La valle del Panaro

In collaborazione con Touring Club

Disegnato nell’estrema fascia orientale della provincia di Modena (con eccezione per l’ultimo breve tratto che penetra in territorio bolognese), l’itinerario si mantiene costantemente sulla statale 623, del passo Brasa, chiamata fino al quadrivio della Canevaccia e a Montese Via Farini, perché decretata nel 1859 dal provvisorio governo dittatoriale di Luigi Carlo Farini.

Conclusa nel 1882, la strada sostituì una storica percorrenza per Fanano e il passo di Croce Arcana (oggi ridotta a collegamento secondario di località minori: se ne percorrono brevi tronchi in occasione di alcune diversioni), originariamente tracciata per connettere l’abbazia di Nonantola e i suoi possedimenti compresi tra i fiumi Panaro e Reno, e attrezzata perciò con una corona di edifici religiosi, ospizi e castelli che controllavano in quota il fondovalle.

Venuto meno il ruolo egemonico dell’abbazia, l’area fu, in età comunale, oggetto di un contrastato processo di definizione dei confini tra Modena e Bologna, che ebbe come conseguenza il rafforzamento dell’armatura difensiva. 

Il carattere di terra presidiata di transizione è ancora oggi manifesto, oltre che nel fitto rincorrersi dei castelli, nella fisionomia dell’insediamento, privo di abitati sparsi e quasi ovunque improntato a finalità militari.

  • Lunghezza
    79,4 km
  • Villa Buonafonte Modena (MO)

    Villa Fontebuona o Buonafonte o ancora delle Cento Finestre, rappresenta un interessante episodio di architettura residenziale estiva, sorta in funzione di un’economia agraria connessa al costume sociale aristocratico. Già dei Bentivoglio, edificata alla fine del Settecento e riattata da Cesare Costa (1850 circa); all’interno, salone con affreschi neoclassici e ambienti decorati da Andrea Becchi.

  • Rocca Spilamberto (MO)

    In posizione strategico-difensiva verso il Panaro, sorge la Rocca, pittoresco complesso di edifici in cotto, ricostruiti nel secolo XV sulle rovine di preesistenti strutture appartenenti dal secolo precedente ai Rangone. Di proprietà comunale, dopo i prolungati lavori di restauro (dal 2011) vi sarà insediato il Museo dell’Aceto balsamico tradizionale di Modena, ora allocato nella villa Fabriani. Per ora è in uso solo il cortile d’Onore.

  • Museo dell'Aceto balsamico tradizionale di Modena Spilamberto (MO)

    Villa Fabriani ospita temporaneamente questo particolare museo di grande atmosfera, che ricostruisce le tecniche e le diverse fasi di produzione del Balsamico a partire dal vigneto fino all’acetaia. Da segnalare una batteria di botti risalenti ai primi anni del secolo XIX. In un’apposita sala, detta dell’Assaggio viene offerta la possibilità di valutare le componenti olfattive, visive e gustative del Balsamico.

  • Antiquarium-Museo archeologico Spilamberto (MO)

    All'interno del torrione della rocca di Spilamberto è allestito il Museo Archeologico Antiquarium; offre un percorso espositivo che si articola in tre sezioni, dedicate rispettivamente alla pre-protostoria, all’età romana e tardoantica e all’età post-classica. Sono esposti strumenti di lavoro, corredi tombali, reperti botanici e faunistici che testimoniano l’origine dei prodotti locali.

  • S. Giovanni Spilamberto (MO)

    Nella parrocchiale di S. Giovanni, adorna di stucchi, sono custoditi una croce astile in bronzo del secolo XI, uno stendardo con S. Giovanni di Adeodato Malatesta e ricchissimi paramenti.

  • S. Adriano Spilamberto (MO)

    Antica (1210), ma ripetutamente rimaneggiata, è la chiesa di S. Adriano, che conserva: un dipinto con i Ss. Geminiano e Antonio abate di Jacopo Zoboli (1714); nella 1a cappella destra, statua in terracotta della Madonna della Rondine di Michele da Firenze (secolo XV); nella 2a sinistra, due tele, storie di S. Mauro e S. Benedetto, di Francesco Stringa.

