La valle del Taro

In collaborazione con Touring Club

L’itinerario rimonta, a partire da Fornovo e fino a Bedonia, la principale valle dell’Appennino parmense. La gran parte degli attuali insediamenti di fondovalle si è affermata soltanto negli ultimi secoli, e ha conosciuto un vistoso sviluppo a partire dalla fine dell’Ottocento, in concomitanza con la realizzazione degli importanti assi viari e ferroviari: le statali 308 di Fondovalle Taro, e 523 del Colle di Cento Croci; la ferrovia Parma-Sarzana, fino a Borgo Val di Taro; l’autostrada A 15 fino alla stazione Borgotaro in prossimità di Ghiare. 

Diretta emanazione dell’organizzazione territoriale medievale è invece la fitta sequenza di rocche, castelli e piccoli borghi che presidiano in quota l’asta fluviale: un sedime storico che predilige a sua volta la sommità di guglie ofiolitiche, in nessun’altra parte del Parmense così frequenti come nel bacino del Taro. 

Oltre Borgo Val di Taro, il paesaggio assume una fisionomia dai connotati alpestri, popolata da un omogeneo tessuto insediativo derivato dall’organizzazione territoriale dello Stato feudale dei Landi, che nell’alta valle del Taro (e del Ceno) ebbe lungamente giurisdizione. 

Il tracciato, ovunque ben percorribile, potrà risultare modificato, per effetto delle rettifiche e ristrutturazioni viabilistiche che sono in corso. 

Il fiume Taro nasce alle falde del Monte Penna e drena un bacino che alla confluenza in Po può valutarsi sui 2000 km2. Lungo i 126 km di corso, con alveo prima stretto e incassato, poi sempre più largo, si arricchisce del contributo di numerosi affluenti, fra i quali primeggia il torrente Ceno che confluisce nel Taro presso Fornovo, intrecciando con questo ghiaieti larghi anche più di un chilometro. 

Nella sezione compresa tra Fornovo e la Via Emilia il fiume e il suo pittoresco greto sono sotto la tutela del Parco fluviale regionale del Taro, di circa 2000 ettari.

  • Lunghezza
    55,5 km
  • Fornovo di Taro Fornovo di Taro (PR)

    A m 146, ab. 5.899, notevole centro di attività economiche e di servizi, nodo di smistamento stradale e ferroviario tra la pianura e la riviera lunigiana e versiliese, lambito dal grande alveo intrecciato del fiume Taro, alla confluenza dei torrenti Ceno e Sporzana. Il nucleo storico insiste sull’area di un romano Forum Novum, sviluppatosi lungo una direttrice transappenninica. Ne sono testimonianza numerosi resti d’epoca romana apparsi a più riprese, tra cui le sortes, asticciole iscritte in bronzo, usate per pratiche oracolari, conservate nel Museo archeologico di Parma. Divenuto municipium probabilmente in piena età imperiale, venne poi per tempo collegato con la riva sinistra del Ceno da un ponte, di cui sono superstiti resti di pile a nucleo cementizio, con paramento in blocchi lapidei. Tappa nodale lungo la strada di Monte Bardone e feudo ecclesiastico, Fornovo fu più tardi degli Ercolani di Senigallia. Nel suo territorio, il 5-6 luglio 1495 si combatté una famosa battaglia tra l’esercito della Lega Italiana, condotto da Francesco Gonzaga, e quello di Carlo VIII che, in ritirata da Napoli e diretto in Piemonte, riuscì a passare il Taro. Di interessante l’abitato vecchio di Fornovo offre la parrocchiale di S. Maria Assunta, una delle pievi romaniche più importanti del Parmense.

  • Solignano Solignano (PR)

    A m 232, ab. 1724, centro moderno sovrastato da una rocca ora ridotta a pochi ruderi, infeudata nel 1249 da Federico II a Oberto Pallavicino e rimasta quasi costantemente a quella famiglia fino al 1805.

  • Pietramogolana Berceto (PR)

    Paesetto abbarbicato a uno scoglio serpentinoso da cui emergono i ruderi di una torre, già parte di un’altra rocca dei Pallavicino.

