Una leggenda narra che la celebre imperatrice romana Galla Placidia, fervente devota, avesse promosso la realizzazione di cento pievi nel territorio ravennate per diffondere il Cristianesimo.
Oltre al suo instancabile operato per l’edificazione di importanti santuari cittadini, pare avesse avviato questa operazione di trasformazione di antichi edifici pagani rurali in pievi per portare la presenza del Cristo anche nelle campagne, nei paesi più piccoli e nei villaggi.
Cosa rimane oggi di questa leggenda? Scopriamolo con una giornata bucolica, dedicata alle pievi sul territorio di Ravenna.
A soli 5 km da Ravenna, lungo la strada che porta a Forlì, si incontra il paesino di Longana. A pochi metri dall’argine del fiume Ronco sorge la Pieve di Sant’Apollinare in Longana, datata ai primi anni dell’XI secolo, che ci accoglie subito con una particolarità.
Questo edificio sacro non è infatti orientato con l’abside a est, verso il sorgere del sole, come di consueto accade per gli edifici cristiani, ma il suo asse è ribaltato di mezzo giro. Dunque a oriente si trova l’ingresso, il quale permette di accedere alla struttura a navata unica, al fondo della quale si trova un’interessante pala d’altare.
Alcuni scavi hanno portato alla conclusione che questo inconsueto orientamento sia frutto di modificazioni successive alla fondazione della chiesa. Questi cambiamenti si resero necessari nei secoli a causa delle mutazioni dei corsi d’acqua, assai frequenti nella pianura romagnola.
Diverse fonti hanno portato a credere che questa pieve si trovi in corrispondenza di un’antica cappella nella quale venne sepolto inizialmente Sant’Apollinare, martire e primo vescovo della città.
Inserita nella diocesi di Forlì ma presente nel territorio ravennate, la Pieve di San Pietro in Trento, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, sorge all’altezza di quello che fu il trentesimo miglio del decumano che percorreva le campagne nella parte nord del forlivese.
Citata in una pergamena già alla fine del X secolo, ma con ogni probabilità già presente dal V, ovvero dall’epoca di Galla Placidia, questa imponente chiesa presenta una serie di elementi tipici di molte pievi poste nel territorio circostante: la pianta a tre navate, l’interno essenziale, la facciata con mattoni a vista scandita da lesene, la bifora che alleggerisce l’ingresso e l’orientamento a levante.
Elementi caratteristici sono invece la forma della pianta, a rettangolo scaleno, e soprattutto la splendida e suggestiva cripta in stile oratorio, con volte a crociera, situata sotto l’abside rialzata, che ricorda quella della Basilica di San Francesco a Ravenna. Al suo interno, come nella parte interna della facciata, sono visibili frammenti di affreschi risalenti al XV secolo.
Il campanile attuale venne ricostruito interamente dopo i bombardamenti tedeschi della seconda guerra mondiale.
L’abitato di Campiano, appena fuori la strada per Cesena, custodisce la splendida Pieve di San Cassiano in Decimo, nome dovuto alla posizione non casuale del paese al decimo miglio della centuriazione romana che faceva capo all’attuale Forlimpopoli.
Consacrata al Vescovo di Imola, viene citata fin dall’anno 896 e presenta all’esterno un campanile romanico interessantissimo, impreziosito da ceramiche policrome bizantine e da un frammento della statua detta “la Bartolla”, una parziale rappresentazione pagana del dio Apollo. Al suo interno l’unica navata e l’abside semicircolare ospitano elementi marmorei appartenenti a epoche diverse.
Il culto di Cassiano in questa zona, pur lontana dalla sua terra d’origine, non stupisce, dato che si trovano raffigurazioni di questo martire del IV secolo anche nei mosaici di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna.
L’ultima tappa di questo itinerario ci porta alla pieve più “lontana” da Ravenna, a circa diciotto chilometri dalla città, lungo la via Dismano che porta a Cesena.
Sebbene l’edificio che si può visitare oggi sia stato in gran parte realizzato alla fine del ‘700, la pieve vanta un campanile romanico dell’XI secolo e viene citata con certezza in documenti risalenti a prima dell’anno Mille. Varie fasi di scavi hanno confermato l’origine antica della chiesa che venne eretta con ogni probabilità attorno al V-VI secolo sopra i resti di una villa tardo-romana. Gli archeologi hanno svelato inoltre alcune costruzioni medievali limitrofe come una fornace per la fusione dei metalli e un piccolo cimitero collegato all’edificio principale.
Con una struttura classica delle pievi della zona del “Decimano”, tra i fiumi Ronco e Savio, anche questa pieve presenta tre navate, sostenute internamente da colonne di mattoni, un’abside semicircolare all’interno ma pentagonale all’esterno, un aspetto semplice sia all’esterno che all’interno. Una serie di opere, ora scomparse ma presenti fino a tutto il XVII secolo, testimoniavano la ricchezza e l’importanza di questa chiesa per l’intera zona.