La media pianura modenese orientale

In collaborazione con Touring Club

Gran parte del paesaggio della pianura modenese orientale è segnato dalla presenza del fiume Panaro, una presenza percepibile in parte solo attraverso i segni che le alluvioni hanno lasciato nei suoli, in parte in modo più manifesto, come elemento visibile e in taluni punti accessibile, oppure semplicemente intuibile al di là delle vistose arginature. L’antico Panarium nasce, col nome di rio delle Tagliole, alla Foce a Giovo tra il Monte Rondinaio e l’Alpe Tre Potenze. 

A Pievepelago prende il nome di Scoltenna, idronimo di origine etrusca che mantiene fino alla confluenza del Leo ingrossato dal Dardagna. Allo sbocco in piano, dove si allarga in letto sassoso, perde molte delle sue acque che vanno a rimpinguare falde sotterranee che riemergono in risorgive poco a valle della Via Emilia

Tocca Bomporto, Finale Emilia e Bondeno, donde continua nell’antico alveo del Po di Ferrara e finisce nel Po tra Stellata e Salvatonica. Ha un bacino di circa 1.000 km2; è lungo c. 165 km. Massimi di portata in marzo (34 m3 al secondo) e novembre (27 m3/s), e minimi estivi (agosto: 2 m3/s). Elevatissimi i valori di erosione nel bacino (0.9 mm/anno). 

San Felice sul Panaro e Finale Emilia sono stati i centri di quest’area più danneggiati dal terremoto dell’Emilia del maggio 2012, del quale mostrano evidenti segni. 

L'itinerario percorre la media pianura solcata dal Panaro utilizzando per lo più tratti di statali (la 255, di San Matteo Decima, la 568, di Crevalcore, e la 468, di Correggio), oltre a brevi porzioni di buone strade provinciali. Il paesaggio è accompagnato all’orizzonte dalle alte arginature del fiume e si apre verso nord in distese un tempo vallive. 

L’itinerario non si discosta dalla via d’acqua, utilizzata fin dal XIII secolo per i traffici fluviali da Modena al Po, di cui il centro di Finale (oggi Finale Emilia) era il principale scalo e, al tempo stesso, il centro urbano di maggiore consistenza.

  • Lunghezza
    50 km
  • Bomporto Bomporto (MO)

    A m 25, ab. 10.070, anticamente scalo fluviale alla confluenza del Naviglio nel Panaro; delle strutture portuali rimangono in parte le banchine in muratura e la chiusa per regolare il livello delle acque. Nella piazza principale, parrocchiale di S. Nicolò, neoclassica; all’altare maggiore, Crocifisso tra la Madonna e S. Giovanni, gruppo in terracotta di Antonio Begarelli (1538-40), restaurato dopo i danni del sisma 2012.

  • Solara Bomporto (MO)

    A m 20 presso il Tanaro, in un tratto di fiume particolarmente denso di pregevoli complessi edilizi, costituiti da dimore di campagna con torri colombaie, oratori, ghiacciaie, che ripropongono strutture a corte aperta; spiccano, nel paesaggio, i viali di accesso a pioppi e i vasti parchi; di costruzione compresa tra il XVII e il XIX secolo, appartenevano a nobili famiglie modenesi e bolognesi, richiamate sia dalla navigabilità del corso d’acqua, sia dalle più favorevoli condizioni dei terreni.

  • Stuffione Ravarino (MO)

    A m 22, la cui elegante parrocchiale, S. Maria delle Grazie, ha interno settecentesco adorno di stucchi; le opere d’arte mobile sono state trasferite nel museo dell’Abbazia di Nonàntola: Madonna di Monserrato, santi e donatori di Simone Cantarini (1637), Transito di S. Giuseppe di Giuseppe Maria Crespi.

  • Camposanto Camposanto (MO)

    Allineato lungo l’argine del Panaro è l’abitato di Camposanto m 21, ab. 3.199, il cui segno distintivo è l’alto campanile barocco con curioso cupolino a cipolla della settecentesca parrocchiale di S. Nicolò.

