Reggio nell'Emilia: le piazze centrali

In collaborazione con Touring Club

L’itinerario collega il sistema delle principali piazze di Reggio Emilia, distribuite lungo un asse nord-sud trasversale alla Via Emilia

Ciascuna ha avuto una diversa origine e funzione, caratterizzandosi non solo per una particolare spazialità connessa alle peculiarità degli usi, ma altresì per una differenziazione delle tipologie architettoniche

Se la Via Emilia è l’asse urbanisticamente più rappresentativo della città, le piazze centrali sono i luoghi dove la vicenda storica e istituzionale di Reggio si è costruita e ha lasciato le sue tracce più considerevoli attraverso i palazzi pubblici, le chiese, i teatri, i musei. 

Per questa ragione l’itinerario, pur non impegnativo per lunghezza di percorso, può occupare il visitatore per un’intera giornata.

  • Lunghezza
    n.d.
  • Reggio nell´Emilia Reggio nell'Emilia (RE)

    Collocata in corrispondenza dello sbocco della piccola valle del torrente Cròstolo, tra i due più importanti bacini della Secchia e dell’Enza, Reggio nell’Emilia m 58, ab. 169.803, è compresa in quella serie di città mediopadane, da Rimini a Piacenza, disposte ai margini della linea pedecollinare che fa da tramite – oltre che da straordinaria quinta scenografica – tra il paesaggio appenninico e l’antistante pianura distesa verso il Po. La sua struttura urbana insiste sull’asse della Via Emilia, principale direttrice storica dell’organizzazione territoriale della regione, potenziata in epoca moderna dal fascio infrastrutturale costituito dalla ferrovia e dall’autostrada del Sole. A Reggio si collega altresì un articolato sistema viario radiocentrico, testimonianza del ruolo storico di accentramento polifunzionale della città sul contado, oggi integrato nel più complesso sistema metropolitano regionale.

  • Piazza della Vittoria Reggio nell'Emilia (RE)

    Spazio di respiro urbanistico, definito a mezzogiorno, in cerniera con la piazza Martiri, dalla vistosa mole dell’isolato S. Roc­co. Il complesso, adibito a negozi, uffici e abitazioni, venne realizzato negli anni della ricostruzione atterrando un preesistente impianto di matrice cinquecentesca. La realizzazione della stridente architettura, caratterizzata da uno sproporzionato porticato all’intorno, fu al centro di vivaci polemiche, tuttora non sopite, innescate dalla incongruità dello stile e dal rilevante guasto urbanistico. A ponente della piazza si trova il teatro Ariosto. A nord i Giardini pubblici, creati sul luogo della Cittadella (secolo XIV) abbattuta nel 1848. Nell'angolo sud-ovest l’elegante torre del palazzo Parmeggiani, che ospita la Galleria «Anna e Luigi Parmeggiani».

  • Civica Galleria «Anna e Luigi Parmeggiani» Reggio nell'Emilia (RE)

    Nell’angolo sud-ovest della piazza della Vittoria si slancia l’elegante torre del palazzo Parmeggiani, fatto costruire da Luigi Parmeggiani nel 1924-30 in composite forme francesi e spagnole, fra gotiche e rinascimentali, di palazzo, cattedrale e castello, per ospitarvi la Galleria «Anna e Luigi Parmeggiani», civica dal 1932. La Galleria riunisce le raccolte formate a Parigi nel 1860-90 circa dal pittore, collezionista e mercante asturiano Ignacio Leòn y Escosura nella sua casa-museo, e dal pittore collezionista Cesare Detti. Nel 1889 l’anarchico reggiano Luigi Parmeggiani, fuggito in Francia dopo due tentati omicidi, e legatosi ai due collezionisti, ne ereditò le raccolte e le attività commerciali, e, con il falso nome di Louis Marcy, iniziò a diffondere oggetti di produzione ottocentesca in stile medievale e rinascimentale, noti appunto come «produzioni Marcy», nelle maggiori collezioni pubbliche e private d’Europa e d’America. Nel 1924, rientrato a Reggio, vi trasportò le raccolte. La Galleria è raro esempio di un gusto collezionistico che trae dall’ambiguo accostamento di oggetti originali e falsi di qualità caratteri di notevole fascino. Il gruppo di oggetti Marcy è importante punto di confronto per il riconoscimento delle falsificazioni dell’Ottocento; inoltre, al di là dei falsi e di oggetti di incerta attribuzione, la Galleria contiene opere di alta qualità. Atrio: frammenti di scultura e di decorazione architettonica assai eterogenei, disposti nel tipico ordinamento delle collezioni lapidarie di materiali romani. Sala delle Armi: tutte le armi e armature, a eccezione di un gruppo di spadini dei secoli XVII-XIX, risalgono alla produzione Marcy, con magistrale impiego di numerose tecniche di metallurgia. Sala dei Gioielli: contiene parte delle oreficerie di produzione Marcy (altre nel salone centrale), condotte nelle forme di smalti di Limoges o di oreficerie liturgiche dei secoli XIII-XVI. Non si tratta di banali copie, ma di oggetti di grande livello inventivo e di alta qualità tecnica. Sala dei Costumi: nelle belle vetrine ottocentesche francesi in acciaio, accessori di abbigliamento (secoli XVI-XVII) e abiti maschili e femminili (secoli XVIII-XIX); gli abiti di foggia più antica sono di tardiva confezione, con uso di tessuti antichi. Salone centrale: i mobili in legno, in forme del XV-XVII secolo, sono produzioni dell’Ottocento, eseguite come prova di abilità, più che per intento di falsificazione, dallo stesso Escosura. Alterno il valore dei dipinti; sono opere importanti (da destra): Ga­ra di Apollo e Pan di Filippo Tarchiani; Mosè salvato dalle acque di Andrea Celesti; Sacra famiglia con S. Giovannino di artista fiorentino del secolo XVI; Il Salvatore benedicente, replica autografa del Greco; Ritratto del principe Baltasar Carlos di Sebastian de Herrera Barnuevo; trittico con Ma­ donna col Bambino, opera di un fiammingo (1520 circa). Le didascalie originarie recano altre attribuzioni, spesso fantasiose e amplificate, che rispecchiano i criteri e il gusto collezionistico dell’Escosura. Come i mobili, sono di totale invenzione ottocentesca i grandi pezzi in ferro battuto (parafuoco; cero pasquale; trono); le due grandi credenze in acciaio e il tavolo-bacheca tondo contengono ancora produzioni Marcy (smalti tipo Limoges, pugnali, coltellerie). Sale Detti ed Escosura: dipinti dei due collezionisti-pittori. Quelli dell’Escosura, raffigurando gli oggetti di sua collezione, ne chiariscono la funzione: arredo per la casa-museo del pittore, e miniera di forme per le ambientazioni e i travestimenti storici, soggetto dei suoi quadri. Sala fiamminga: La Lussuria, attribuita a Gerard Seghers; Paesaggio invernale, del Maestro degli Inverni (Gysbrecht Lytens). Sala spagnola: è la più ampia raccolta in Italia di dipinti spagnoli, spesso di alta qualità: Scene della vita di Maria, frammenti ricomposti di retablo (1410-20); S. Michele Arcangelo di Jacomart e di Joan Reixach (1440 circa); Madonna con S. Barbara e S. Caterina, da Valencia (1490 circa); Monache nel coro di pittore castigliano (1500 circa); Ritratto di Archimede di Jusepe Ribera; trittico con Visitazione, Annunciazione, Adorazione dei Magi di Pedro Diaz de Oviedo. Sala dei Velluti: paramenti e frammenti di tessuti di diversa tecnica (XVI-XVIII secolo). Il palazzo ospita la Biblioteca dei Musei (o Biblioteca dell’Arte) specializzata in archeologia e storia dell’arte; ha un patrimonio di circa 60.000 volumi e oltre 600 testate di periodici.

