Questo itinerario è un viaggio nella memoria, alla scoperta dei luoghi simbolo delle Terre di Faenza segnati dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale.
Tra lapidi, cippi commemorativi e monumenti, il percorso invita a riflettere su un passato che non deve essere dimenticato.
Ogni tappa è un tassello della storia: dalla tragedia della Shoah alla resistenza partigiana, dai bombardamenti ai sacrifici delle comunità locali. Il filo conduttore di questo itinerario è la responsabilità civile, il valore della pace e l’importanza della memoria collettiva. Conoscere la storia significa costruire un futuro consapevole: questo viaggio tra i luoghi della memoria delle Terre di Faenza è un’occasione per farlo.
L’itinerario può essere percorso in giornata, ma per chi desidera approfondire la visita e coglierne ogni dettaglio storico, consigliamo di prevedere almeno una notte fuori.
Il nostro viaggio nella memoria inizia da Castel Bolognese un borgo di antiche origini fondato nel 1389, oggi conosciuto per il suo patrimonio agricolo e industriale.
Raggiungibile comodamente in auto dall'autostrada A14, con uscite a Imola o Faenza, il paese si trova lungo la storica Via Emilia, una delle principali arterie di comunicazione dell'Italia settentrionale.
Dopo aver parcheggiato gratuitamente in Viale Roma, si prosegue a piedi fino a Via Papa Giovanni XXIII, dove sorge uno dei luoghi più significativi della memoria storica della Seconda Guerra Mondiale: il Monumento Nazionale ai Caduti per la Bonifica dei Campi Minati.
Progettato dall'architetto Erminio Ferrucci e inaugurato nel 1984, il monumento è un’imponente struttura in cemento armato, dominata dall’Albero della Pace, un’opera in bronzo realizzata dallo scultore castellano Angelo Biancini.
Questa scultura simboleggia la pace e la riconciliazione, rendendo omaggio agli sminatori, veri eroi silenziosi che, dopo la guerra, lavorarono per rendere nuovamente sicure le terre devastate dai conflitti.
La scelta di Castel Bolognese come sede di questo monumento non è casuale: il paese si trovava tra i fiumi Santerno e Senio, proprio al centro della Linea Gotica, e subì per mesi gli attacchi diretti della guerra, con una delle più alte concentrazioni di zone minate in Italia.
Questo luogo diventa quindi una tappa fondamentale per comprendere il prezzo della libertà e il ruolo della memoria storica nella costruzione della pace.
Lasciata Castel Bolognese, il viaggio nella memoria prosegue lungo la SP10 verso Solarolo, un piccolo centro che ha vissuto in prima linea la devastazione della Seconda Guerra Mondiale. Qui, la guerra ha lasciato segni indelebili, ancora oggi visibili nei luoghi della memoria.
Giunti in paese, si può parcheggiare in Piazza dei Caduti, il cuore commemorativo di Solarolo, dedicata alle vittime di tutte le guerre.
Qui si trova il Monumento ai Caduti realizzato nel 2022 dall’artista faentino Giuseppe Casalini. L’opera, collocata sulla torre dell’acquedotto oggi in disuso, è composta da tre lapidi in marmo che circondano una lastra in bronzo lavorata a bassorilievo, raffigurante un soldato morente, simbolo del sacrificio e della brutalità della guerra.
Proseguendo a piedi lungo Via Antonio Bassani, si raggiunge un altro luogo simbolo della memoria storica di Solarolo: i ruderi della Torre Manfrediana. Qui, l’11 aprile 1945, i tedeschi fecero esplodere la torre, uccidendo 30 civili che vi avevano trovato rifugio. Oggi, una lapide in marmo ricorda questa strage, testimoniando una delle pagine più drammatiche della guerra in Romagna.
Questa tappa rappresenta un momento di riflessione su quanto accaduto e su come il valore della memoria possa trasformare il dolore in consapevolezza storica.
Il viaggio della memoria continua a Faenza, una città ricca di storia e cultura, profondamente segnata dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah.
Raggiungibile tramite Via Lugo/SP29 da Solarolo, è consigliabile parcheggiare in Piazzale Pancrazi e usufruire della navetta gratuita per il centro.
La prima tappa è il Museo della Seconda Guerra Mondiale e Shoah, un luogo che racconta il conflitto globale con un’attenzione particolare alla realtà della Romagna e agli eventi che colpirono la comunità ebraica in Italia. Il percorso espositivo, arricchito da pannelli interattivi, immagini e testimonianze, permette ai visitatori di immergersi in un viaggio emozionante tra memoria e storia. Aperto nei weekend da maggio ad ottobre, effettua anche aperture straordinarie.
L’itinerario prosegue lungo il Tempietto della Memoria, situato sull’argine del fiume Lamone, che prende il nome da Amalia Fleischer, cittadina viennese residente a Faenza, arrestata e deportata ad Auschwitz nel 1944. Oggi, l’edificio è stato trasformato in un'opera artistica commemorativa, dedicata a tutte le vittime dei campi di sterminio nazisti.
Nei pressi del Tempietto si trova il Ponte della Memoria, costruito grazie all’intervento della Brigata Ebraica, che contribuì alla liberazione della città.
