L’Appennino modenese: la strada dell’Abetone

In collaborazione con Touring Club

Spina dorsale dell’itinerario è la statale 12, dell’Abetone e del Brennero, detta anche, nel territorio modenese, Via Giardini, dal nome dell’ingegner Pietro Giardini che la realizzò nel decennio 1766-76. 

La strada ducale Giardini rappresentò, per l’epoca, uno dei più avanzati esempi di ingegneria viaria: infatti, oltre alle difficoltà connesse con l’assetto idrogeologico del tratto medio-appenninico che obbligarono la scelta di percorsi di crinale, maggiormente stabili, non fu estraneo al progettista il gusto per l’elevata panoramicità. 
La Via Giardini può essere considerata la versione moderna della più vecchia Via Vandelli, alla quale si sovrappone ampiamente tra Pavullo e Barigazzo. 

Recente variante nel tratto Modena-Pavullo è la ex provinciale Nuova Estense, che corre con pendenza contenuta lungo il fondovalle del torrente Tiepido innestandosi al vecchio tracciato della statale circa all’altezza del bivio per Montebonello. 

Dopo il primo tratto, da Modena a Maranello, in cui percorre l’alta pianura e attraversa la fascia industrializzata pedecollinare, la Giardini si inoltra in Appennino, facendosi subito tortuosa e ricca di contropendenze, mai comunque pericolosa o di impegno superiore alla norma. 

Tra le località turistiche che tocca, notevoli per panoramicità quelle del tratto Lama Mocogno-Pievepèlago, in vista del monte Cimone; giustamente rinomata per pregi ambientali e qualità ricettiva, Abetone. 

Per la relativa recenziorità del tracciato, i segni dell’organizzazione territoriale di matrice antica sono più spesso dislocati lungo le diramazioni, fatto questo che porta i 96 km del percorso di base a ben 241,7.

  • Lunghezza
    241,7 Km
  • Saliceto San Giuliano Modena (MO)

    A m 43, dal caratteristico impianto lineare con caseggiati a schiera, tipico dei borghi viari.

  • Casa Museo Luciano Pavarotti Modena (MO)

    Qui gli appassionati del grande cantante (1935-2007) possono ammirare, al centro di una tenuta, l’abitazione progettata secondo le sue indicazioni, gli oggetti che collezionava, gli abiti di scena più famosi, foto e riconoscimenti.

  • Parco archeologico e Museo all'aperto della Terramara di Montale Castelnuovo Rangone (MO)

    Dedicato alla civiltà delle terramare, tipici villaggi della pianura padana della metà del II millennio a.C. Un percorso nel verde opportunamente segnalato mette in evidenza le tracce delle fortificazioni che circondavano il villaggio. I resti riportati alla luce nel corso degli scavi archeologici sono inseriti all’interno di uno spazio museale dotato di apparati didattici e multimediali. Nel Museo all’aperto viene proposta la ricostruzione a grandezza naturale di una parte della terramara comprendente il fossato, il terrapieno con palizzata difensiva e due grandi abitazioni arredate con vasellame, utensili, armi e vestiti che riproducono fedelmente originali di 3.500 anni fa.

  • Museo della Tradizione contadina e della Scuola Formigine (MO)

    Raccolta etnografica che espone circa 400 oggetti, donati da famiglie della zona. Accanto agli attrezzi usati nel lavoro agricolo, figurano strumenti per la lavorazione della lana e della canapa. Fanno parte della raccolta anche piccoli giocattoli in legno.