  • San Felice sul Panaro San Felice sul Panaro (MO)

    A km 35.4, m 19, ab. 10.855, borgo a vocazione agricola, arricchito da una cintura di vecchie ville – alcune settecentesche – con parco; degna di nota, la villa del Duca, fatta costruire nella prima metà dell’Ottocento da Francesco IV. Di origine medievale (ma, secondo alcuni studiosi, corrisponde alla stazione itineraria romana di Colicaria), fu caposaldo prima del Comune di Modena, poi degli Estensi. Il sistema difensivo, costituito da una cinta muraria di cui rimangono pochi tratti e, sul lato nord, alcune torri del XV secolo, si imperniava sulla possente Rocca Estense. Accessibile dalla piazza principale, su cui si affacciano anche case di origine quattrocentesca e il monumento ai Caduti, architettura eclettica in cemento di Aldo Roncaglia. Accanto, il fianco della parrocchiale di S. Felice. Dalla piazza della rocca, percorso un tratto della principale via Mazzini, piegando a sinistra si giunge nella raccolta piazza Matteotti, spazio di urbanistica sei-settecentesca definito dai prospetti della torre dell’Orologio (secolo XVII, crollata a seguito delle scosse del maggio 2012), del palazzo del Monte di Pietà (secolo XVIII), oggi istituto bancario, e della chiesa di S. Croce (secolo XVIII).

  • Rocca Estense San Felice sul Panaro (MO)

    Il sistema difensivo di San Felice sul Panaro, costituito da una cinta muraria di cui rimangono pochi tratti e, sul lato nord, alcune torri del XV secolo, si imperniava sulla possente Rocca Estense, eretta dopo il 1340 da Bartolino da Novara per Obizzo d’Este, e riadattata nel secolo XV. Gravi i danni subiti a seguito del terremoto del 2012. Accessibile dalla piazza principale, ha un leggiadro cortile interno con scala a loggia coperta. Il piccolo Museo archeologico «G. Venturini» (reperti dell’età del Bronzo e romani; ceramiche rinascimentali) che vi ha sede è stato trasferito in via Mazzini N. 15.

  • Mostra archeologica «Giuseppe Venturini» San Felice sul Panaro (MO)

    Il piccolo Museo archeologico «G. Venturini» (reperti dell’età del Bronzo e romani; ceramiche rinascimentali), che ha sede nella Rocca Estense, è stato trasferito in via Mazzini N. 15.

  • S. Felice San Felice sul Panaro (MO)

    Edificio quattrocentesco con campanile a bifore e facciata neoclassica devastata dal sisma del 2012. All’interno (attualmente inagibile), decorato nel secolo scorso, nella 2a cappella destra, Crocifisso ligneo del XVI secolo e busto di Cristo morto in terracotta, del XV. Nell’abside, prezioso *trittico su tavola entro cornice in legno intagliato e dorato, raffigurante Incoronazione di Maria, Pietà, Ss. Felice e Geminiano, di Bernardino Loschi (1500).

  • Massa Finalese Finale Emilia (MO)

    A m 15; il suo patrimonio edilizio storico, oltre alla Parrocchiale ottocentesca (all’interno, Madonna e S. Geminiano di Carlo Rizzi), conta il neogotico castello del Carrobio, posto al centro di una tenuta agricola, e l’oratorio di S. Maria della Neve, del 1462, con ornati in cotto.

  • Museo del Territorio Finale Emilia (MO)

    Nell’edificio della stazione delle autocorriere ha sede il Museo del Territorio storico e di documentazione. Raccoglie materiale relativo alla cultura locale, tra cui antichi strumenti di misura. Un interessante plastico mostra il centro storico prima che il fiume Panaro venisse deviato a sud-est del borgo, tra il 1880 e il 1886, con conseguenti interramento dei canali e trasformazioni dell’aspetto urbano. È inoltre presente una sezione dedicata alla comunità ebraica di Finale alla fine del XIX secolo.