  • Borgo Val di Taro Borgo Val di Taro (PR)

    A m 420, ab. 6783, il più importante centro della valle, disteso in un’ampia conca alla sinistra del corso d’acqua. Il carattere prevalentemente industriale della cittadina è subito suggerito dagli imponenti impianti produttivi che introducono nell’abitato. Frequentato per villeggiatura, è anche meta gastronomica per i pregiati funghi porcini. Conserva nel centro storico una struttura urbanistica di tipo castramentato allungato, che fa pensare a un disegno pianificato da collocare presuntivamente nel secolo XIII. Il tessuto edilizio, in maggioranza sei-settecentesco, si allinea a schiere compatte su tre strade parallele. Pare identificabile con l’altomedievale castrum Turris, centro di una circoscrizione politico-amministrativa bizantina dipendente dal comitato di Piacenza; il ruolo ricoperto conseguiva alla posizione nodale del sito, all’intersezione tra la valle del Taro e la direttrice viaria che dalla val Ceno e dal Piacentino conduceva in Lunigiana. Fu feudo dei Malaspina, dei Fieschi e dei Landi; nel 1430 fu espugnato da Niccolò Piccinino e nel 1547 da Pier Luigi Farnese. Nel 1551 i Landi ne ebbero da Carlo V l’investitura con il titolo di principi, e successivamente i Farnese. Il ponte sul Taro conduce in uno slargo che comunica, mediante il sottopasso della Portella, con la principale via Nazionale, asse generatore del borgo, ai cui lati prospettano dignitosi palazzi, risalenti nell’impianto ai secoli XVI-XVIII.

  • S. Domenico Borgo Val di Taro (PR)

    Chiesa dall’interessante interno (1449) modificato da rifacimenti del secolo XVII; nella 2a campata destra, S. Vincenzo Ferreri che dispensa la peccatrice, di Clemente Ruta, e, nella cappella a sinistra del presbiterio, affresco tardo-cinquecentesco strappato, raffigurante la Madonna col Bambino.

  • Palazzo Boveri Borgo Val di Taro (PR)

    Palazzo sontuosamente decorato in facciata da stucchi con stemmi e cartigli realizzati in occasione del passaggio (1714) di Elisabetta Farnese, in viaggio verso la Spagna per sposare Filippo V.

  • Palazzo Manara Borgo Val di Taro (PR)

    Palazzo dalla monumentale facciata settecentesca con ampio portale ad arco e belle finestre, tutti bugnati e decorati da gigli farnesiani.

  • S. Antonino Borgo Val di Taro (PR)

    Parrocchiale con all’interno, nel transetto sinistro, superba ancona lignea intagliata da Lorenzo Aili (1676). Alla destra della chiesa, una torre è quanto rimane del castello che presidiava l’estremità settentrionale dell’abitato.

  • Compiano Compiano (PR)

    A m 519, ab. 1.079, interessante tipico borgo castellano appenninico, di ben conservata impronta urbanistica medievale, tuttora perimetrato dall’antica cintura fortificata e sovrastato dalla rocca. L’origine dell’avamposto difensivo data probabilmente da età carolingia (IX secolo); attorno al Mille è dei Malaspina, dal 1141 del Comune di Piacenza, al quale lo sottrarrà nel 1257 Ubertino Landi, incrementando così i dominî di quello che, con il titolo di principato, sarà dal 1532 il potente Stato dei Landi; nel 1682 Compiano e l’alta valle del Taro verranno ceduti ai Farnese. L’accesso al borgo è presidiato da due ingressi fortificati. Varcato quello occidentale, attraverso la suggestiva strada maestra si risale il pendio tra serrate schiere edilizie, in parte rimaneggiate: pregevole, sulla sinistra, una casa-forte tardomedievale, in pietra a vista con finestre ogivali. Al sommo dell’abitato si erge la Rocca, che risale presumibilmente al XV secolo.

  • Castello Compiano (PR)

    La rocca, o castello, si erge al sommo dell’abitato di Compiano e risale presumibilmente al XV secolo, con ampliamenti dei secoli xvii e xviii e recenti; presenta massiccia struttura a pianta trapezoidale, con un torrione – quello occidentale – rettangolare e tre rotondi, singolarmente non angolari ma poggianti ai lati dell’edificio; un rivellino, anch’esso semitondo, precede l’ingresso. A partire dall’età farnesiana la rocca subì una progressiva decadenza, e fu adibita a molteplici usi; l’ultima proprietaria ne ha fatto lascito al Comune (1987), che l’ha aperta al pubblico limitatamente ad alcuni ambienti. Tutti i beni mobili della rocca – arredi, dipinti, suppellettili – furono acquistati dagli ultimi proprietari, e sono espressione del gusto eclettico tipico del collezionismo antiquario, compreso il Museo internazionale Massonico, una ricca collezione di oggetti della Massoneria anglosassone. Una parte della rocca è adibita a uso ricettivo.

  • Museo degli Orsanti Compiano (PR)

    Sistemato nell’ex chiesa di S. Rocco e dedicato alla figura di circensi e girovaghi che nell’Ottocento emigrarono in paesi lontani. La specialità di questi performer (gli ‘orsanti’, prevalentemente originari dalle valli del Ceno e del Taro) erano le esibizioni nelle strade e nelle fiere, suonando e mettendo in mostra scimmie, cani, uccelli, orsi e cammelli più o meno addestrati. L’esposizione rende omaggio a questa parte della cultura popolare dell’Appennino parmense.

