Il cielo in una stanza

Un giorno tra le cupole e gli affreschi di Piacenza

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A Piacenza, la città delle cento chiese, non mancano grandiosi interventi nelle volte e cupole degli edifici di culto. Il Pordenone ha dato il via, con i suoi affreschi nella Basilica di Santa Maria di Campagna, a una serie di squarci che hanno portato il cielo nelle architetture del Duomo, della Chiesa di Sant’Antonino, e in altri edifici minori come l’oratorio di San Cristoforo e la cappella dell’Immacolata Concezione in San Francesco.

Ma neppure i Duchi a Palazzo Farnese e le famiglie nobili nei propri palazzi privati si sono fatti mancare quadrature e scenografiche architetture dipinte.

Ecco quindi un itinerario per scoprire il cielo nelle stanze di Piacenza, dove anche una giornata uggiosa può regalare cieli azzurri… basta saper guardare in alto!

  • Durata
    48 ore
  • Interessi
    Arte & Cultura
  • Target
    Amici/Solo,Coppia
  • Prima tappa - Basilica di Santa Maria di Campagna Piacenza

    Il tour parte dall'estremità ovest della città murata di Piacenza, proprio dalla Basilica di Santa Maria di Campagna, chiesa bramantesca realizzata su progetto del piacentino Alessio Tramello tra il 1522 e il 1528. La semplicità del mattone a vista esterno trova all’interno un contrappunto nella maestosa decorazione, ricca di statue, tele e affreschi.

    Al centro della chiesa si apre una cupola dai colori vivaci e dagli arditi scorci, affrescata da Giovan Antonio de Sacchis, il Pordenone, e poi portata a termine da Bernardino Gatti, il Sojaro.

    Culmine e punto di partenza è il Dio Padre nel lanternino; scendendo con lo sguardo si trovano i Profeti e le Sibille con i loro “terribili scurti”, tratto identificativo di de Sacchis; l’attività di Pordenone si conclude con gli ovali e il fregio, dove i temi religiosi si alternano a soggetti pagani, utilizzando anche il monocromo come richiamo all’antichità. 

  • Seconda tappa - Chiesa di Santa Brigida Piacenza

    Proseguendo per il centro, lungo via Campagna, si giunge in Piazza Borgo dove si trova la chiesa di Santa Brigida, risalente al IX secolo, dedicata all'omonima santa irlandese. 
    La chiesa era collegata ad un “hospitale” per i pellegrini, che accoglieva proprio i parlanti lingua gaelica, probabilmente diretti al monastero di San Colombano fondato dal santo irlandese a Bobbio.
    L'edificio è stato più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, ma al suo interno sopravvivono interessanti testimonianze. Di grande impatto la cupola affrescata da Robert De Longe con una dinamica e leggiadra "Ascensione". L’artista, di origine fiamminga, dopo alcuni anni a Roma approdò nel 1685 a Piacenza, divenendo artista di punta per committenze religiose e private.

  • Terza tappa - Chiesa di San Giovanni in Canale Piacenza

    La terza tappa propone una piccola deviazione verso sud: imboccato Corso Garibaldi, si percorre tutta via Croce e si arriva a San Giovanni in Canale, chiesa sorta in concomitanza con il monastero domenicano, nel quartiere che nel Duecento era controllato dalla famiglia Scotti. 

    All'interno è ancora visibile un sarcofago di famiglia ed alcune epigrafi. Di grande suggestione sono poi gli affreschi settecenteschi del presbiterio e del coro, realizzati tra 1721 e 1734 dai quadraturisti Giovan Battista e Francesco Natali assieme ai figuristi Sebastiano Galeotti e Bartolomeo Rusca, secondo le tendenze dell'epoca. 

  • Quarta tappa - Basilica di San Francesco Piacenza

    Ritorniamo, quindi, verso Piazza dei Cavalli per visitare l’adiacente Basilica di San Francesco. Nella navata destra della basilica francescana, costruita nell'ultima parte del XIII secolo, è stata inserita sul finire del Cinquecento una cappella dedicata all'Immacolata Concezione.

    In contrasto con l'austerità dell'edificio, lo spazio si apre con verve scenografica: nell’opera qui custodita, realizzata nel 1597 da Giovan Battista Trotti detto il Malosso, la Vergine viene incoronata alla presenza della Santissima Trinità, in un cielo di nuvole arricchito dalla presenza di numerose figure ritratte con cromie sgargianti e in pose scorciate.

  • Quinta tappa Piacenza

    Dopo aver camminato e guardato verso l'alto durante tutta la mattinata, è giunto il momento di abbassare lo sguardo su un menu e rifocillarsi.

    Il piatto tipico del pellegrino in passato era la versione originaria dei Pissarei e fasò. Si tratta di gnocchetti di pan grattato e farina che oggi vengono conditi con salsa di pomodoro e fagioli. 