  • Formigine Formigine (MO)

    A m 82, ab. 34.366, importante centro agricolo, circondato da un’estesa periferia manifatturiera e residenziale. Il nucleo storico è incentrato sul Castello, verso il quale concorrono fitte schiere di case porticate. Nel castello ha sede il Museo archeologico multimediale, realizzato da Studio Azzurro. Di fronte è la parrocchiale di S. Bartolomeo, del secolo XVII, con facciata moderna: al 2° altare destro, S. Antonio abate e santi di Olivier Dauphin, al 2° sinistro, Madonna del Rosario seicentesca. Nei pressi della parrocchiale sorgono altre due costruzioni religiose: la prima, la Madonna del Ponte, nell’interno ricco di altari in marmo custodisce, al 2° a destra, S. Giovanni Battista appare a S. Curio di Bonaventura Lamberti, e all’altare maggiore, Madonna col Bambino, affresco del secolo XV di scuola lombarda; in sagrestia, bei mobili seicenteschi; la seconda, la SS. Annunciata, è dotata di una Annunciazione di Bartolomeo Schedoni. La neoclassica villa Gandini è circondata dal Parco della Resistenza. In via Stradella ha sede il Museo della Tradizione contadina.

  • Castello Formigine (MO)

    Baluardo difensivo sorto a controllo degli accessi alle valli della Secchia e del Tiepido, la fortificazione fu contesa nei secoli XII e XIV, finché nel XV passò ai Pio di Carpi; dopo i bombardamenti del 1945 è stato per buona parte ricostruito, ed è ora sede del municipio e del Museo archeologico multimediale, realizzato da Studio Azzurro,

  • Museo-Centro di Documentazione del Castello Formigine (MO)

    Indagini archeologiche terminate nel 2007 hanno permesso l’istituzione del Museo archeologico multimediale, realizzato da Studio Azzurro, una realtà che, attraverso installazioni sonore, voci e video collocate negli ambienti della rocchetta e delle torri, ricostruisce la storia della cultura medievale e della vita nel borgo.

  • Museo Ferrari Maranello (MO)

    A breve distanza dallo stabilimento della fabbrica automobilistica Ferrari si trova il museo, che raccoglie al suo interno le auto, le immagini e i trofei che hanno scritto la storia della marca; suggestiva la sala delle Vittorie che celebra i successi più recenti della Scuderia del Cavallino. L’esposizione è rivolta sia all’appassionato di competizioni automobilistiche sia al conoscitore di auto storiche; in esposizione non solo la Formula Uno, le vetture Sport e Sport-Prototipo, ma anche il mondo Granturismo. La visita si completa con un simulatore di Formula Uno della durata di 10 minuti.

  • Maranello Maranello (MO)

    A m 137, ab. 17.569, località assurta a notorietà internazionale per la fabbrica automobilistica Ferrari che la vecchia statale sfiora sulla sinistra, alle porte della cittadina. A breve distanza dallo stabilimento si trova il Museo Ferrari, che raccoglie al suo interno le auto, le immagini e i trofei che hanno scritto la storia della marca. Il borgo, oggi completamente privo di connotazioni storiche, trae origine da una Rocca trecentesca di cui restano, all’interno di una proprietà privata posta lungo la ex statale, sulle prime alture, due torri merlate con caditoie e residui di cortine.

  • Spezzano Fiorano Modenese (MO)

    In una delle zone più industrializzate del Modenese si trova Spezzano, m 125 (nella Parrocchiale, tomba di Ciro Menotti e della sua famiglia), sovrastato da un Castello in cui è allestito il Museo della Ceramica. Da Spezzano è possibile raggiungere la Riserva naturale regionale delle salse di Nirano.

  • Museo della Ceramica Fiorano Modenese (MO)

    Il museo, allestito nel castello di Spezzano, è nato con l’intento di illustrare la produzione della ceramica dal Neolitico ai giorni nostri, con attenzione anche alla ceramica nell’arte contemporanea, tramite pannelli, plastici, ricostruzioni ambientali, fornaci in scala e reperti autentici o in copia. Le sezioni contemporanee documentano la lavorazione delle piastrelle nel distretto produttivo fioranese; sono esposti pezzi unici e opere in ceramica che rappresentano le tendenze più significative dell’arte, del design, delle ceramiche d’architettura e dell’innovazione tecnologica, e sono presenti 30 opere dedicate a Enzo Ferrari.

