La val Trebbia. Bobbio

In collaborazione con Touring Club

È certamente l’aspetto naturale a conferire il maggior fascino alla Val Trebbia, un lungo solco di circa 115 km (per la parte superiore appartenente alla Liguria), che taglia l’Appennino. 

Il fiume Trebbia è uno dei pochi affluenti del Po a conservare spiccate caratteristiche di naturalità ed elevati livelli qualitativi delle acque, dalle sorgenti alla foce. Inoltre, la presenza nel fondovalle di duri strati di calcare fa sì che le acque siano costrette a scavare passaggi tortuosi e spettacolari lasciando allo scoperto impressionanti stratigrafie ricche di fenomeni fossiliferi. 

Nasce sulle pendici del Monte Prelà, in territorio ligure, drena un bacino di circa 1.000 km2 e confluisce nel Po presso Piacenza. Le rilevazioni idrometriche (il suo regime risente delle situazioni stagionali), rispettivamente a monte e a valle della confluenza dell’Àveto, rivelano il notevole contributo idrico di questo suo principale affluente. Gli affioramenti di roccia ofiolitica costituiscono una componente di richiamo nel paesaggio geologico trebbiense e, in genere, delle medie vallate piacentine. 

Molta parte della storia di questa vallata è legata al monastero di Bobbio, sorto anche in funzione di prezioso punto di controllo per i traffici verso il Tirreno. 
Nell’ambito del sistema curtense, Bobbio con i suoi possedimenti, sparsi ovunque nell’Italia settentrionale, e con la sua capacità di conservare e sviluppare l’eredità culturale della classicità, ebbe un ruolo di fondamentale importanza nel Medioevo. 

Se la parte bassa della valle rientra negli schemi abituali delle assegnazioni feudali piacentine (forte sulle altre famiglie fu qui il potere degli Anguissola, con una duplice linea di fortilizi tra Rivergaro e Travo), oltre Bobbio più calcata rimase l’influenza genovese – leggibile ancor oggi – per i diritti che vi acquisirono le famiglie dei Doria e dei Fieschi, a loro volta eredi dei vasti possessi montani obertenghi. 

Così una valle in sé unitaria comprende ambiti storici diversi, dipesi anche dall’appartenenza dell’ex provincia di Bobbio, tra il 1748 e il 1859, allo stato sabaudo e, poi, fino al 1923 alla provincia di Pavia. Per le sue prerogative ambientali la valle della Trebbia conosce oggi, dopo anni di spopolamento, un lusinghiero sviluppo turistico, confermato dalla creazione nel 2009 del Parco fluviale regionale del Trebbia, che tutela una trentina di chilometri del corso d’acqua, da Rivergaro alla confluenza nel Po e ha il proprio Centro visite nella frazione Borgo Trebbia. 

Non cessa di riaffacciarsi periodicamente il progetto della costruzione di una diga sul torrente Cassingheno, affluente della Trebbia, progetto giudicato vantaggioso per il Genovesato ma fortemente avversato dagli abitanti della valle. La difesa del suolo e la valorizzazione dell’agricoltura e dei beni naturali, con particolare riferimento alle risorse idriche, sono compiti istituzionali del Consorzio di bonifica di Piacenza, ente il cui territorio di competenza corrisponde alla porzione occidentale della provincia di Piacenza. 

L’itinerario, di impostazione lineare, segue l’asse stradale di fondovalle (la statale 45, di Val Trebbia), con le necessarie diramazioni e appendici per le attrattive poste ai suoi margini o sulle dorsali.

  • Lunghezza
    45 km
  • Gossolengo Gossolengo (PC)

    A m 91, ab. 5.731, posto sulla riva destra della Trebbia, con un castello molto modificato, a pianta rettangolare con due basse torri in facciata (in una delle due sono conservati affreschi del XIV-XV secolo).

  • Basèlica Gossolengo (PC)

    A m 105, l’antico castrum Basiricae, pure dotato di castello (trasformato in azienda agricola) a pianta rettangolare con quattro torri angolari, costruito da Nicolino Tedeschi su consenso di Gian Galeazzo Visconti nell’anno 1400.

  • Larzano Rivergaro (PC)

    A m 112, con un piccolo, elegante maniero appartenuto ai Cassoli.

  • Ottavello Rivergaro (PC)

    A m 112, con gli sparuti avanzi di un altro castello di pianta quadrata.

  • Niviano Rivergaro (PC)

    A m 123, con il castello già documentato nel secolo XII, posseduto a lungo dai Landi di Rivalta. Dall’attuale frazionamento delle sue parti spiccano le consuete basse torri cilindriche e alcuni corpi nobili.