    Nati prima della scoperta delle Americhe - e dell'arrivo di pomodori in Europa - nel Medio Evo venivano preparati come una pasta e fagioli in brodo, con la particolarità che i fagioli erano quelli con l'occhio.

    Il piatto doveva essere sostanzioso per rinfrancare camminatori e viandanti, così nella versione attuale il sugo viene arricchito con un fondo di grasso che può derivare dalla Pistà ad Gràss (grasso battuto con aglio e profumi) o dalla pancetta, uno dei salumi DOP piacentini (insieme a salame e coppa).

  • Sesta tappa - Palazzo Farnese Piacenza

    L’itinerario prosegue nel pomeriggio verso Palazzo Farnese, il Palazzo ducale di Piacenza, oggi sede dei Musei Civici.

    Il Palazzo conserva alcuni affreschi sulle volte dell'appartamento della Duchessa, che oggi ospita la Pinacoteca civica. Nelle sale dedicate all'accoglienza del pubblico trova, invece, espressione la figura di Andrea Seghizzi, bolognese che propone quadrature scenografiche e architetture imponenti. 
    Le collezioni museali includono oltre alla Pinacoteca, la collezione civica, l'armeria, la collezione di ceramiche, la collezione di carrozze e il Museo Archeologico con ampia sezione romana aperto nel giugno 2021.

    Con la visita ai musei termina la prima giornata a Piacenza.

  • Settima tappa - Basilica di Sant'Antonino Piacenza

    Il secondo giorno si apre con la visita alla Basilica di Sant’Antonino,  dove vennero trasportate le spoglie del patrono piacentino, Antonino appunto, che fu un soldato della legione tebea, martirizzato nei pressi di Travo.
    L’edificio, ampliato e rivisto in diversi momenti storici, al proprio interno presenta stucchi, dipinti e affreschi a decoro del presbiterio.

    Tra il 1624 e1628 operò nella volta Camillo Gavassetti, protetto del cardinale Odoardo Farnese.

    Gavassetti, in un evidente scambio con Guercino che negli stessi anni lavorava alla cupola del Duomo, produsse un primo affresco nella cupola del presbiterio, dove rappresentò "Dio Padre tra i quattro evangelisti attorniato da angeli e santi" e una seconda opera nella volta verso l'abside, dove il soggetto è il "Vegliardo dell'Apocalisse", accanto al quale, in una gloria di santi tra le nubi, ha rappresentato anche i patroni della chiesa e della città. 

  • Ottava tappa - Oratorio di San Cristoforo Piacenza

    Lasciata la Basilica di Sant'Antonino si consiglia di spostarsi verso via Verdi per ammirare il Teatro Municipale e addentrarsi tra le più anguste vie del centro, come via Santa Franca, per tornare nel cuore della città e percorrere il reticolato urbano ortogonale di origine romana fino all'incrocio tra via Gregorio X e Via Genocchi. Qui si trova il gioiello imperdibile dell'itinerario: l'Oratorio di San Cristoforo, aperto il sabato e la domenica o su prenotazione; al suo interno è ospitato il Piccolo Museo della Poesia.

    L’edificio è frutto di una collaborazione tra lo scenografo Bibiena e l’architetto ducale Domenico Valmagini, il quale applicò qui la cultura scenografica a livello urbanistico attraverso la veduta per angolo, che crea una facciata tagliando quello che sarebbe stato un crocicchio. 

  • Nona Tappa - Cattedrale santa Maria Assunta e Santa Giustina Piacenza

    Dal piccolo spazio di San Cristoforo è ora di chiudere in bellezza il percorso con la visita all’imponente Cattedrale romanica di Piacenza

    Realizzata a partire dal 1122, a seguito dei danni dovuti al terremoto del 1117, presenta una classica divisione in tre navate, con imponenti pilastri ed esili monofore. 

    Di grande impatto il presbiterio e la cupola, decorati nel XVII secolo. Volta e catino absidale furono commissionati a Camillo Procaccini e Ludovico Carracci nel 1609; la cupola fu invece commissionata a Morazzone, che, morendo, venne sostituito da Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino

    L’artista, rispettando il programma del predecessore, riuscì a dare un’impronta molto personale all’opera, ingrandendo le figure dei profeti fino a renderle leggibili dalla platea. La tinta lapislazzulo della volta celeste, a contrasto con gli incarnati dei profeti, ne mette in risaltò la fisicità.
    Gli affreschi di questa cupola sono visibili da vicino grazie ad un percorso interno al Museo Kronos, che permette di percorrere le scale intramurarie della cattedrale e godere anche di una visione dall'alto della città.

Ultimo aggiornamento 28/03/2024

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Redazione Piacenza e provincia

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