Echi di una comunità: storie ebraiche nelle strade di Ferrara

Un viaggio nella memoria ebraica di Ferrara

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Ferrara è una città dove le pietre parlano. Parlano di duchi e mercanti, di artisti e condottieri. Ma alcune di quelle pietre raccontano una storia diversa, a lungo silenziata, eppure profonda: quella della comunità ebraica ferrarese, una delle più antiche e vitali d’Italia.

Questo itinerario urbano a piedi, breve ma denso di significati, accompagna il visitatore in un percorso di riflessione e scoperta, attraversando memoria storica, cultura e spiritualità. 

Il punto di partenza è l’antico “orto degli Ebrei”, il Cimitero ebraico a ridosso delle mura rinascimentali di Ferrara. Un luogo silenzioso e raccolto, che custodisce sepolture di varie epoche e il monumento funebre dello scrittore Giorgio Bassani.
Dalle mura si entra nel centro storico, percorrendo le vie medievali dell’antico ghetto, dove ancora oggi si trovano le Sinagoghe e, sul selciato, le toccanti pietre d’inciampo: piccole targhe dorate dedicate agli ebrei ferraresi deportati nei campi di sterminio.
Il cammino prosegue fino alla Colonna di Borso d’Este, in Piazza della Cattedrale, simbolo del potere ducale. 

Per terminare, il MEIS, Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, apre lo sguardo sulla storia e cultura degli Ebrei italiani.

Questo itinerario non è solo una passeggiata culturale, ma un invito a riscoprire Ferrara attraverso una lente diversa, che mette al centro il valore della memoria e il rispetto della diversità. È adatto a tutti: appassionati di storia, famiglie, gruppi scolastici, turisti consapevoli.
In poche ore e in pochi chilometri è possibile attraversare secoli di vita, immergendosi in una cultura antica e resiliente, che ha saputo integrarsi, contribuire e resistere, lasciando un’eredità visibile e tangibile. Echi silenziosi, che si fanno voce per chi sa ascoltare.


  • Itinerario accessibile a tutti che si sviluppa lungo circa 2,5 chilometri, nel cuore della città.
  • Per entrare nel giusto spirito prima della partenza, consigliamo l’ascolto del podcast "Scopri la Ferrara Ebraica"  dedicato al tema. 
  • Durata
    24 ore
  • Interessi
    Arte & Cultura
  • Target
    Amici/Solo,Coppia
  • Prima tappa - Cimitero ebraico Ferrara

    La nostra esplorazione inizia al Cimitero Ebraico di via delle Vigne, luogo silenzioso e denso di significati che accoglie le sepolture di molte generazioni della comunità ebraica ferrarese.

    Passeggiando tra le lapidi, si percepisce il legame profondo tra memoria e spazio: famiglie intere hanno vissuto e attraversato secoli di storia, lasciando qui la propria traccia.
    La comunità Ebraica, nel suo ampliarsi nel corso dei secoli, ha avuto l’esigenza di individuare un luogo dove seppellire i propri cari: il cimitero venne istituito ufficialmente nel 1588, quando i conduttori dei quattro banchi di prestito ebraici di Ferrara acquistarono, ciascuno per un quarto, il terreno per destinarlo a uso sepolcrale.

    Col tempo l’area si è ampliata, e oggi si stimano oltre 1400 lapidi, molte delle quali affiorano appena dal terreno. Il suggestivo portale monumentale fu realizzato nel 1911 dall’architetto Ciro Contini.

    Giorgio Bassani: voce della memoria ebraica
    Tra le figure più emblematiche qui sepolte c’è Giorgio Bassani, uno dei più grandi autori italiani del Novecento.
    Con il romanzo Il giardino dei Finzi-Contini, Bassani ha raccontato con profondità, lucidità e una scrittura penetrante le vicende di una famiglia della comunità ebraica di Ferrara durante la Seconda Guerra Mondiale, il cui tragico destino sarà segnato dalle leggi razziali e dalla persecuzione. Figura di riferimento  per chiunque desideri comprendere la Ferrara ebraica e le sue radici.

