La valle del Senio

In collaborazione con Touring Club

L’itinerario lineare, con partenza da Faenza, utilizza un tratto della Via Emilia e la statale 306, Casolana Riolese. Termina a Palazzuolo sul Senio, località in territorio toscano ma strettamente connessa, per tradizioni e organizzazione economica, alla Romagna.

Prevalenti i motivi di interesse geologico (caratteristica soprattutto la Vena del Gesso) e paesaggistico, mentre oltre a quello già ricordato, centro a vocazione turistica è anche Riolo Terme.

Il torrente Senio, l’antico Simnius, nasce in Toscana presso il passo Sambuca, bagna Palazzuolo e Càsola, attraversa la Vena del Gesso a Borgo Rìvola, rasenta Riolo Terme e sbocca in pianura a est di Castel Bolognese.

In età classica sfociò nella laguna ravennate e poi nelle paludi della cosiddetta Val Fenaria; nel 1537 fu immesso nel Po di Primaro, da cui fu levato nel secolo seguente, per esservi inalveato nuovamente, nel 1674, poco più a oriente tra Madonna del Bosco e Sant’Alberto. Lungo 90 km, con il Sintria – suo principale affluente – ha un bacino montano di km2 285.


  • Lunghezza
    45,2 km
  • Riolo Terme Riolo Terme (RA)

    Riolo Terme (m 98, ab. 5.629) è un centro agricolo e frequentata stazione termale, sviluppatosi a est del nucleo medievale raccolto intorno alla rocca entro la cerchia delle vecchie mura (resti), sopra un ampio terrazzo del Quaternario alla sinistra del Senio.

    Ricordato come Castrum Aureliacum, fu saccheggiato nel 1212 dalle truppe di Federico II e poi conteso a lungo da Faentini, Imolesi e Bolognesi. Conquistato nel 1500 dal Valentino, passò sotto il dominio di Venezia (1503) e della Chiesa.

  • Parrocchia di S. Giovanni Battista Riolo Terme (RA)

    Moderna parrocchiale che conserva della precedente (abbandonata) vari dipinti, tra i quali due tele gemelle con S. Sebastiano e S. Rocco di scuola bolognese del XVII secolo e, sopra il portale, una pala (Madonna col Bambino e santi) firmata (e datata 1600) dal fiammingo Ernst van Schayck, inserita entro una bella ancona cinquecentesca adorna dei Misteri del Rosario.

  • Rocca Riolo Terme (RA)

    Nella parte medievale del borgo sorge la Rocca. Di struttura quadrilatera, parzialmente interrata, con mastio quadrato e torri cilindriche, venne ampliata nel 1388 dal Comune di Bologna, e successivamente restaurata da Caterina Sforza (1480 e seguenti) che le diede l’aspetto attuale.

    L’interno della Rocca è allestito con installazioni visive e sonore e la presenza di plastici che mostrano le peculiarità storiche e territoriali. Ospita il Museo del Paesaggio dell’Appennino, l’allestimento multimediale I misteri di Caterina e una sezione archeologica con reperti dall’età del Ferro a epoca romana.

    La Rocca svolge anche la funzione di Centro di Studio e Documentazione del Parco regionale della Vena del Gesso romagnola.

  • Rocca di Riolo Terme-Museo del Paesaggio dell'Appennino faentino Riolo Terme (RA)

    L’interno della Rocca è allestito con installazioni visive e sonore e la presenza di plastici che mostrano le peculiarità storiche e territoriali.

    Ospita il Museo del Paesaggio dell’Appennino faentino, del quale offre un’ampia visione, con i calanchi e gli affioramenti di gesso, osservabili grazie ai binocoli.

    Nella sala del pozzo l’allestimento multimediale I misteri di Caterina, dedicato alle gesta e agli amori di Caterina Sforza, trasporta il visitatore in una realtà interattiva, chiamandolo a interagire con la Leonessa delle Romagne.