  • Ancarano Sopra Rivergaro (PC)

    A m 155, con il castello già dei Tedaldi, molto rimaneggiato sia pur con l’evidenza di alcune belle finestre di gusto rinascimentale.

  • Rivergaro Rivergaro (PC)

    A m 140, ab. 7.013, vivace centro di soggiorno in sponda della Trebbia, del cui passato storico resta un’opera dell’architetto neoclassico Lotario Tomba: la villa Anguissola Scotti, costruita nel 1778 sui ruderi della primitiva dimora fortificata. L’attigua parrocchiale di S. Agata (1813) è del nipote Antonio Tomba; all’interno è una tela attribuita a Sebastiano Galeotti (Martirio di S. Margherita), e una Madonna col Bambino tra S. Lucia e S. Biagio, attribuita a Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, proveniente dal vicino oratorio di S. Rocco, costruito all’inizio del ’600, trasformato nel secolo XIX; sul poggio che guarda la piazza centrale sorge il santuario della Madonna del Castello, così detto da un edificio difensivo distrutto nel 1495 da Carlo VIII (parti di murature romaniche nel fianco destro).

  • Castello di Statto Travo (PC)

    Castello privato a m 170. Bello e solido manufatto ricordato per la prima volta nel 1296, munito delle quattro torri d’angolo e ornato da ampi finestroni con fregi in cotto, significativi della sua progressiva trasformazione in residenza nobiliare.

  • Castello di Montechiaro Rivergaro (PC)

    Castello (privato) di singolare concezione, con mastio quadrato, eretto al centro di un cortile la cui forma esagonale è data da un alto perimetro murario; all’esterno corre una seconda cinta ad andamento irregolare. Di origine malaspiniana (seconda metà del XII secolo), fu poi degli Anguissola e dei Morando, genovesi, che nel tardo Settecento ne fecero la loro dimora (all’interno, tracce di affreschi con stemmi degli Anguissola).

  • Travo Travo (PC)

    A m 176, ab. 2.149, piccolo comune dove, a giudicare dal cospicuo numero di iscrizioni con dedica a Minerva rinvenute in loco e in altre sedi vicine, si sarebbe insediato un tempio di origine preromana, probabilmente dedicato alla dea Minerva Medica Cabardiacense (alcuni frammenti del tempio sono murati nella canonica della chiesa della frazione Caverzago m 291, situata 4 km oltre Travo sempre in sponda sinistra della Trebbia). Nel castello degli Anguissola ha sede il civico Museo Archeologico, ove sono collocati materiali dal villaggio neolitico di Sant’Andrea. La pieve di S. Antonino, recentemente restaurata, risale alla metà dell’XI secolo. L’oratorio di S. Maria (a nord dell’abitato) conserva all’esterno, nelle due absidiole, tracce di un edificio della metà dell’XI secolo e, all’interno, qualche affresco del XV secolo e degli inizi del successivo.

  • Museo parco archeologico - Villaggio neolitico di Travo Travo (PC)

    Nel castello degli Anguissola ha sede il civico Museo Archeologico, ove sono collocati materiali dal villaggio neolitico di Sant’Andrea; questo, attrezzato a parco archeologico conserva strutture in ciottoli e la ricostruzione di tre capanne neolitiche.

  • Perino Coli (PC)

    A m 208, vecchia stazione di transito, sorta in seguito alla costruzione, nel XIX secolo, della rotabile della val Trebbia. Qui i caratteri morfologici della valle si fanno dominanti: forme erosive fortemente degradate, primi indicatori di fenomeni che con potenza ancora maggiore insisteranno soprattutto nel tratto a monte di Bobbio.

  • Museo etnografico della Val Trebbia Bobbio (PC)

    In località Callegari di Cassolo, in tipiche dimore contadine, ha sede il Museo etnografico della Val Trebbia, che documenta la vita e i mestieri tradizionali di questa zona.

  • Calenzano Bettola (PC)

    Nella valle del torrente Perino, da qui parte il sentiero ben segnalato per le cascate del Perino (segnavia 155, circa 2 ore).

  • Pradovera Farini (PC)

    Località di villeggiatura nella valle del Perino, costituita da tredici «ville» (piccoli o piccolissimi nuclei caratteristici della valle, fino agli anni 60 del Novecento ancora privi di collegamenti carrozzabili) dove si rinvengono tuttora tipologie edilizie tradizionali. Sempre a Pradovera, chiesa settecentesca con crocifisso coevo.

