La valle del Nure

In collaborazione con Touring Club

Pur essendo una delle principali del Piacentino, quella del torrente Nure, per l’assenza di chiari sbocchi oltreappenninici, è rimasta storicamente una vallata chiusa

Il corso d’acqua nasce sui versanti settentrionali dei monti Bue, Zovallo e Ragola, e trae alimento anche da alcuni laghetti d’alta quota presso i quali sono visibili tracce di glaciazioni würmiane; dopo 60 km di corso e con un bacino di 370 km2, sbocca nel Po presso Roncaglia.

Stretta attorno a un’economia montana, la valle del Nure fece per secoli delle miniere di Ferriere, del conseguente sfruttamento dei boschi per la produzione di carbone di legna e dell’allevamento transumante i cardini per la sussistenza dei propri abitanti. 

Piuttosto atipico nel Piacentino, il fenomeno delle comunità rurali trovò qui buone radici con la costituzione, tra Quattro e Cinquecento, di una Federazione di Valle che, con capoluogo a Bettola, si sostituì e spesso si contrappose ai Nicelli, potenti feudatari locali. 

A questi ma soprattutto agli Anguissola, che dalla val Trebbia giunsero pure a controllare lo sbocco in piano della val Nure, si assegna la nutrita serie di architetture castellane – gli Anguissola ne ebbero 11 – disposte secondo lo schema abituale degli sbarramenti incrociati a controllo della strada di fondovalle. ù

L’itinerario, da Piacenza a Ferriere, risale l’intera valle con impostazione lineare, pur non mancando le necessarie diversioni ai suoi margini.


  • Lunghezza
    55,7 km
  • Podenzano Podenzano (PC)

    A m 118, ab. 9135, è il rifacimento cinquecentesco di un castello ricordato nel 1152 come possesso di Alberto Malaspina, e nel 1466 degli Anguissola. A sud-est del capoluogo, nella frazione Altoè m 131, altro castello degli Anguissola, rimaneggiato nel 1890 per intervento dell’architetto novarese Angelo Colla con la parziale ricostruzione della torre merlata.

  • Grazzano Visconti Vigolzone (PC)

    A m 142, singolare quanto raro esempio di ambientazione neo-medievale di un vasto complesso agricolo aziendale, operato a partire dai primi anni del Novecento dal duca e imprenditore milanese Giuseppe Visconti di Modrone.

    Se in passato la critica ha ignorato Grazzano relegandolo a episodio di sottocultura architettonica, non così è stato per il pubblico che l’ha resa meta tra le più note e apprezzate del Piacentino.

    Attorno alle spoglie di un preesistente castello, Giuseppe Visconti di Modrone iniziò la costruzione di un ‘borgo medievale’, dove materializzò la propria inclinazione romantica verso un ideale ritorno al passato. In prima persona progettista e costruttore, il Visconti applicò, con estremo rigore filologico, il lessico del decorativismo medievalista.

    Nacque così – con qualche casualità, considerato l’astruso impianto urbanistico – una illusoria ma efficace scenografia architettonica in grado di calare il visitatore nel diletto di un fantastico viaggio nella storia, e dove gli abitanti, impersonando ruoli e indossando costumi dell’epoca, davano vita a compassate rievocazioni.

    Nell’iniziale spinta romantico-autocelebrativa, subito sconfinata nell’eccesso, e nel massiccio sfruttamento dello stereotipo turistico, forse già intuito dal Visconti, risiede il limite ma anche l’imperturbabile popolarità di Grazzano.

    Recenti contributi interpretativi stanno portando, tuttavia, a una più corretta rilettura di un fenomeno tra i più singolari della tendenza revivalistica dell’architettura italiana tra Otto e Novecento.

    Il borgo si sviluppa a ferro di cavallo intorno al castello trecentesco, che fu ampiamente trasformato in stile medievale secondo il gusto del nobile e colto Giuseppe Visconti. Dallo stesso proprietario fu disegnato e realizzato il parco del castello.

    Sono opera sua sia un grande affresco (1937) che decora la facciata del Palazzo podestarile (già sede dell’Istituzione Visconti di Modrone), sia il rilievo della lunetta (raffigurante l’Adorazione della Vergine da parte del duca) della chiesetta (1905-10) del borgo, dall’interno fastosamente neo-trecentesco.

  • Parco del Castello Vigolzone (PC)

    Parco del castello di Grazzano Visconti, disegnato e realizzato dal proprietario Giuseppe Visconti. Luogo eclettico dove convivono il giardino all’italiana col bosco, i vialetti sinuosi, le fontane e le statue.