    Nel mastio è ordinata una sezione archeologica con reperti dall’età del Ferro a epoca romana, rinvenuti nella grotta di Re Tiberio. La Rocca svolge anche la funzione di Centro di Studio e Documentazione del Parco regionale della Vena del Gesso romagnola.

  • Terme di Riolo Riolo Terme (RA)

    Le acque delle Terme di Riolo, conosciute e sfruttate fin dall’antichità (reperti archeologici), furono descritte nel 1579 dal medico G.B. Codronchi (De Aquis Rioli).

    Attualmente vengono utilizzate tre sorgenti di acque solfureo-salse, acque clorurato-sodiche e i fanghi delle salse di Bergullo (emissioni di metano accompagnate da argilla e acqua salata, che fuoriescono 6 km a nord dell’abitato).

  • Gallisterna Riolo Terme (RA)

    A m 117 (nella chiesa, battistero in pietra datato 1461), presso lo spartiacque tra il Senio e il fiume Santerno, in un suggestivo paesaggio di calanchi (argille con consistenti depositi di sabbie gialle).

  • Orridi del Rio Basino Riolo Terme (RA)

    Dove la valle carsica percorsa dal rio Basino si restringe a ridosso della Vena del Gesso hanno inizio gli orridi, con grotte che si intersecano a vari livelli seguendo gli andamenti delle fratture nel terreno gessoso e siliceo. La zona fu abitata da popoli primitivi (rinvenimenti archeologici).

  • Borgo Rivola Riolo Terme (RA)

    Lungo la Casolana Riolese, in corrispondenza della strettoia scavata dal Senio nella Vena del Gesso.

  • Via Sasso Letroso Riolo Terme (RA)

    Dalla statale raggiunge l’ottimo punto di osservazione di Ca’ Sassatello m 160, da dove, tra doline e altre forme carsiche superficiali, lo sguardo spazia a nord su ampi scenari calanchivi, mentre a sud-est, oltre il torrente, appaiono in tutta evidenza l’assetto tettonico e la stratigrafia gradonata della formazione gessosa e, soprattutto, gli squarci della ex cava ANIC di Monte Tondo, che estrae a cielo aperto milioni di tonnellate di gesso.

  • Grotta del re Tiberio Riolo Terme (RA)

    La cosiddetta grotta o tana del re Tiberio è situata sulla riva destra del Senio, circa 80 m sopra il fondovalle, con un’apertura alta 3 m, larga 7 e molte concrezioni.

    È stata parzialmente scempiata dal lavoro di smantellamento. Il carattere sacrale della grotta – frequentata dall’Eneolitico fino a tutta l’età del Bronzo, nell’età del Ferro e anche in epoca romana (quando, secondo una leggenda, servì da rifugio all’imperatore Tiberio) – è documentato dal rinvenimento di bronzetti votivi del VI-V secolo, e da centinaia di minuscoli vasetti rituali di cm 2-2.5 (conservati nella sezione archeologica della Rocca di Riolo Terme).

    La grotta, lunga complessivamente oltre 4 chilometri, è facilmente percorribile, con abiti normali, per un tratto di una sessantina di metri fino alla sala gotica, più oltre può essere visitata solo con attrezzatura speleologica.

  • Abbazia di Valsenio Casola Valsenio (RA)

    Nel fondovalle pianeggiante e profondamente reinciso dal torrente si trova la chiesa di S. Giovanni Battista, restaurata nel 1929 e nel 1950 (gli archetti della facciata sono un rifacimento), affiancata dall’ex abbazia benedettina.

    Nell’interno, lungo le pareti e nell’abside, elementi originali del secolo X e una Pietà in terracotta del XV. Nel chiostro adiacente, pozzo con vera del secolo XVI-XVII. Pochi gli ambienti dell’abbazia rimasti integri, tra questi la vecchia sagrestia, oggi cappella invernale.