  • Castello Fiorano Modenese (MO)

    Il castello (segnalato) che sovrasta Spezzano, ora di proprietà comunale, conserva il cortile cinquecentesco, il ponte levatoio e, nell’interno, affreschi del secolo XVI-XVII, tra i quali, in una sala, 56 Vedute dei feudi dei Pio. Nel castello è allestito il Museo della Ceramica.

  • Fiorano Modenese Fiorano Modenese (MO)

    A m 115, ab. 17.135, località che partecipa con Sassuolo di una sorta di ‘primato’ nazionale nella produzione industriale della ceramica e dei materiali da costruzione. A seguito del rinvenimento negli anni 40 di un villaggio preistorico, ha dato il proprio nome a una particolare facies del Neolitico (cultura di Fiorano). La villa Vigarani Guastalla è una delle più interessanti dimore storiche fioranesi, il cui progetto originario è dovuto all’architetto Gaspare Vigarani, al servizio della corte modenese. La villa ospita il Museo delle ceramiche storiche (non visitabile), che conserva una collezione di ceramiche artistiche sassolesi del Settecento e dell’Ottocento. Matrice medievale del borgo, successivamente spostatosi nel piano per l’affermarsi di un’economia agricola e industriale, fu una rocca presidiaria distrutta nel 1510, collocata in posizione rilevata. Al suo posto sorge il santuario della beata Vergine del Castello.

  • Santuario della Beata Vergine del Castello Fiorano Modenese (MO)

    Iniziato nel 1634 su disegno di Bartolomeo Avanzini e compiuto nel 1889. La facciata laterizia è caratterizzata dal forte aggetto di cornici e decorazioni in marmo e di paraste binate. L’interno, a pianta centrale, è interamente ricoperto da affreschi eseguiti da Tommaso Costa, tranne quelli dell’alta cupola dovuti a Sigismondo Caula, ridipinti da Adeodato Malatesta (1865). Nella cappella destra, tela di Olivier Dauphin, in quella sinistra, sull’altare di Tommaso Loraghi, Crocifisso policromo seicentesco; all’altare maggiore, immagine della Madonna col Bambino e donatore ad affresco, del secolo XV. Appartengono al santuario ricchi arredi, una collezione di ex voto, parte in metalli sbalzati, parte su tavolette dipinte, un manto ducale estense e un dipinto, Madonna e santi, di Jean Boulanger. Il santuario è tappa del Cammino di S. Giulia (Livorno-Brescia). Nel piazzale antistante al santuario, un’area archeologica custodisce i resti di un ambiente della scomparsa rocca.

  • Riserva naturale regionale delle Salse di Nirano Fiorano Modenese (MO)

    Costituita nel 1982 su circa 200 ettari; l’aspetto più interessante della riserva consiste nella presenza, al centro di una spoglia conca argillosa, di numerosi vulcanelli dai quali fuoriesce fango salato misto a bolle di idrocarburi che lo sospingono verso l’esterno in caratteristiche colate. Per i botanici sono altresì di notevole importanza gli insediamenti floristici della zona, consistenti in specie alofile continentali (Puccinellia borreri, Bupleurum tenuissimum, Podospermum canum, Atriplex patula angustifolia, Lotus tenuis), dotate di similitudini con la vegetazione delle steppe salate della regione pannonica (Ungheria e Bulgaria).