  • Spilamberto Spilamberto (MO)

    A m 69, ab. 12.735, centro agricolo e industriale nel cui territorio, reso fertile dai depositi alluvionali del Panaro, si trova un importante giacimento di metano, scoperto dall’AGIP nel 1958. Antico possesso dei Canossa, situato in prossimità della percorrenza medievale che scendeva a Nonàntola, divenne in epoca comunale un avamposto di Modena a difesa del confine orientale; a tale epoca risale l’impianto urbanistico, tipico del borgo murato di nuova fondazione, articolato in lunghe schiere parallele di edifici intersecate da strade ortogonali. Vi si accede sottopassando un torrione (secolo XIII) fiancheggiato da un tratto di mura, posto a presidio dell’ingresso occidentale e in asse con il perno difensivo costituito dalla Rocca, pittoresco complesso di edifici in cotto, ricostruiti nel secolo XV sulle rovine di preesistenti strutture. Nel torrione è allestito il Museo Archeologico Antiquarium. Di fronte alla Rocca, in breve spazio si dispongono tre edifici religiosi: l'antica chiesa di S. Adriano, la parrocchiale di S. Giovanni e chiesa della Madonna del Carmine. Villa Fabriani, in via Roncati, ospita temporaneamente il Museo dell’Aceto Balsamico tradizionale di Modena.

  • Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro (MO)

    Lungo la statale si distende la parte moderna di Savignano sul Panaro m 102, ab. 9.284, mentre il nucleo storico, ancora perimetrato dalla triplice cinta trecentesca, si dispone lungo il pendio di un rilievo. Pittoresco borgo arroccato, citato dal secolo IX, appartenne dapprima ai Canossa, fu quindi conteso tra Modenesi e Bolognesi, finché a partire dal 1360 entrò nel ducato estense. Attraverso un ingresso fortificato con residui del ponte levatoio, si imbocca la tortuosa strada maestra che, fiancheggiata da fitte schiere di case in parte quattrocentesche, con facciate gotiche ornate di terrecotte e qualche decorazione ad affresco, sale al panoramico pianoro sommitale, un tempo occupato dalla principale struttura castellana, oggi dalla settecentesca Parrocchiale (all’interno, Pietà di Giuseppe Graziosi, Assunta di Pier Paolo Varotti e Crocifisso e santi di Giuseppe Varotti). In una sala del Centro civico di Savignano è esposto uno scheletro di Mammuthus Meridionalis, qui ricomposto con i resti recuperati nel 1980 in località Bocchirolo.

  • S. Maria Rotonda Vignola (MO)

    Oratorio ricordato in un documento dell’abbazia di Nonàntola dell’VIII secolo, ricostruito nel 1491 da Bartolomeo Moreno; a pianta circolare, conserva all’interno un affresco cinquecentesco.

  • Vignola Vignola (MO)

    A m 125, ab. 25.549, tradizionale centro a vocazione agricola (produzione di ciliegie di elevata qualità) e di industrie alimentari, con aspetto di compagine urbana dotata di notevole dinamismo. L’origine dell’abitato consegue alla funzione di nodo viario e di polo strategico di cui è notevolissima testimonianza la Rocca, una delle più interessanti architetture difensive della regione.

  • Museo civico Vignola (MO)

    Si articola in due percorsi, rispettivamente di carattere paleontologico e mineralogico. Tra il materiale esposto, si segnalano un frammento di rostro di ittiosauro e una mandibola inferiore di tapiro. Le visite sono strutturate in chiave didattica.

  • Parrocchiale Vignola (MO)

    Rifatta a partire dal 1687 e compiuta nel secolo XIX; all’interno, nella navata destra, Madonna tra i Ss. Antonio e Francesco di Elisabetta Sirani; nell’abside, Martirio dei Ss. Nazario e Celso di Adeodato Malatesta; nella navata sinistra, Madonna e santi di Francesco Stringa.

  • Rocca di Vignola Vignola (MO)

