L’enogastronomia nell’area delle “Terre di Faenza” è di alta qualità ed è legata soprattutto ai prodotti della campagna e delle colline, che ne impreziosiscono la tradizione culinaria tipica della Romagna.
L’itinerario parte da Riolo Terme, una delle più rinomate stazioni di cura, situata su un piccolo e lussureggiante altopiano che il fiume Senio aggira nella sua corsa verso la Pianura Padana. La parte vecchia del paese nasce nel Trecento come borgo, raccolto entro una cerchia di robuste mura, intorno alla possente Rocca, mentre la parte più recente si estende vicino al maestoso Parco delle Terme, in perfetto stile "fin de siècle".
Qui troviamo lo Scalogno di Romagna IGP, un bulbo che unisce le caratteristiche della cipolla a quelle dell’aglio e del porro. Nella tradizione contadina è sempre stato un protagonista (pane e scalogno costituivano uno degli spuntini più comuni durante il lavoro dei campi), grazie all’elevato contenuto di vitamine e sali minerali che possiede. Crudo, sottaceto o come condimento per la pasta, esalta ogni piatto con la sua forte personalità.
Di assoluta tipicità locale è anche la Saba (o sapa), una salsa densa di colore scuro ottenuta dalla bollitura del mosto d’uva. Usata fin dal tempo dei Romani, si presta come condimento per ceci, castagne e fagioli e si abbina a formaggi, polenta e a molti dolci.
La seconda tappa ci porta a conoscere il Marrone e i Frutti Dimenticati di Casola Valsenio.
Il piccolo borgo è noto anche come il "Paese delle Erbe" e dei "Frutti dimenticati" per la cultura che il territorio pone nella riscoperta e nella salvaguardia delle diverse specie officinali e aromatiche che la caratterizzano regalando scorci naturali di rara bellezza.
Tra i più suggestivi, quello offerto dal panorama che si ammira dalla Rocca di Monte Battaglia, che si affaccia sul Parco Regionale della Vena del Gesso romagnola. Di straordinario interesse è il Giardino delle Erbe Augusto Rinaldi Ceroni, uno dei giardini botanici più grandi d'Europa, dove vengono conservate e preservate oltre 400 specie di piante officinali e la Casa Museo Il "Cardello", prima foresteria dell'Abbazia di Valsenio e, nell'Ottocento, dimora natale dello scrittore faentino Alfredo Oriani.
Tra le specie notevoli del territorio figura il Marrone di Casola Valsenio che, con il suo gusto dolce, non ammette di essere confuso con la castagna, più piccola e scura. I marroni possono essere essiccati e macinati in farina, consumati semplicemente bolliti o arrostiti nella classica padella forata, o essere tra gli ingredienti di piatti della tradizione montana come ravioli dolci, torta di marroni, tortellacci e zuppa.
Una menzione a parte meritano quelli che vengono oggi catalogati sotto la definizione di Frutti Dimenticati, dal nome evocativo attribuitogli da Tonino Guerra. Si tratta prevalentemente di frutti autunnali che sino a mezzo secolo fa erano parte integrante della dieta contadina, mentre oggi si trovano per lo più spontanei o coltivati per passione da pochi. Gusti ormai lontani che per alcuni ricordano i sapori dell’infanzia: sapori aciduli nel caso di corbezzoli, corniole, melegrane, e sapori dolci per giuggiole, nespole e azzeruole.
I frutti dimenticati si sposano alla perfezione con le piante aromatiche del Giardino delle Erbe di Casola Valsenio, contribuendo a realizzare i piatti deliziosi che i ristoranti locali, tra tradizione e creatività, propongono.
Ultima tappa di questo goloso e originale itinerario è l’antico borgo di Brisighella, uno dei più belli d’Italia nonché uno dei più particolari: si adagia infatti ai piedi di tre pinnacoli rocciosi, su cui poggiano la Rocca del XV secolo, la Torre dell’Orologio e il Santuario del Monticino.
In questa zona il radicamento dell’olivo è forte e storicamente documentato, così come la produzione di olio affidata a molini fin dall’epoca romana - un frantoio in pietra è stato ritrovato presso la vicina Pieve del Tho.
La produzione dell’olio extra-vergine di Brisighella, il primo in Italia ad ottenere la DOP, è limitata ed estremamente controllata e deriva principalmente da tre cultivazioni tipiche locali: Nostrana di Brisighella, Ghiacciola e Orfana. Gli oli “Brisighella” e “Brisighello” vengono ricavati dalla varietà nostrana, mentre il “Nobil Drupa” viene fatto con olive “ghiacciola”.
Come gustarli? Oltre alla classica bruschetta, è ideale per condire piatti a base di carni bianche cotte al forno e alla griglia, ma si presta bene anche con gustosi piatti di pesce.
Per saperne di più, visitate la sede del frantoio della CAB - Cooperativa Agricola Brisighellese che produce questo olio o nel punto vendita che si trova in centro, proprio sotto la Via degli Asini: qui sotto la guida di una esperta, potrete degustare questi prodotti e imparare a coglierne le differenze di profumo, di gusto, di acidità.
Sulle argille dei calanchi che circondano il borgo, invece, cresce un carciofo diverso da tutti gli altri: il Carciofo Moretto. Di colore violaceo con riflessi dorati, e spine giallo nere, il vero Carciofo Moretto attualmente viene coltivato da una trentina di produttori, per un totale di circa 5 ettari di terreno.
Si gusta crudo o leggermente lessato, condito con sale e olio, preferibilmente con il rinomato “Brisighello”, con il quale si sposa molto bene grazie alla base aromatica comune.
Ad alcuni di questi prodotti tipici, vengono dedicate anche importanti fiere e sagre.
La prima nel mese di maggio a Brisighella per celebrare il Carciofo Moretto. Una sagra per acquistare questo gioiello autoctono locale e per degustarlo nelle tante ricette di cui è protagonista.
Nel terzo fine settimana di luglio invece la Pro Loco di Riolo Terme organizza la Fiera dello Scalogno di Romagna. Una festa ad hoc per far conoscere e divulgare la conoscenza di questa eccellenza locale.
E per concludere, a Casola Valsenio ogni secondo e terzo week end di ottobre si svolge la Festa dei Frutti Dimenticati e del Marrone, un’occasione unica per ritrovare un mondo che altrove non esiste più.