. Si varcano in successione la quattrocentesca porta Carboni, su cui è uno stemma dei Montefeltro (1474) molto deteriorato, e la porta Malatesta, con uno stemma analogo, oltre la quale è una loggetta del Cinquecento. A destra si allunga il fianco della chiesa di S. Agostino.

  • Casteldelci Casteldelci (RN)

    A m 618, ab. 383, è borgo d’antica origine, che ricoprì nel Medioevo un ruolo strategico, come attestano le molte rocche, torri e castelli che ne presidiavano il territorio; in quello dei signori della Faggiola nacque il celebre condottiero Uguccione (1250-1319), che fu anche signore di Arezzo, Pisa e Lucca.

  • Casa-museo Casteldelci (RN)

    Un edificio antico del paese espone i ritrovamenti e le testimonianze del territorio (manufatti litici, reperti ceramici, monete e altri reperti in bronzo) dall’età Preistorica al Rinascimento. Parte consistente dell’esposizione è costituita dai materiali pro- venienti dalla necropoli di Pescaia e di Calanco, datate al II-III secolo. Questi ultimi, insieme ad alcune tombe ricostruite, formano il nucleo più importante del museo.

  • Monte Carpegna

    A m 1415, costituito da un enorme ’pacco’ di banchi calcarei di mare profondo (lo scomparso oceano ligure), noto come «formazione dell’alberese». La strada che sale da Pennabilli, molto pittoresca, comincia ad aggirarne le pendici sud-occidentali e meridionali, con bella vista sui due vistosi scogli calcarei isolati e strapiombanti del Sasso Simone (m 1204) e del Monte Simoncello (m 1221); sulla vasta piattaforma erbosa, cariata da doline, del primo, avanzi della città-fortezza costruite da Cosimo de’ Medici tra il 1566 e il 1572, abbandonata circa un secolo più tardi. L’area è tutelata dal Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello di 12.256 ettari.

  • Carpegna

    A m 748, ab. 1.659 attrezzata località di villeggiatura, in posizione aperta e panoramica alle falde meridionali del monte omonimo. Fino all’ultima guerra l’economia era in prevalenza agricolo-pastorale, e l’aspetto dell’abitato quello di un piccolo borgo feudale; dal Medioevo al XIX secolo fu infatti il centro dell’omonima contea, che conservò una propria ininterrotta autonomia fino al 1819, vantando indipendenza dallo Stato della Chiesa per privilegio imperiale. Dai Carpegna, famiglia tra le più antiche e importanti della regione, ebbero origine probabilmente anche i Montefeltro.

  • Palazzo Carpegna

    Al centro del paese sorge il maestoso palazzo dei Principi Carpegna, edificato nel 1675 su disegno di Giovanni Antonio De Rossi – e per conto del cardinale Gaspare – sul luogo dell’antica Castellaccia; ha facciata animata da elementi architettonici in pietra grigia e da una bella scalinata a due rampe.

  • Geoteca della Vallata di Carpegna

    Adiacente a un restaurato lavatoio seicentesco, espone minerali e fossili di conchiglie e ricci di mare raccolti nella vallata.

  • Pieve di S. Giovanni Battista

    Del 1323 ma rimaneggiata. La canonica, con facciata dal bel portico e loggiato del 1539, conserva resti di un ciclo di affreschi coevo con S. Giovanni Battista.

  • Convento di Montefiorentino

    A m 609, fondazione francescana del XIII secolo ingrandita e rimaneggiata più volte. Nella chiesa è notevole, a destra entrando, la cappella dei conti Oliva, semplice e armonioso ambiente a pianta quadrata coperto da cupola emisferica, d’ispirazione brunelleschiana, forse progettato da Francesco di Simone Ferrucci, che vi scolpì i due sepolcri di Giovan Francesco Oliva e di Marsibilia Trinci (1484); all’altare della cappella, in bella cornice intagliata, tavola (*Madonna in trono col Bambino, angeli, santi e il committente, 1489) di Giovanni Santi, comunemente ritenuta il suo capolavoro.

  • Frontino

    A m 519, ab. 283, borgo d’impianto medievale, ancora cinto da mura e percorso da una strada lungo la quale sono i resti dell’antico palazzo del Comune e della torre civica, la Parrocchiale con portale gotico e un altro Palazzo malatestiano.

