La valle del Bidente

In collaborazione con Touring Club

L’itinerario, lineare, utilizza un breve tratto della Via Emilia e la strada statale 310, del Bidente. Termina a Santa Sofia, punto di partenza per le escursioni nel Parco nazionale delle Foreste casentinese, Monte Falterona e Campigna, di notevole interesse naturalistico. 

Il fiume Bidente, la cui valle fa da scenario al percorso, ha origine da tre rami (di Corniolo, di Ridràcoli, di Strabatenza) con sorgenti tra il Monte Falterona e il passo dei Mandrioli. 

Col nome di Bidente bagna Santa Sofia, Galeata e Civitella di Romagna; da Cusèrcoli a Mèldola è denominato anche Viti (forse dal latino «Utis», riferito da Plinio) e quindi Ronco allo sbocco in pianura. Alle porte di Ravenna le sue acque sono incanalate, con quelle del Montone, nel corso dei Fiumi Uniti. Ha un bacino di 576 km2.

  • Lunghezza
    41,6 km
  • Meldola Meldola (FC)

    A m 58, ab. 9.959, importante centro agricolo, commerciale e industriale, alla sinistra del Ronco. Il nucleo storico, racchiuso entro le mura malatestiane, ha conservato quasi inalterata l’originale struttura urbanistica. Studi recenti collocano a Mèldola (che già aveva restituito una villa rustica del secolo I d.C.: scavi in via S. Lorenzo, podere Casetta; materiali presso il Museo archeologico di Forlì) l’imbocco dell’acquedotto romano che, costruito da Traiano all’inizio del II secolo e riattivato da Teodorico nel 502, giungeva a Ravenna, città poverissima di acqua potabile, seguendo l’itinerario poi occupato dal corso del Ronco. Alla fine del XIX secolo Antonio Zannoni tentò qui il medesimo intervento di riattivazione realizzato per l’acquedotto romano di Bologna, bloccatosi però alla fase esplorativa: furono individuati tratti del condotto sotterraneo nei pressi dell’abitato (dove nuovi saggi sono stati compiuti nel 1971), e vennero alla luce, in più punti nel letto del fiume, i piloni delle parti su arcate. Il centro storico attuale insiste su una sontuosa villa datata al VI secolo, di cui sono stati rinvenuti (nel 1937 e 1950) mosaici (sempre al Museo di Forlì), appartenuta probabilmente a un funzionario della corte di Teodorico. Possesso nel XV secolo dei Malatesta di Rimini, Mèldola fu dal XVI fino agli inizi del Novecento un importante mercato della seta, con produzione di bozzoli e filande. Il nucleo antico è raccolto intorno a una lunga via in gran parte porticata. Nel mezzo si apre l’armoniosa piazza Orsini (dall’una e dall’altra ripidi vicoli salgono alla storica Rocca, in fase di restauro), sulla quale prospettano il seicentesco Palazzo comunale turrito (dal portico si accede all’arena Hesperia, costituita da un cortile porticato, e all’ottocentesco Teatro «Gian Andrea Dragoni»); il cinquecentesco palazzo Aldobrandini Pamphili, con loggia; la casa di Felice Orsini, l’attentatore di Napoleone III, ghigliottinato a Parigi nel 1858. A destra del municipio, la collegiata di S. Nicolò. Proseguendo lungo l’asse di attraversamento si raggiunge l’Ospedale, ricostruito su disegno di G.B. Aleotti; l’annessa cappella conserva un ciclo di affreschi del 1508 (Passione di Cristo e santi), di scuola melozziana. Sulla circonvallazione sorge la chiesa di S. Francesco, preceduta da portico.

  • Museo di Ecologia Meldola (FC)

    Luogo di raccolta e conservazione dei reperti e dei dati naturalistici riferiti alle foreste dell’Italia alpina, appenninica, padana e costiera, e in particolare della Romagna geografica e della Riserva naturale Bosco di Scardavilla, sito caratteristico e significativo delle colline forlivesi.

  • Collegiata di S. Nicolò Meldola (FC)

    L’interno, a tre navate, custodisce, nella 3a cappella destra, un Crocifisso attribuito a Francesco Menzocchi. L’altare maggiore marmoreo è nello stile dei ravennati Toschini (secolo XVIII). Nella 1a cappella sinistra, Madonna dell’Ulivo, statua di arte popolare toscana del secolo XV.