  • Castelvetro di Modena Castelvetro di Modena (MO)

    A m 152, ab. 11.289, posto all’incrocio tra due antiche direttrici, la pedemontana e un percorso di penetrazione appenninica, fu sede castellana dal X secolo e conserva ancora l’originario impianto del borgo fortificato medievale, distrutto da un terremoto nel 1501, e ricostruito sia pur modificato nei caratteri architettonici. La facies attuale degli edifici principali (municipio, parrocchiale, piazzale panoramico) è invece in gran parte dovuta a successive ricostruzioni in stile, che gli conferiscono un aspetto assai pittoresco (una delle ragioni per cui ha meritato il marchio Bandiera Arancione del Touring); si veda, ad esempio, la neogotica Parrocchiale, su disegno di Carlo Barbieri (all’interno, una Madonna col Bambino, affresco di scuola modenese del secolo XV, una Madonna e santi di Antonio Bruno e, all’altare maggiore, S. Teopompo battezza S. Senesio di Giovanni Muzzioli). Del Castello, ora in parte adibito a canonica, sopravvivono torri medievali e decorazioni pittoriche cinquecentesche, specialmente nella sala del Tasso. Il Castello è sede della mostra permanente Fili d’Oro a Palazzo, dedicata agli abiti in stile rinascimentale, e dell’Acetaia comunale (Aceto balsamico tradizionale di Modena). Il MusA – Museo dell’Assurdo è invece imperniato sulle esperienze prodotte dal «Mercurdo», il festival dedicato all’Assurdo che si svolge a Castelvetro.

  • MusA – Museo dell’Assurdo Castelvetro di Modena (MO)

    Nato nel 2002 come collezione all’aperto d’arte contemporanea, il suo percorso è imperniato sulle esperienze prodotte dal «Mercurdo», il festival dedicato all’Assurdo che si svolge a Castelvetro. Dopo l’inaugurazione della prima sezione all’aperto, nel 2004 è stata realizzata una sezione interna per ospitare la collezione permanente ed esposizioni temporanee.

  • Castello di Levizzano Castelvetro di Modena (MO)

    A Levizzano Rangone, m 210, la Rocca o Castello, contraddistinta da un alto mastio trecentesco, è documentata dall’XI secolo, e passò dalla Chiesa di Modena ai Rangone nel 1342. Restaurata nel 2007, ospita Rosso Graspa, museo del vino (il Lambrusco Grasparossa, prodotto di eccellenza del territorio di Castelvetro) e della società rurale tra le due guerre.

  • Pieve di Santa Maria Assunta Serramazzoni (MO)

    Costruzione romanica in pietra locale, che nel Medioevo costituiva il polo religioso del basso Appennino occidentale modenese; di struttura assai semplice, ha interno diviso da basse colonne con notevoli capitelli scolpiti.

  • Monfestino Serramazzoni (MO)

    Sulla sommità di uno sperone è collocato Monfestino m 822, sede di un Castello risalente all’XI secolo, del quale sopravvivono, restaurati, due torrioni e un tratto di mura, inglobati in una proprietà privata.

  • Serramazzoni Serramazzoni (MO)

    A m 791, ab. 8.487, centro turistico in situazione panoramica, preceduto dalla maestosa torre della Bastiglia, eretta (probabilmente nel secolo XIII-XIV) in funzione di collegamento tra la maglia fortificata collinare e la rete dei castelli appenninici. a San Dalmazio, frazione a m 558, si trova la parrocchiale: addossato alla parete dell’abside, sontuoso altare in stucco del sec. XVIII e bei dipinti del XVII.

  • Castello di Pompeano Serramazzoni (MO)

    Pittoresco castello feudale, di fondazione tardo-medievale, appartenuto fino ai primi anni del Quattrocento ai conti Da Gombola. Sta abbarbicato con il suo piccolo borgo, il torrione duecentesco e i resti delle mura merlate sopra un masso di serpentino.

  • Montebonello Pavullo nel Frignano (MO)

    Minuscolo borgo dall'impianto di tipo castellano, raccolto attorno alla rustica Parrocchiale che conserva elementi architettonici e scultorei della primitiva costruzione romanica; interamente restaurata, è rivestita, all’esterno, di conci d’arenaria, all’interno di preziosi affreschi quattrocenteschi di scuola modenese.

