La Cattedrale, la Torre Ghirlandina e Piazza Grande, dichiarati nel 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, sono il punto di partenza di questo itinerario, che consente di esplorare l'anima del Romanico modenese, dalla bianca e possente Cattedrale alle piccole pievi dell’Appennino, nella loro luce intima, immerse in paesaggi suggestivi dove architettura e semplicità della pietra si trovano ancora in armonia con l'ambiente circostante.
In questo territorio, da sempre importante crocevia fra la pianura padana e l'Italia centrale, attraversato dalla via Emilia e da numerosi cammini di pellegrinaggio - come la Via Romea Nonantolana, la Via Romea Germanica Imperiale e la Via Bibulca - fiorirono infatti numerose chiese, abbazie, ospizi e pievi.
L’itinerario parte dal cuore di Modena, Piazza Grande. La costruzione del Duomo, dedicato a San Geminiano, iniziò nel 1099; sulla struttura ideata dall’architetto Lanfranco, si innestò, in uno straordinario rapporto di armonia, la scultura di Wiligelmo. A lui e ad altri scultori attivi nel cantiere della cattedrale si devono le sculture che ancora oggi possiamo ammirare: raffigurazioni sacre e profane, celestiali e mostruose, leoni, draghi, centauri, il tempo che scorre, le stagioni, il lavoro dell'uomo. Narrazioni in pietra che riassumono l'intero mondo spirituale dell'uomo medievale, la raffigurazione della continua contrapposizione tra il bene e il male, nella ricerca della salvezza.
A fianco dell'abside del Duomo si proietta verso l'alto la Torre Ghirlandina, simbolo della città.
Alla sua ombra si trovano i Musei del Duomo, custodi di inestimabili opere d'arte tra arte e spiritualità.
Spostandoci verso Nonantola, la seconda tappa è l'Abbazia di San Silvestro, riferimento primario di cultura nell'Europa medievale. Fu il monaco benedettino Anselmo, per volere del re longobardo Astolfo, a fondare l'Abbazia nel 752. Lo splendido portale reca, nei rilievi romanici, il riflesso di Wiligelmo. Molto suggestiva la vasta cripta.
Vicino all'Abbazia si trova il Museo Benedettino e Diocesano di Arte sacra. Qui è esposto il Tesoro dell'Abbazia ed è possibile ammirare oggetti preziosi, reliquiari, rarissimi tessuti, pergamene e codici miniati dell'antico scriptorium monastico.
L'itinerario prosegue a Carpi per visitare la Pieve di Santa Maria in Castello, che si dice fondata nel 752 dal re longobardo Astolfo. Ricostruita da Matilde di Canossa, fu consacrata da Lucio III nel 1184, e da allora chiamata “Sagra”. Conserva nella facciata cinquecentesca l'antico portale, con una Crocefissione realizzata nella lunetta da un seguace dell’Antelami. All’interno, l’ambone scolpito da Nicolò, allievo di Wiligelmo, e affreschi dal XIII al XV secolo.
Il secondo giorno l’itinerario prosegue a Pieve di Trebbio, nel cuore del Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina, punto da cui si gode di una vista mozzafiato sugli speroni rocciosi.
La pieve, dedicata a San Giovanni Battista e costruita nelle forme attuali nell’XI - XI secolo, è citata in una antica pergamena dell’Abbazia di Nonantola già nel 996.
L’edificio sacro conserva l'aspetto tipicamente romanico, con pianta a tre navate e cripta. Il campanile è costruito su una preesistente torre fortificata.
Degni di nota sono il portale scolpito sul lato sud, i capitelli originali, le sculture nel presbiterio e, nel battistero, un fonte battesimale del IX secolo con bassorilievi. All’interno della Pieve di Trebbio sono inoltre conservate pitture e sculture di notevole pregio.
Dirigiamoci quindi verso Pavullo nel Frignano per scoprire la Pieve di San Giovanni Battista in Renno. Nel 1157 il vescovo di Modena Enrico Montecuccoli fece di questa Pieve il centro di riferimento per una vasta rete territoriale di ben 30 cappelle. L’interno della chiesa si apre su tre navate sorrette da pilastri, quattro dei quali presentano una curiosa forma ottagonale. L'acquasantiera in marmo rosso di Verona fu donata nel 1609 per il battesimo del celebre condottiero e letterato Raimondo Montecuccoli.
Ultima tappa di questo nostro itinerario alla scoperta dei gioielli del Romanico è il Ponte del Diavolo. Al confine tra i Comuni di Pavullo, Lama Mocogno e Polinago è noto anche come Ponte Ercole: Si trarre di un monolite naturale in forma di arco, lungo circa 33 metri e largo un paio di metri, nella cui area sono state rinvenute testimonianze di interesse archeologico databili dall'età protostorica all'epoca medievale. Il Ponte Ercole è raffigurato anche negli affreschi della Sala delle Vedute del Castello di Spezzano a Fiorano Modenese, opera di Cesare Baglione del tardo XVI secolo.
Nelle vicinanze sgorgava la celebre acqua di Brandola, ritenuta medicamentosa.