Viaggio tra i prodotti IGP (e non solo) al confine tra Emilia e Romagna

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Con 44 tra DOP e IGP, l'Emilia Romagna è la regione con il più alto numero di prodotti riconosciuti al mondo. Se parlare delle celebri piadine e tagliatelle al ragù non soddisfa più la vostra curiosità culinaria, in questo tour potrete scoprire altri prodotti meno conosciuti ma che parimenti sono simbolo dell'enogastronomia regionale.

Seguiteci per scoprire cosa fare in tre giorni tra i sapori che si trovano al confine tra Emilia e Romagna, tra pianura e colline.

  • Durata
    48 ore
  • Interessi
    Food Valley
  • Target
    Coppia
  • Prima tappa - Medicina Medicina

    Medicina è conosciuta per la leggenda che vede protagonista l'imperatore Federico Barbarossa il quale, ammalatosi durante un viaggio da Milano a Roma, venne qui curato, dando così origine al nome della cittadina.

    Lo stile barocco è predominante nei monumenti della città: Chiesa di San Mamante, ex Chiesa del Carmine, Chiesa di Santa Maria della Salute, Chiesa dell'Assunta, Palazzo Prandi, Portico Venturoli, Torre dell'Orologio.

    Ma venendo alla gastronomia, il prodotto che rappresenta Medicina è la cipolla. 
    Conosciuta e apprezzata non solo per il sapore, ma anche per le sue qualità benefiche, è stata elogiata anche dallo chef Bruno Barbieri, originario proprio di questa città. 
    Lo sviluppo della sua coltivazione è avvenuto nel corso del Novecento e, negli anni ’60, gli agricoltori iniziarono a riunirsi in cooperative che nel 2004 sono diventate il Consorzio della Cipolla di Medicina.

    Della Cipolla di Medicina esistono tre tipologie: la dorata, la bianca e la rossa, anche se il marchio IGP, ottenuto nel 2009, è stato attribuito solo alla variante dorata.
    Riconoscimenti a parte, è la tradizione in cucina a parlare per il prodotto. Il piatto tipico che le unisce tutte è il friggione, ovvero un mix di cipolle lasciate appassire a fuoco basso con olio e sale, a cui vengono poi aggiunti pomodori pezzetti che, continuando a cuocere, creano un sugo saporito adatto ad accompagnare piatti di carne o anche, semplicemente, una fetta di pane. 

  • Seconda tappa - Castel Guelfo Castel Guelfo di Bologna

    A breve distanza da Medicina, si trovano i comuni di Castel Guelfo e Imola, che fanno parte del territorio di coltivazione dello Scalogno di Romagna.

    Riconosciuto prodotto IGP nel 1997, questo prodotto è utilizzato per il suo particolare sapore, a metà tra aglio e cipolla. Originario del medio oriente, in particolare della città di Ascalone di Giudea (da cui prende il nome), è già citato negli scritti di Ovidio e Plinio il Vecchio. La zona di produzione si estende fino ai comuni di Faenza a est, di Castel del Rio a ovest e di Tredozio a sud.

    Un pranzo tipico con lo Scalogno come protagonista include sicuramente come primo piatto i tagliolini verdi con ragù di scalogno, accompagnati da un bicchiere di Trebbiano.

    Dopo pranzo, una passeggiata a Castel Guelfo rivelerà la sua storia: i quattro torrioni a sezione circolare e le mura che racchiudono il centro storico sono un’importante testimonianza della funzione difensiva, che veniva coordinata dal Cassero, oggi trasformato nella elegante porta della città.

  • Terza tappa - Castel del Rio Castel del Rio

    Dal Imola si vedono già le colline del primo Appennino e infatti è da qui che parte il tragitto appenninico che porta alla prossima tappa: Castel del Rio

    Castel del Rio è un borgo montano nato nel quindicesimo secolo attorno all'insediamento della famiglia Alidosi, grazie alla quale furono costruiti anche i monumenti che tutt’oggi decorano la città: il palazzo e il ponte degli Alidosi.

    Il prodotto che nasce su queste colline da castagneti di "marrone domestico" è il marrone di Castel del Rio, che vanta il riconoscimento IGP. 

    Caratterizzato da una pezzatura medio-grande e una polpa dolce e croccante, grazie alla sua versatilità è diventato un ingrediente caratteristico di molte preparazioni tipiche della zona: il fagiano, i tagliolini, le frittelle, il castagnaccio e le meringhe. Ma il metodo di cottura più tradizionale, che resta nella memoria di tutti, è quello classico delle caldarroste o dei marroni lessati, da abbinare a vini moscati, passiti o una buona Cagnina.

Ultimo aggiornamento 12/01/2021

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Redazione Area imolese

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