  • Archivio di Stato Reggio nell'Emilia (RE)

    Ha sede all'interno del palazzo Carmi, dall'imponente facciata neoclassica, articolata in tre corpi di fabbrica, innalzato nel 1849 su disegno di Pietro Marchelli, parzialmente demolito nel 1953. L’Archivio di Stato comprende documenti riguardanti la città e la provincia a partire dall’anno 884, e diversi archivi privati; il fondo più cospicuo è quello relativo al Comune; interessanti altresì quelli delle corporazioni religiose soppresse e delle opere pie.

  • Teatro Ariosto Reggio nell'Emilia (RE)

    Costruito nel 1740 su progetto di Antonio Cugini e ristrutturato nel 1878 su progetto di Achille Grimaldi dopo che un incendio (1851) lo aveva semidistrutto. Nel 1927 fu decorato nella cupola da Anselmo Govi con affreschi di gusto tardo-liberty.

  • Giardini pubblici-Parco del Popolo Reggio nell'Emilia (RE)

    Creati nel 1864 su progetto di Giuseppe Balzaretto, in una superficie di circa 7 ettari, sul luogo della Cittadella (secolo XIV) abbattuta nel 1848. L’impianto dei giardini è stato ampliato e abbellito nel 1928. A margine si erge il monumento ai Caduti di Alberto Bazzoni (1927), mentre lungo il lato occidentale, al di là del viale Antonio Allegri, si dilata il grande complesso con schema a U dell’ex Foro boario, preceduto dall’edificio della Cavallerizza, oggi sala teatrale. Il primo venne costruito tra il 1845 e il ’53 su progetto di Pietro Marchelli per volontà del duca Francesco IV, a uso di mercato del bestiame e dei bozzoli. Il piano terreno era inizialmente concepito aperto da un portico su colonne e ampie arcate, tamponate in seguito alla trasformazione per usi militari (caserma Zucchi). Attualmente è sede di istituti e dipartimenti dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Attraversati i giardini (fontana del 1885, dedicata all’abate Ferrari Bonini benefattore della città; statue dell’Ario­sto, del Boiardo e di Riccardo Secchi, busti di Correggio e di Antonio Fon­tanesi, quattro figure allegoriche delle Stagioni, provenienti dalla villa Ducale di Rivalta), si raggiunge presso il margine orientale il monumento dei Concordii, ricca tomba dell’età flavia (ultimi decenni del I secolo d.C.), rinvenuta nel 1929 insieme ad altre sepolture minori presso Boretto.

  • Monumento dei Concordii Reggio nell'Emilia (RE)

    Presso il margine orientale dei Giardini pubblici si trova il monumento dei Concordii, ricca tomba dell’età flavia (ultimi decenni del I secolo d.C.), rinvenuta nel 1929 insieme ad altre sepolture minori presso Boretto, nel territorio dell’antica Brixellum, e qui ricomposta l’anno successivo (fronte e parte dei fianchi). L’importante monumento è composto da un basso muretto laterizio su cui poggia una balaustra in marmo botticino, che cingeva l’area rettangolare destinata alle cremazioni e alle sepolture (vi si sono rinvenuti resti di quattro ustrine, roghi funerari, con monete di Tiberio e Claudio). La fronte presenta all’estremità due cippi, con rilievi raffiguranti Attis in atteggiamento dolente, sui quali posano due vasi marmorei baccellati; al centro domina la elaborata stele funeraria (alta m 3,38), con due busti maschili entro una conchiglia e due femminili entro un clipeo rotondo, personaggi, come ricorda l’iscrizione, appartenenti alla famiglia dei Concordii, ricchi liberti. Sulla base della stele sono rappresentate a rilievo scene di caccia e le quattro stagioni.

