Bologna entro la terza cerchia. Le trasformazioni post-unitarie

In collaborazione con Touring Club

A partire dall’Unità d’Italia alcuni fra i tracciati viari più importanti della città storica all’interno della terza cerchia, ritenuti inadeguati a svolgere le nuove funzioni imposte dalla moderna circolazione stradale, furono rettificati, allargati e interessati da un vasto programma di ricostruzione edilizia che proseguì sulla spinta del piano regolatore del 1889 e della sua parziale attuazione.

L’itinerario percorre con andamento circolare gli assi più centrali di queste operazioni urbanistiche, che col tempo sono venuti a configurarsi come luoghi ad alta concentrazione di attività commerciali e di servizi.

Via dell’Indipendenza, innanzi tutto, costruita in tre fasi distinte allo scopo di rendere più rapido il collegamento tra la stazione ferroviaria e il centro cittadino; quindi l’asta ovest-est, rappresentata delle vie Ugo Bassi-Rizzoli, rispondente a un progetto di diradamento edilizio e maggior decoro urbano che ben si coniugava con il rilancio commerciale di un’area tradizionalmente mercantile; e infine via Marconi, trionfale soluzione urbanistica del regime fascista in risposta alle urgenze di risanamento dei quartieri popolari di via delle Asse.


  • Lunghezza
    n.d.
  • Bologna Bologna (BO)

    Capoluogo della regione Emilia-Romagna e centro generatore di un’area metropolitana, Bologna (m 54) è una delle città più animate d’Italia grazie sia al carattere dei suoi abitanti, sia all’incredibile numero di giovani che frequentano la sua Università.

    Il suo assetto antico, ottimamente conservato, permette un’agevole lettura delle fasi della sua storia. L’ellisse dei viali di circonvallazione interna perpetua il disegno delle mura trecentesche, al di là delle quali si allargano i quartieri sviluppatisi dalla fine del sec. XIX.

    Entro le mura l’impianto urbanistico radiocentrico resta prettamente medievale, ma il volto urbano è in più larga parte sei-settecentesco, con rilevanti inserzioni dello scorso secolo; fuori delle mura si ripropongono – con qualche significativa attenuazione – i paesaggi e i problemi delle grandi concentrazioni urbane italiane.

    Bologna è la maggiore fra le città che non furono capitali di stati preunitari e, nonostante la precocissima solida vocazione universitaria, per secoli viaggiatori ed eruditi la collocarono nella gerarchia urbana italiana in posizioni contraddittorie.

    Ma la città ha guadagnato posizioni dopo l’unità nazionale, via via che le infrastrutture di comunicazione (ferroviarie prima, autostradali poi) la qualificavano come nodo essenziale fra Nord e Italia peninsulare.

    Oggi l’importanza di Bologna – valutata su parametri economici, culturali, direzionali – è maggiore di quanto non indichi il suo peso demografico (394.463 abitanti secondo la stima Istat nel 2021; erano 490.528 nel 1971).

    Bologna nel 2006 è stata dichiarata dall’Unesco «Città creativa della musica» – prima in Italia e seconda in Europa dopo Siviglia – per la tradizione musicale in continua evoluzione e l’impegno a promuovere la musica come mezzo di sviluppo economico e di inclusione sociale e culturale.

    Inoltre a luglio 2021, dei 62 km totali di portici bolognesi (fra centro e periferia), 12 tratti sono stati iscritti nel sito seriale del Patrimonio mondiale dell’Umanità, in quanto sono «espressione ed elemento dell’identità urbana» della città: via S. Caterina, piazza S. Stefano, il monumentale complesso del Baraccano, la nobile via Galliera, il portico del Pavaglione e piazza Maggiore, via Zamboni, il portico della Certosa, il portico di S. Luca che sale in collina, piazza Cavour e via Farini con i soffitti decorati, i portici di Strada Maggiore, quelli del Mambo (Museo di Arte Moderna di Bologna), nel quartiere Barca, i portici dell’edificio chiamato il Treno.