  • Pavullo nel Frignano Pavullo nel Frignano (MO)

    A m 682, ab. 17.978, grosso centro urbano e principale capoluogo della montagna modenese, favorito da particolari condizioni orografico-climatiche che vi hanno consentito l’installazione di un aeroporto, uno dei pochi italiani in territorio montano, utilizzato per attività di aviazione generale e per funzioni di Protezione Civile e soccorso. Matrice di Pavullo fu, in epoca bizantina, il castrum Feronianum, insediamento militare attestato a monte dell’odierno abitato, in direzione est, lungo un’antica percorrenza tra Modena e Pistoia. In epoca medievale il borgo si sviluppò in piano, in corrispondenza dell’ospedale di S. Lazzaro, documentato nel XIII secolo, e crebbe come importante piazza di mercato. La costruzione della nuova Via Giardini, responsabile dell’abbandono di molti borghi e castelli dell’area, favorì invece la crescita di Pavullo che, con l’elezione a sede della villeggiatura ducale e a capoluogo della provincia estense del Frignano (dal 1832), ebbe un’ulteriore spinta insediativa, di cifra marcatamente urbana, tuttora percepibile nell’impronta della zona centrale. È dalla conservazione di questo aspetto, più che dalla presenza di testimonianze monumentali di rilievo, che Pavullo trae il proprio carattere. All'inizio dell’originario tragitto della Via Giardini si trova il Palazzo ducale, con parco retrostante. In fondo alla via, fiancheggiata da edifici di dignitosa architettura ottocentesca, si alza la chiesa dei Cappuccini, iniziata nel 1846.

  • Palazzo Ducale Pavullo nel Frignano (MO)

    All'inizio dell’originario tragitto della Via Giardini (l’odierna statale è stata tracciata più a ovest) si trova il Palazzo ducale, eretto nel 1830 su progetto di Sigismondo Ferrari come residenza estiva di Francesco IV, restaurato nel 1984 a sede di uffici pubblici, della biblioteca civica, di spazi espositivi per mostre temporanee e di Civica, raccolta d’arte del Comune composta da opere di artisti pavullesi e nazionali. Il retrostante parco è un bell’esempio di architettura verde, tra il giardino all’inglese e la pineta alpina.

  • Castello di Montecuccolo Pavullo nel Frignano (MO)

    Il borgo castellano di Montecùccolo, m 873, fu tra XI e XII secolo sede del potere militare e amministrativo del Frignano; il Castello, unitamente a quelli di Gaiato e Semese, realizzava una triangolazione difensiva a presidio della valle dello Scoltenna e della viabilità transappenninica. Si sviluppava su quattro corpi di fabbrica, cinti da tre cortine; ciò che ne rimane, una torre merlata alla quale è annesso il palazzo feudale, conserva la grandiosità dei caratteri medievali. Ha ambienti interni restaurati, con camini del XV-XVI secolo e fregi affrescati nella stanza del Generale, dove secondo la tradizione nacque il condottiero Raimondo Montecuccoli (1609-80). Al piano superiore è sistemato il Museo naturalistico del Frignano, dove sono in mostra campioni di rocce, fossili e minerali, una sezione paleontologica e le sale dedicate alla flora e alla fauna. Di particolare interesse scientifico è il prezioso erbario che conserva circa 6.000 campioni.

  • Pieve di Renno Pavullo nel Frignano (MO)

    L’edificio, che si può far risalire al IX secolo, costituisce un tipo assai raro in Italia, affine alle più arcaiche chiese di Francia; diviso in tre navate da pilastri ottagonali, reca, al 1° altare destro, due monogrammi di Cristo, simili, nella forma a ruota, a quelli di S. Apollinare in Classe presso Ravenna, al 2°, affresco (S. Giovanni Battista) del secolo XVI; il fonte battesimale è pure cinquecentesco; in sagrestia, bei mobili del secolo XVII e ricchi arredi sacri.

  • Gaiato Pavullo nel Frignano (MO)

    A m 748. Le scenografiche rovine del suo Castello sono un'emergenza paesistica di notevole suggestione e punto panoramico considerevole; nella Parrocchiale (1755) del paese, preziosi altari cinquecenteschi intarsiati ad arabeschi, e tela (Madonna del Parto) degli inizi del secolo XVII.

