In Appennino reggiano ci sono luoghi ancora poco conosciuti dal turismo di massa: uno di questi è la Val Dolo, che per un lungo tratto fa da confine fra le provincie di Modena e Reggio Emilia . Il luogo ideale per una giornata immersi nella natura e per un’escursione sulla Via Matildica del Volto Santo, storico cammino che congiunge Mantova, Reggio Emilia e Lucca passando per il cuore della Pianura Padana e il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Un percorso alla scoperta dei territori di Matilde di Canossa, che penetra nell’immaginario storico, economico e religioso, lungo 284 chilometri che attraversa in 11 tappe (con 3 varianti) il territorio di 3 Regioni.
Siamo nel Comune di Toano dove sorgono le “Balze del Malpasso”, rocce arenarie incise dall’acqua che hanno creato valli molto incassate. Sfruttando la geologia del luogo, è stata attrezzata una piccola via ferrata e due caratteristici ponti tibetani sospesi.
A completare l’esplorazione di questo angolo di Appennino reggiano ci sono le Fonti di Quara, sul corso del Dolo, dove sgorgano acque termali utilizzate fin da epoca romana, ed in un’ora di si raggiunge lo storico ponte di Cadignano, con la caratteristica architettura in pietra a schiena d’asino, uno dei più antichi in zona.
Il punto più comodo dove lasciare l’auto per raggiungere le Balze del Malpasso è la piccola frazione di Castagnola, nel comune di Toano; si parcheggia vicino ad una piccola cappella dedicata alla Madonna e si imbocca un sentiero ben segnalato da appositi cartelli.
Dopo circa mezzo chilometro si incontra un primo bivio: si continua dritto e poco dopo si lascia il sentiero CAI n.613, la Via Matildica del Volto Santo, e si continua a scendere.
Siamo nell’area delle Balze del Malpasso e qui si snodano e si intersecano 4 diversi sentieri che è possibile percorrere a piacimento, dato che comunque l’area è piuttosto limitata.
In basso si trova la cascata del Rio Malpasso, che è raggiungibile anche tramite sentiero e quindi anche da chi volesse fare una semplice passeggiata senza bisogno di fare la ferrata o i ponti sospesi.
La via ferrata è breve e ha un dislivello inferiore ai 100 m; è costituita da due percorsi attrezzati con cavo metallico e pioli, uno più semplice e uno più difficile. Entrambi permettono di raggiungere la cima del pizzo di Castel Pizzigolo, da cui si gode di una bella vista sulla valle del Dolo. Il luogo prende il nome dal castello che sorgeva qui in epoca medioevale. Nel sito archeologico si vedono i resti delle antiche mura e si trova un’area picnic, con tavoli e punto griglia, luogo ideale per un pasto al sacco.
I due ponti tibetani, di lunghezze diverse, sono costruiti con cavi d'acciaio, cavo di assicurazione e assi di legno e permettono di attraversare sospesi a diversi metri di altezza la piccola valletta scavata dal Rio Malpasso.
Per percorrere sia la ferrata che i ponti sospesi è indispensabile avere la completa attrezzatura da ferrata: casco, imbrago, cordini e moschettoni, oltre che una carrucola da cavo se si vogliono effettuare anche due discese su altrettanti cavi sospesi nel vuoto.
Nella seconda parte della giornata vale la pena visitare anche le fonti di Quara, poco distanti dalla cima di Castel Pizzigolo. Si scende per un sentiero che arriva fino al fiume Dolo e alle antiche sorgenti, conosciute già dagli antichi Romani, infatti il borgo fu chiamato "Acquarium" da cui deriva il nome moderno di Quara. Nel XV secolo, fu costruito persino di uno "stabilimento" dove le acque sulfuree erano utilizzate per la cura di malattie della pelle. Oggi purtroppo il sito si è molto ridotto.
Risalendo il sentiero come se dovessimo tornare verso l’auto, si lascia la valle del Malpasso e si trova un bivio: a destra si ritorna a Castagnola, ma svoltando a sinistra si segue il Sentiero Matilde verso sud (CAI 613) per raggiungere prima il borgo e poi il bel ponte di Ca' di Gnano (circa 40 minuti solo andata).
Il sentiero è per lo più pianeggiante, affiancato da muretti a secco in alcuni tratti e offre un bel panorama sulla val Dolo. Arrivati al borgo, si deve girare a sinistra in discesa fino a raggiungere il ponte.
L’architettura inconfondibile, in pietra, a schiena d’asino con al centro una edicola con una maestà ottocentesca, ci trasporta indietro nel tempo, vista la totale assenza di asfalto o strutture moderne.
Si torna indietro per la stessa strada, fino a Castagnola.