Sulle orme dei pellegrini: viaggio spirituale a Piacenza

Due giorni a Piacenza tra chiese, antichi ospitali e vie di pellegrinaggio

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Da secoli, Piacenza è una città di passaggio. Situata in un punto strategico della Pianura Padana, Leonardo Da Vinci la definì “Terra di Passo”, sottolineandone il ruolo di snodo tra le grandi vie di comunicazione.

In epoca medievale, questa posizione privilegiata la rese un crocevia fondamentale per pellegrini, mercanti e viaggiatori. 

Qui transitavano coloro che percorrevano la Via Francigena diretti a Roma o, da ovest, lungo l’antica Postumia, per poi imbarcarsi lungo l’Adriatico verso Gerusalemme.

Ancora oggi, il patrimonio religioso e artistico della città racconta questa storia: chiese medievali, antichi ospitali, monasteri e vie acciottolate evocano il cammino spirituale di uomini e donne che, nei secoli, hanno attraversato Piacenza alla ricerca di fede, redenzione o semplicemente di un rifugio sicuro.

Questo viaggio di due giorni ti porterà alla scoperta di chiese millenarie, mosaici medievali, antichi monasteri e straordinari affreschi, ma anche di angoli meno conosciuti legati alla storia dei pellegrini.
La prima giornata parte con un tuffo nel Medioevo per proseguire nel Rinascimento, mentre la seconda giornata è dedicata al cammino lungo la via Francigena.

L’itinerario è adatto a tutti, anche se alcuni tratti della pavimentazione stradale presentano irregolarità dovute a pavé o sampietrini. Le chiese del percorso sono dotate di accessi per carrozzine, ad eccezione della salita alla cupola della Cattedrale, che prevede 134 gradini e affacci a 30 metri di altezza.

L’itinerario è consigliato sia che si arrivi in treno, coi mezzi propri o persino a piedi, per chi sta percorrendo un tratto della Via Francigena o dell’antica Via Postumia.

  • Durata
    48 ore
  • Interessi
    Arte & Cultura
  • Target
    Amici/Solo,Coppia
  • Prima tappa - San Savino Piacenza

    Si parte dalla chiesa che sorge nel luogo dove le antiche vie romane Emilia e Postumia si incontrano e divergono in direzione est.
    La Basilica di San Savino, fondata nel V secolo dal Vescovo di Piacenza e ricostruita nel X, è uno scrigno di arte medievale, un vero e proprio viaggio nel tempo.

    Da non perdere

    • Ingresso baroccheggiante sui giardini Merluzzo che non lascia immaginare l’interno
    • Mosaici pavimentali con onde marine e pesci
    • Cripta con decorazioni medievali di mostri e figure fantastiche con i segni zodiacali abbinati ai mestieri caratteristici di ogni periodo dell’anno.
    • Capitelli istoriati che colgono e permettono di vedere la cultura dei bestiari e degli erbari medievali. Tra le volute e gli elementi vegetali appaiono lupi, serpenti, draghi alati a rappresentare vizi da evitare e virtù da perseguire.

    Consiglio

    Sali sull’altare per ammirare il mosaico pavimentale che affronta il tema del tempo in modo più complesso (il personale presente in chiesa potrà essere d’aiuto!).

  • Seconda tappa - San Martino in foro Piacenza

    Usciti dalla chiesa di San Savino, si attraversano i giardini dal peculiare nome “Merluzzo”. Pare si chiamino così per la forma triangolare che richiama quella del trancio di pesce. 

    Si salgono le scale e si procede lungo Via Roma. Questa strada è il tratto cittadino della Via Emilia che per lungo tempo costituì un’arteria di transito, anche per i pellegrini, di notevole importanza all’interno della città. 

    Lungo la via si incontrano palazzi nobiliari, antichi conventi e monasteri e giunti nei pressi del centro si trova uno spiazzo sul quale affaccia una piccola chiesa oggi chiusa. 

    Si tratta di San Martino in foro. Il suo nome ricorda il fatto che probabilmente in quest’area si trovava l’incrocio tra cardo e decumano massimi, lo spazio dedicato al foro - la piazza principale - in epoca romana. 

    Curioso che anche qui si affacci un edificio di culto, ma d’altra parte Piacenza è nota come la città delle cento chiese!

  • Terza tappa - Ex Chiesa del Carmine Piacenza

    Proseguendo lungo la direttrice est-ovest, Via Roma diventa via Borghetto. Percorrendola, in pochi minuti a piedi si raggiunge la facciata della Ex Chiesa del Carmine. 

    Oggi questo imponente edificio è accessibile durante la settimana (lunedì-venerdì, eccetto in particolari occasioni) con ingresso dall’area absidale. 

