Architettura balneare a Rimini

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Dal 30 luglio 1843 Rimini è indissolubilmente legata, nell'immaginario di tante generazioni e nella stessa struttura cittadina, al turismo balneare. Da quel giorno, data di apertura del primo “Bagno”, la vita della città cambia, e con lei il suo volto urbano. 
Lungo i 15 km di lungomare un nuovo stile va imponendosi, del tutto diverso da quello che caratterizza il suo centro storico o le altre città dell'entroterra. Uno stile che si può apprezzare tutt’oggi con una passeggiata alla scoperta dell'architettura balneare di Rimini.

  • Durata
    24 ore
  • Interessi
    Riviera
  • Target
    Tutti
  • Prima tappa - Il Grand Hotel Rimini

    Questo percorso non può che iniziare dal più iconico dei monumenti riminesi, che rappresenta lo stile e la storia balneare di Rimini. Il Grand Hotel, progetto dell'architetto Paolito Somazzi, aprì al pubblico nel luglio del 1908 divenendo da subito simbolo della città. La struttura è caratterizzata dall’innesto di motivi moderni, ispirati al gusto della secessione viennese, in un progetto puramente incentrato sul Liberty italiano.

    La facciata, caratterizzata da linee sinuose e continue in cui abbondano elementi sia naturali sia antropomorfi, è volutamente rivolta non in direzione del mare. L'albergo voleva infatti essere un luogo d'incontro per la città; la sua ricca facciata fu quindi rivolta verso la piazza che l'albergo stesso delimitava assieme alla struttura del Kursaal, il centro terapico e della mondanità di Rimini, dove alle sale dedicate alla talassoterapia si affiancavano quelle da ballo.

    Il Grand Hotel fa ancora oggi da sfondo a molti degli eventi più importanti di Rimini, che si svolgono nell’antistante parco dedicato a Federico Fellini. Il nome del regista riminese è profondamente legato a quello della struttura, considerata una sorta di seconda casa dal genio del Cinema, nella quale aveva una sua stanza abituale ed addirittura un menù personale al ristorante. Proprio per celebrare il suo famoso ospite, il Grand Hotel di Rimini, dal 1994 dichiarato monumento nazionale, permette visite al suo interno in un percorso museale attraverso cui, con l'ausilio anche di materiale video e fotografico, è possibile ripercorrere la sua storia e quella dei suoi ospiti più  illustri.  

  • Seconda tappa - Il Nettuno Rimini

    Il percorso prosegue seguendo il mare verso sud, passeggiando nel nuovo Parco del Mare di Rimini fino a raggiungerne il cuore, il Belvedere di Piazzale Kennedy. Qui, nel 1933, fu inaugurata una delle strutture più conosciute della città ed uno dei pochi esempi di architettura balneare ancora integri in Italia: il Nettuno, come viene chiamata dai Riminesi, la Rotonda.

    La sua forma circolare, che ancora oggi affonda nella sabbia a due passi dal mare, da l’idea di una vera e propria piattaforma emersa dall'Adriatico e, con lo stile Decò che la definisce, ha visto generazioni di turisti incontrarsi sulla sua suggestiva terrazza che affaccia a 360 gradi sulla costa, divenendo negli anni una vera istituzione.

    Dal 1940 il Nettuno si è imposto non solo come stabilimento balneare ma come sala da ballo, palcoscenico di sfilate, mostre, set cinematografici e fotografici, appuntamento d'obbligo per i turisti in vacanza e i paparazzi del jet-set. L’ultimo restyling della rotonda sul mare è stato curato dall’architetto Massimo Morandi nel 2010.

  • Terza tappa - Le colonie Miramare di Rimini

    Le “colonie” sono il più simbolico e riconoscibile esempio di architettura balneare Riminese, sia per le loro caratteristiche strutturali, sia per il loro valore storico. Ad inizio del secolo scorso, queste strutture nacquero allo scopo di portare, nei mesi estivi, bambini e adolescenti, provenienti da tutta Italia, sul mare della riviera. Ad organizzare questi lunghi soggiorni di cura e vacanze al mare, erano i Comuni Italiani e le grandi società industriali che vi portavano i figli dei propri dipendenti.

    Le strutture, distribuite a pochi metri dalla spiaggia lungo i 15 km di costa, hanno così ospitato generazioni e generazioni di bambini italiani. Se alcune fra le colonie sono state negli anni riutilizzate per altri scopi, recuperandole e ristrutturandole alla necessità, altre fra le più grandi e iconiche appaiono ancora oggi così come furono edificate, in attesa di trovare un nuovo impiego.

    La terza tappa dell'itinerario esplora quindi quelle che sono le due più famose colonie di Rimini: la Colonia Bolognese e la Colonia Novarese.

    La prima fu costruita tra il 1931 e il 1932 su progetto dell'ingegner Ildebrando Tabarroni, che esprimeva un linguaggio architettonico ormai ampiamente superato, ispirato ad una antiquata architettura ospedaliera basata sulla netta separazione fra gli ambienti. Il complesso è costituito da quattro padiglioni disposti perpendicolarmente rispetto alla spiaggia, che ospitavano i dormitori e i refettori al piano seminterrato, intervallati da tre corpi di fabbrica di minori dimensioni adibiti a uffici, sevizi e camere per il personale, tutti collegati da un corridoio lungo 169 metri.

    A far ulteriormente risaltare lo stile raffinato, seppur obsoleto, della struttura, è la vicinanza con l'altra colonia, la Novarese, costruita tra il 1933 e il 1934 su progetto dell'ingegner Peverelli. L'edificio, che richiama nelle forme l'immagine di una nave, è ispirata nuovi canoni architettonici, che andavano imponendosi nel paese, e declinandoli in una variante legata al mare e alla navigazione, più adatta al contesto e alla funzione balneare. Costituita da un unico corpo isolato che si sviluppa parallelamente alla spiaggia, mostra due ali simmetriche, che si innalzano per quattro livelli più un terrazzamento, tenute assieme da una scala-torre centrale. A differenza della Bolognese, rivestita esternamente in laterizio con l'intento di dissimulare la struttura portante, la Novarese è interamente costruita in cemento armato a vista.

    Le ex colonie, in attesa di ristrutturazione, sono oggi oggetto di una campagna di recupero portata avanti da alcune associazioni della città, come il “Palloncino Rosso”, che ne promuovono il riutilizzo trasformandole in palcoscenico per mostre ed eventi culturali e spesso organizzano visite guidate. Queste occasioni sono le uniche opportunità per accedere alle colonie che generalmente sono visibili solo a distanza.

Ultimo aggiornamento 29/10/2021

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Redazione Rimini

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