  • Ss. Filippo e Giacomo Finale Emilia (MO)

    Collegiata che conserva dell’originario impianto quattrocentesco l’involucro esterno e il campanile, mentre facciata e interno, a tre navate, sono del XVIII secolo. Navata destra: 1a cappella, Battesimo di Cristo, tavola del Bastianino; 2a cappella, S. Francesco di Ercole Gennai; 4a cappella, Ss. Pietro, Paolo, Alberto e Lucrezia di Marcantonio Franceschini; 5a cappella, Adorazione dei Magi di Giuseppe Maria Crespi. Presbiterio: al centro, Ss. Filippo e Giacomo di Giovanni Mussati (1772); a destra, Sposalizio della Vergine di Sigismondo Caula; a sinistra, Madonna della Pace di Gianpietro Zanotti Cavazzoni. Navata sinistra: parete di fondo, Annunciazione di Francesco Vellani; 1a cappella, Crocifisso in legno del XV secolo.

  • Finale Emilia Finale Emilia (MO)

    A m 15, ab. 15.156, grosso centro di tradizioni commerciali, collocato in un territorio bonificato. Molti edifici della cittadina sono inagibili e le opere d’arte mobile trasferite. Località abitata in epoca romana e fortificata nel Medioevo, ebbe importanza crescente e sviluppo costante, dapprima come possesso dell’abbazia di Nonàntola, quindi del Comune di Modena e degli Estensi, grazie al ruolo di polo dei commerci fluviali tra Modena e il Po e quindi Ferrara e Venezia. Lo sviluppo urbano, condizionato dall’attraversamento del Panaro, conobbe l’apice nel secolo XVIII, come ancora testimonia un tessuto edilizio di qualità, ancorché per buona parte deteriorato. Deterioramento aggravato dai danni provocati dal terremoto che ha pesantemente danneggiato il patrimonio monumentale. Decaduti i traffici per via d’acqua, tra il 1880 e il 1886 il Panaro venne deviato a sud-est della città, con conseguente interramento dei canali e radicali trasformazioni dell’aspetto urbano. L’ingresso in città è costituito dall’ampia piazza Baccarini, adorna di una fontana con il monumento ai Caduti di Luigi De Stefanis. Lo slargo occupa l’antico bacino della Chiusa, creato sul Panaro per la sosta e lo scarico dei barconi. Rimane, interrata, la porta di S. Lorenzo (1250), residuo delle fortificazioni medievali, fiancheggiata dalla torre dei Modenesi o dell’Orologio (1212), rifatta nel XV secolo. In direzione della rocca si sviluppa il corso Trento e Trieste, che occupa l’alveo interrato del Panaro della Lunga. Verso il termine del corso si leva la Rocca Estense, eretta su fortificazioni medievali a guardia del Panaro. La rocca è sede del Museo civico, inagibile a causa del terremoto. Sull’opposto lato del corso è il Teatro Sociale (1910), di forme liberty, e poco oltre, presso un bivio, l’ex chiesa di S. Francesco d’Assisi, seicentesca. Proseguendo nella strada curvilinea che si sviluppa sulla sinistra, si va alla chiesa del SS. Rosario. Retrocessi lungo il corso Trento e Trieste, la via Cesare Battisti conduce alla collegiata dei Ss. Filippo e Giacomo. Usciti dalla chiesa, a sinistra si è nella vasta piazza Giuseppe Verdi, sulla quale prospetta il Palazzo comunale. Dalla piazza Verdi parte il lungo corso Cavour che sbocca nella piazza don Bosco, al cui margine è la settecentesca chiesa di S. Agostino o del Seminario. Altro grande spazio civile di Finale è la piazza Garibaldi, adibita a mercato. Vi si innalza la chiesa di S. Bartolomeo, detta della Buona Morte, con facciata a due ordini preceduta da portico dorico. Dal fondo della piazza, la via Saffi porta all’ex chiesa dell’Annunciata, con bel gruppo marmoreo seicentesco dell’Annunciazione in facciata. In viale Stazione N. 1, nell’edificio della stazione delle autocorriere, ha sede il Museo del Territorio.