  • Castellaro Sestola (MO)

    A m 694. Nella Parrocchiale (1630): vasca battesimale di marmo veronese (1628); S. Giovanni Battista, dipinto di Pellegrino da Fanano (1635); notevoli altari intagliati di scuola locale con discrete tele; bei mobili seicenteschi e paramenti. Sopra una rupe, rovine di una rocca medievale.

  • Lama Mocogno Lama Mocogno (MO)

    A m 842, ab. 2.661, attrezzata località di villeggiatura in posizione dominante sopra una dorsale tra le valli dello Scoltenna e del Mocogno. Poco distante, nel folto di un bosco, si trova il ponte Ercole, singolare formazione rocciosa costituita da un masso lungo m 33, largo 2 e alto 3, originatosi dal disfacimento di arenarie oligoceniche.

  • Parco della Resistenza Monte Santa Giulia Palagano (MO)

    Area boschiva di 27 ettari, dove è stato installato il Memorial Santa Giulia, suggestivo singolare monumento composto da 14 monoliti scolpiti da artisti italiani e stranieri, disposti in cerchio, che simboleggiano e ricordano l’eccidio di 136 civili avvenuto il 18 marzo 1944 per opera dei nazifascisti.

  • Palagano Palagano (MO)

    A m 703, ab. 2.080, è una località frequentata per villeggiatura estiva, ove riveste qualche interesse il caratteristico oratorio della Madonna del Carmine (1667), preceduto da portichetto su colonne, nel cui interno sono una bella ancona in legno dorato del secolo XVII e un capitello del XII; nella Parrocchiale, croce astile d’argento cinquecentesca.

  • Piane di Mocogno Lama Mocogno (MO)

    Lungo la statale che rasenta l’abetina della Fignola, impiantata nel 1825 dal duca Francesco IV, si incontrano i piccoli centri di La Santona m 1154 e Barigazzo m 1217, collegati entrambi alla località Piane di Mocogno m 1303, frequentata per gli sport invernali. Barigazzo è anche conosciuto per le cosiddette fontane ardenti, ricordate da Plinio, emissioni di idrocarburi oggi sfruttate per la produzione di energia. Collegata agli impianti delle Piane di Mocogno è anche a località sciistica del Passo Cento Croci m 1271.

  • Sant'Andrea Pelago Pievepelago (MO)

    Ameno centro di soggiorno a m 907, ha una Parrocchiale con soffitto ligneo settecentesco, un ciborio ligneo dorato del 1644 e una croce astile del secolo XV.

  • Sasso Tignoso Pievepelago (MO)

    A m 1492, emergenza costituita da un affioramento diabasico morfologicamente assai singolare, che conserva integra l’originaria struttura di formazione: si presenta come un ammasso roccioso di sferoidi basaltici (pillow lavas), tipici delle manifestazioni vulcaniche dei fondali oceanici dell’antica Tetide nel periodo Giurassico, che oggi si verificano nella dorsale medio-oceanica dell’Atlantico.

  • Roccapelago Pievepelago (MO)

    Pittoresco borgo alpestre, Roccapèlago m 1095 fu in epoca medievale centro fortificato, con autorità giurisdizionale sul ‘distretto’ contraddistinto dal predicato Pelago che starebbe a indicare un lago scomparso. Tale ruolo sarebbe confermato dalla documentata presenza, in epoca medievale, di un castello retto da Obizzo da Montegarullo, i cui resti sono oggi inglobati nella parrocchiale della Conversione di S. Paolo apostolo (all’interno, Ss. Rocco e Pellegrino, dipinto di scuola bolognese, 1607, altari in legno intagliato con tele di scuola carraccesca, ciborio del secolo XVI e croce astile del XV). Scavi archeologici condotti in conseguenza di lavori di consolidamento della chiesa hanno portato alla luce una cripta funeraria contenente più di 300 inumati, buona parte dei quali rinvenuti parzialmente mummificati. La scoperta è alla base dell’istituzione del Museo delle Mummie.