  • Giardino delle Erbe «Augusto Rinaldi Ceroni» Casola Valsenio (RA)

    Fuori l’abitato di Casola Valsenio si trova il Giardino delle Erbe, dove si coltivano e si conservano circa 480 specie di piante di interesse officinale, utilizzate in cucina, nella medicina e nella cosmesi.

  • Il Cardello Casola Valsenio (RA)

    Casa di campagna in cui visse e lavorò Alfredo Oriani (1852-1909), edificio di origine molto antica (xi sec.?), già foresteria dell’Abbazia di Valsenio. L’interno è un raro esempio di abitazione signorile romagnola fra Otto e Novecento, con stanze, come lo studiolo e la camera da letto di Alfredo Oriani, lasciate così come erano. Lo scrittore è sepolto nel parco.

  • Casola Valsenio Casola Valsenio (RA)

    Casola Valsenio (m 195, ab. 2.510) è un centro agricolo d’aspetto moderno, alla sinistra del Senio che qui scorre incassato tra belle stratificazioni di arenarie e marne.

    La zona ha restituito numerose tracce di frequentazione dall’Eneolitico all’età del Ferro (sepolcreto del VI-V secolo in località Monteroni) e a quella romana.

    Fin dal 1126 l’abitato, posto su un poggio in località Castellaccio (ne rimane la chiesa), fu castello del contado di Imola. Nel 1216, distrutto il borgo dai Faentini, la popolazione si rifugiò a valle, fondando l’insediamento attuale.

    Sulla sommità di un colle, la chiesa vecchia, risalente all’XI secolo, con campanile a vela. Poco fuori l’abitato si trova il Giardino delle Erbe, dove si coltivano e si conservano circa 480 specie di piante di interesse officinale.

  • Chiesa di S. Apollinare Casola Valsenio (RA)

    Preceduta da un portico, con massiccio campanile a bifore e trifore, sopraelevato da Luigi Corsini; sulla facciata, ornati bizantini; nell’interno, Madonna e santi di Innocenzo da Imola (1516).

  • Palazzuolo sul Senio

    Palazzuolo sul Senio (m 437, ab. 1.125) è frequentato luogo di villeggiatura, dominato da un colle su cui sono i resti (torre cilindrica) del Castellaccio.

    Centro del cosiddetto «podere Ubaldino» (gli Ubaldini signoreggiarono per molti secoli nelle alte valli del Senio, del Lamone e del Santerno), fu conquistato nel 1373 dai Fiorentini.

    Caratteristico l’insieme della chiesetta di S. Antonio, preceduta da portico, e del palazzo dei Capitani (che ha dato nome all’abitato). Presso la parrocchiale di S. Stefano è in deposito, tra altri dipinti, un cinquecentesco Matrimonio di S. Caterina di ambito fiorentino.

  • Palazzo dei Capitani

    Palazzo che ha dato nome all’abitato, eretto nel 1387, con torre, scala esterna e vari stemmi sulla facciata; nel 1506 ospitò Giulio II accompagnato da Machiavelli. È oggi sede della biblioteca civica e di due musei: il Museo archeologico Alto Mugello e il Museo delle Genti di Montagna.

  • Museo delle Genti di Montagna e Museo archeologico dell'Alto Mugello

    Nel trecentesco palazzo dei Capitani, il Museo archeologico Alto Mugello documenta il passato più antico del territorio delle alte valli dei fiumi Lamone, Senio e Santerno, con reperti per lo più ‘poveri’, ma che consentono di testimoniare la continuità del popolamento umano anche nei luoghi più impervi.

    Il Museo delle Genti di Montagna restituisce la memoria di un mondo rurale ormai estinto; vi sono esposti macchine e attrezzi agricoli, oggetti di uso comune, mobilio, manufatti di arte popolare e devozionale, riguardante la vita dei contadini e degli artigiani del territorio pallazuolese.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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