Se Dante vivesse ai giorni nostri, molto probabilmente per raggiungere Ravenna percorrerebbe la Valle del Savio. E proprio il fiume Savio è il nostro compagno di viaggio lungo la strada che attraversa le colline cesenati, nel cuore dell’Appennino centrale, percorrendo un itinerario alla scoperta dei alcuni dei luoghi più cari a Dante, a cavallo tra Romagna e Toscana.
Dante conosceva molto bene questi luoghi, come testimoniato dalle numerose citazioni presenti nella Divina Commedia e la bibliografia a riguardo, legata anche alla tradizione popolare, secondo la quale il “ghibellin fuggiasco” toccò anche la Valle del Savio durante il suo esilio.
(Il percorso si può effettuare sia percorrendo la E-45, sia scegliendo la strada statale, prendendosela un po’ più comoda e godendo della vista sulle colline: non vi corre dietro nessuno!).
Si parte da Verghereto, primo Comune romagnolo passato il confine toscano, dove, sulla sommità del monte Fumaiolo, i versi del Sommo Poeta ci accompagnano alla scoperta delle Sorgenti del Tevere, il fiume sacro ai Romani, che qui nasce a poca distanza dai fiumi Savio e Marecchia.
Dante lo sapeva bene, tanto che, nell’Inferno, questo settore dell'Appennino tosco-romagnolo viene definito “il giogo di che Tever si diserra” (Inferno, XXVII 30).
Il monte Fumaiolo è perfetto per escursioni più o meno lunghe, a piedi e in bici, e in inverno con le ciaspole per immergersi nella magia del bosco innevato.
Scendendo a Bagno di Romagna, splendido borgo noto per le sue benefiche acque termali sin dal tempo dei Romani, oggi tempio del turismo lento e da anni premiato come Borgo Arancione dal Touring Club Italiano, è possibile vivere l’esperienza di ritrovarsi “per una selva oscura” (Inferno, I 2) approfittando delle numerose escursioni organizzate all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Il territorio del Parco, che si estende lungo l’intera dorsale appenninica a cavallo tra Romagna e Toscana e custodisce la Riserva Integrale di Sasso Fratino, Patrimonio Unesco, fu certamente fonte di ispirazione per Dante nella scelta dell’ambientazione del canto di apertura della Divina Commedia.
Il percorso prosegue verso Sarsina, città natale del drammaturgo romano Tito Maccio Plauto, a cui ogni anno è dedicata la rassegna teatrale Plautus Festival nella splendida cornice all’aperto dell’arena plautina, con ospiti di spessore internazionale. Dante, che colloca Plauto nel Limbo (Purgatorio, XXII 98), sembra nutrire un debito particolare nei confronti dell’autore: si ritiene infatti che il verso “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate” (Inferno III 9) uno dei più noti della Divina Commedia, sia ripreso dalla seguente battuta nelle Bacchides di Plauto (Bacch. 368-70):
Pandite atque aperite propere ianuam hanc Orci, obsecro.
Nam equidem haud aliter esse duco, quippe quo nemo aduenit,
nisi quem spes reliquere omnes, esse ut frugi possiet.
[Apritela, vi prego, spalancatela alla svelta, questa porta dell'inferno.
Dell'inferno sì, perché qui non entra nessuno,
se non ha lasciato ogni speranza di rimanere onesto.]
Sarsina vale una sosta per visitare il Museo Archeologico Nazionale, ricchissimo di reperti romani ritrovati sul territorio, a testimonianza del ruolo fondamentale che questo borgo assunse sull’asse commerciale Roma – Ravenna, porto particolarmente vivace ai tempi dei Romani.
Seguendo il percorso del Savio e dell’E-45 si giunge a Mercato Saraceno, tra pievi antiche e dolci filari che danno vita a vini molto apprezzati, dal Sangiovese, al Famoso, vitigno autoctono “ancestrale” recentemente recuperato.
Decantando i celebri versi “Guarda il calor del sol che si fa vino, giunto al'omor che della vite cola” (Purgatorio, XXV 77), ci si può fermare in una delle cantine del posto per brindare con Dante, che di certo conosceva la qualità del vino romagnolo e forse, chissà, era per lui un aiuto per fronteggiare le difficoltà dell’esilio.
La strada ci porta ora a Cesena, capoluogo di provincia, citata nella Divina Commedia come “quella cu' il Savio bagna il fianco, così com' ella sie' tra 'l piano e 'l monte, tra tirannia si vive e stato franco.” (Inferno XXVII, 52-54). Partendo proprio dalla lapide che ricorda il verso della Divina Commedia posta sulle mura della Rocca Malatestiana nella centrale Piazza del Popolo, si può proseguire verso la Biblioteca Malatestiana, patrimonio Unesco, splendido esempio di biblioteca civica perfettamente conservata, che conserva numerose edizioni a stampa della Commedia, dal periodo degli incunaboli fino al XX sec.
ll percorso tocca poi Montiano, balcone sul mare che domina le dolci colline cesenati.
Qui, dopo una sosta ristoratrice in una delle trattorie disseminate sui colli, si potrà partire per una visita al borgo e un’escursione in bicicletta tra i suoi verdi sentieri, o percorrere i nuovi “sentieri poetici”, abbinando la poetica di Dante con quella dei poeti romagnoli, come Tonino Guerra, o magari approfittando della sosta per leggere una delle tante versioni della Divina Commedia in dialetto romagnolo.
Tornando sull’E-45, si prosegue verso Ravenna, dove concludere l’itinerario sulla Tomba di Dante, o addentrandosi tra i vicoli del centro o nella Pineta di Classe tanto amata dal Sommo Poeta.
Ravenna è un eccezionale scrigno d’arte, di storia e cultura, con i mosaici bizantini più belli del mondo custoditi nelle splendide basiliche: concedetevi una passeggiata in centro per raggiungere a piedi i principali luoghi d’arte ravennati e rimarrete senza fiato.