    L’interno, restaurato di recente, è oggi sede del Laboratorio Aperto Piacenza, uno spazio che ospita eventi e aree dedicate al coworking. Nella navata di sinistra si trovano tre interessanti touch screen che permettono ai visitatori di scoprire la storia di questo luogo. Raccontano la fondazione del monastero da parte dei carmelitani, lungo la via di pellegrinaggio per offrire ospitalità ai viaggiatori, oltre a dettagli su decorazioni, affreschi e ritrovamenti effettuati durante i lavori di restauro. 
    Lo spazio è accessibile gratuitamente e resta aperto con orario continuato, un’ottima idea per impiegare il tempo della pausa pranzo, quando gli altri luoghi di interesse sono chiusi.

    A tal proposito, dopo tanto camminare e visitare, è arrivato il momento di mangiare qualcosa. Trovandosi in centro storico si potrà scegliere tra ristoranti tipici, osterie e trattorie, dove assaggiare i piatti della tradizione. I pellegrini in città, già nel Medioevo, gustavano i pissarei e fasò. All’epoca gli gnocchetti di pangrattato e farina venivano serviti probabilmente in brodo, con i fagioli con l’occhio e conditi con grassi animali, in particolare di maiale. Oggi si trovano in diverse versioni, spesso realizzati con salsa di pomodoro.

  • Quarta tappa - San Sisto Piacenza

    Il pomeriggio inizia con la visita a San Sisto, ex monastero collocato a nord della città, vicino al palazzo ducale di Piacenza, Palazzo Farnese.

    L’edificio odierno risale ai restauri di epoca rinascimentale, ma ha un’origine ben più antica. Fu l’imperatrice Angilberga a fondarlo nel 874 d.C., lei stessa lo dotò di reliquie, che all’epoca costituivano una ricchezza e una fonte di richiamo per visitatori e pellegrini. Il monastero, prima femminile e poi passato ai benedettini, ebbe sempre grande importanza e potere, avendo il privilegio di controllare e gestire le acque del Po. 

    Da non perdere

    • Copia della Madonna Sistina di Raffaello, originariamente dipinta per questa chiesa di Piacenza su commissione di Papa Giulio II, successivamente venduta all’Elettore di Sassonia e oggi a Dresda.
    • Monumento funebre di Margherita d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza, che volle essere sepolta qui
    • Dipinto dedicato a Santa Barbara, le cui reliquie furono donate alla chiesa da Angilberga.
    • Coro ligneo, un vero gioiello di intarsi lignei.

    Curiosità 

    La presenza all’ingresso di due cappelle e una cupola crea una sorta di transetto, che di norma si trova nei pressi dell’altare. Pare che Tramello si sia ispirato al progetto di Bramante per santa Maria presso San Satiro a Milano.

  • Quinta tappa - Sant’Eufemia Piacenza

    Proseguendo dalla Chiesa di San Sisto, si arriva in Via Sant’Eufemia, che prende il nome dall’omonima chiesa, uno dei tesori medievali della città.

    Fondata probabilmente prima dell’anno 1000, Sant’Eufemia ha acquisito importanza dopo il XII secolo, anche in seguito al ritrovamento delle spoglie della martire a cui è dedicata.
    I cambiamenti più radicali risalgono al Seicento, quando si realizzarono il coro e una nuova pavimentazione, e all’Ottocento, epoca alla quale risale il portico poi modificato in anni più recenti.

    Aperta solo per le celebrazioni e nella giornata di sabato, in base alla disponibilità dei volontari, è comunque interessante fare un giro all’esterno.

  • Sesta tappa - San Sepolcro Piacenza

    La passeggiata pomeridiana prosegue lungo via Sant’Eufemia per poi svoltare in via Campagna. 

    Qui sorge la Chiesa di San Sepolcro risalente al 1055, testimone del passaggio dei Cavalieri del Santo Sepolcro, ordine religioso nato per proteggere i pellegrini diretti in Terra Santa.

    Cosa vedere

    • Croce dei Cavalieri del Santo Sepolcro, emblema dell’ordine religioso 
    • Architettura romanica trasformata dall’architetto piacentino Alessio Tramello nel ‘500 in edificio rinascimentale con un’imponente facciata con ingresso sopraelevato.

    Curiosità

    La chiesa è attualmente concessa al culto ortodosso ed è aperta solo la domenica.


    Da qui, inoltrandosi nella piazzetta retrostante, si arriva alla Chiesa di San Nazzaro e Celso, oggi sconsacrata e sede di una galleria d’arte privata. Questo luogo ha un valore storico particolare: qui fu battezzato il Cardinale Giulio Alberoni, figura chiave della politica internazionale nel Settecento e protagonista degli accordi matrimoniali tra Elisabetta Farnese e Filippo V di Spagna.