  • Teatro Valli Reggio nell'Emilia (RE)

    In piazza Martiri del 7 Luglio sorge, isolato e scenografico, il Teatro municipale «Romolo Valli», costruito da Cesare Costa nel 1852-57, inaugurato il 21 aprile 1857 con il Vittor Pisani di Achille Peri, e oggi intitolato all’attore reggiano Romolo Valli (1925-80). Tra i più belli e grandiosi d’Italia, ha facciata neoclassica con portico terreno spaziato da dodici colonne monolitiche in granito di ordine dorico. Il piano superiore è definito da paraste ioniche e sovrastato da un attico su cui sono impostate venti statue allegoriche. Lungo i fianchi prosegue il portico, sormontato anch’esso da statue. Nell’interno, magnifica sala a ferro di cavallo dalla decorazione in stucco dorato, con quattro ordini di palchi e una galleria. Il sipario, dipinto da Alfonso Chierici, rappresenta il Genio delle Arti che addita loro a esempio i più illustri uomini italiani del passato. Notevoli le sale del ridotto, tra cui la ricca sala degli specchi.

  • Palazzo dei Musei Reggio nell'Emilia (RE)

    Oggi l’ex convento dei Minori conventuali è il Palazzo dei Musei, sede principale dei Musei Civici, le cui collezioni, iniziate nel 1799 con l’acquisto da parte del municipio delle raccolte naturalistiche di Lazzaro Spallanzani, assunsero forma complessa e coerente per opera di Gaetano Chierici, che fondò nel 1862 il Gabinetto di Antichità patrie e nel 1870 il Museo di Storia patria, formando le collezioni di paletnologia (oggi Museo Chierici), il Portico dei Marmi, le collezioni etnografiche. Di recente inaugurazione è il nuovo allestimento al secondo piano firmato dall’architetto Italo Rota in cui il percorso allestitivo, che va dalla preistoria alla contemporaneità, apre varchi di lettura tra i contenuti esposti, che consentono comparazioni e collegamenti fra le diverse epoche e culture. Vestibolo: mosaici romani e medievali. Atrio dei Mosaici: pavimenti musivi romani (I secolo d.C.), e mosaici pavimentali romanici figurati del vecchio Duomo, di S. Prospero, di S. Tomaso, di S. Giacomo Maggiore (fine XII-metà XIII secolo). Museo Spallanzani di Storia naturale. Da un piccolo vestibolo in cui sono esposti il busto dello Spallanzani, suoi cimeli e gli erbari, si accede al Museo Spallanzani di Storia naturale, che contiene le raccolte scientifiche di Lazzaro Spallanzani. In 22 armadi, l’importantissima raccolta zoologica, mineralogica e paleontologica ordinata secondo lo stato della scienza sul finire del ’700; sono 2103 specie, di cui molte rappresentate da più esemplari. Museo Chierici di Paletnologia. Tornati nell’atrio, si entra nel Museo Chierici di Paletnologia, istituito nel 1862 da Gaetano Chierici, esponente di assoluto rilievo della cultura italiana dell’Ottocento, tra i fondatori della scuola paletnologica italiana, tra i primi ad applicare metodologie scientifiche all’archeologia. L’ordinamento della collezione fu modello per vari musei di preistoria e protostoria del tardo ’800. Il Museo rimane oggi un documento di cultura museologica, pressoché l’unica testimonianza sopravvissuta della scienza paletnologica al momento del suo formarsi. Negli armadi della spina centrale (sp. 1-52), nucleo della collezione, si sviluppa la documentazione relativa alla provincia di Reggio Emilia; le altre sezioni espositive raccolgono, a mo’ di confronto, i materiali extra-provinciali (sp. 53-73) ed extra-nazionali (sp. 74 e 103-108), disposte a corona attorno al nucleo centrale. La sezione reggiana è ordinata entro un sistema di periodizzazioni storiche: alle culture del Paleolitico (sp. 1), del Neolitico (sp. 2-15) e della prima età dei metalli, con l’imponente documentazione relativa alle terremare (sp. 16-26), succedono le culture storiche del primo millennio a.C., con l’ampia presentazione dell’abitato etrusco di Servirola presso San Polo d’Enza (sp. 27-42), di età romana (sp. 43-50) e di età altomedievale (sp. 51-52). All’interno di questa sistematica i materiali sono ordinati per complessi archeologicamente omogenei, con attenzione rivolta alle associazioni ricorrenti in ambiti geografici determinati, quali i bacini dei fiumi, e alla definizione di sequenze stratigrafiche. Gli oggetti pertinenti alle diverse unità archeologiche si articolano per materiali (pietra, terracotta, osso, metalli) e per tecnologie. Completa l’esposizione una successione di sepolcri da Remedello Sotto, con defunti in posizione rannicchiata su di un fianco, strappati nella loro interezza con il letto di terra su cui riposano (età del Rame). A fronte dei materiali pre-protostorici sono esposte raccolte etnografiche fra cui notevoli quelle di tribù indiane delle praterie nord-americane. Si prosegue nel Portico dei Marmi: marmi romani, romanici, del Rinascimento e moderni fino al ’700, quasi tutti di provenienza locale. Sono da segnalare: la completa raccolta epigrafica di Regium Lepidi e dei centri minori del territorio reggiano, di età tardo-repubblicana e imperiale, specie di natura sepolcrale; un ricco portale del palazzo Fontanelli, di Bartolomeo Spani; una leggiadra statua di donna che regge un catino, dovuta a Prospero Sogari, detta popolarmente «la serva del Clemente»; una vasca battesimale romanica, dalla chiesa matildica di San Polo d’Enza (pieve di Campiliola). Nel cortile, altre antichità romane scoperte nella necropoli di San Maurizio (1925 e 1935), fra cui importante la ricostruzione parziale di un monumento funerario rotondo del secolo I d.C., e di un altro monumento analogo da Rubiera. Museo di Reggio romana. In fondo, attraverso un portone attribuito a Bartolomeo Spani (XVI secolo) si accede al Museo di Reggio romana (1996-97). Reperti architettonici, fra cui un soffitto marmoreo a lacunari; produzione di anfore, ceramiche da tavola e da cucina; due grandi pavimenti musivi alle pareti e altro al centro, con ricostruzione del sistema di riscaldamento a suspensurae; statuaria, epigrafia civile e religiosa, finiture architettoniche, ritrattistica (notevoli ritratti maschili da Brixellum). Usciti, a destra è la