    Una delle più interessanti architetture difensive della regione, dal 1998 di proprietà della Fondazione di Vignola. Fondata presuntivamente dagli abati di Nonàntola, la Rocca viene nominata per la prima volta nel 936 come soggetta ai vescovi di Modena, dai quali nel 1227 fu ceduta al Comune di Modena. Incendiata nel 1247 da Enzo, figlio di Federico II, fu per quasi un secolo in mano alla famiglia Grassoni. Nel 1336 ne presero possesso gli Estensi, sino al 1401, quando Nicolò III la infeudò a Uguccione Contrari. All’esterno la Rocca appare come un’imponente e compatta struttura quadrangolare con torri agli angoli: la torre Nonantolana, la più antica, la torre delle Donne e la torre del Pennello; sul quarto angolo, a difesa dell’ingresso, un cassero (oggi torre dell’Orologio) e un rivellino collegati da portico; sul lato nord, una struttura aggettante detta rocchetta che dovette essere un rivellino, poi inglobato nell’edificio principale. Anticamente la rocca era ricoperta di una vivace decorazione pittorica, oggi ridotta a pochi resti. Per il ponte levatoio si entra nella suggestiva corte sulla quale si apre un finestrone affrescato con motivi ornamentali. Attraverso un portale con fregi in cotto si accede alle tre sale del piano terra, adorne di figurazioni araldiche (secolo XV). Al primo piano si visita la cappella, piccolo ambiente decorato da un interessante ciclo di affreschi tardo-gotici, di mano di un ignoto artista ferrarese (secolo XV), raffiguranti: Risurrezione di Cristo e discesa al limbo, Ascensione, Assunzione di Maria e Discesa dello Spirito Santo; sulla volta, con costoloni dipinti poggianti su peducci antropomorfi in cotto, i quattro Evangelisti.

  • Palazzo Boncompagni Vignola (MO)

    Conosciuto come palazzo Barozzi (visitabile), dei secoli XVI e XVII, forse su disegno dell’architetto Jacopo Barozzi (qui nato e perciò detto il Vignola; 1507-73), con portale bugnato e all’interno scala a pianta ovale con gradini pensili, costruita da Bartolomeo Tristano.

  • Museo civico di Ecologia e Storia naturale Marano sul Panaro (MO)

    Ospita collezioni storiche di zoologia, geopaleontologia, botanica, micologia, lichenologia; i materiali presentano attraverso vetrine e diorami i principali aspetti ecologici e naturalistici degli ambienti del territorio.

  • Museo delle Energie Marano sul Panaro (MO)

    Ha sede nell’ex Mulino Montecuccoli poi centralina ENEL di Marano, uno spazio espositivo che riguarda i canali, gli opifici e le centraline elettriche.

  • S. Geminiano Guiglia (MO)

    Nella parrocchiale di S. Geminiano, Madonna col Bambino e santi (sopra la porta), copia di un celebre dipinto di Correggio ora alla Galleria nazionale di Dresda, Via Crucis di Gaetano Gandolfi e paliotto (all’altare maggiore) di Simone Setti.

  • Guiglia Guiglia (MO)

    A m 490, ab. 3.932, graziosa località di villeggiatura, in ridente posizione su di un poggio panoramico affacciato sulla valle del Panaro. Nella parte più alta dell’abitato, un palazzo settecentesco con parco incorpora una torre quadrangolare, unico avanzo di un castello che nel XIV secolo appartenne ai Bolognesi, poi ai Pio e agli Estensi; la precedente costruzione, distrutta da un incendio nel 1361, venne nuovamente rovinata da un terremoto nel 1501.

  • Parrocchiale Guiglia (MO)

    Nella Parrocchiale, statua in terracotta della Madonna col Bambino di Antonio Begarelli (1545) e croce astile del XV secolo.

  • Pieve di Trebbio Guiglia (MO)

    A Pieve Trebbio, minuscola località che prende il nome dalla pieve romanica di S. Giovanni Battista, fiancheggiata da robusto campanile isolato. Eretta in corrispondenza della percorrenza alto-medievale che risaliva il Panaro in quota, la pieve è citata a partire dal 996. L’attuale fisionomia risente ampiamente dei restauri, spesso d’invenzione, condotti sullo scorcio del secolo scorso; la facciata, tripartita, ha un unico portale (originario) sormontato da un sarcofago adorno di sculture di restauro e da una biforetta. Interno basilicale a tre navate divise da sei colonne (con capitelli originali) addossate a pilastri che reggono archi a tutto sesto, e tre absidi; l’ambone e le transenne che cingono il presbiterio sono di ripristino. Davanti alla chiesa, piccolo Battistero ottagonale costruito in stile neoromanico nel 1907, contenente una frammentaria vasca battesimale circolare a immersione, probabilmente del secolo IX.

  • Parco regionale dei Sassi di Rocca Malatina Modena (MO)

    Istituito nel 1984 per la tutela di un’area di circa 2.300 ettari compresi tra l’abitato di Rocca Malatina e la riva destra del Panaro. I sassi di Roccamalatina sono enormi torrioni di arenaria oligocenica, rimasti isolati per l’erosione differenziata che ha smantellato le parti meno cementate della roccia circostante; in quello più alto (m 74 dalla base) si aprono due caverne.