    Curiosità
    Il cimitero si suddivide in cinque aree, ognuna con sepolture di epoche diverse. La più particolare e suggestiva è un’ampia radura erbosa, situata sulla sinistra del vialetto davanti alla camera mortuaria. Questo spazio fu utilizzato nel Settecento e oggi presenta solo poche lapidi, complice il divieto imposto dalle disposizioni papali e, successivamente, le distruzioni operate dall’Inquisizione nel 1755. In tutto il cimitero si contano circa cento lapidi incise in ebraico – molte ormai illeggibili – accanto a iscrizioni in italiano o bilingui, a testimonianza della lunga e stratificata storia della comunità.

    Consigli

    • Se si vuole approfondire la storia di Giorgio Bassani si può allungare la visita seguendo l'itinerario dedicato 
    • A pochi passi da qui, una piccola deviazione conduce a Piazza Ariostea , uno dei simboli rinascimentali della città. Ogni primavera vi si tiene il suggestivo Palio di Ferrara, una delle rievocazioni storiche più antiche d’Italia.

  • Seconda tappa – Pietre d’inciampo Ferrara

    La passeggiata prosegue dal verde del Cimitero Ebraico, attraversando Via Montebello e Via Terranuova, fino a raggiungere Via Mazzini, una delle vie centrali dell’antico ghetto ebraico.
    Il ghetto fu istituito nel 1627 e abolito solo nel 1859. Un tempo chiuso da portoni che venivano serrati al tramonto, oggi questa strada conserva una forte identità storica, pur essendo animata da locali e negozi.
    Al civico 95, sulla destra, si trova l’ingresso delle Sinagoghe di Ferrara segnalato da due lastre in marmo.

    Davanti ai numeri civici 14, 85 e 88 di via Mazzini, si trovano le pietre d’inciampo: piccole targhe in ottone incastonate nel selciato che ricordano le vittime della deportazione.
    Ogni pietra riporta nome, data di nascita, di arresto e luogo della morte, posizionata esattamente di fronte all’abitazione da cui quella persona fu portata via, in modo da “inciampare nella memoria”, obbligando chi passa a fermarsi, a riflettere e ricordare.
    È un momento toccante della visita: mentre si cammina su queste pietre, la memoria diventa concreta, il presente si intreccia con la storia.

    In via Mazzini si trovano 15 pietre, dedicate a famiglie intere. È un tratto di strada breve ma potentissimo, dove il cammino si intreccia con la storia della Shoah locale, restituendole un volto e una voce.

    Curiosità
    Non tutti sanno che, all’interno degli edifici del ghetto esistevano passaggi interni, scale incrociate e corridoi nascosti, costruiti per permettere agli abitanti di muoversi tra le case senza uscire in strada. Un sistema ingegnoso e segreto, nato per resistere a una realtà di controllo e segregazione.

  • Terza tappa – Antico ghetto Ferrara

    L’esplorazione prosegue nel cuore dell’antico ghetto ebraico di Ferrara, un microcosmo urbano che conserva ancora oggi numerosi tratti riconoscibili della sua storia secolare.
    Da via Mazzini, via principale del ghetto, si diramano come due costole le vie Vignatagliata e Vittoria.
    In queste strade si trovavano soprattutto le abitazioni private degli Ebrei, spesso costruite in tipico rosso cotto ferrarese.

    L’atmosfera, oggi, è sospesa: i vicoli silenziosi e gli scorci nascosti restituiscono un senso di intimità e raccoglimento. Un piccolo slargo al centro del quartiere è dedicato a una figura emblematica della cultura ebraica ferrarese: Isacco Lampronti.

    Isacco Lampronti: illuminato divulgatore
    Isacco Lampronti è stato un medico e rabbino vissuto nel Settecento, considerato un eroe nazionale, perché si è adoperato tantissimo per la comunità e ha composto una enciclopedia in cui fornisce responsi, interpretazioni e risposte su vari quesiti o dubbi dei testi rabbinici ancora oggi consultata a livello internazionale.

    Memoria diffusa
    • In via Vignatagliata 33, una targa ricorda l’abitazione di Lampronti.
    • Al civico 79, si trovava la scuola ebraica istituita dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938, che avevano escluso studenti e insegnanti ebrei dalle scuole pubbliche, dove ha insegnato anche Giorgio Bassani.
    • In via Vittoria 41, sorgeva la Sinagoga di rito spagnolo, distrutta dai nazi-fascisti nel 1944. 