  • Santuario della Madonna dell’Aiuto Bobbio (PC)

    Santuario la cui costruzione, iniziata nel 1621, si protrasse per 30 anni, su progetto del mastro Andrea del Lago di Como (facciata del 1929; torre del 1611). Nelle due cappelle laterali, tele seicentesche e stucchi del 1660; nell’abside, Annunciazione, copia (1658) da un dipinto del Guercino (1638). Nella cripta, inserito in un tempietto del 1648, è un affresco fatto tradizionalmente risalire al XV secolo, appartenente alla preesistente chiesa di cui si intravede, sul lato sinistro della cripta stessa, parte della facciata.

  • Bobbio Bobbio (PC)

    Principale polo economico e turistico della val Trebbia, Bobbio m 272, ab. 3.564, è anche, come sede della locale Unione montana Velli Trebbia e Luretta, il suo capoluogo istituzionale. Le vicende urbanistiche di Bobbio sono, fin dall’alto Medioevo, connesse con la costruzione del complesso monastico di S. Colombano. Il primo nucleo cenobitico, fondato nel 614 da Colombano, monaco irlandese beneficiato dal re longobardo Agilulfo, era collocato leggermente più a monte dell’attuale, dove oggi è il castello, attorno alla preesistente Basilica S. Petri. Dapprima retto secondo la regola del fondatore, poi (intorno al 643) con quella di S. Benedetto, fu, con Montecassino, rilevante centro culturale del primo Medioevo ed ebbe importanza per le scuole, lo scriptorium e la celebre biblioteca, sfortunatamente smembrata. L’insediamento decadde a partire dal XII secolo, quando già da circa due secoli era stata presa la decisione di trasferirlo in una zona più bassa. Sebbene non sia possibile, per le successive trasformazioni, ricostruire questo nuovo impianto, risulta evidente che attorno a esso si stabilì e crebbe nel Medioevo un consistente nucleo abitato, con isolati di forma irregolare divisi in lotti lunghi e stretti secondo gli allora abituali canoni. Verso la fine del secolo XII il borgo, che già nel 1014 era divenuto sede vescovile e quindi di contea, fu cinto da mura con cinque porte; nel Trecento passò ai Visconti, che nel 1436 ne infeudarono i Dal Verme; appartenne allo stato milanese fino al 1748, quando con l’Oltrepò pavese fu annesso allo stato sabaudo. Unito fino al 1859 a Genova, con la costituzione del regno d’Italia passò alla provincia di Pavia alla quale rimase, col mandamento di Ottone, fino al 1923.

  • S. Francesco Bobbio (PC)

    Prospicienti sulla piazza omonima sono la chiesa e il convento di S. Francesco (in stato di semi-abbandono), fondati nel corso del secolo XIII, poi ricostruiti: la chiesa, degli inizi del ’700, possiede decorazioni di Francesco Porro; i due chiostri, con tipologia riconducibile al XV secolo, hanno forse mantenuto parte delle strutture preesistenti (nel refettorio del primo chiostro, Crocifissione e santi, affresco della seconda metà del XV secolo).

  • Ponte Gobbo Bobbio (PC)

    Storico ponte a 11 arcate disuguali, gettato sulla Trebbia; documentato con sicurezza a partire dal 1196, ma forse già esistente nel VII secolo, fu ampliato nel ’500 e nel ’600, servendo i transiti con la zona delle saline.

  • Duomo Bobbio (PC)

    La Cattedrale (S. Maria Assunta), o Duomo, venne costruita attorno al 1075 e rielaborata a partire dal secolo XIII; dell’impianto d’origine restano le basi delle due torri e parte dei muri perimetrali con decorazione ad archetti. L’attuale facciata, arretrata, risale al 1463. All’interno, a tre navate, la decorazione generale, di esuberante gusto neogotico-bizantino, fu stesa dal lodigiano Aristide Secchi (1896). Nel lato destro si apre la cappella di S. Sebastiano, con volta decorata da motivi a grottesche nel 1507; al 2° altare destro, Angelo custode di Carlo Francesco Nuvolone (1625 circa); nel presbiterio e nel transetto, decorazione del quadraturista lombardo Francesco Porro (1723). Oltre il transetto si trova la cinquecentesca cappella di S. Giovanni che contiene affreschi riscoperti nel 1981 e restaurati: nel riquadro a rosette quadrilobe, frammento di una Incoronazione della Vergine, del 1370 circa; nella seconda metà del XV secolo si colloca la decorazione della volta, dove spiccano un’Annunciazione, di anonimo lombardo di scuola foppesca, databile tra la fine del ’400 e i primi del ’500, e una scena con S. Sebastiano. Nella sagrestia, begli armadi in noce del XVII secolo e preziosi paramenti. Al piano nobile e nelle stanze poste sopra la navata destra della Cattedrale è ospitato il Museo della Cattedrale. L’ambiente che precede la cappella vescovile è decorato da un affresco con Adorazione dei Magi di Francesco Porro.

