Ravenna ritorna nelle parole di Dante Alighieri in molti modi.
I personaggi e le loro vicende, i palazzi antichi e la costa lussureggiante, le opere d'arte secolari ispirarono il Sommo Poeta in diversi passaggi della Commedia. Ma nulla ha lasciato una traccia così vivida come i mosaici custoditi nei monumenti bizantini.
In questo itinerario di due giorni scopriremo il fortissimo legame tra Dante e i mosaici di Ravenna, ma ci concederemo anche una pausa ghiotta.
L'idea di questo itinerario è nata grazie al lavoro di molti studiosi che nei decenni hanno portato alla luce il rapporto imprescindibile tra l'opera di Dante Alighieri e questa città.
Dall'archeologo ravennate, Corrado Ricci, storico e Senatore della Repubblica vissuto a cavallo tra '800 e '900, fino alla Storica dell'Arte Medievale Laura Pasquini.
La prima giornata è dedicata a scoprire l’eredità imperiale di Ravenna.
I suoi mosaici sono al centro di quasi tutti gli itinerari cittadini. Le guide turistiche e i manuali ci raccontano la loro storia, ci descrivono le immagini, analizzano i simboli e l'iconografia.
Questa volta vorremmo provare a osservare alcuni di essi non tanto con lo sguardo di uno storico o di uno studioso d'arte, ma semplicemente con gli occhi di un uomo del 1300, un intellettuale, un politico, un esule.
La prima tappa è il Mausoleo di Galla Placidia, piccolo scrigno di bellezza e di storia, eretto nel V secolo dopo Cristo, nel cuore della città.
Di certo Dante l'avrà visitato più volte e oltre al cielo notturno che si trova sulla volta, ricco di stelle dorate mozzafiato, avrà di certo ammirato con devozione la lunetta con l'immagine di San Lorenzo martire, che difatti cita al Canto IV del Paradiso come esempio di fede e fortezza d’animo.
La Basilica di San Vitale, a qualche passo di distanza, è la nostra seconda tappa.
È uno dei monumenti più importanti dell'arte paleocristiana in Italia e dal 1996 fa parte degli otto siti di Ravenna riconosciuti dell'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.
Restiamo abbagliati dalla straordinaria architettura e dagli interni, ricchi di colore e volumi.
In alto, nella parte sinistra all'abside, si trova il corteo dell'Imperatore Giustiniano, che ancora una volta il poeta cita al Canto VI del Paradiso, a lui interamente dedicato.
“Quel che fé poi ch'elli uscì di Ravenna
e saltò Rubicon, fu di tal volo,
che nol seguiteria lingua né penna.”
Nel medesimo quartiere e quasi coeva, dall'altra parte della strada, si trova la Domus dei Tappeti di Pietra.
Collocata all'interno della chiesa di Sant'Eufemia e scoperta casualmente durante alcuni lavori, si trova 3 metri sotto la superficie del terreno e ospita ben 14 locali di un'abitazione privata d'età antica, arricchiti in una delle sue tanti fasi anche da mosaici del periodo bizantino.
Come promesso è il momento di una pausa culinaria. Se siete partiti presto ed è ancora metà mattina vi consigliamo uno spuntino a base di piadina, il “pane” di Romagna, condita come meglio credete: affettati e formaggi da taglio, squacquerone e rucola, ciccioli frolli, fichi caramellati, oppure con le sarde, il tipico pesce azzurro dell'Adriatico.
Se invece è già l'ora di pranzo consigliamo i tipici cappelletti ripieni di formaggio, asciutti o in brodo, i passatelli, carne romagnola o pesce di giornata, accompagnati da una bottiglia di vino DOC, magari un Sangiovese o un Trebbiano.
L'itinerario di questa giornata termina portando omaggio al Sommo Poeta. Entriamo adagio nella Zona del Silenzio, per visitare il Museo Dante, il Quadrarco di Braccioforte e la Tomba di Dante.
Il secondo giorno probabilmente vi sveglierete chiedendovi chissà cosa doveva essere Ravenna al tempo dell'Impero e degli Esarchi, nel suo massimo momento di gloria ed espansione.
Per scoprirlo dirigetevi presso la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, sorta nell'area che si pensa un tempo fosse la cittadella imperiale. Al suo interno, in parte ristrutturato dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, dominano i lunghi cortei di martiri e vergini, dalle candide vesti, diretti verso l'abside.
Subito viene in mente la processione a cui Dante assiste nel Paradiso Terrestre (Purgatorio - Canto XXIX) nella quale due file di figure vestite di bianco e coronate camminano a coppie verso la cima.
Alla fine del corteo musivo siede la “Vergine Madre, figlia del tuo figlio” (Paradiso, Canto XXXIII), alla quale San Bernardo si rivolge all'inizio dell'ultimo canto della Commedia.
Dante potrebbe essersi ispirato a questa immagine della Madonna sul Trono, così come ad un epigramma in latino che si trovava nell'ormai perduta basilica di Santa Maria Maggiore.
Il Battistero degli Ariani e, in maniera analoga, il Battistero Neoniano affascinano per le raffigurazioni, nelle due cupole, di altrettante cerchie di Apostoli. Nel Canto X del Paradiso, Dante si ritrova al centro di un cerchio formato da un gruppo di 12 beati.
“Io vidi più folgór vivi e vincenti
far di noi centro e di sé far corona,
più dolci in voce che in vista lucenti”
Lasciamo il centro storico e raggiungiamo Classe, oggi piccolo paese alle porte della città, che un tempo fu un porto fondamentale per l'Adriatico e ospitava un'imponente flotta militare.
Per farsi un'idea di come potesse essere, è possibile visitarne gli scavi, dalla primavera all'autunno, presso l'area archeologica dell'Antico Porto di Classe e il nuovissimo Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio, che propone un vero e proprio viaggio nella storia della città, dalle origini etrusco-umbre all’antichità romana, dalle fasi gota e bizantina all’alto Medioevo.
La Basilica di Sant'Apollinare in Classe è la tappa finale della nostra due giorni con Dante.
Qui il Sommo Poeta ha forse trovato una delle ispirazioni più significative e più chiare. Nell'imponente abside, in fondo alla navata centrale, campeggia un disco gemmato, contenente un cielo trapunto di stelle d'oro e una grande croce, al cui centro si trova Cristo.
Nel Canto XIV del Paradiso, a Dante appaiono spiriti luminosi i quali si muovono entro due fasci di luce che si uniscono a formare una croce, al centro della quale campeggia il Redentore.
Concludiamo la visita con le parole del poeta, pronti per un nuovo piccolo viaggio nei dintorni di Ravenna vissuti da Dante oramai settecento anni fa.
“Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra ' poli del mondo
Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;sì costellati facean nel profondo
Marte quei raggi il venerabil segno
che fan giunture di quadranti in tondo.Qui vince la memoria mia lo 'ngegno;
ché quella croce lampeggiava Cristo,
sì ch'io non so trovare essempro degno;”