  • Stazione di Bologna Centrale Bologna (BO)

    L’edificio attuale (Gaetano Ratti, 1871-76, poi rimaneggiato) occupa il medesimo sito della prima stazione (1859). In ricordo della strage del 2 agosto 1980 l’orologio sulla facciata è fermo alle 10,25, ora dell’esplosione, e una lapide nella sala d’aspetto ricorda i nomi delle 85 vittime (i feriti furono 200). A seguito dell’attentato l’ala sinistra venne ricostruita e l’anno seguente fu indetto un con- corso di idee per una nuova sistemazione, che vide vincitori i gruppi di Sergio Crotti, Osvaldo Piacentini, Gianugo Polesello, Marco Porta, Enzo Zacchiroli.

    Sotto il piano attuale nel 2013 è stata attivata la nuova stazione sotterranea dell’Alta Velocità su progetto di Arata Isozaki, vincitore di un concorso internazionale.

  • Porta Galliera Bologna (BO)

    In piazza XX Settembre, sommatoria di ricostruzioni post-belliche sganciate da qualsiasi ‘dialogo’ formale con le preesistenze storiche. Al centro dell’area, si estrania la mole della porta Galliera (Bartolomeo Provaglia, 1661), già isolata dal suo contesto ambientale nel 1926.

    La porta si caratterizza per il doppio ‘volto’: la facciata rivolta a nord, verso Ferrara, è severa come un bastione difensivo; la facciata interna è baroccheggiante.

    A est, la Stazione Autocorriere, di Luigi Vignali e Luigi Riguzzi (1957- 70), dotata di un ampio piazzale ai margini del quale sono i resti del castello di Galliera (XIV secolo), costruito e atterrato più volte dando luogo a un accumulo di macerie che le antiche cronache identificano con l’attiguo rialzo della Montagnola.

  • Padiglione della Direttissima Bologna (BO)

    Interessante, nel parco della Montagnola, l’ex padiglione della Direttissima (Armando Villa, 1934), oggi scuola materna «Lea Giaccaglia Betti», con corpo curvo a grandi vetrate; il padiglione fu apprezzato all’epoca per la modernità delle linee e la celerità dell’esecuzione che avvenne in soli 40 giorni; l’edificio celebrava il traforo del Vernio, che avrebbe permesso alla ferrovia di collegare Bologna e Firenze; all’interno conserva un affresco di Ilario Rossi sulla strage di Marzabotto (1948).

  • Montagnola Bologna (BO)

    I resti del castello di Galliera, costruito e atterrato più volte, hanno dato luogo a un accumulo di macerie che le antiche cronache identificano con l’attiguo rialzo della Montagnola.

    Scenograficamente disposta lungo il leggero pendio è la scalea della Montagnola, costruita su disegno di Tito Azzolini e Attilio Muggia (1893-96), e decorata da rilievi e gruppi scultorei ispirati a episodi della storia di Bologna, eseguiti da Arturo Orsoni, Pietro Veronesi, Tullo Golfarelli, Ettore Sabbioni, Arturo Colombarini.

    La parte superiore della Montagnola, oggi giardino pubblico, fu destinata a passeggio fin dalla seconda metà del XVII secolo, ma ebbe la configurazione attuale da parte di G.B. Martinetti (1805) nell’ambito di una generale sistemazione napoleonica dei giardini pubblici cittadini.

    La vasca centrale, di Diego Sarti, fu eseguita per l’Esposizione delle Province dell’Emilia del 1888. Interessante, nel parco, l’ex padiglione della Direttissima (Armando Villa, 1934).

  • Via dell'Indipendenza Bologna (BO)

    La prima parte del percorso della via dell’Indipendenza segue il margine ovest della Montagnola, definito da un lungo porticato disegnato da Attilio Muggia tra 1899 e 1900.

    L’apertura della via, prevista fin dal 1860, avvenne per effetto della decisione di collegare il centro cittadino con la stazione ferroviaria attraverso un percorso diretto. La costruzione, avviata da Coriolano Monti, fu conclusa nel 1888.

    La via è oggi un’asta dalle spiccate vocazioni terziarie, resa per buona parte pedonale dopo i provvedimenti di chiusura al traffico veicolare. Appena superati due edifici sempre di Attilio Muggia (numeri 66 e 69), si incontra, al N. 64, la chiesa di S. Benedetto.