  • Museo delle Mummie Pievepelago (MO)

    Scavi archeologici condotti in conseguenza di lavori di consolidamento della parrocchiale di Roccapelago hanno portato alla luce un ambiente di pertinenza del castello, riconvertito in cripta funeraria contenente più di 300 inumati, buona parte dei quali rinvenuti parzialmente mummificati. La scoperta è alla base dell’istituzione del Museo delle Mummie, che oltre ai resti umani raccoglie oggetti quali medagliette, crocifissi, rosari e una quantità considerevole di tessuti, pizzi e cuffie relativi all’abbigliamento e ai sudari che avvolgevano i defunti.

  • Pievepelago Pievepelago (MO)

    A m 781, ab. 2284, borgo a impianto lineare disposto lungo le direttrici viarie per Sèstola e per l’Abetone. Scarse le testimonianze antiche in un centro che si caratterizza prevalentemente come luogo di transito: nella Parrocchiale, un dipinto, S. Filomena, di Adeodato Malatesta, reliquiari settecenteschi in legno e argento di fabbricazione romana e statuetta in argento dell’Assunta della stessa epoca. A Pievepèlago la statale dell’Abetone incrocia la 324, del Passo delle Radici, che verso est, va a Sèstola e Fanano, verso ovest, valicata la foce delle Radici, scende in Garfagnana. Lungo questo secondo segmento, a 8 km da Pievepèlago è Sant’Anna Pèlago m 1069, località distrutta nel XIX secolo da un imponente smottamento e rinata come ben attrezzato centro di villeggiatura, di sport invernali e base escursionistica. Da Pievepèlago, percorrendo la strada panoramica che risale la boscosa valle delle Tagliole, si può raggiungere poi il lago Santo. Altra escursione (pedonale) di un certo interesse è quella all’oratorio romanico di S. Michele m 893, per il sentiero verso est, lungo il versante destro della valle del torrente Scoltenna. L’oratorio, che si situa lungo una percorrenza storica per Fiumalbo, conserva nell’abside decorazioni della fine del XII secolo.

  • Lago Santo Pievepelago (MO)

    A m 1501, si raggiunge percorrendo la strada panoramica che risale la boscosa valle delle Tagliole, inserita nella foresta demaniale di Pievepèlago (c. 2600 ettari). Il lago, piccolo bacino di origine glaciale (lungo m 550, largo 191), è punto di partenza per escursioni.

  • Fiumalbo Fiumalbo (MO)

    A m 953, ab. 1.199, centro di villeggiatura e sport invernali, alla confluenza del rio Acquicciola e del rio delle Pozze che si uniscono a formare il torrente Scoltenna. Il pittoresco paese, di impianto medievale, conserva i caratteri originari tipici degli insediamenti di alto Appennino, con strade selciate e molte case in pietra, addossate le une alle altre per motivi climatici, adorne di graziosi elementi architettonici di tipologia spontanea. Entrati nell’abitato, dominato da una torre, avanzo di una rocca presidiaria di epoca matildica donata dal marchese Bonifacio alla Chiesa di Modena nel 1038, subito dopo il ponte si incontra il piccolo oratorio di S. Rocco, dall’interno interamente affrescato da Saccaccino Saccaccini (1535). Il borgo ha ottenuto la Bandiera Arancione del TCI. Nella piazza centrale, è di un certo interesse la parrocchiale di S. Bartolomeo apostolo, sorta nel 1220. Dirimpetto alla parrocchiale sorge l’oratorio di S. Caterina, eretto nel 1601 e in origine appartenente a un convento di Domenicane. L’interno, restaurato, è adibito a Museo d’arte sacra. Di fronte al fianco destro della parrocchiale si trova l’oratorio dell’Immacolata, con facciata ottocentesca in cui è stato inserito il portale dell’originaria costruzione (1516). Nella parte orientale di Fiumalbo si leva la chiesa dei Ss. Francesco e Donnino, già parte del convento dei Frati Minori fondato nel 1628, divenuto poi (1820) Seminario arcivescovile.