  • Castello Vigolzone (PC)

    Castello trecentesco intorno a cui si sviluppa a ferro di cavallo il borgo di Grazzano Visconti. Già feudo degli Anguissola dal 1414 al 1870, fu ampiamente trasformato in stile medievale secondo il gusto del nobile e colto Giuseppe Visconti. Dallo stesso proprietario fu disegnato e realizzato il parco del castello.

  • Vigolzone Vigolzone (PC)

    A m 165, ab. 4.215, propone un castello appartenuto agli Anguissola (privato), anch’esso rielaborato secondo il gusto di fine ’800, come il vicino Grazzano Visconti.

  • Ponte dell'Olio Ponte dell'Olio (PC)

    A m 216, ab. 4.709, nome derivato dall’antico commercio di questo prodotto, proveniente dalla Liguria. Una possente fornace, con tre torri, che campeggia ancora oggi nel centro storico è la testimonianza della tradizionale produzione di laterizi.

    Lungo la centrale via Vittorio Veneto, l’oratorio di S. Rocco (secolo XV) conserva, nell’abside, una Madonna di Loreto che appare a quattro santi, tela del 1619 di un seguace del Malosso.

    La parrocchiale di S. Giacomo presenta all’interno, alla parete sinistra, un S. Giacomo in gloria di Giuseppe Peroni e un pregevole organo ottocentesco di Antonio Sangalli di Bergamo.

  • Riva Ponte dell'Olio (PC)

    A m 232, con il poderoso castello degli Anguissola, del 1277, restaurato nel 1885 e trasformato in villa. Nella chiesetta della Madonna della Neve, che precede di poco l’abitato, due sculture in legno attribuite al fiammingo Jan Hermansz Geernaert.

  • Bettola Bettola (PC)

    A m 329, ab. 2.684, centro di interessante impianto urbanistico, formato dal borgo San Bernardino sulla destra del Nure, ove si giunge, e dal borgo San Giovanni sulla sinistra.

    La storia del paese è scandita da una serie di lotte tra le fazioni dei Nicelli e dei Camia, a sedare le quali Paolo III fece innalzare nelle vicinanze (a 2 km in direzione di Bramaiano m 440, dov’è anche il bel fortilizio nicelliano, con loggiato, denominato la Caminata) la torre Farnese.

    I due borghi si ripartiscono i siti eminenti del paese: a San Bernardino la seicentesca Parrocchiale omonima (all’interno, fra gli stucchi, affreschi di G.B. Galluzzi, del 1716); a San Giovanni la piazza principale, adorna del monumento a Cristoforo Colombo (1892), che storici locali sostennero nato nella vicina frazione Pradello ove una torre identifica la presunta casa natale e la chiesa di S. Giovanni o santuario della Madonna della Quercia, costruita alla fine del XIX secolo in stile romanicheggiante.

  • Farini Farini (PC)

    A m 424, ab. 1.151, sulla sinistra del torrente Nure, capoluogo di un territorio ricco di prerogative ambientali, con abitati interessanti per le tipologie edilizie tradizionali.

  • Ferriere Ferriere (PC)

    A m 626, ab. 1.156, adagiato alla sinistra del Nure, centro di soggiorno ma in passato noto soprattutto per le sue miniere di rame e di ferro, sfruttate dai Romani e, in seguito, dalla locale famiglia dei Nicelli.

    Il vastissimo territorio comunale di Ferriere (oltre 44 km2) consente escursioni di notevole interesse, tra cui meritevole, in circa 2 ore a piedi, quella ai laghi Moo m 1.117 e Bino m 1.298, piccole conche lacustri stagionali, remoti residui glaciali con rara flora palustre.

    È possibile proseguire l’escursione salendo al Monte Nero m 1.752, che costituisce un’interessante oasi naturalistica.

  • Gambaro Ferriere (PC)

    Nell’alta val Nure, a m 858, con cinquecentesco castello Malaspina visitabile (in località Castellaro, resti di un castelliere).

  • Monte Nero Ferriere (PC)

    A m 1.752, emergenza posta sulla linea spartiacque tra il Monte Maggiorasca e il Monte Ràgola, che costituisce un’interessante oasi naturalistica, soprattutto per gli aspetti geomorfologici e vegetazionali.

    È formato da peridotiti, quasi tutte trasformate in serpentini; gli ecosistemi più caratteristici sono l’arbusteto a pino mugo (forse la sola stazione spontanea in Emilia-Romagna), il Lago Nero e la torbiera.

  • Passo del Tomarlo

    A m 1.482 alle pendici est del Monte Maggiorasca, con ruderi di una delle dogane fatte costruire da Maria Luigia, al confine tra Emilia e Liguria.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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