Sezione di Zoologia detta sala Antonio Vallisneri: nelle vetrine perimetrali, raccolta zoologica sistematica; in quelle centrali, recente collezione di fauna locale. Sull’alto delle pareti e fra le vetrine grossa fauna africana dalla raccolta dell’esploratore Raimondo Franchetti. Di fianco, la sezione di Anatomia e Botanica: Sala Assalini, con preparati di osteologia e di anatomia comparata, di embriologia e di teratologia; Saletta Re, con diverse preziose raccolte erbariologiche, fra cui quelle di Filippo Re e di Giacomo Zanoni; Sala Secchi con documentazione geo-mineralogica e paleontologica del territorio reggiano. In fondo a sinistra si apre la Sezione Mondi composta dalle raccolte etnografiche che testimoniano l’attività di viaggiatori e di esploratori reggiani nel XIX e XX secolo. Piano superiore. Si giunge allo scalone che conduce al piano superiore di recente riallestito su progetto di Italo Rota. Nel nuovo allestimento il visitatore è invitato a immergersi in un grande Archivio dei beni comuni: un approccio che organizza i materiali attraverso pluralità di livelli narrativi, connessioni spazio-temporali, incontro tra i mondi e le discipline. L’allestimento è suddiviso in varie sezioni. Archeo-logos. I nuovi spazi dedicati al mondo antico narrano la storia delle genti del territorio reggiano, individuandone l’origine e le dinamiche in rapporto al paesaggio, al clima e all’ambiente, dalla preistoria al periodo alto-medievale. La narrazione della preistoria nel Reggiano si ricollega in modo significativo alle collezioni storiche, tramite la figura del paletnologo don Gaetano Chierici. Diversi i focus. Per la preistoria, la necropoli neolitica di Chiozza di Scandiano, le parures provenienti da sepolture femminili di epoche differenti, i grandi villaggi dell’età del Bronzo, le Terramare. Segue l’età del Ferro con alcune notevoli attestazioni della civiltà etrusca, come i due cippi funerari iscritti da Rubiera, per terminare con una composizione che ricorda un emporium dell’antichità. L’opera La monta solare di Fausto Melotti chiude idealmente questa fase con i suoi riferimenti ai miti originari della cultura occidentale. La fase della romanizzazione è introdotta dalla riproduzione del praetorium, la tenda da campo romana, e attraverso vetrine tematiche giunge all’alto medioevo con la significativa testimonianza del tesoro romano-barbarico di Reggio Emilia. Il percorso romano è accompagnato da una selezione di opere di «Esplorazioni sulla via Emilia», progetto fotografico del 1986 che vedeva coinvolti, tra gli altri, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice. Io sono Museo. Un grande diorama di venti metri compone una sorta di glossario delle collezioni e dei temi del museo, arricchito anche da prestiti di giacimenti culturali del territorio. Le fotografie tratte dalla serie Ersatz Lights di Olivo Barbieri suggeriscono il contesto planetario con cui, idealmente, dialogano opere d’arte, tassidermie, oggetti di arte industriale e di altre culture, mettendo in risonanza la dimensione locale con quella internazionale. Noi e gli Este. La storia di Reggio Emilia si intreccia profondamente con la storia della famiglia degli Este. Prendono così corpo nelle sale i personaggi e le vicende che hanno caratterizzato i secoli del dominio estense: tra ’400 e ’500 Ludovico Ariosto, legato anche alla villa di famiglia detta il Mauriziano, e le scoperte e i contatti che allargheranno il mondo verso le Americhe e i complessi rapporti con l’Africa e l’Oriente; il ’600 viene messo in risalto attraverso le principali committenze artistiche, come il bozzetto della Deposizione di Palma il Giovane. Dal patrimonio della basilica della Ghiara proviene una preziosa tendina da calice rappresentante l’Albero di Jesse; il ’700, caratterizzato anche dallo sviluppo del teatro e delle scienze, accompagna Reggio, attraverso il fondamentale episodio del primo Tricolore, verso l’Unità d’Italia; la sala dell’Ottocento consente di seguire i grandi temi dell’arte di quel secolo: il ruolo dell’artista, la cultura accademica, le esposizioni ottocentesche, i rapporti con l’Oriente evidenziati dalle opere di Antonio Fontanesi La solitudine, Ingresso di un tempio a Tokyo e dal Pannello Nanban; nella Sala People, dagherrotipi risorgimentali e opere pittoriche che segnano il passaggio verso il ’900 dialogano con i reggiani ritratti nel progetto fotografico Æmilia, introducendo alla sezione dedicata alla fotografia. Photo Affection. Il percorso si conclude con una riflessione sulla fotografia, considerando il ruolo che riveste nella storia della città e che si rispecchia nella ricca e importante Fototeca della Biblioteca Panizzi e nel festival Foto­grafia Europea. Spazi permanenti sono stati destinati all’opera di Luigi Ghirri e alla valorizzazione della Collezione di Fotografia Europea; spazi di ‘incontro’ fra gli oggetti e la fotografia si snodano invece lungo tutto il percorso espositivo. Per ragioni di conservazione, le sezioni fotografiche saranno riallestite periodicamente. Al terzo piano si trova il Temporary Museum, dedicato alle mostre temporanee e caratterizzato da una spiccata vocazione laboratoriale di iniziative partecipate e allestimenti sperimentali.

  • Piazza Martiri del 7 Luglio Reggio nell'Emilia (RE)

    Intitolata ai cinque Reggiani uccisi nel 1960 durante una manifestazione antifascista di piazza. Vi sorge, isolato e scenografico, il Teatro municipale «Romolo Valli». Sulla destra della piazza sorgono l’isolato palazzo della Banca d’Italia (1924), la chiesa di S. Francesco, trecentesca, rifatta nel 1725 su progetto di Giovan Maria Ferraroni e, fronteggiato dal mo­numento ai Caduti della Resistenza (Romeo Brioschi, 1958), l’ex convento dei Minori conventuali, ricostruito nel XV secolo e nuovamente nel Settecento da Ferraroni. Dopo la soppressione dell’ordine francescano nel 1798 e le trasformazioni ottocentesche fu adibito a diversi usi. Oggi l’ex convento dei Minori conventuali è il Palazzo dei Musei, sede principale dei Musei Civici.