  • S. Bartolomeo Apostolo Fiumalbo (MO)

    Parrocchiale sorta nel 1220 (tracce ben leggibili nel portale, nella zoccolatura e lungo il fianco), rinnovata nel Quattrocento e ricostruita in forme ampliate nel 1592. Conserva la facciata rinascimentale in conci di pietra, con elegante protiro di forme toscane decorato da stemmi. Interno basilicale a tre navate su colonne monolitiche, alcune delle quali hanno capitelli quattrocenteschi recuperati, insieme alle sovrastanti arcate, dalla precedente costruzione; il soffitto ligneo intagliato è seicentesco. Nella navata destra, Madonna in trono e santi attribuibile a Saccaccino Saccaccini e Redentore di forme toscane (secolo XVI). Nella navata sinistra, sculture romaniche con caratteri post-antelamici, facenti parte degli stipiti del portale medievale (XIII secolo); della stessa serie fa parte, dietro l’altare maggiore, la cosiddetta Battaglia di Fiumalbo; nell’abside, Martirio di S. Bartolomeo di Adeodato Malatesta. La chiesa possiede la croce detta di Fiumalbo, di Antonio e Jacopo da Porto (1494), ricchi paramenti, arredi sacri e reliquiari, dei secoli XVII e XVIII.

  • Museo di Arte sacra Fiumalbo (MO)

    Si trova all'interno dell'oratorio di S. Caterina, eretto nel 1601 e in origine appartenente a un convento di Domenicane. Gli oggetti più pregevoli sono un altare con bel ciborio in legno dorato, attribuibile alla scuola dei Ceretti (secolo XVIII) e un tabernacolo tardo-quattrocentesco in arenaria; vi si svolgono saltuariamente concerti, su un ottocentesco organo di Nicomede Agati.

  • Ss. Francesco e Donnino Fiumalbo (MO)

    Nella parte orientale di Fiumalbo, al di là di un ponte si leva la chiesa dei Ss. Francesco e Donnino, già parte del convento dei Frati Minori fondato nel 1628, divenuto poi (1820) Seminario arcivescovile. La chiesa, settecentesca, è ad aula con quattro cappelle per lato, che conservano pregevoli altari in pietra arenaria di produzione locale, tele seicentesche e un organo di Annibale Traeri (1728).

  • Monte Cimone Sestola (MO)

    Il *panorama percepibile dal Monte Cimone è uno dei più vasti del territorio italiano: in condizioni di visibilità eccezionali esso può abbracciare l’arco alpino e l’intero crinale appenninico, stendersi su gran parte dell’Emilia e della Toscana, raggiungere il mar Tirreno e l’Adriatico. Il comprensorio del Cimone merita segnalazione, oltre che per i suoi 50 km di piste collegate fra loro, anche per l’accoglienza e i servizi pensati per le persone con disabilità.

  • Foresta dell'Abetone

    Magnifica foresta demaniale con pini, abeti, aceri, faggi e betulle di impianto artificiale e nuclei spontanei di peccia, estesa da quota 950 a 1930.

  • Abetone

    A m 1.388 (dal 2017 parte del comune pistoiese di Abetone-Cutigliano, ab. 1.001), è una delle più rinomate stazioni di soggiorno e sport invernali dell’Appennino, nonché base di partenza per svariate escursioni e ascensioni.

  • Abetone (Passo dell')

    Il passo dell’Abetone trae il nome attuale da un grande abete abbattuto in occasione della costruzione della Via Giardini-Ximenes e anticamente era detto di Serrabassa. Due piramidi in pietra ricordano l’opera dei sovrani Francesco III d’Este e Leopoldo I nella realizzazione della strada.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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