  • Bedonia Bedonia (PR)

    A fianco del Taro, con ampia vista su una bella cerchia di monti, a m 500, ab. 3214. Attivo centro di aspetto moderno, frequentato per soggiorno estivo e situato al centro di una conca al piede del Monte Pelpi (1480 m). Appartenne allo Stato feudale dei Landi, passò nel 1589 ai Doria-Landi e quindi (1682) ai Farnese. Nell’Ottocento una singolare emigrazione temporanea, durata fino agli inizi del Novecento, portò molti Bedoniesi a girovagare per mezzo mondo, esercitandovi commerci ambulanti svariatissimi o mestieri come quello degli orsanti. L’abitato tradizionale risente dell’influenza culturale della vicina Liguria, espressa dalla vivace sequenza di accese tonalità cromatiche che contraddistingue il paesaggio urbano. Un’altra attrattiva di Bedonia sono le sculture realizzate nell’ambito dei Simposi internazionali di Scultura in pietra arenaria di Carniglia, iniziati nel 2000 con cadenza biennale. Questa pietra particolarmente pregiata, di colore grigio intenso, sin dall’inizio del XX secolo viene estratta vicino alla città. Le opere sono raccolte nel centro storico e nel parco della Peschiera.

  • Polo museale del Seminario vescovile Bedonia (PR)

    Accanto al moderno santuario della Madonna di S. Marco, con grandiosa cupola e colonnato in pietra di Carniglia, è l’ex Seminario vescovile (1846), trasformato in Polo museale, che ospita un’interessante raccolta naturalistica e archeologica e la pregevole Pinacoteca «Parmigiani», composta da una cinquantina di importanti dipinti, prevalentemente a carattere sacro di cultura bolognese ed emiliana, pervenuti per lo più attraverso la donazione del piacentino don Vittorio Parmigiani (1935) e la successiva acquisizione della collezione Bolognini di Bologna. Tra gli autori di maggiore notorietà, Bartolomeo Passarotti, Ludovico Carracci, Luigi Crespi, il Mastelletta. Singolare il Museo «Romeo Musa», che raccoglie oltre 800 legni xilografici e un certo numero di stampe, tutti opere dell’artista bedoniese (1882-1960). Tra le altre raccolte custodite nel Polo museale, il Museo archeologico (reperti locali del Paleolitico, Mesolitico, età del Ferro, epoca romana e medievale).

  • Montarsiccio Bedonia (PR)

    Nell'alta valle del Taro, a m 788, ove rimangono i ruderi di un castello di cui si ha notizia dall’XI secolo (vi morì nel 1298 Ubertino Landi, capostipite della famiglia feudale che dominò per secoli queste valli).

  • Santa Maria del Taro Tornolo (PR)

    A m 717, località di villeggiatura e climatica già nota nel secolo XVII. Antico insediamento del monastero di S. Colombano di Bobbio, vi subentrarono poi i monaci di Borzone che vi edificarono una chiesa gotica sostituita nella prima metà dell’Ottocento dall’attuale Parrocchiale, che conserva all’altare maggiore una statua della Madonna col Bambino del XVI secolo in marmo, ridipinta in questo secolo. Di fronte alla chiesa il busto eretto a Henry de Thierry ricorda l’epoca in cui capitali belgi e inglesi avevano acquistato parte del Monte Penna per sfruttarne le miniere di rame (in età moderna concesse ai Grimaldi) e più tardi per ricavarne legname di faggio, iniziative che furono in gran parte responsabili della riduzione della faggeta. Interessante anche, al centro dell’abitato, il cosiddetto ponte romano dei Priori, in realtà medievale, a due arcate. A nord di Santa Maria, quasi alle sorgenti del Taro fu costruita nel 1919 una diga con sviluppo al coronamento di m 85, che ha creato un lago-serbatoio m 1054, per la regolazione settimanale dell’energia producibile nelle sottostanti centrali di Strinabecco-Santa Maria e Simonina. Circa 6 km oltre l’abitato, al passo del Bocco m 956, la strada entra in Liguria.

  • Tarsogno Tornolo (PR)

    A 768, stazione di soggiorno estivo tra prati e castagneti, il cui sparso abitato di alberghi e villette si allunga sulla strada fin quasi all’innesto nella statale 523, tra il ponte di Bertorella e il passo di Cento Croci.

  • Cento Croci (Passo di) Tornolo (PR)

    A m 1055, tra il bacino del Taro (Emilia) e quello del Vara (Liguria); secondo una tradizione il nome deriverebbe dalle numerose croci poste a ricordo dei viandanti assassinati dai briganti che infestavano la zona nei secoli andati.

  • Montegroppo Albareto (PR)

    Centro di soggiorno estivo base per escursioni d’interesse naturalistico lungo l’incontaminato torrente Gotra, e sul Monte Gòttero m 1.640.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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