  • Piazza del Monte Reggio nell'Emilia (RE)

    Baricentro topografico e cuore della vita cittadina è la piazza Cesare Battisti, detta anche comunemente del Monte, per la presenza un tempo della sede di questa istituzione, ora Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, che vi affaccia un prospetto ottocentesco. Pur essendo fortemente caratterizzata nelle sue architetture e animata dall’assidua frequentazione quotidiana, più che una vera e propria piazza è uno slargo, in cui il sistema degli spazi urbani centrali si raccorda ai due tronchi della via Emilia.

  • Palazzo del Monte di Pietà Reggio nell'Emilia (RE)

    Sede originaria del Comune (secolo XII) che vi rimase fino al 1494, avendolo progressivamente ceduto al Monte di Pietà. Nel 1216 venne eretta la torre alta m 47, rinnovata nella parte superiore; un tempo recava affreschi di Lelio Orsi. Ristrutturazioni vennero operate nel 1775 (Barlaam Vergnani) e nel 1825 (Domenico Marchelli); la facciata sulla piazza Grande fu rifatta nel 1915 da Remo Guardasoni su disegno di Guglielmo Boni, quella sulla piazza Battisti nel 1826 da Domenico Marchelli. Attualmente è sede e proprietà della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia.

  • Battistero di S. Giovanni Battista Reggio nell'Emilia (RE)

    Nel prospetto del palazzo Vescovile si individua la facciata quattrocentesca del Battistero (S. Giovanni Battista), con portale di ignoto scultore reggiano della fine del XV secolo. Sulla colonna di sinistra sono incise le antiche unità di misura lineari della città. Nell’interno è una grande vasca battesimale ottagona in breccia rossa e marmo bianco, con rilievi di santi (1494); dietro l’altare maggiore, Battesimo di Gesù, affresco di Francesco Caprioli (1499).

  • Museo diocesano di Arte sacra Reggio nell'Emilia (RE)

    È allestito nel Palazzo ve­scovile, ricostruito nel Seicento su disegno di Bartolomeo Avanzini per il cardinale Rinaldo d’Este. Il portale dà accesso al cortile, con portico su colonne in breccia rossa di Verona (1510). Il percorso espositivo si sviluppa attraverso un itinerario storico teso a presentare le strutture ecclesiastiche che hanno caratterizzato il territorio diocesano a partire dall’alto Medioevo: la Cattedrale, le pievi e i monasteri. Sono esposti oggetti databili dal I secolo al XVI, secondo diverse tipologie di materiali: vetri, metalli, tessuti, sculture, dipinti (affreschi, tavole, tele), ceramiche, documenti antichi. Nella sezione dedicata alla Cattedrale, si segnalano in particolare: la lastra antelamica della Majestas Domini con ampie tracce dell’originaria policromia, e l’affresco con Cristo in mandorla e angeli (XIII secolo). Inoltre la tavola di Bernardino Orsi (1501) per la cappella Canossa; una preziosa casula già indossata da S. Carlo Borromeo, una Pace liturgica attribuita a Giovan Battista Cambi detto Bombarda. Il tesoro della Cattedrale è ricco di opere di alto pregio, tra cui: *busti d’argento dei Ss. Grisante e Daria, con fini rilievi di B. Spani; croce capitolare di B. Spani; Crocifisso d’argento su ebano di P. Sogari; ricchissime pianete dei secoli XVI-XVII. Nella sezione dedicata alle pievi reggiane è di particolare interesse la serie di capitelli (secolo XII) dalla pieve di S. Vitale di Carpineti. Al 2°piano sono la sala delle Conferenze e alcune sale in cui sono ospitate pale d’altare di pittori operanti in ambito reggiano tra XVII e XIX secolo (Palma il Giovane, Paolo Piazza, Andrea Celesti, Orazio Talami, Carlo Bonone, Aureliano Milani, Prospero Minghetti) insieme ad arredi lignei, tra cui un’ancona intagliata da Francesco Domenico Ceccati. Una sala è dedicata permanentemente all’artista reggiano Marco Gerra (1925–2000).

  • Duomo Reggio nell'Emilia (RE)