  • S. Francesco Meldola (FC)

    Chiesa preceduta da portico, con interno ricco di decorazioni barocche che custodisce, sopra l’altare maggiore, un Crocifisso su tavola del secolo XIV-XV; nella 1a cappella sinistra, un frammento di affresco quattrocentesco staccato (Madonna e il Beato Andrea da Meldola). Sulla destra della chiesa, un grazioso chiostro, con resti di strutture ogivali sul lato di fondo.

  • Rocca delle Caminate Predappio (FC)

    Di proprietà dell’Amministrazione provinciale di Forlì, si ritiene sia stata edificata prima dell’XI secolo, forse sul luogo di un fortilizio romano. A pianta rettangolare, con merlatura guelfa, è costruita nella pietra calcarea locale detta spungone, salvo i due torrioni in laterizio, aggiunti nel secolo XV. 
    Feudo dei Belmonti, nel 1469 fu conquistata da Pino Ordelaffi, che la smantellò ad eccezione del mastio. Dopo i gravi danni del terremoto del 1870, crollò metà della torre superstite. Restaurata alquanto fantasiosamente nel 1927, fu destinata a residenza estiva di Benito Mussolini.

  • Castello di Cusercoli Civitella di Romagna (FC)

    Arroccato su uno sperone conglomeratico che restringe la valle. In una sala restaurata della torre della Meridiana sono esposte le 14 formelle di una seicentesca Via Crucis in ceramica.

  • Civitella di Romagna Civitella di Romagna (FC)

    A m 219, ab. 3.686, centro agricolo con attività artigianali. Nella zona sono venuti in luce reperti archeologici che ne attestano il popolamento dall’età del Bronzo. Già possesso degli abati di S. Èllero, fu poi feudo dei conti di Giaggiolo. L’abitato, che sorgeva originariamente su uno sperone tra il Bidente e il suo affluente di destra, il rio Suàsia, venne distrutto dal terremoto nel 1279 e ricostruito più a valle. Conserva scarsi resti della rocca, con torre neogotica, sede di uffici del Comune. Un viale alberato porta al santuario della Madonna.

  • Santuario della Madonna della Suasia Civitella di Romagna (FC)

    Eretto nel 1556-95, a pianta centrale; vi si venera una Madonna col Bambino, affresco quattrocentesco riportato su tela, e hanno interesse una Crocifissione, di scuola baroccesca, e una Madonna e santi firmata da un Geronimo Andrea Veronese (seconda metà del secolo XVI).

  • Abbazia di S. Ellero Galeata (FC)

    Già parte dell’omonima abbazia fondata nel secolo V e che ebbe larga potenza territoriale sulla Romagna montana, venne ricostruita nel Seicento. Conserva nella facciata il portale romanico e, murati, resti architettonici e scultorei. 
    L’interno è a una navata con cappelle laterali, abside quadrata e presbiterio sopraelevato; nella cripta, sarcofago marmoreo di S. Ellero, d’arte bizantina (secolo VIII).

  • Galeata Galeata (FC)

    A m 230, ab. 2405, disposta oltre il Bidente, con vie porticate e un’edilizia storica di chiara impronta toscana. Nell’alto Medioevo fu soggetta alla prossima abbazia di S. Èllero, per diventare poi libero Comune e passare, nel 1425, ai Fiorentini. L’arcipretale di S. Pietro, ricostruita, poggia su basi antiche e si ritiene fondata nel secolo IV; nell’interno, due pale d’altare di scuola toscana seicentesca. Nella porticata via Zanelli sorge il palazzo Pretorio, che ospita la biblioteca e l’Archivio storico comunale.

  • Palazzo Pretorio Galeata (FC)

    Ex palazzo comunale, riedificato nel 1636. Ha stemmi in pietra sulla facciata, un grande marzocco e, alla base della torre campanaria, una colonna con croce bizantina. Ospita la biblioteca e l’Archivio storico comunale (documenti dal 1480 al 1945), mentre il Museo civico «Domenico Mambrini» è stato trasferito nel 2001 (ma inaugurato solo nel 2004), presso il convento dei Padri Minori di Pianetto.

