Portico sorse in tempi antichi lungo la strada che porta a Firenze; già famoso all'epoca dei Romani come luogo di mercati, assunse poi rilievo come castello appartenuto ai Conti Guidi di Dovadola; dal 1386 la Repubblica Fiorentina lo scelse come capoluogo dei suoi territori romagnoli.
Il paese conserva quasi appieno l’aspetto medievale, suddiviso in tre piani: la parte alta con il castello e la pieve; quella intermedia con i palazzi padronali dei secoli XIII e XIV in cui venivano ospitati nobili romagnoli e toscani, che qui riparavano a causa delle lotte politiche, e infine la parte bassa con le case degli artigiani e della plebe.
Lungo il Sentiero Natura, di circa 5 km (due ore di cammino), partendo da San Benedetto in Alpe, si raggiunge la Cascata dell'Acquacheta, descritta da Dante nel XVI canto dell’Inferno, il cui nome deriva dal suo percorso lento e placido.
Il fiume Montone attraversa la Piana dei Romiti per precipitare sui gradoni stratificati di roccia dove l'acqua, nella stagione invernale e primaverile, forma una bellissima cascata di circa 70 metri che lascia il visitatore col fiato sospeso.
"Portico, il Paese dei Presepi": nel periodo natalizio, l'antico paese medievale mantiene viva un’antica tradizione, quella di allestire i presepi lungo le vie del paese.
Tutto ebbe inizio quando gli abitanti del borgo iniziarono a costruire le sacre rappresentazioni all’esterno, vicino alla porta di casa. Così dall’8 dicembre alla domenica successiva all’Epifania le vie, gli spazi verdi, le chiese, fino all’antica torre Portinari (nel giardino pubblico intitolato a Dante e Beatrice) sono piene di suggestivi presepi che vengono rinnovati ogni anno.
La seconda metà di ottobre si organizza la Sagra dei frutti del sottobosco e dell’artigianato. Funghi, tartufo, marroni, mele, giuggiole, miele, noci e altre prelibatezze sono protagonisti di questa sagra autunnale dedicata anche al lavoro, alla creatività ed alla manualità dell’artigianato artistico.
Nelle immediate vicinanze di Portico si trova San Benedetto in Alpe, la cui storia è legata all'Abbazia Benedettina, una delle più antiche dell'Appennino. Si ha notizia di un nucleo di eremiti già dal X secolo e qui, circa un secolo dopo, si fermò San Romualdo prima di fondare Camaldoli.
In questi luoghi sostò anche Dante nel periodo del suo esilio tanto che li raccontò poeticamente nella Divina Commedia (Inferno, Canto XVI).
La decadenza dell'Abbazia iniziò sul finire del XIV secolo, quando passò sotto l'amministrazione della Basilica di San Lorenzo di Firenze. Oggi nei suggestivi locali dell'antico Molino è posto il centro visita del Parco delle Foreste Casentinesi.