    Fondato nel IX secolo, rifatto tra il 1285 circa e il 1333 e ristrutturato nel secolo XV. Rifacimenti e ampliamenti seguirono a più riprese nei secoli successivi: nel 1505 venne rifatto il coro e sostituita l’abside medievale con l’attuale crociera a tre absidi; nel 1555 Prospero Sogari pose mano al rivestimento marmoreo del fronte da sovrapporre all’antico paramento romanico, rimasto interrotto alla sola parte inferiore per la morte del suo ideatore (1584); l’interno venne radicalmente riformato nel 1599 da Cosimo Pugliani (rivestimento dei pilastri, apertura dei finestroni); nel 1623 fu aggiunta la cupola da parte del canonico Paolo Messori, mentre nel corso del Settecento si provvide alla realizzazione della sagrestia e del santuario ad opera di G.B. Cattani detto Cavallari (1745), alla costruzione delle due cappelle che fiancheggiano il presbiterio (1752-62) e alla sostituzione delle volte a crociera con volte a botte (1780; G. Vergnani). La fronte ha tre portali. Sopra il timpano del mediano sono le *statue di Adamo ed Eva di ispirazione michelangiolesca, dovute al Sogari (1557); dello stesso sono quelle dei Ss. Grisante e Daria (1572), in due delle quattro nicchie, mentre i Ss. Gioconda e Vene­ rio sono forse dei suoi allievi Prospero e Francesco Pacchioni (1580), su disegno del maestro. Al disopra appare la nuda facciata originale del tradizionale tipo a capanna, animata da due occhi e da una cornice di archetti pensili interrotta da un finestrone. Nel mezzo, sopra il coronamento, sorge una torre in laterizi, abbassata dopo il terremoto del 1832; è di forma ottagonale e reca al centro, entro nicchia, una grande Madonna col Bambino tra gli offerenti Giroldo Fiordibelli e Antonia Boiardi (finanziatori della ristrutturazione del tempio dal 1448), bel gruppo in rame sbalzato e dorato opera di Bartolomeo Spani (1522-23). L’architettura interna è alta e spaziosa, con pianta a croce latina, a tre navate divise da pilastri, presbiterio rialzato sulla cripta e tre absidi semi-circolari. Nel mezzo della crociera si alza la grande cupola, mentre altre due minori insistono sulle due cappelle che fiancheggiano il presbiterio. Il pulpito addossato a un pilastro di sinistra, rifatto nel 1790, reca quattro rilievi di Bartolomeo Spani. Navata destra: presso il portale, monumento al conte Orazio Malaguzzi (m. 1583) di allievi di Prospero Sogari, costituito da uno specchio col busto del defunto, tra statue della Fede e della Carità. 2a cappella: all’altare, Deposizione di Palma il Giovane. 3a cappella: a destra, sepolcro del conte Gui­do Manfredi di B. Spani (1514); a sinistra, *monumento sepolcrale di Valerio Malaguzzi, zio materno dell’Ariosto, opera di B. Spani (1510-15); sui pilastri, entro nicchie, eleganti figure ad altorilievo; sul sarcofago, il defunto in atto di sollevarsi. 4a cappella: all’altare, Visitazione del Cavalier d’Arpino; alla parete destra, Assunzione di Domenico Cresti; alla sinistra, Natività di Maria di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio. Segue, presso il portale laterale, il monumento a Girolamo Fossa di Prospero Sogari. Per alcuni gradini di fronte al monumento si scende nella cripta, che si svolge sotto il transetto e il capocroce, coperta da volte a crociera sostenute da 42 colonne, con capitelli per lo più quattrocenteschi. Nella parte anteriore, alcuni gradini scendono in una cella, ove a m 2.30 sotto il piano della cripta è visibile un pavimento romano policromo, con una elaborata e insolita decorazione a mosaico e inserzioni di crustae di marmo (tra la fine del I secolo e gli inizi del II). Si ritorna nella chiesa e si sale la gradinata che limita il presbiterio e i transetti. Transetto destro: nella parete destra del transetto, * La cacciata di Eliodoro, grande tela di Orazio Talami; nei pilastri di fronte, entro nicchie, statue di S. Caterina, di Prospero Sogari, e di S. Massimo, di allievi dello stesso. Si passa nella cappella a destra del presbiterio: alla parete destra, *mausoleo del vescovo Ugo Rangone, opera grandiosa di P. Sogari (1556), con la statua del defunto benedicente e ai lati due putti sorreggenti i simboli della dignità episcopale e principesca; all’altare, Madonna del Pilastro, affresco staccato attribuito a Francesco Caprioli. Dalla cappella una scala a destra conduce alla sagrestia e al santuario, costruito da G.B. Cattani (1745). Sempre dalla cappella a destra del presbiterio una porta sulla sinistra comunica con il coro. Sul fondo dell’abside, Assunzione della Vergine di Federico Zuccari; sotto gira un bellissimo coro ligneo quattrocentesco (notare il leggio), intagliato da scolari di Giovanni da Baiso, con stalli dal coronamento a conchiglie e cuspidi ogivali, tranne le sedie centrali che sono primo-cinquecentesche. La cupola maggiore ha decorazioni di Francesco Fontanesi (1779) e, nei pennacchi, gli Evangelisti a rilievo, opera di Antonio Traeri. Nella cappella a sinistra del presbiterio (del Sacramento): a destra, sepolcro del vescovo Ficcarelli (m. 1825) di Pietro Fontana; a sinistra, mausoleo del vescovo Bonfrancesco Ar­lotti (m. 1508) di B. Spani; all’altare, *ciborio in broccatello rosso, su disegno di Lelio Orsi, iniziato da P. Sogari (1577); la statua in bronzo del Redentore sul pinnacolo è squisita fattura del Sogari e compiuto dopo la sua morte dagli allievi (1586). Agli angoli, quattro statue in stucco, originariamente raffiguranti Noè, Mosè, Abramo e S. Giovanni Battista, di Paolo Emilio Besenzi, trasformate nel 1770 in Evangelisti da fra’ Stefano da Carpi. Transetto sinistro: alla parete sinistra, Cacciata dei profanatori dal Tempio, tela di Orazio Talami; le statue dei Ss. Sebastiano e Prospero sono della scuola di Prospero Sogari. Nella navata sinistra, nella 5a cappella: S. Sebastiano, vigorosa tela di Carlo Bononi. Nella 4a cappella: all’altare, *Assunzione e Ss. Pietro e Gi­rolamo del Guercino. Nella 2a cappella: Madonna col Bambino in trono e santi di Luigi Anguissola. Nella 1a cappella: all’altare, Madonna della Salute, bassorilievo del secolo XIII; alla parete destra, monumento a Prospero Sogari di Francesco Pacchioni, suo allievo (1588). Presso il portale, il singolare monumento a Cherubino Sforzani, orologiaio di Carlo V, opera di Prospero Sogari.

  • Broletto Reggio nell'Emilia (RE)

    Al di là del voltone che collega il Palazzo dei Canonici al Duomo è il cosiddetto Broletto, animatissima strada aperta nel secolo XV dai Canonici su un’area occupata da orti su cui affacciano le belle logge interne del palazzo e si apre il portale laterale del Duomo, del XVI secolo, che riutilizza due leoni stilofori di scuola antelamica.

