"I muri parlano", recita una vecchia espressione…ma anche la terra può farlo! E con questo itinerario vogliamo proprio invitarvi all'ascolto della natura e dei suoi segreti, per scoprire gli ambienti che custodiscono la storia geologica del territorio bolognese.
Cominciamo il nostro itinerario nell’entroterra imolese, lungo la valle del fiume Santerno. La regina di questa valle è la Vena del Gesso Romagnola, parco regionale dal 2005, che attraversa le province di Bologna e Ravenna, abbracciando anche la valle del Senio.
Il punto ideale da cui osservare questa formazione gessosa è a Tossignano, arroccata frazione di Borgo Tossignano. Qui la vista panoramica sulla Riva di San Biagio mette in risalto le sfumature luccicanti degli strati di gesso, depositati in secoli di sedimentazione sottomarina, prima di emergere in tutta la loro imponenza.
Numerosissime sono le possibilità di escursioni in MTB e trekking lungo questi affascinanti crinali.
Risalendo la Valle del Santerno, nell’area lungofiume di Fontanelice è possibile ammirare un’altissima parete marnoso-arenacea chiamata la Riva dei Cavalli, che mostra in maniera evidente i movimenti del sottosuolo tipici della Valle.
Più a valle, a Imola, è possibile poi riconoscere ulteriori tracce di quell’antico mare che una volta ricopriva il territorio imolese: le Sabbie Gialle di Imola. Questo strato geologico testimonia la presenza di antiche spiagge ed è possibile ancora oggi trovare tracce di conchiglie fossili. Le Sabbie Gialle sono facilmente osservabili all'interno del Parco delle Acque Minerali e lungo il Rio Correcchio, a monte della Riserva orientata del Bosco della Frattona.
Per gli esploratori più piccoli, è possibile anche scaricare la Guida del Viaggiatore Geologo – Alla Scoperta dei Geositi nel territorio imolese.
Ci spostiamo ora sulle colline tra Bologna, San Lazzaro di Savena, Ozzano e Pianoro, dove incontriamo il Parco dei Gessi e Calanchi dell’Abbadessa, il più grande parco carsico dell’Emilia-Romagna.
Il nome stesso riassume le sue più evidenti peculiarità geologiche: i suggestivi calanchi del Passo dell'Abbadessa e gli spettacolari affioramenti dei gessi, che si presentano come dossi argentei dalla cangiante luminosità madreperlacea. Questo particolare effetto gli è valso il nome di selenite, ovvero pietra della luna.
Il paesaggio del parco è modellato da doline, altipiani, erosioni a candela, valli cieche e rupi. Di grande interesse anche l’articolazione sotterranea del Parco, che ospita oltre cento grotte: le più famose sono la Grotta del Farneto e la Grotta della Spipola, accessibili attraverso emozionanti visite guidate speleologiche, adatte anche ai bambini.
Il parco è visitabile attraverso iniziative guidate, ma può essere percorso anche in autonomia attraverso una rete di sentieri. Per gli amanti della mountain bike da non perdere è la Ciclovia dei Gessi di Gaibola.
La terza tappa ci porta proprio nel cuore di Bologna che, nonostante il paesaggio cittadino, offre numerosi luoghi di interesse geologico. La prima, immancabile visita è la Biblioteca Salaborsa. Il pavimento di cristallo della sua piazza coperta consente, infatti, di ammirare i resti di varie civiltà, da quella villanoviana alla Bononia romana, in un vero e proprio viaggio indietro nel tempo.
Proprio dagli scavi archeologici della Salaborsa, realizzati tra il 1989 e il 1990, e dai rilievi geologici è emerso che il sottosuolo del centro storico è caratterizzato da argille e limi. L’argilla infatti, sotto forma di laterizio e cotto, è il materiale maggiormente diffuso nei palazzi e monumenti cittadini. Esempi sono il Palazzo Comunale, sulla cui facciata erge la scultura in argilla della Vergine con Bambino di Niccolò dell’Arca, Palazzo del Podestà e Palazzo Re Enzo, realizzato interamente in mattoni.
Altra imperdibile tappa del centro storico di Bologna è la Collezione di Geologia “Giovanni Cappellini”, in Via Zamboni, inaugurata nel 1881 grazie all’importante lavoro di Giovanni Capellini, primo a ricoprire la cattedra di Geologia in Italia.
Nel corso degli anni il Museo si è arricchito di numerosi reperti geo-paleontologici provenienti da ogni parte del mondo, divenendo il più importante Museo geologico e paleontologico italiano per vastità e rilievo delle collezioni.
Attualmente vanta un patrimonio di quasi un milione di pezzi tra cui rocce, piante, invertebrati e vertebrati fossili.
Da non perdere il modello di dinosauro Giurassico Diplodocus, lungo ben ventisei metri e alto quattro.
Torniamo quindi a riprendere le vie montuose e per la successiva tappa ci spostiamo in Appennino, all’interno della Riserva naturale del Contrafforte Pliocenico, il maestoso fronte roccioso che si sviluppa per una quindicina di chilometri, trasversalmente a cinque valli, caratterizzato dai suggestivi affioramenti rocciosi di arenaria e spettacolari rilievi.
Qui, lungo la famosa Via degli Dei, spicca il Monte Adone che, con i suoi 655 metri, è il rilievo più alto del Contrafforte e si fa ammirare per i suggestivi pinnacoli di arenaria erosi dal vento, le profonde fenditure e le grotte abitate già nel Neolitico.
Raggiunta con l’auto la località Brento, nel Comune di Monzuno, si procede a piedi, percorrendo il sentiero n. 910 del CAI, arrivando, abbastanza agevolmente, sino alla vetta dove la vista può spaziare a 360 gradi con panorami mozzafiato su gran parte della montagna bolognese.
A circa 20 chilometri da Bologna merita infine una visita l'antico borgo di Livergnano, nel comune di Pianoro, con le sue caratteristiche case addossate alla parete di roccia.
Dal borgo si gode di un’affascinante vista sul panorama circostante, ed è punto di partenza perfetto per una passeggiata verso le pendici del Monte Rosso.
Livergnano ospita anche il Museo e Centro di Documentazione “The Winter Line” allestito da Umberto Magnani dentro una delle caratteristiche abitazioni scavate nell'arenaria.
L'esposizione propone reperti della Seconda guerra mondiale ritrovati nel territorio, lungo la Linea Gotica, con divise e oggetti vari, come vecchie radio, elmetti, borracce, posate che raccontano storie e "aneddoti" interessanti.