  • Museo della Cattedrale Bobbio (PC)

    Al piano nobile e nelle stanze poste sopra la navata destra della Cattedrale è ospitato il Museo della Cattedrale che in dieci sale espone suppellettili liturgiche, paramenti antichi, oggetti appartenuti ai vescovi che si sono succeduti, arredi lignei, dipinti di arte sacra.

  • Piazza del Duomo Bobbio (PC)

    Piazza irregolare, cinta da vecchie case a portici su colonne; sotto il portico del palazzo Brugnatelli, è singolare un capitello cubico con testina apotropaica del XIII secolo, impiegato per l’apposizione degli editti cittadini. Vi prospetta la Cattedrale (S. Maria Assunta). Attigui alla Cattedrale sono il Seminario vecchio (chiostro del 1663), oggi sede degli Archivi storici locali, e il Palazzo Vescovile che mostra, al piano terra, parti dell’originario edificio dell’XI secolo. Al piano nobile e nelle stanze poste sopra la navata destra della Cattedrale è ospitato il Museo della Cattedrale.

  • Museo dell'Abbazia e Museo della Città Bobbio (PC)

    Il museo è allestito nei locali del monastero già adibiti all’esercizio delle arti liberali. Vi sono esposti reperti archeologici di epoca romana rinvenuti in zona (anfore da trasporto della prima età imperiale, reimpiegate in una necropoli scoperta in frazione Cognolo), frammenti architettonici di epoca longobarda, doni della corte agli abati di Bobbio (tra cui la preziosa lapide di Cuniano, documento epigrafico dell’inizio del secolo VIII), una *teca eburnea del secolo IV e dipinti di scuola lombarda, soprattutto di Bernardino Lanzani, oltre a un polittico incompleto con l’Assunzione della Vergine, angeli e santi, di Bernardino Luini. Nei locali dell’ex refettorio, delle cucine e del lavamani, recentemente restaurati, è stato allestito il Museo della Città, che ripercorre la storia dell’abbazia e della città di Bobbio. La sezione relativa alla vita di S. Colombano e all’organizzazione dello scriptorium è stata trasferita nel corridoio monastico.

  • Abbazia di S. Colombano Bobbio (PC)

    Nella piazza S. Fara prospettano diversi corpi di fabbrica, gli unici superstiti del vasto complesso benedettino dell’abbazia di S. Colombano: la parte absidale della basilica; poi una lunga loggia colonnata, progettata nel 1570 da Ambrogio Primi, avanzo del chiostro del monastero, da cui si accede al Museo dell’Abbazia; infine i locali già della spezieria, trasformati nel XVIII secolo in chiesa.

  • Collezione Mazzolini Bobbio (PC)

    Un ulteriore tassello del percorso espositivo concentrato nell’abbazia di s, Colombano è la Collezione Mazzolini, intitolata a Domenica Rosa Mazzolini, collezionista di opere d’arte italiana contemporanea. La collezione riunisce due raccolte: oltre a quella di Rosa Mazzolini, quella dei fratelli Simonetti, medici milanesi presso il cui studio Rosa Mazzolini aveva prestato servizio come assistente. Tra gli autori presenti, Enrico Baj, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Giò Pomodoro, Mario Sironi.

  • Basilica di S. Colombano Bobbio (PC)