  • Piazza C. Prampolini Reggio nell'Emilia (RE)

    Comunemente detta piazza Grande, principale spazio rappresentativo della città, in cui si concentrano le più importanti funzioni civili e religiose. È una struttura chiusa, rivolta verso il largo plateatico rettangolare in cui convergono numerose strade. Il lato breve settentrionale è occupato dall’isolato palazzo del Monte, sede originaria del Comune. Di fronte è la statua del fiume Crostolo, tolta dal giardino della Villa ducale di Rivalta nel 1802 e posta sul basamento di un antico pozzo. Nel lato di levante della piazza, oltre l’alto porticato novecentesco dell’albergo Posta, si stende il Palazzo ve­scovile, in cui è allestito il Museo Diocesano. Nel prospetto del palazzo Vescovile si individua la facciata quattrocentesca del Battistero. Sullo stesso lato della piazza, completa il complesso episcopale il Duomo, al cui fianco destro è addossato il pa­lazzo dei Canonici. Sul lato sud il palazzo del Comune, con a fianco la torre del Comune (detta popolarmente del Bordello). Definiscono il contorno occidentale della piazza il palazzo del Podestà, antica casa Malaguzzi ove si vuole fosse nato Ludovico Ariosto (1474), la casa delle Notarie (collegata al precedente da un cavalcavia), sotto il cui ampio portico si rogavano gli atti del collegio di Notai (trasformato nel secolo XVIII da Pietro Armani e successivamente da Lodovico Bolognini, è stato in anni più recenti oggetto di un intervento di restauro da parte di Marco Zanuso) e, verso l’imbocco della via Carducci, il palazzo della Farmacia Centrale, realizzato da Giuseppe Valli nel 1927.

  • Palazzo dei Canonici Reggio nell'Emilia (RE)

    Al fianco destro del Duomo è addossato il pa­lazzo dei Canonici, eretto a partire dal 1445 a opera di Antonio Casotti; la facciata fu rifatta nel 1786 su disegno di Francesco Fontanesi e rinnovata nel 1917 da Riccardo Secchi.

  • Palazzo del Comune Reggio nell'Emilia (RE)

    Realizzato tra il 1414 e il 1494. La facciata del corpo centrale, aperta inferiormente da un portico su tre arcate a pilastri binati, fu ricostruita nel 1774 su disegno di Lodovico Bolognini. Sulla sinistra fiancheggia il palazzo la torre del Comune (detta popolarmente del Bordello), costruita verso la fine del Quattrocento da Antonio Casotti; il coronamento a falsi merli e la copertura sono più tardi. All’interno, dopo il primo rampante dello scalone settecentesco è possibile accedere alla sala del Tricolore, magnifico ambiente (inizialmente destinato ad archivio del Comune), progettato dal Bolognini, con tre ordini di gallerie raccordate da un colonnato ionico; qui il Congresso delle città dell’Emilia istituì la Repubblica Cispadana (27 dicembre 1796-9 gennaio 1797) proclamandone vessillo il tricolore (7 gennaio 1797), che divenne poi la bandiera nazionale. Alle spalle della sala si trova, in parte inserito nella torre del Bordello, il Museo del Tricolore, che documenta con criteri storiografici innovativi il contesto storico e politico del tempo.

  • Museo del Tricolore Reggio nell'Emilia (RE)

    Si trova all'interno del Palazzo comunale, alle spalle della sala del Tricolore, in parte inserito nella torre del Bordello. Il museo documenta con criteri storiografici innovativi il contesto storico e politico del tempo; in due sale sono esposti documenti e cimeli che vanno dall’insurrezione di Reggio del 1796 ai moti del 1831.

  • Palazzo Pratonieri Reggio nell'Emilia (RE)

    Ex palazzo della Cassa di Risparmio, eretto nel ’500, ristrutturato all’esterno nel 1882 da Pio Casoli e ricostruito all’interno nel 1910-16 sotto la direzione di Edoardo Collamarini. Uno scalone di linee neorinascimentali, disegnato da Cirillo Manicardi, sale al piano superiore, ove si può visitare il Salone del pubblico, grande aula costruita dal Collamarini, fastosamente ornata di stucchi e bronzi. I capitelli e i fregi dei pilastri raffigurano le principali fantasie del poema ariostesco; nelle formelle delle basi, composizioni allusive al lavoro umano creatore della civiltà. In alto corrono pannelli decorativi del Manicardi, raffiguranti i lavori agricoli. Vi si conservano diverse tele di Gaetano Chierici e Ottorino Davoli, e un S. Gio­vanni Battista di Luca Ferrari.

  • Piazza S. Prospero Reggio nell'Emilia (RE)

    Anticamente detta delle Erbe o piazza ‘piccola’, collegata dalla via Broletto alla piazza Grande, definisce uno spazio raccolto e fortemente caratterizzato, ove fin dal XVI secolo si esercitava il mercato della frutta e verdura. A sinistra il Santuario del Duomo, opera di Giovan Battista Cattani (1745) con facciata su portici, che sostituiscono quelli rinascimentali, di cui rimane un archetto sulla destra e che raccordavano il Broletto con le retrostanti Absidi della Cattedrale, elegante architettura rinascimentale scandita da lesene e ornamenti in cotto, costruite sotto il vescovo Bonfrancesco Arlotti (1508). Inquadrata da due quinte di palazzi neoclassici porticati, sul fondo si leva la basilica concattedrale di S. Prospero.