    Uscendo dalla chiesa e tornando verso il centro, si passa accanto all’ex Chiesa di San Matteo, oggi trasformata in teatro. Sopra l’ingresso è ancora visibile una copia dell’architrave con l’agnello, il cui originale è conservato nei Musei Civici di Palazzo Farnese.

    Il termine della giornata è arrivato! Non resta che cenare, concedendosi un bicchiere di vino (Piacenza ha 17 diversi DOC!), e riposare, magari in un ostello come dei veri pellegrini.

  • Settima tappa - Santa Maria di Campagna Piacenza

    La seconda giornata dell’itinerario inizia in un luogo che, nel Medioevo, accoglieva i pellegrini in arrivo a Piacenza: la Basilica di Santa Maria Campagna.

    Lo spazio antistante la chiesa ha un’importanza storica fondamentale: nel 1095, Papa Urbano II annunciò qui la Prima Crociata, ufficializzata poco dopo a Clermont-Ferrand. Da allora, questa area è conosciuta come Piazzale delle Crociate.

    La chiesa, ai margini della città in epoca medievale, ora è un luogo ricco di storia e d'arte. 
    All’esterno, la basilica presenta forme armoniche tipicamente rinascimentali, mentre all’interno conserva un autentico scrigno di capolavori.
    Gran parte degli affreschi furono realizzati nella prima metà del Cinquecento da Giovan Antonio de Sacchis, detto il Pordenone. Il suo stile è caratterizzato da tinte vivaci, figure monumentali e scorci prospettici arditi, tanto da essere definiti dai contemporanei come “terribili”.

    Cosa vedere

    • La cupola affrescata dal Pordenone, con figure potenti e prospettive dinamiche
    • Le cappelle laterali di sinistra e il dipinto all’ingresso, decorate dallo stesso artista
    • Dipinti lungo il cornicione interno, opera di numerosi maestri emiliani tra il XVI e il XVIII secolo
    • La Crocifissione del fiammingo Van Grenaert, esempio di scuola nordica a Piacenza
    • La statua di Ranuccio Farnese, realizzata da Francesco Mochi in scagliola, testimonianza dell’importanza della basilica per la famiglia ducale

    Un luogo sacro che attraversa le epoche:

    • L’attuale basilica risale al Cinquecento, ma il sito ha radici molto più antiche.
    • Sotto la chiesa, si trovano i resti di un luogo di sepoltura cristiano, dove nel 303 d.C. furono martirizzati alcuni fedeli durante le persecuzioni di Diocleziano.
    • In quest’area sorgeva un tempo la Chiesa della Campagnola, della quale si hanno notizie già attorno all’anno Mille, mentre un altro edificio era dedicato a Santa Vittoria,  martire piacentina, oggi commemorata in una delle cappelle, dopo che la chiesa fu ceduta ai frati nel 1565.

    Curiosità

    Gli affreschi della cupola possono essere ammirati da vicino grazie a un percorso di visita speciale. Dopo una salita di 100 scalini, potrai osservarli a pochi metri.

  • Ottava tappa - Santa Brigida Piacenza

    Dopo aver lasciato la Basilica di Santa Maria di Campagna, l’itinerario prosegue verso il centro storico di Piacenza, lungo l’antica Strà Levata, oggi via Taverna. Passeggiando tra palazzi storici e vicoli intitolati ai santi, si raggiunge Piazza Borgo, un luogo che racconta la tradizione di accoglienza della città ai pellegrini.

    Qui si trova la Chiesa di Santa Brigida, un edificio che ha avuto un ruolo fondamentale per i viandanti in transito lungo la Via Francigena e diretti a Bobbio, centro monastico fondato da San Colombano, monaco irlandese di grande influenza in Europa nel Medioevo.

    Cosa rende speciale Santa Brigida?

    • Oggi secondaria, ha avuto grande importanza per i pellegrini che intorno all’anno Mille perché era dotata di un "Hospitale per Nationes", ovvero una struttura d’accoglienza dedicata ai pellegrini stranieri. Qui venivano ospitati in particolare i pellegrini irlandesi, che trovavano personale in grado di comunicare non solo in latino.
    • La santa a cui è dedicata, Brigida d’Irlanda, è una delle figure più venerate nel mondo celtico e il legame con Piacenza rafforza la connessione con il pellegrinaggio verso Bobbio, dove il monaco irlandese Colombano, partito da Bangor, aveva fondato un monastero nel 615 d.C.
    • La chiesa presenta elementi architettonici sette-ottocenteschi, dovuti a restauri successivi, ma conserva ancora le absidi originali medievali, ben visibili dall’esterno.

    Curiosità 

    Accanto alla chiesa sorge la Torre Stucchi, una delle antiche case-torri medievali ancora visibili in città. Un tempo, queste torri erano abitazioni fortificate e simboli di potere delle famiglie nobiliari. Oggi la torre ospita una storica cartolibreria.

