Lo Scalogno di Romagna IGP ha una particolare forma a fiaschetto, la buccia coriacea e un colore dal grigio bruno al rossastro che lo distinguono da tutte le altre varietà coltivate nelle regioni italiane ed estere.
A metà strada tra l’aglio e la cipolla, viene coltivato con un basso impatto per quanto riguarda l’utilizzo di trattamenti e concimi chimici in un’area a cavallo tra la Romagna e l’Emilia, nei territori attorno al comune di Riolo Terme.
Appartenente alla grande famiglia delle Liliacee, che comprende aglio, cipolla, porro, lampascione e erba cipollina, vanta una storia millenaria che ci ci porta indietro fino al tempo dei Romani e dei Celti.
Dal momento che non dispone di alcun seme, per la sua riproduzione è necessario trapiantare i bulbi di medie dimensioni che gli esperti agricoltori conservano dal raccolto dell’anno precedente.
Non può essere coltivato in successione a se stesso o ad altre Liliacee o Solanacee, tanto meno è ammesso il “ristoppio”, ovvero la stessa coltura nello stesso appezzamento di terreno: devono infatti trascorrere almeno 5 anni per il ritorno dello Scalogno sullo stesso appezzamento.
L’impianto viene effettuato nei mesi di novembre-dicembre, mentre la raccolta è attuata a partire da metà giugno per il prodotto fresco e si protrae fino a metà luglio per il prodotto secco.
Molto apprezzato a livello gastronomico, trova largo utilizzo in cucina. Il suo sapore deciso ma piuttosto dolce ne fa l’ideale ingrediente per salse, sughi, condimenti per paste asciutte, verdure e arrosti.
I bulbi freschi, ripuliti dalla pellicola esterna e tagliati a fettine sottili, possono essere usati insieme a cubetti di prosciutto e pomodoro per preparare il ragù per le tagliatelle. Le foglie, appena raccolte, possono insaporire insalate miste.