  • S. Prospero Reggio nell'Emilia (RE)

    Inquadrata da due quinte di palazzi neoclassici porticati, si leva la basilica concattedrale di S. Prospero, fondata nel 997, ricostruita nel 1514-23 dai maestri Luca Corti e Matteo Fiorentini. La facciata a due ordini dai forti risalti plastici venne eseguita tra il 1748 e il ’53 su disegno di G.B. Cattani, e accoglie undici statue rappresentanti i santi protet­tori della città e i dottori della Chiesa, opera dello scultore Angelo Finali detto Andrea. Davanti, ai limiti del sagrato, sono collocati sei leoni in marmo rosso veronese; a destra si innalza il grandioso campanile ottagonale incompiuto, a tre ordini, eretto da Leonardo, Alberto e Roberto Pacchioni (1536-51), su disegno di Cristoforo Ricci riveduto da Giulio Romano. L’interno, semplice e severo, è a croce latina, a tre navate divise da ampie arcate su colonne. Nella navata mediana, addossato a una colonna, è un bel pulpito ligneo, con figure di santi lavorate a tarsia da Paolo e Prospero Sampolo (1571 circa). Nella navata destra, al 3° altare, Battesimo di Gesù, tela di Michelangelo Anselmi; al 4°, Elemosina di S. Omobono di Nicolò Patarazzi; al 5°, La Notte (Natività di Gesù), copia di Jean Boulanger dal celebre quadro di Correggio, ora alla Gemäldegalerie di Dresda (la cornice è quella originale, disegnata da Correggio stesso). Al 6° altare, Sacra famiglia, S. Antonio da Padova e altri santi di Alessandro Tiarini. Nel transetto destro, alla parete destra, sepolcro di Lo­dovico Parisetti di Prospero Sogari (1555); sull’altare, Madonna col Bambi­no, bel gruppo marmoreo d’ispirazione michelangiolesca, dello stesso. Nella 1a cappella a destra del presbiterio, alla parete, tre statue di sante attribuite a Nicola Sampolo. Nella 2a, S. Giovanni Battista e i Ss. Bernardo e Caterina (1651-52), tela di Paolo Emilio Besenzi. Il presbiterio è in gran parte rivestito di *affreschi di Camillo Procaccini; procedendo dall’altare maggiore (che racchiude il corpo di S. Prospero, vescovo di Reggio nel secolo V e patrono della città) verso il fondo, si susseguono, sulla volta, i Ss. Prospero e Venerio fra cori di angeli (in 4 scomparti triangolari; 1597-98); quindi il Padre Eterno, in ovale, fra la Creazione di Eva (a sinistra) e una scena dell’Apocalisse (1585-87). A fianco delle finestre, in alto, Pruden­za, Carità, Umiltà, Temperanza. Nel catino dell’abside, Giudizio finale e, sotto, Deposizione, vaste e vigorose composizioni ispirate all’arte di Michelangelo, pure queste databili al biennio 1585-87. Gli affreschi sulle pareti laterali, Risurrezione del figlio della vedova di Naim a sinistra e Caduta di Iezabele (1589) a destra, sono di Bernardino Campi. Tutt’intorno gira un magnifico *coro ligneo del 1545-46, a due ordini di stalli intagliati, con tarsie nei dorsali dell’ordine superiore, opera di Cristoforo e Giuseppe De Venetiis, che riutilizzarono, negli stalli più bassi, le tarsie del vecchio coro (1457-61) di Cristoforo e Lorenzo da Lendinara. Nella cupola San Prospero in gloria di Angeli, pittura a tempera di Giulio Ferrari e aiuti (1885), autori anche delle decorazioni dei pilastri. Nel transetto sinistro, sopra la vasca battesimale, Cristo che porta la croce, bella statua di Prospero Sogari; alla parete, sepolcro di Ruffino Gabbioneta, governatore di Reggio per Leone X, opera di fine fattura di Bartolomeo Spani. Nella navata sinistra, al 6° altare, S. Paolo, bella tavola di Bernardino Zacchetti (nella predella, la Caduta del santo); al 5°, Madonna col Bambino e S. Apollonia, già riferita a Denijs Calvaert; al 3°, Cattedra di S. Pietro di Orazio Talami; al 2°, Madonna e santi di Francesco Stringa e, sulla volta della cappella, storie dei Ss. Crispino e Crispiniano di Pietro Desani. La basilica possiede un ricchissimo tesoro, conservato in un piccolo santuario decorato a fresco (1701) da Marcantonio Franceschini con la collaborazione di Luigi Quaini. Tra gli oggetti che vi sono custoditi, sono notevoli il busto in argento di S. Prospero, opera di Nicola Sampolo (1623), e una croce astile, di Gianandrea Spani (1540). In sagrestia numerose tele, tra cui una Assunzione della Vergine di Tomaso Laureti e Ludovico Carracci e la Madonna di S. Matteo, copia di Jean Boulanger dall’originale di Annibale Carracci, oggi a Dresda, che sono state posizionate nel transetto dopo i lavori di restauro.

  • Palazzo dell’Arte dei Mercanti del Panno Reggio nell'Emilia (RE)

    Iniziato alla fine del XV secolo, terminato nel 1541 e sede di quella corporazione fino a tutto il XVIII secolo; singolare, nell’alto portico su colonne in cotto, il pilastro cantonale in arenaria, con capitello ornato da una voluta e da una testina di montone.

  • Ss. Carlo e Agata Reggio nell'Emilia (RE)

    Ex chiesa, rifacimento seicentesco di una struttura del IX secolo a opera di Girolamo Beltrami su disegno di Bartolomeo Avanzini (1662-74), utilizzata per eventi e mostre.

  • Palazzo Masdoni Reggio nell'Emilia (RE)

    Palazzo Masdoni o Rocca­-Saporiti, eretto nel secolo XVIII, inglobando preesistenti strutture quattrocentesche, da Giovan Maria Ferraroni. Nell’interno, notevoli lo scalone, la sala-teatro, la sala da ballo e vari ambienti decorati di stucchi di Antonio Schiassi e dipinti.

  • Piazza A. Fontanesi Reggio nell'Emilia (RE)

    Piazza alberata dedicata al pittore paesista reggiano Antonio Fontanesi. La piazza, un tempo occupata dalla chiesa e dal convento di S. Maria Maddalena (secolo XII), demoliti nel 1788, è definita nei lati di settentrione e levante da case con portici quattrocenteschi. Al N. 8 era la casa del pittore reggiano Gaetano Chierici.

  • S. Teresa Reggio nell'Emilia (RE)

    Chiesa settecentesca con, all’interno, nella 1a cappella destra, S. Barbara di Carlo Bononi, 1621; nella 2a, Annunciazione di Alfonso Chierici; nel presbiterio, Salvatore, Vergine e santi di Francesco Vellani).

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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