  • Rocca Malatina Guiglia (MO)

    A m 564, antico possesso dei Malatigni il cui territorio nel 1420 era presidiato da quattro castelli; in alto, la Parrocchiale del secolo XVII, contenente tele e affreschi coevi.

  • Montecorone Zocca (MO)

    A m 594, antico castello di Uguccione Contrari, signore di Vignola. Oggi luogo di villeggiatura. Nella Parrocchiale, dipinti del secolo XVII entro ricche cornici.

  • Monteombraro Zocca (MO)

    A m 701, borgo fortificato già sede di un castello distrutto dai Bolognesi nel 1271; nel vicino nucleo rurale dei Fontanini (circa 1 km a ovest), case a torre tardo-medievali.

  • Montalbano Zocca (MO)

    A m 616, è un piccolo borgo in bella posizione, che conserva case a torre tardo-medievali; nella Parrocchiale, due statuette marmoree (Annunciata e Angelo annunciante) di scuola pisano-lombarda della metà del secolo XIV, dipinti di scuola modenese e bolognese del secolo XVII e paliotti in scagliola di fabbricazione carpigiana.

  • Zocca Zocca (MO)

    A m 758, ab. 4.585, attrezzato centro di villeggiatura, con Parrocchiale neoromanica (1895). Borgo a impianto lineare, si sviluppò grazie a un mercato istituito dal duca Borso d’Este nel 1465 e confermato nel 1563 da Alfonso II alla podesteria di Montetórtore.

  • Museo-Laboratorio del Borlengo e del Castagno Zocca (MO)

    Allestito nell’antico ospitale di S. Giacomo restaurato, illustra la storia e le usanze della civiltà del castagno, i cui frutti furono per secoli alla base dell’alimentazione delle comunità montane. La documentazione spazia dalla coltivazione del castagneto, con gli attrezzi usati dai contadini (mannaie, segoni, corghe), alla lavorazione delle castagne, che avveniva mediante pile (mortai per la trebbiatura delle castagne secche) e slucadore (macchine per l’eliminazione della pula), fino alla trasformazione della castagna in farina. La sala centrale ricostruisce l’habitat tipico del castagneto e ne spiega la situazione attuale.

  • Rosola Zocca (MO)

    A m 689, nella valle del torrente Rósola, con ruderi della torre Rangoni del secolo XIII, fatta demolire dal papa Nicolò III.

  • Castel d'Aiano Castel d'Aiano (BO)

    A m 805, ab. 1.865, centro di villeggiatura estiva di moderno aspetto, ricostruito dopo le distruzioni dell’ultima guerra.

  • Montese Montese (MO)

    A m 841, ab. 3275, è una pittoresca località di villeggiatura estiva in elevata posizione, ai piedi di un colle su cui sorge il castello dei Montecuccoli. Dalla parrocchiale, una ripida salita conduce in breve alla vetusta fortezza, dalla quale emerge una torre merlata, in gran parte ricostruita. L’importanza strategica del luogo, ricordato in documenti del XII e XIII secolo e nel 1394, deriva sia dalla posizione all’incrocio di due percorrenze medievali, dirette rispettivamente al passo della Calanca e nel Frignano, sia dall’eccezionalità come punto di osservazione sulla valle del Panaro e sull’alto Appennino. Il castello ospita il Museo storico, la cui parte più ampia riguarda la seconda guerra mondiale.

  • Museo storico Montese (MO)

    Ha sede nel castello dei Montecuccoli a Montese. La parte più ampia riguarda la seconda guerra mondiale e le vicende belliche accadute sulla Linea Gotica nell’area del Montesino. L’allestimento si avvale di diorami, plastici, installazioni multimediali e audiovisive.

  • Maserno Montese (MO)

    A m 769. Nella Parrocchiale, Crocifisso ligneo di Giovanni Demk (1721); subito fuori del paese, l’oratorio di Riva con affreschi del XV secolo, restaurati.

  • Museo storico Montese (MO)

    Ospitato nella canonica accanto alla chiesa di S. Maria Maddalena, in 16 sale tratta dell’antica cultura della montagna attraverso ricostruzioni di ambienti domestici e artigianali, cui affianca una sezione di reperti bellici e cimeli militari relativi al passaggio del fronte sulla Linea Gotica.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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