  • Villagrande Montecopiolo (RN)

    A m 915, località di villeggiatura estiva e di sport invernali, frazione capoluogo del comune sparso di Montecopiolo ab. 1066. Da un’altura rocciosa dominano il paese i resti del castello di Montecopiolo, ricordato dal 962 e uno dei più forti del Montefeltro. Nel 1448 resistette agli assalti di Sigismondo Pandolfo Malatesta, ma fu espugnato nel 1520 dalle truppe di Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, e distrutto. Dal 2002 hanno avuto inizio le campagne di scavo che stanno riportando alla luce le complesse strutture della fortificazione; questa, per la presenza di grandi cave di X-XII secolo scavate nel calcare contestualmente all’edificazione del castello e per alcune ‘morfo sculture’ create dagli agenti atmosferici, costituisce un sito di rilevanza europea. Nonostante il permanere del cantiere, il castello è visitabile.

  • Lago di Villagrande Montecopiolo (RN)

    Raggiungibile con una passeggiata, di 30 minuti, per mulattiera che si stacca al termine dell’abitato di Villagrande e, discesa ad attraversare la valle, risale il fianco opposto raggiungendo ai piedi del monte Palazzolo il lago di Villagrande, una delle sorgenti del torrente Conca.

  • Piazza Dante San Leo (RN)

    Nella piazza centrale irregolare e assai pittoresca – anche perché vi domina dall’alto il poderoso forte – sorge il Palazzo municipale, residenza dei conti di Montefeltro e duchi di Urbino nel secolo XV. A destra, quasi di fronte alla fontana, il palazzo Severini, ora Nardini, nel quale è ancora conservata la stanza che ospitò l’8 maggio 1213 S. Francesco (lapide) e nella quale egli ricevette in dono dal conte Orlando Catani di Chiusi il monte della Verna. In fondo è il Palazzo mediceo, ampia costruzione in pietra dovuta ai della Rovere ma rifatta dai Medici (1517-23) in cui ha sede il Museo d'Arte sacra.

  • Forte San Leo (RN)

    All’inizio dell’abitato, una strada sale ripida alla parte più alta della rupe, dalla quale domina maestoso il forte di S. Leo m 639. Il suo aspetto attuale è dovuto a Francesco di Giorgio Martini, che lo modificò e lo ampliò per incarico di Federico da Montefeltro; all’architetto senese sono attribuiti i due poderosi torrioni cilindrici e la lunga cortina che li congiunge (pesantemente restaurati all’inizio del XIX secolo da Giuseppe Valadier), oltre al puntone triangolare, simile a una prora di nave, rivolto verso la valle. L’edificio in origine doveva avere pianta quadrilatera, ridotta poi a triangolare a causa delle frane. Fu famosissimo per tutto il Medioevo come fortezza assolutamente inespugnabile, e in epoca moderna come prigione sicura; fra gli altri vi fu rinchiuso per quattro anni (fino alla morte, 1795) Giuseppe Balsamo di Palermo, famoso come conte Cagliostro; desta molta curiosità nei visitatori la cella senza porte nella quale fu calato tramite una botola del soffitto. Vi furono detenuti molti patrioti antipapalini, e tra essi Felice Orsini, nel 1844. In alcuni ambienti sono stati raccolti oggetti d’arte antichi, e strumenti d’uso legati al suo passato: nel torrione maggiore, accessibile dall’ampia piazza d’Armi sono custoditi cannoni, alabarde, balestre e armature. Il piano terreno del corpo di fabbrica cinquecentesco ospita ulteriori beni tra i quali reperti archeologici e stampe d’epoca. Il piano nobile comprende, in spazi dall’architettura tipicamente rinascimentale, un ricco mobilio di varie epoche. Il secondo piano, che un tempo ospitava prima i carcerati e poi le guarnigioni militari, è ora adibito ad ambiente espositivo: notevole, per completezza e qualità, la sala dedicata alla raccolta di armi novecentesche.

  • Museo d'Arte sacra San Leo (RN)

    Il Museo, ordinato nel Palazzo mediceo, è stato fondato nel 1996 ed è formato da opere provenienti da chiese e conventi del territorio leontino, risalenti ai secoli VIII-XVIII, qui conservate per ragioni di tutela. Consta di quattro sale e un ingresso nel quale è sistemato il Lapidario. In questo sono particolarmente rilevanti le parti superstiti del tabernacolo della Cattedrale altomedievale e i frammenti della recinzione del presbiterio della Pieve carolingia (IX secolo). Nella Prima sala sono esposte le tavole dipinte: si segnalano un Crocifisso trecentesco, Madonna della Mela di Catarino di Marco (circa 1375); la *Madonna col Bambino fra i Ss. Leo e Marino) di Luca Frosino (1487-93), secondo una recente interpretazione potrebbe essere di Sandro Botticelli. La Seconda sala accoglie un grande tabernacolo in legno intagliato, e la Terza sala opere del Seicento: S. Rita da Cascia di Giovan Francesco Guerrieri (1636), Deposizione di Giovan Francesco Barbieri. Nell’ultima sala sono esposti i paliotti.

