Questo itinerario propone una giornata alla scoperta di Casola Valsenio, piccolo borgo dell’Appennino Romagnolo ai confini con la Toscana, conosciuto come il Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati per la grande varietà di erbe aromatiche e piante medico-officinali coltivate nel suo Giardino Botanico.
Il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio è infatti un orto botanico specializzato, tra i più completi che abbiamo in Italia. Una visita a questo luogo permette di scoprire le proprietà delle piante officinali - preziose in vari ambiti, dalla medicina alla fitoterapia, dalla cucina alla cosmesi - e di imparare come si estraggono gli olii essenziali o come si preparano le tisane.
La giornata inizia proprio dal Giardino delle Erbe, punto di riferimento nazionale per chi vuole scoprire o approfondire la conoscenza delle piante officinali, note da secoli per le loro virtù.
Il Giardino è nato nel 1938 con l'obiettivo di coltivare, conservare e diffondere la conoscenza delle piante di interesse medico-officinale ed aromatico: vi si trovano oltre 450 specie di piante utilizzate fin dal basso Medioevo, quando venivano lavorate nelle officine dei conventi.
La sede attuale, inaugurata nel 1975, è intitolata al suo fondatore Augusto Rinaldi Ceroni.
Il Giardino è visitabile liberamente durante il giorno, una visita che vi permetterà di inebriarvi degli odori e dei colori della natura, tra i gradoni coltivati o tra i filari di lavanda.
Ma se volete approfondire davvero la conoscenza di questo mondo, prenotate anche una visita guidata o un laboratorio, percorrete la Galleria dei Profumi, entrate nella Camera delle Meraviglie.
E magari portate a casa con voi qualche pianta da coltivare nel vostro orto o sul vostro terrazzo, per ritrovare ogni giorno la gioia di questi intensi profumi e il ricordo di questo luogo magico.
Infine, dato che si sarà fatta ora di pranzo e per non tralasciare il gusto, il consiglio è quello di provare gli originali piatti a base di erbe e frutti dimenticati che propongono molti dei ristoranti del borgo: accostamenti creativi, senza dimenticare la tradizione, come vuole la cultura romagnola!
Nel pomeriggio l’itinerario prosegue verso Il Cardello, la casa-museo dello scrittore Alfredo Oriani, una delle figure più originali della cultura italiana fra Otto e Novecento.
Sorto in origine come foresteria dell’Abbazia benedettina di Valsenio e tutt’ora immerso in un grande e rigoglioso parco, il Cardello fu acquistato nel 1855 da Luigi Oriani, padre di Alfredo; lo scrittore trascorse qui l’intera vita in pressoché totale isolamento e vi scrisse tutte le sue opere.
Il fascismo, che molto arbitrariamente aveva arruolato l’autore de La lotta politica in Italia e de La rivolta ideale fra i propri antesignani, fece del “Cardello” il fulcro del mito del “precursore”, a cominciare dalla edificazione nelle immediate adiacenze della struttura di un mausoleo (disegnato dall’architetto Giulio Ulisse Arata) ove vennero traslate le spoglie di Oriani e attorno al quale si concluse la cosiddetta “marcia al Cardello” del 27 aprile 1924, guidata dallo stesso Mussolini.
L’attuale assetto dell’edificio, in stile vagamente neo-romanico, risale dunque al radicale restauro promosso dal regime nel 1926, che ne stravolse completamente l’aspetto originario.
Gli interni, fra cui lo studio dello scrittore con la sua biblioteca privata, costituiscono al contrario un raro esempio di abitazione signorile romagnola dell’Otto-Novecento, quasi integralmente preservata.
Nell’ampio sottotetto si può vedere altresì la bicicletta con cui Oriani, considerato l’inventore del cicloturismo, compì nel 1897 un lungo viaggio solitario fra Romagna e Toscana che gli ispirò La bicicletta (1902), forse il più bel libro dedicato in Italia al ciclismo.
A pochi km dal Cardello si trova l’Abbazia di Valsenio, la cui presenza è attestata da una bolla papale sin dal 1126. A fianco ad essa si trovava anche un monastero benedettino dotato di un bel chiostro e di una foresteria.
L’abbazia sorgeva in un punto strategico della vallata e la sua importanza è testimoniata dalla documentata ampiezza dei suoi possedimenti e dalle numerose altre chiese che facevano capo ad essa. Sul suo sagrato si riunivano i consigli e le assemblee della comunità.
I consistenti lavori di restauro effettuati recentemente hanno portato alla luce parti di strutture antecedenti, alcune di epoca precristiana e di aspetto monumentale.
Ma la vera sorpresa è stata trovata sotto l’abisde: i resti di una chiesa più antica, a pianta trilobata (ovvero con tre absidi) che risalirebbe al settimo-ottavo secolo dopo Cristo.
L’abbazia è un luogo davvero speciale, dove si respira l’atmosfera mistica delle chiese medioevali e al contempo semplice delle chiese di campagna: un luogo magico dove concludere il nostro itinerario in quiete e rilassatezza.