    Al di là dell’incrocio con le vie Irnerio e dei Mille la via dell’Indipendenza si allarga per ospitare il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi, che fronteggia l’Arena del Sole.

    La via prosegue verso il centro cittadino ritmata da un’edilizia porticata tardo-ottocentesca che si interrompe all’altezza della facciata della Metropolitana di S. Pietro.

    Il sistema dei portici riprende subito dopo in corrispondenza del cinquecentesco palazzo Scappi, entro cui è inglobata parte della torre.

    Sul lato opposto, dopo il portico del Grand Hotel Majestic, già Baglioni, è la palazzina Majani, dall’inconsueta architettura liberty. La via dell’Indipendenza sbocca, all’altezza della piazza del Nettuno, nell’asse delle vie Rizzoli-Ugo Bassi.

    In corrispondenza del cosiddetto Canton de' Fiori è la neo-rinascimentale casa Stagni, ricostruita da Augusto Sezanne (1892) conservando il portico dell’adiacente palazzo Scappi.

  • Chiesa di S. Benedetto Bologna (BO)

    Ricostruita nel 1606 su disegno di G.B. Ballerini. La facciata, preceduta da portico, fu realizzata nel 1892 ribaltando quella esistente sulla via Galliera, per obbedire alla nuova gerarchia introdotta dall’apertura della via dell’Indipendenza.

    Nell’interno, sulla controfacciata, a destra, Tentazione di S. Antonio di Giacomo Cavedoni, e a sinistra, i Ss. Francesco di Sales e Francesca di Chantal di Ubaldo Gandolfi. Al 5° altare destro (cappella del principe Spada), Pianto della Madonna di Alessandro Tiarini. Dietro l’altare maggiore, Deposizione di Cesare Aretusi e G.B. Fiorini. Al 5° altare sinistro (cappella di Gesù Nazareno), Nozze mistiche di S. Caterina e santi di Lucio Massari; al 4°, Annunciazione di Ercole Procaccini il Vecchio; al 2°, Crocifisso ligneo quattrocentesco.

  • Piazza dell’VIII Agosto Bologna (BO)

    Subito dopo la chiesa di S. Benedetto, l’incrocio con il movimentato asse rettilineo delle vie Irnerio e dei Mille (previsto dal piano regolatore del 1889, e poi aperto all’inizio del Novecento) suggerisce una diversione attraverso un’altra delle cesure della città storica.

    Imboccato a sinistra il tratto più occidentale della via Irnerio (l’ulteriore porzione è stata descritta a pag. XXX), dopo pochi passi si apre la piazza dell’VIII Agosto, che rappresenta la parte più meridionale del medievale «campo del Mercato», acquistato fin dal 1219 dal Comune per destinarlo a luogo di commercio del bestiame; ancora oggi la piazza è sede di mercato ogni venerdì e sabato.

    Trasformata in piazza d’armi in età napoleonica, nell’ultimo secolo ha cambiato radicalmente la propria fisionomia dopo gli sventramenti d’epoca fascista (1939) e le disordinate ricostruzioni del dopoguerra.

    Il lato settentrionale ha come sfondo la Montagnola, oltre il cui recinto è il monumento ai Caduti dell’8 agosto 1848 (data in cui il popolo bolognese sconfisse qui le truppe austriache) di Pasquale Rizzoli (1904). All’estremità E del giardino è riconoscibile il prospetto, ritmato da semicolonne doriche, dell’ex arena per il gioco del pallone, o Sferisterio, di Giuseppe Tubertini (1817-1820).

    Più avanti, a d., in via Capo di Lucca è la ex sede centrale dei Telefoni di Stato (Enzo Zacchiroli, 1968-74), ora sede del dipartimento di Scienze aziendali dell’Università; ancora oltre, a sin., la via del Borgo di S. Pietro conduce alla chiesa di S. Maria del Soccorso, ricostruzione di Luigi Vignali (1951) di un edificio di Domenico Tibaldi (1581).