  • Museo civico «Mons. Domenico Mambrini» Galeata (FC)

    Inaugurato nel 2004 nei locali del convento dei Padri Minori. Il nucleo principale è costituito dai materiali provenienti dagli scavi di Mevaniola: sculture, iscrizioni, monete, frammenti edilizi; inoltre, reperti di scavo dal cosiddetto palazzo di Teodorico e altri altomedievali (VIII-IX secolo); affreschi staccati del XIV e XV secolo; la collezione Mambrini, con pezzi dalla preistoria al Rinascimento.

  • Pianetto Galeata (FC)

    Borgo a m 267, dominato dai ruderi di un castello, punto strategico per il controllo della valle, che appartenne agli abati di S. Èllero, ai Guidi di Modigliana e ai Fiorentini.

  • S. Maria dei Miracoli Galeata (FC)

    Bella parrocchiale iniziata nel 1497, forse su disegno del senese Francesco di Giorgio Martini. L’interno è a una navata, con tetto a capriate, abside poligonale e, ai lati, altari rinascimentali in pietra. Al 1° altare destro, Deposizione, affresco attribuito alla scuola di Giorgio Vasari; al 3°, Annunciazione e santi, affresco del 1547; al 5°, Crocifisso, tela di scuola bolognese del Cinquecento. Al 5° sinistro, Visitazione e santi (1599) di Giovanni Stradano; il 4° è il tempietto della Madonna, su quattro colonne con capitelli compositi; la piccola tavola (Madonna e santi) quattrocentesca qui collocata è ritenuta miracolosa; al 1°, Assunta e santi (1596) di Matteo Confortini. Resti di affreschi del secolo XVI, staccati dall’adiacente convento. Sul fianco destro è il chiostro, recentemente restaurato, dal quale si vede il campanile, attribuito a Bartolomeo Ammannati (sotto, le cosiddette ‘prigioni dei frati’).

  • Area archeologica di Mevaniola Galeata (FC)

    Ricordata da Plinio il Vecchio tra le città umbre, divenne municipium romano, ricevendo una sistemazione monumentale alla metà del secolo I a.C.; nel V fu abbandonata. Nell’area di scavo, resti di un edificio a pilastri e le terme con ambiente absidato e canalizzazioni (circa 50 a.C., rifatte nel II-III secolo). Inoltre, parti di mura e basi di colonne forse appartenenti al foro e un piccolo teatro ispirato a modelli ellenistici, con orchestra circolare e cavea poggiante su un terrapieno, preceduto da un lastricato in arenaria; alle spalle, una cisterna che fungeva da acquedotto urbano. Nei pressi di Galeata sono emersi anche i resti di una villa rustica del V-VI secolo d.C., secondo la tradizione appartenuta a Teodorico ma più verosimilmente di un funzionario regio.

  • Santa Sofia Santa Sofia (FC)

    A m 257, ab. 4.094, centro di mercato e polo dell’organizzazione economica dell’alta valle. L’abitato è articolato in due nuclei cresciuti sulle sponde del fiume, che qui segnò per secoli il confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato pontificio. Alla sinistra del Bidente era il borgo in territorio granducale; sulla sponda opposta, in territorio pontificio, Mortano, base fiorente di contrabbandi. Se si escludono alcuni resti delle mura del castello, ben poco è rimasto dell’antico assetto, ripetutamente sconvolto dai terremoti. Nella piazza Matteotti sorgono: la torre dell’Orologio e il Palazzo comunale, entrambi moderni, in stile medievaleggiante; la chiesetta del Crocifisso, ricostruita dopo il terremoto del 1918 (nell’interno, Pietà di Giuseppe Bezzuoli e Crocifisso ligneo quattrocentesco); il settecentesco palazzo Giorgi, con parco pubblico retrostante. Presso la canonica della parrocchiale, stele funeraria romana (I secolo d.C.) e altri reperti. Nel vicino viale Roma la Galleria d’Arte contemporanea «Vero Stoppioni». Per via Gentili si entra nel vecchio borgo, dove dalla piazza omonima un arco (già parte della cerchia muraria) immette nella ripida salita che fiancheggia le case costruite sui bastioni dell’antico castello, crollato nel 1918. Sulla sponda opposta del fiume, la via Pisacane sale al grande palazzo Mortani, in cui è murato, nella parte interna verso il prato, un bassorilievo trecentesco (S. Francesco morente).