    Basilica con facciata tripartita, preceduta da portico. L’attuale edificio, non privo di asimmetrie e dissonanze di stile, venne compiuto tra il 1456 e il 1522, in sostituzione della primitiva basilica protoromanica dell’abate Agilulfo. Il campanile e l’adiacente absidiola sono entrambi del periodo dell’abate Agilulfo, secolo IX; la cella campanaria risale alla seconda metà dell’Ottocento. L’interno della basilica è a croce latina, a tre navate divise da pilastri polistili, con decorazione pittorica di Bernardino Lanzani (1526), composta da figure relative per lo più a santi, e da un fregio a grottesche. Nella 1a cappella sinistra, vasca battesimale longobarda con fregio vimineo del IX secolo (cuspide in legno del XVII secolo); nella 5a, S. Martino di Tours, pala del XVI secolo. All’altare del transetto sinistro, tavola di Bernardino Lanzani raffigurante Madonna col Bambino e santi e, nella predella, scene della vita di Gesù. Nella cappella maggiore, assieme ad affreschi del XVIII secolo, si trova uno splendido *coro ligneo intarsiato, opera, con il lettorile, di Domenico da Piacenza (1488). All’altare del transetto destra, Pentecoste e, alla parete, Ascensione, opere di Geronimo Leoni. Dalle due rampe situate ai lati della cappella maggiore si scende alla cripta (risalente nella struttura attuale al XV secolo), dove, a m 2.40 sotto il livello del pavimento, venne scoperto nel 1910, nel corso di restauri, un esteso brano di *mosaico pavimentale della prima metà del XII secolo (restaurato nel 1980), diviso in due registri: in quello verso la navata sono raffigurati i mesi con i segni zodiacali, in quello superiore le storie dei Maccabei. Sulla destra, bella cancellata in ferro, rara opera del XII secolo; al centro, il sarcofago di S. Colombano, arca marmorea compiuta nel 1480 da Giovanni dei Patriarchi da Milano (il bassorilievo venne aggiunto all’inizio del Novecento); sulla parete destra, sepolcro di S. Attila con una splendida transenna del IX secolo (sotto, affreschi del XV secolo); dirimpetto a questo, sepolcro di Bertulfo, con transenna longobarda del IX secolo, e affresco (S. Mauro, Madonna col Bambino, abati e S. Pietro) del XV.

  • Castello Malaspina dal Verme Bobbio (PC)

    La parte alta di Bobbio è dominata dal Castello, eretto nel 1440 da Pietro Dal Verme, con resti della porta d’ingresso delle mura e un poderoso mastio (sulla scala interna, Madonna col Bambino, affresco del secolo XVI); è sistemato a museo, con arredi antichi. Attualmente sono visitabili solo l’area cortilizia e la torre circolare.

  • Penice (Passo del) Bobbio (PC)

    A m 1.149, antichissimo tramite tra il Bobbiense e il Pavese, oggi frequentato per gli sport della montagna. Da qui una strada secondaria punta verso la cima del Monte Pènice m 1.460.

  • Penice (Monte) Bobbio (PC)

    A m 1.460. Oggetto nell’antichità di un culto delle vette, il luogo ha restituito in passato un ex voto – un bronzetto raffigurante un togato – conservato nel museo del castello D’Albertis a Genova. Sulla vetta è una chiesa risalente, nonostante le integrazioni moderne, al secondo decennio del secolo XVII, ma documentata come santuario mariano fin dal IX secolo; all’interno, statua lignea seicentesca.

  • Coli Coli (PC)

    A m 638, ab. 858, si stende con le sue molte frazioni in una conca, non priva di manifesti fenomeni calanchivi, ai piedi del monte S. Agostino m 1.225. Fu importante cella monastica e pievania. Nella Parrocchiale è deposta la crux Michaelica, lapide votiva con iscrizione riferibile al secolo X. Diverse strade di montagna a fondo naturale si diramano da Coli in direzione delle frazioni e dei crinali, tra cui quella che passa per il santuario di S. Agostino, m 1.010, moderno ma originario del 1622

  • Marsaglia Corte Brugnatella (PC)

    A m 350, centro di villeggiatura, sede del comune di Corte Brugnatella ab. 574, il cui nucleo più antico, denominato Marsaglia Vecchia, ha caratteristiche case in sasso. A Marsaglia confluiscono vari percorsi montani, il più importante dei quali interessa la stretta gola del torrente Àveto, principale affluente della Trebbia.

  • Ponte Organasco Cerignale (PC)

    A m 478, antichissimo nodo di percorsi commerciali (qui la via della Trebbia intersecava quella proveniente dal passo del Brallo e quella «del Cifalco»), raccolto attorno a una rustica dimora signorile, risalente al secolo XVI, ultimo rimaneggiamento di un più antico fortilizio.

  • Ottone Ottone (PC)

    A m 492, ab. 467, antico centro pievano della valle e castello importante dell’antica marca obertenga, che passò poi ai Malaspina, quindi ai Fieschi e infine ai Doria. Conservò a lungo notevole importanza commerciale, e alla sua fiera convenivano da tutte le valli laterali e, per il passaggio del Monte Oramara, anche dalla val d’Àveto. La Parrocchiale è ricca di stucchi e altari barocchi. A nord del paese, a circa 1.3 km, presso il cimitero (lungo la strada, sulla sinistra, a precipizio sulla Trebbia, il molino del Principe, con una rara struttura a due ruote sovrapposte), sorge la pieve di S. Bartolomeo, il cui campanile romanico conserva una campana del 1365.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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