  • Palazzo comunale Finale Emilia (MO)

    Del 1744; tra le opere che arricchiscono l’interno, alcune prospettive architettoniche di fra’ Stefano da Carpi, una Madonna e S. Zenone dello stesso autore e una Madonna col Bambino e S. Giovannino dello Scarsellino.

  • S. Bartolomeo Finale Emilia (MO)

    Detta della Buona Morte, con facciata a due ordini preceduta da portico dorico. Nell’interno settecentesco, alla 1a cappella destra, Madonna e santi di Antonio Consetti; all’altare maggiore, Martirio di S. Bartolomeo di Francesco Vellani, affiancato da ovali dello stesso; alla 1a cappella sinistra, Madonna di S. Luca e i Ss. Andrea Avellino e Giovanni Nepomuceno di Luigi e Giuseppe Maria Crespi.

  • SS. Rosario Finale Emilia (MO)

    Iniziata nel 1572 e rifatta tra il 1676 e il 1689. Consta, all’*interno, di una sola navata fastosamente decorata di stucchi eseguiti tra 1686 e 1688 da Paolo Frisoni e Michele Rigoli. Tra gli arredi barocchi, l’ancona della Madonna del Carmine in legno policromo, di Giovanni Masuti (1695), e l’ancona della cappella maggiore, pure tardo-seicentesca. Tra i dipinti, Madonna di Soriano di Francesco Stringa e Madonna e S. Filippo Neri di Carlo Cignani.

  • Castello delle Rocche Finale Emilia (MO)

    Detto anche Rocca Estense, eretto su fortificazioni medievali a guardia del Panaro. La costruzione attuale risale al 1402 e al progetto di Bartolino da Novara, con ampliamenti del 1425-30 cui collaborò Giovanni da Siena. Dopo la deviazione del Panaro, che ne lambiva il lato meridionale, la rocca si presenta profondamente interrata. Esternamente appare come un corpo quadrilatero con torri angolari e alto mastio crollato a seguito del terremoto. Sui lati delle due torri rivolte a est, verso Ferrara, spiccano le aquile araldiche estensi, una in pietra, l’altra in terracotta (oggi rimossa). All’interno si apre un cortile con triplice loggiato su pilastri d’impronta gotica. Negli anni 90 del secolo scorso sono stati effettuati il restauro della costruzione e il recupero degli affreschi quattrocenteschi, di soggetto araldico e naturalistico, che adornano le stanze, mentre il restauro post-terremoto deve ancora iniziare. La rocca è sede del Museo civico, inagibile a causa del terremoto.

  • Museo civico-Sezione di Archeologia e di Storia Naturale Finale Emilia (MO)

    Ha sede nella Rocca Estense ed è inagibile a causa del terremoto. Di carattere archeologico e naturalistico, comprende minerali e fossili provenienti dal territorio locale, nazionale ed estero; di rilievo anche una raccolta di materiale archeologico riferibile all’antica cultura terramaricola e al periodo romano. Sono presenti inoltre molti reperti provenienti da scavi effettuati nel castello e in altre parti del territorio, databili dal XIII al XVIII secolo.

  • S. Agostino Finale Emilia (MO)

    La settecentesca chiesa di S. Agostino o del Seminario è dotata di un interessante corredo di dipinti tra i quali: nella 5a cappella destra, Madonna col Bambino e i Ss. Sebastano e Rocco, tavola di scuola ferrarese del secolo XVI, nella 4a sinistra, *Madonna e S. Lorenzo di Guercino (trasferita nel museo di Nonantola), nella 5s sinistra, Elemosina di S. Eligio, attribuibile a G.B. Pesari.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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