  • Galleria d'Arte contemporanea «Vero Stoppioni» Santa Sofia (FC)

    Espone le opere di artisti che hanno partecipato al Premio Campigna, istituito nel 1955 da Vero Stoppioni, tuttora attivo. La Galleria offre uno spaccato dell’evoluzione dell’arte italiana dal realismo (Borgonzoni, Sughi), all’informale (Mandelli, Brunori, Ruggeri), alle varie declinazioni della nuova figurazione (Fieschi), alla pop art, fino alle generazioni degli anni ’80 e ’90 del Novecento. Le opere di Mattia Moreni sono il nucleo della raccolta; dipinti su tela di grandi dimensioni, tra i quali cinque autoritratti dell’artista, sono permanentemente in mostra. Domina l’intera raccolta la Mistura, scultura in materiali sintetici ed elementi organici, rappresentazione della decadenza umana. Legato alla Galleria è il Parco di sculture di Santa Sofia, presso l’alveo del fiume Bidente.

  • Parco di Sculture all'aperto Santa Sofia (FC)

    Legato alla Galleria d'Arte contemporanea «Vero Stoppioni» è il Parco di sculture di Santa Sofia, presso l’alveo del fiume Bidente nel tratto che dal centro del paese conduce a Capaccio, costituito da alcune decine di opere di artisti di rilievo internazionale, distribuite lungo le rive del fiume. La raccolta è il risultato dell’annuale Premio Campigna, assegnato nel 2020 ad Arnaldo Pomodoro con l’opera Cono tronco 1972 collocata nell’alveo del Bidente.

  • Ridracoli Bagno di Romagna (FC)

    Lungo il corso del Bidente, a m 433, con avanzi del castello, alcuni edifici settecenteschi e un caratteristico ponte a schiena d’asino. Non lontana l'imponente diga.

  • Diga di Ridracoli Bagno di Romagna (FC)

    Ultimata nel 1982 è divenuta per la sua imponenza luogo di richiamo turistico: ad arco-gravità, è alta 103.5 m, con uno sviluppo al coronamento di 430 m; il bacino ricavato ha una capacità di 33 milioni di m3 e alimenta sia la centrale idroelettrica di Isola sia l’acquedotto di Romagna, che rifornisce dal 1990 i comuni della pianura. Sorge ai margini della foresta della Lama, entro l’ex Parco regionale del Crinale romagnolo, ora compresi nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

  • Idro-Ecomuseo delle Acque di Ridracoli Bagno di Romagna (FC)

    Situato nel suggestivo scenario del lago di Ridracoli, è un museo diffuso: si compone di una sede centrale e di poli dislocati sul territorio. La sede centrale è posta nel borgo di Ridracoli, i poli territoriali e tematici (tecnologico, paesaggistico e naturalistico) sono distribuiti lungo il coronamento della diga.

  • Corniolo Santa Sofia (FC)

    A m 591, centro di villeggiatura la cui parrocchiale custodisce una grande pala della scuola di Giovanni della Robbia (1520-30) e un affresco di scuola toscana del Cinquecento.

  • Campigna Santa Sofia (FC)

    A m 1.068, sorse come base venatoria granducale nella prima metà dell’Ottocento (nella villa dei Lorena è allestito un piccolo museo forestale), oggi è frequentata stazione di villeggiatura e sport invernali.

  • Foresta di Campigna Santa Sofia (FC)

    L’area della foresta di Campigna è parte della vasta estensione delle foreste Casentinesi, con boschi di faggio, abete, acero e con fustaie di conifere (abete e peccio) di antico impianto.

  • Giardino della flora appenninica «Valbonella» Santa Sofia (FC)

    Presenta un’accurata raccolta delle specie del medio e alto Appennino romagnolo.

  • Riserva di Sasso Fratino Santa Sofia (FC)

    Di particolare rilievo naturalistico i boschi della Riserva naturale integrale di Sasso Fratino, che si stendono per quasi 800 ettari e sono rigorosamente tutelati (accesso solo per documentati scopi di studio; Centro visite a Santa Sofia); nel 2017 l’Unesco ne ha decretato l’inserimento nel sito seriale delle faggete vetuste europee.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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