  • Arena del Sole Bologna (BO)

    Al di là dell’incrocio con le vie Irnerio e dei Mille la via dell’Indipendenza si allarga per ospitare il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi, di Arnaldo Zocchi (1900), che fronteggia l’Arena del Sole (N. 44), costruita da Carlo Aspari (1810) come «luogo dato agli spettacoli diurni», in seguito rimaneggiata con la costruzione dell’attuale facciata porticata (1888). Nel 1980 il complesso è stato interessato da un progetto di recupero polifunzionale.

  • Palazzo Scappi Bologna (BO)

    Cinquecentesco palazzo entro cui è inglobata parte della torre (1220), alta 39 m, della famiglia omonima.

  • Casa Majani Bologna (BO)

    La palazzina Majani (Augusto Sezanne, 1908), pur ristrutturata, conserva l’originale aspetto di gusto floreale qualificato dal balcone semiellittico; l’edificio in origine ospitava il negozio dell’omonima industria dolciaria e, al primo piano, un grande caffè con intrattenimento musicale. L’inconsueta architettura liberty con balcone semiellittico e porticato fece scandalo all’epoca.

  • Via Rizzoli Bologna (BO)

    Sul fondale della via Rizzoli, la torre degli Asinelli svetta in una prospettiva resa possibile in seguito al diradamento dell’asse del medievale «Mercato di Mezzo», attraverso il quale venne aperta anche la piazza Re Enzo (1910-15) e operato il definitivo isolamento del complesso monumentale degli antichi palazzi comunali.

    Nel lato sinistro della via, caratterizzato da un pesante monumentalismo, si susseguono: ai numeri 1-3 il palazzo Ronzani (Gualtiero Pontoni, 1914), nato come moderno complesso polifunzionale, che conserva una pregevole pensilina liberty in ferro battuto per l’attesa dei tram (Umberto Costanzini, 1921); al N. 7 il palazzo delle Assicurazioni Generali (1925) seguito, N. 9, dal palazzo del Commercio (1928), sorto nell’area in cui nel 1917-18 erano state frettolosamente demolite le medievali torri Artenisi, Guidozagni e Riccadonna. Retrocedendo, sul lato opposto della strada, al N. 34, l’ex palazzo delle Province Romagnole (Edoardo Collamarini, 1928), che incorpora la galleria Acquaderni, e al N. 16 la ex casa commerciale Barilli (Leonida Bertolazzi, 1907).

  • Via Ugo Bassi Bologna (BO)

    La via fu costituita, fino all’800, da tre tronchi stradali paralleli distinti, rettificati nel 1925 per attuare gli allineamenti previsti dal piano regolatore del 1889.

    Il tratto iniziale conserva i caratteri storicamente più consolidati, coincidendo, nel lato sud con la cortina muraria del Palazzo comunale, nel lato nord con il portico della Gabella, N. 1/2, realizzato in sobrie forme classiche da Domenico Tibaldi tra 1573 e ’75 e prolungato nel 1800 fino a via dell’Indipendenza. Lungo il secondo tratto della via Ugo Bassi, due realizzazioni di Paolo Graziani: al N. 4, il palazzo della Zecca, ricostruito in forme neo-cinquecentesche (1929); al N. 10, il palazzo già dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (1925-27). Oltrepassato il palazzo Ghisilieri, in corrispondenza del carrobbio occidentale si piega a destra nella rettilinea via Guglielmo Marconi.

  • Via Marconi Bologna (BO)

    Nella rettilinea via Guglielmo Marconi il fronte sinistro, pur compiutamente realizzato tra il 1932 e il ’37, risulta costituito da una somma di elementi formalmente autonomi, e quello destro da interventi successivi alla seconda guerra mondiale.

    Rappresentativi del gusto dell’epoca sono l’ex Palazzo del gas (1935-36), che risolve con una monumentale parete concava l’angolo con via delle Lame, il palazzo già detto «Faccetta nera», di Francesco Santini (numeri 22-24), e il palazzo Lancia (numeri 28- 32) di Paolo Graziani (1936-37), che segnala con una torre l’angolo con la via Riva di Reno.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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