  • Nona tappa - Sant’Ilario Piacenza

    Imboccato Corso Garibaldi si raggiunge il centro storico vero e proprio. Tra palazzi e facciate di antiche chiese si arriva a un piccolo spiazzo dominato dalla facciata della chiesa di Sant’Ilario, un tempo luogo di ospitalità per i pellegrini in viaggio lungo la Via Francigena.

    La chiesa, oggi utilizzata come auditorium e centro espositivo, è testimone di un passato in cui l’accoglienza era una componente essenziale del pellegrinaggio. I viandanti che giungevano a Piacenza trovavano qui riparo, assistenza e la possibilità di riposare prima di proseguire il cammino. A ricordare il primo uso l’architrave scolpita con la scena dell’Incredulità di San Tommaso, raro esempio di scultura medievale locale.

    Curiosità 

    Oggi come allora il quartiere intorno a Sant’Ilario è un luogo perfetto per una pausa gastronomica con i suoi locali, bar e ristoranti. I pellegrini medievali trovavano ristoro con pane e salumi locali, una tradizione che sopravvive nei tipici panini con salumi DOP piacentini, come salame, coppa o pancetta.

  • Decima tappa - Sant’Antonino Piacenza

    Proseguendo lungo Corso Garibaldi, ovvero Via Sant’Antonino,). si raggiunge una delle chiese più importanti di Piacenza: la Basilica di Sant’Antonino, dedicata al santo patrono della città. Questo imponente edificio sacro è stato un punto di riferimento fondamentale per i pellegrini medievali in viaggio lungo la Via Francigena.

    Costruita originariamente fuori dalle mura cittadine, la basilica divenne rapidamente un centro spirituale e di accoglienza per i viandanti. La sua particolare posizione e il suo portale maggiore, orientato proprio verso la Via Francigena, ne testimoniano il legame con il pellegrinaggio.

    Da non perdere

    • Il Portico del Paradiso, un raro esempio di architettura medievale legata all’accoglienza dei pellegrini
    • Il campanile ottagonale, tra i più antichi d’Italia, simbolo della basilica
    • Le sculture di Adamo ed Eva sul portale, esempio di scultura romanica
    • Gli affreschi staccati riposizionati all’ingresso, tra cui opere di scuola lombarda
    • L’altare con le reliquie di Sant’Antonino, luogo di culto e devozione

    Consiglio

    Visita il chiostro, accessibile dalla navata di destra: un angolo di pace perfetto per una pausa nel cuore della città.

    Curiosità

    • La Basilica di Sant’Antonino ha avuto un ruolo cruciale anche nella storia politica italiana. Qui, infatti, si tennero gli incontri preliminari per la Pace di Costanza, l’accordo che nel 1183 pose fine allo scontro tra i Comuni lombardi e l’imperatore Federico Barbarossa.
    • Nei pressi della Basilica troverete Vicolo San Martino. Anche se nei dintorni non si nota alcun edificio somigliante a una chiesa, un tempo anche qui sorgeva un edificio di culto, forse proprio per accogliere i viandanti che camminavano lungo la via Francigena.

  • Undicesima tappa - Cattedrale Piacenza

    Deviando dalla Francigena ed entrando nel cuore della città si arriva all’ultima tappa del percorso, il duomo di Piacenza dedicato alla vergine Assunta e a Santa Giustina di Antiochia.
    Sede vescovile dal 855 d.C. sino ai giorni nostri, è un luogo da visitare assolutamente.

    Il suggerimento in questo caso è di godere non soltanto della tradizionale visita esterna e interna della chiesa, con i suoi rilievi medievali e i dipinti seicenteschi, ma di vivere anche un’esperienza diversa, salendo fino alla cupola per osservare gli affreschi e la città dall’alto.Da questo privilegiato punto di vista sarà facile individuare i tanti luoghi di culto visitati in precedenza, capire la geografia della città e anche immaginare la vivacità delle sue strade quando i pellegrini vi transitavano a centinaia.
    L’esperienza offre la possibilità di percorrere ambienti di norma chiusi al pubblico e riservati per la manutenzione della cattedrale: strette scale, matronei, affacci laterali sull’altare maggiore. Soprattutto, però, la salita alla cupola rende possibile la visione da vicino dei profeti, delle sibille e delle storie della Vergine affrescate da Guercino e Morazzone negli anni ‘20 del Seicento.

    Terminata l’esperienza è ora di tornare a casa per progettare un nuovo viaggio. I cammini religiosi da percorrere a Piacenza, oltre alla via Francigena, sono numerosi. 

    Tra i più strutturati consigliamo: la via degli Abati e il Cammino di San Colombano.

Ultimo aggiornamento 24/04/2025

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Redazione Piacenza e provincia

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