  • Pieve di S. Leo San Leo (RN)

    Rustica e vigorosa costruzione romanica, quasi tutta in conci di pietra e con qualche elemento di recupero; la costruzione risale al X secolo, ma le absidi, decorate da archetti e da lesene, sono frutto di un ampliamento successivo. La facciata è priva di portale; nel fianco destro è un piccolo bassorilievo altomedievale, molto eroso. L’interno, cui si accede dal fianco sinistro, è a pianta basilicale, con tre navate divise da pilastri e colonne (in parte di età romana imperiale, come quasi tutti i deterioratissimi capitelli) e tetto a capriate. Sul presbiterio sopraelevato si innalza un *ciborio donato dal duca Orso (IX secolo; lunga epigrafe incisa attorno agli archi) e sorretto da colonnine con capitelli altomedievali. Sotto al presbiterio è la cripta triabsidata. All’inizio della navata destra una scaletta scende a un sacello che la tradizione vuole edificato da S. Leo nel secolo IV.

  • Duomo San Leo (RN)

    Sul limite della rupe, in posizione più elevata sorge il Duomo, interessante costruzione romanica iniziata nel 1173 e portata a termine nel secolo XIII; poggia su un edificio del IX secolo che, secondo una leggenda priva di fondamento, sarebbe stato eretto sulle rovine del tempio romano di Giove Feretrio. È tutto in pietra arenaria di un bel colore dorato ed è decorato da archetti pensili secondo l’uso lombardo, con sottili monofore e bifore a strombo; particolarmente notevole la parte absidale. L’interno, cui si accede da un portale all’inizio del fianco destro, è solenne e severo: le tre navate sono divise da pilastri a fascio e da due colonne romane di marmo caristio e rosso di Verona, reggenti capitelli di fabbrica asiatica (III secolo) e sostenute rispettivamente da un capitello imperiale rovesciato e da un’acquasantiera altomedievale; nel 4° pilastro destro è scolpita la data 1173, da riferirsi all’inizio della costruzione. Una larga scalinata cinquecentesca sale al presbiterio, molto sopraelevato e incurvato in tre absidi: la centrale custodisce nel catino un grande Crocifisso, forse dell’inizio del secolo XIII ma più volte malamente ritoccato; altre due colonne di marmo caristio reggono capitelli romani (iii sec.). Per due scalette (sotto quella di sinistra è collocato il coperchio del sarcofago di S. Leo) si scende nell’ampia e suggestiva cripta a tre navate, retta da pilastri e colonne con capitelli bizantini e barbarici. Dietro la parte absidale della chiesa una strada, lasciata a sin. l’isolata, romanica torre campanaria, porta in breve a uno spiazzo dal quale si ha una magnifica vista sulla valle del Marecchia e su San Marino.

  • San Leo San Leo (RN)

    Posto in magnifica posizione panoramica sulla valle del Marecchia, sopra un enorme masso calcareo in gran parte inaccessibile, San Leo m 589, ab. 2.884, è giustamente considerato uno dei luoghi più importanti e pittoreschi del Montefeltro, di cui costituisce in un certo senso il capoluogo; è notissima meta turistica, frequentata per i notevoli valori ambientali e monumentali, e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Il rilievo su cui sorgono l’abitato e la fortezza è l’antico Mons Feretri, o Feretrius, da cui il nome di Montefeltro; secondo una tradizione, un tempio dedicato a Giove Feretrio si trovava sul luogo dell’attuale Duomo (mentre, per alcuni studiosi, il nome Montefeltro sarebbe derivato dalle voci sabelliche Felleter, cioè Monte Pecoraro). Il nome del borgo viene invece da quello del santo dalmata, compagno e collega di Marino, che nel IV secolo, secondo un’altra tradizione, avrebbe evangelizzato la zona e ne sarebbe divenuto il primo vescovo; in realtà, l’istituzione della diocesi non sembra anteriore al secolo VI-VII. Fu zona di lunghi scontri tra Longobardi e Bizantini; Berengario II, marchese d’Ivrea, vi rimase asserragliato nel 962-963 per difendere la corona d’Italia contro l’imperatore Ottone I, da cui fu catturato il 26 dicembre 963. Sembra che nel XIII secolo San Leo sia divenuto residenza di Montefeltrano di Carpegna, capostipite della famiglia Montefeltro. Quest’ultima e i Malatesti se lo contesero lungamente per tutto il Trecento e il Quattrocento; solo nel 1631, con la devoluzione del ducato d’Urbino, ritornò sotto la diretta dipendenza dello Stato della Chiesa.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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