    Da gustare
    Dopo la passeggiata, è tempo di una pausa golosa. Potete concedervi un assaggio della cucina ebraica, proposta da alcuni ristoranti della città accanto ai sapori della tradizione ferrarese, come i celebri cappellacci di zucca.
    In alternativa, dirigetevi verso Piazza Trento e Trieste: qui vi attende un vivace mix di locali dove trovare ricciole, pasticci ferraresi, pampepati speziati e gelati dai mille gusti e colori. Ce n’è davvero per tutti i palati!

  • Quarta tappa - Colonna di Borso d'Este Ferrara

    Poco distante dalle vie del ghetto il percorso incontra Piazza Trento e Trieste, uno degli spazi più ampi e centrali della città. 

    Proprio di fronte alla facciata della Cattedrale, a sinistra dell'arco (Volto del Cavallo) di Palazzo Ducale, si staglia una colonna di marmo rosa e bianco sormontata dalla statua di Borso d’Este, primo Duca di Ferrara. 

    Curiosità 
    La colonna su cui poggia la statua nasconde una storia poco nota.
    In seguito a un incendio nel Settecento, fu restaurata con l’aggiunta di marmo bianco. Ma il materiale utilizzato per il restauro proveniva da un luogo profanato: il Cimitero Ebraico di Ferrara. Lo Stato Pontificio infatti , allora al potere, dispose che il marmo fosse prelevato da lì, ignorando il valore sacro delle sepolture.
    Solo quando durante un successivo restauro nel 1960 venne smontata la colonna, sono apparse le antiche lapidi con iscrizioni in ebraico; fotografate per motivi di studio, sono state poi di nuovo incorporate nel monumento.  
    Questa vicenda è oggi simbolo della fragilità della memoria e dell’importanza del restituire dignità ai luoghi e alle persone.

  • Quinta tappa - Da Piazza della Cattedrale al MEIS, Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah Ferrara

    Camminando lungo Corso Porta Reno e imboccando a destra un tratto di Via delle Volte, si entra in una zona intrisa di storia e suggestione.
    Poco lontano, in Via Centoversuri, si ha memoria del luogo in cui si insediarono i primi Ebrei arrivati a Ferrara nel XIII secolo.

    Da qui si prosegue verso la tappa conclusiva dell’itinerario.
    Il percorso non può che chiudersi con il MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, inaugurato nel 2017 negli spazi delle ex carceri cittadine, dismesse nel 1992.
    In queste celle furono imprigionati oppositori antifascisti ed ebrei, tra cui Giorgio Bassani. Oggi, quel luogo è stato simbolicamente trasformato in uno spazio di memoria, dialogo e cultura.
    Punto di riferimento nazionale e internazionale per lo studio e la valorizzazione della storia ebraica in Italia, il museo è un viaggio nella storia della presenza degli Ebrei ebraica in Italia, dalla diaspora romana fino ai giorni nostri.
    Le sale ospitano reperti archeologici, documenti, installazioni immersive e multimediali, per raccontare l’evoluzione della presenza ebraica nella penisola in oltre 200 anni di storia, evidenziandone il contributo alla vita artistica, scientifica, sociale e religiosa del Paese.

    Da non perdere

    • il percorso permanente, 'Ebrei, una storia italiana' che racconta le tappe fondamentali della presenza ebraica nel paese a partire dall’epoca romana
    • la sezione dedicata alla Shoah, “L’umanità negata”, con un focus particolare sulle leggi razziali del 1938, la persecuzione e la deportazione degli ebrei italiani.
    • il Giardino delle Domande, un labirinto verde che racconta le regole della kasherut, l’alimentazione ebraica
    • le mostre temporanee dedicate a memoria, identità e contemporaneità, feste, tradizioni, artisti ebrei.

    Consiglio
    Il museo, dotato di un bookshop molto fornito, inoltre organizza corsi di ebraico, conferenze, laboratori per le scuole, visite guidate e numerosi eventi durante l'anno, tra cui la Festa del Libro Ebraico.

    Una tappa conclusiva che invita a una riflessione attiva sul valore della memoria e sull’identità culturale italiana nel suo pluralismo.

Ultimo aggiornamento 24/04/2025

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