L’estrazione del sale è una tradizione antichissima, le cui origini risalgono all’epoca romana e ai popoli liguri e celti che abitavano queste terre in tempi ancor più lontani.
Seguendo questo percorso ci si addentra in luoghi che ancor oggi riportano alle origini della terra abitata dai “Salsi”: il millenario Castello di Scipione, la Pieve di San Nicomede, le Saline di epoca farnesiana e la Centrale di Pompaggio in cui, nel 1900, si estraeva l’acqua salsobromoiodica.
Si giunge infine al sentiero di Rio Gardello e al Polo museale: esperienze che fanno immergere nella natura e nelle ricchezze geologiche e paleontologiche di un paesaggio unico.
Anticamente quella che oggi è conosciuta come un’elegante ville d’eaux liberty era un piccolo “villaggio del sale”, e sorgeva sulle sponde di due torrenti, intorno a una fitta rete di pozzi d’acqua salsobromoiodica.
Le sue acque salse venivano utilizzate sin dall’epoca preromana per la produzione del sale per la conservazione degli alimenti, e solo dopo il 1839, grazie alle ricerche del medico Lorenzo Berzieri, vennero utilizzate anche con scopi curativi.
Nel centro storico, proprio dove sorgeva la fabbrica del sale verrà costruito il primo stabilimento termale, lo “Stabilimento Vecchio” che verrà demolito per far posto nel 1923 alle magnifiche Terme Berzieri, simbolo della moderna Salsomaggiore.
Seguendo le tracce dell’antica storia industriale di Salsomaggiore abbandoniamo il centro città per raggiungere la vicinissima località di Salsominore che custodisce ancora oggi le vestigia della vecchia Centrale di Pompaggio dove l’estrazione delle acque avveniva con una tecnica all’epoca decisamente innovativa: la tecnica Gas Lift.
Una curiosità: il sito in cui ci troviamo è stato anche uno dei più antichi e produttivi pozzi di petrolio dell’Appennino Emiliano, denominato, per la sua eccezionale produttività: “pozzo Trionfo”. Tra il 1882 e il 1884 il pozzo viene trivellato fino a 308 metri di profondità dal marchese Guido Dalla Rosa, e arriva a produrre inizialmente fino a 3750 kg di greggio al giorno.
Pochi passi più in là, all’imbocco della nuova ciclabile sterrata che collega Salsominore a San Nicomede, sorge un edificio industriale imponente e inusuale: le Saline farnesiane di Salsominore. Sono l’unico impianto seicentesco rimasto in un più vasto sistema di luoghi produttivi, che all’epoca della dominazione dei Farnese si componeva di almeno tre fabbriche: quella di Salsominore, un’altra, lungo la strada per Tabiano in località Centopozzi, e la più grande nel centro di Salsomaggiore dove sorgeva, presso le Terme Berzieri, quello che un tempo era il Regio Istituto di Chimica.
La storia del territorio è strettamente legata a quella delle Saline, poiché le attività di estrazione delle acque, il loro impiego dapprima per ricavare il sale e in seguito per il termalismo, incidono profondamente sulle trasformazioni del paesaggio nel corso del tempo.
Si prosegue oltre il portico delle Antiche Saline, lungo il sentiero sterrato della passeggiata naturalistica che costeggia il Rio Gardello che ci introduce alla natura rigogliosa del Parco dello Stirone e Piacenziano.
Anticamente l’area intorno al rivo non era produttiva, a causa dei depositi di sale e delle croste che si formavano spontaneamente per evaporazione dell’acqua salsobromoiodica che dal sottosuolo affiorava al livello del terreno grazie alle emulsioni gassose, che rendevano sterili i campi.
La leggenda narra che in quest’area si estraesse il sale fin dall’epoca preromana e che qui fossero presenti numerosi pozzi di acqua salsa scavati in età romana. Per questo motivo il sentiero di Rio Gardello potrebbe essere identificato come una delle antiche strade realizzate dai romani per il trasporto del sale, ma non vi sono documenti che attestino tale remota origine.
Passeggiando immersi nella natura rigogliosa del sentiero del Rio Gardello si giunge dopo qualche kilometro al Podere Millepioppi. Qui sorge il nuovo museo MuMAB, che ospita e riunisce in una forma moderna, tecnologicamente avanzata e accattivante, i contenuti di due precedenti musei: il museo “Mare Antico” allestito precedentemente al palazzo dei Congressi di Salsomaggiore, e il Museo Naturalistico del Parco dello Stirone prima presente a Scipione Ponte.
Con gli occhi e la testa pieni di immagini e storia proseguiamo costeggiando l’area del Parco, alla volta del magnifico Castello di Scipione. Sulla strada incontriamo la Pieve romanica di San Nicomede, un’antica Basilica Regia la cui storia è documentata a partire dal IX secolo, ma le cui origini si fondano nella leggenda dei poteri taumaturgici di una sorgente denominata Fontana Broccola. Si narra che, anticamente, i pellegrini afflitti dal mal di testa portassero una pietra o un mattone sulla testa fino alla sorgente, attingendo poi a quell’acqua, con l’auspicio di guarire.
Finalmente abbandonato il fondovalle si comincia a salire la china verso la più antica roccaforte dei Pallavicino. Il primo documento che ne testimonia l’esistenza risale al 1025, quando il castello venne fondato da Alberto Pallavicino. Costruito come fortezza militare, rientrava nell’ampio sistema difensivo approntato dai Pallavicino per la protezione e il controllo del proprio stato che abbracciava un vasto territorio compreso tra i comuni e le diocesi di Parma, Cremona e Piacenza, dal Po all’Appennino. La leggenda vuole che il Castello debba il suo nome ad una preesistente villa romana costruita da consanguinei di Publio Cornelio Scipione l’Emiliano, il generale che annientò Cartagine.