Il Parco dei Gessi e i Calanchi dell’Abbadessa – Patrimonio Unesco

Il più grande parco carsico dell’Emilia-Romagna

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A seguito dell’evento alluvionale che ha colpito la nostra regione a Ottobre 2024 questo itinerario può essere soggetto a chiusure o ridefinizioni del percorso.
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Il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa è il più grande parco carsico dell’Emilia-Romagna. Fu istituito nel 1988 e oggi copre una superficie di 3421 ettari.  

Recentemente dichiarato Patrimonio UNESCO, il parco tutela una vasta area carsica e una zona limitrofa di argille. All’interno vi sono oltre 150 grotte, accessibili solitamente a gruppi speleologici organizzati, che costituiscono un inestimabile patrimonio ecologico e scientifico.  

Il paesaggio è molto caratteristico, soprattutto nella zona dei Calanchi dell’Abbadessa, grazie agli ambienti selvaggi, con poca vegetazione e versanti ripidi.

Una delle attrazioni principali del parco è il suo paesaggio collinare, ideale per escursioni e passeggiate rigeneranti. I sentieri ben segnalati offrono opportunità per gli amanti del trekking di esplorare i meandri della zona dei Calanchi dell’Abbadessa, grazie agli ambienti selvaggi, con poca vegetazione e versanti ripidi.

Questo affascinante angolo di paradiso, situato nei pressi di Bologna, offre un'esperienza unica di immersione nella natura incontaminata, arricchita da paesaggi mozzafiato e una ricca biodiversità e può essere esplorato grazie a numerosi sentieri percorribili a piedi o in bicicletta.  

  • Durata
    24 ore
  • Interessi
    Natura & Outdoor
  • Target
    Amici/Solo,Coppia
  • Prima tappa - Museo della Preistoria Luigi Donini San Lazzaro di Savena

    La prima tappa si trova proprio ai confini del Parco, a San Lazzaro di Savena, dove sorge il Museo della Preistoria “Luigi Donini”, uno dei più importanti musei di archeologia preistorica in Italia. 

    All’interno del museo si trova una ricca collezione di reperti, tutti di provenienza locale. Due tra le più significative realtà di quest’area riguardano l’ambiente e gli affioramenti dei Gessi Bolognesi e le testimonianze del primo popolamento umano nelle vallate del Savena, Zena e Idice. 

  • Seconda tappa - Grotta della Spipola San Lazzaro di Savena

    Si continua verso la Dolina della Spipola, la maggiore di tutto il complesso dei gessi bolognesi (il diametro supera i 700 m). Al suo interno sono presenti numerose doline minori e inghiottitoi, dai quali si accede a diverse grotte. 

    Prati, campi coltivati e un bosco a roverella, interrotto dagli affioramenti, occupano le aree più assolate. Qui, si trova la grotta più nota del Parco: la grotta della Spipola, scoperta nel 1932 dallo speleologo Luigi Fantini. È accessibile solo con visita guidata da un ingresso artificiale posto sul fondo della dolina.

  • Terza tappa - Buca delle Candele San Lazzaro di Savena

    l viaggio all’interno del Parco prosegue verso l’antica cava, probabilmente di epoca romana, la “Palestrina”. Sulle ripide pareti di un inghiottitoio posto all’interno del bosco, l’erosione dell’acqua ha prodotto spettacolari solchi verticali nella roccia carsica, provocando “erosioni a candela”. Da qui il nome “ Buca delle Candele”.

  • Quarta tappa - Grotta del Farneto San Lazzaro di Savena

    Proseguendo nel Parco, si può raggiungere la località Farneto, oggi nota principalmente per la presenza dell’omonima grotta scoperta nel 1871 da Francesco Orsoni. 

    Negli anni ’60 Luigi Fantini rinvenne nella zona alcune sepolture riferibili all’Età del Rame. Oggi, i reperti sono esposti presso il Museo della Preistoria “Luigi Donini” e al Museo Civico Archeologico di Bologna). Purtroppo, i lavori alla cava, causarono una frana che ostruì l’ingresso alla grotta, fino alla riapertura al pubblico nel 2008. Oggi, è possibile visitare la grotta solo con visita guidata organizzata dall’Ente Parchi.  

  • Quinta tappa - Oasi fluviale WWF di Molino Grande San Lazzaro di Savena

    L’ ultima tappa dell’itinerario raggiunge la piccola Oasi del WWF di Molino Grande. Si tratta della prima oasi WWF realizzata dalla sezione di Bologna, racchiude al suo interno un lembo di bosco idrofilo lungo la riva sinistra del fiume Idice, in prossimità dei ruderi di un vecchio mulino. 

    Il bosco è dominato, nella parte più bassa, da alti pioppi e salici; mentre, invece, nella parte che cresce sul terrazzo sabbioso si possono trovare esemplari di roverella, orniello e acero campestre. 

    Nella parte più a sud si trova una piccola palude e un ampio prato arido con peri selvatici e olmi. Recentemente, l’Oasi ha acquisito anche un piccolo lago, vicino al quale si possono trovare piante acquatiche di notevole interesse, sempre meno presenti nella flora caratteristica della nostra regione. 

    Questa realtà è interessante anche per la fauna che trova ospitalità. L’avifauna è quella tipica delle aree golenali, tra cui spiccano la presenza del gruccione, topino, martin pescatore; ma sono presenti anche diverse specie di mammiferi, anfibi e rettili. 

    L’Oasi è visitabile in tutte le stagioni dell’anno, ma i periodi migliori sono la primavera e l’autunno per godere appieno delle fioriture primaverili e del foliage autunnale.  

Ultimo aggiornamento 27/02/2024

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Redazione Appennino Bolognese

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