Questo luogo simbolico rappresenta il legame tra passato e presente, ricordando l'impegno di chi combatté per la libertà.
Un altro punto di grande significato è il Monastero delle Clarisse di Santa Chiara, in Via della Croce, 16, dove visse Amalia Fleischer fino al giorno della sua deportazione.
Oggi, davanti all’edificio, è stata collocata una pietra d’inciampo con il suo nome, affinché il suo ricordo non venga mai cancellato.
Durante la persecuzione nazifascista, molti cittadini di Faenza misero a rischio la propria vita per proteggere famiglie ebree in fuga. Di seguito alcuni luoghi simbolo in città, visibili ma non visitabili:
Questa tappa rappresenta un momento di forte impatto emotivo, un viaggio tra i ricordi della persecuzione e della resistenza, per mantenere viva la memoria di chi ha lottato per la libertà e la giustizia.
Lasciata Faenza, l’itinerario prosegue lungo la Strada Provinciale 302 R Brisighellese-Ravennate, fino a raggiungere il suggestivo Borgo Medievale di Brisighella. Qui, si può parcheggiare nel Viale della Stazione Ferroviaria, nelle vicinanze del Parco Ugonia, uno dei primi luoghi della memoria del borgo.
Nel 1927, nel cuore del parco, è stato collocato un significativo monumento in bronzo realizzato dallo scultore faentino Domenico Rambelli: il Fante che dorme. Questa scultura, con il suo realismo drammatico, ricorda i giovani caduti della Prima Guerra Mondiale, un tributo silenzioso ma potente al sacrificio di un’intera generazione.
Dopo la sosta a Brisighella, il percorso prosegue addentrandosi nella storia della Resistenza Partigiana. Seguendo la Statale 302 in direzione Marradi, si svolta su Via Corneto nei pressi di San Cassiano, fino a raggiungere Cà di Malanca, una delle testimonianze più toccanti della lotta per la Liberazione.
Oggi Casa Museo della Resistenza, Cà di Malanca racconta i durissimi eventi del 1944, quando l’Alta Valle del Sintria fu teatro di scontri decisivi tra la 36ª Brigata Garibaldi “A. Bianconcini” e le forze nazifasciste, culminati nella Battaglia di Purocielo ed è visitabile i giorni festivi dal 25 aprile all’ultima domenica di ottobre.
All'interno del museo, i visitatori possono osservare un plastico dettagliato della zona dei combattimenti, insieme a fotografie, cimeli e documenti della Seconda Guerra Mondiale, che restituiscono la dimensione umana della resistenza partigiana. La struttura ospita anche una biblioteca storica, con una vasta raccolta di libri dedicati alla Resistenza e alla storia locale
Questa tappa dell’itinerario offre un’opportunità unica per riflettere sulle vicende della guerra e sul coraggio di chi lottò per la libertà.
Lasciata Cà di Malanca, il viaggio nella memoria prosegue verso Casola Valsenio. Percorrendo Via del Corso e deviando lungo la SP70, si giunge a un punto strategico della storia della Seconda Guerra Mondiale: Monte Battaglia.
Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio vicino al sentiero, una breve camminata di dieci minuti conduce alla suggestiva Rocca di Monte Battaglia.un luogo che porta ancora i segni delle feroci battaglie del 1944.
Questo monte fu uno dei capisaldi della Linea Gotica, teatro di scontri tra eserciti di ogni nazionalità, dove le truppe alleate e i partigiani italiani combatterono strenuamente contro le forze nazifasciste per il controllo del territorio. La sua posizione strategica ne fece un punto chiave della campagna d’Italia.
A testimonianza di quei drammatici eventi, ai piedi della torre è stato collocato un monumento dedicato alla Liberazione e alla Pace tra i popoli. L’opera, realizzata dallo scultore Aldo Rontini e inaugurata nel 1988, rappresenta la celebre scena di Davide che sconfigge Golia, simbolo della lotta per la libertà contro l’oppressione.
Oggi, Monte Battaglia è Monumento Nazionale dal 1931 e continua a essere un luogo di memoria e riflessione, meta di visite e celebrazioni in ricordo della Resistenza. Da qui, il panorama si apre sulla valle, offrendo un’ultima visione simbolica di un territorio che ha vissuto il sacrificio e il riscatto.
L’ultima tappa dell’itinerario ci conduce a Riolo Terme, un borgo che porta ancora i segni della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo aver percorso la SP306 da Casola Valsenio, si può parcheggiare lungo il corso principale e proseguire a piedi fino al suggestivo Parco delle 127 Giornate di Riolo. Questo luogo commemorativo sorge sotto le antiche mura medievali del borgo e ospita una serie di opere in bronzo dello scultore Giovanni Bertozzi, ispirate al libro di Leonida Costa Le 127 giornate di Riolo.
Le installazioni artistiche raccontano gli eventi drammatici vissuti dalla popolazione locale durante l’assedio della Seconda Guerra Mondiale, quando Riolo fu teatro di feroci scontri tra le forze nazifasciste e gli alleati.
Poco distante, davanti al Municipio e in Corso Matteotti, si trovano le sei pietre d’inciampo che ricordano altrettanti cittadini italiani di origine ebraica che deportati da Riolo durante l’occupazione nazi-fascista morirono nei campi di sterminio di Auschwitz.