La pianura bolognese occidentale

In collaborazione con Touring Club

Si tratta di un itinerario che da Bologna punta inizialmente a nord-ovest, percorre poi la bassa pianura lungo il confine con la provincia di Ferrara, di cui è parte Cento, per rientrare in città costeggiando per un buon tratto il canale Navile.

Utilizza segmenti delle statali 9, Via Emilia, e 568, di Crevalcore, e tratti di strade provinciali, tutte di buona percorribilità.

Il territorio a ovest del fiume Reno fa parte del comprensorio lattiero-caseario del Parmigiano-Reggiano, avendo la natura dei suoli e le difficoltà idrauliche favorito la presenza di una fitta trama di prati stabili.

Nell’area centrale, i depositi alluvionali hanno reso fertili i terreni e solo la zona più settentrionale ha visto il perdurare di lunghi dissesti idraulici, risolti a metà del XVIII secolo con la creazione artificiale dell’alveo attuale del Reno, che ebbe come conseguenza il trasferimento amministrativo alla provincia di Ferrara delle terre a nord del nuovo corso.

Lungo il canale Navile permangono le testimonianze edilizie delle attività artigianali e protoindustriali affiancatesi storicamente a una agricoltura evoluta.

Interessanti, per la presenza di un tessuto urbano omogeneo e di emergenze architettoniche significative, i due centri di S. Giovanni Persiceto e Cento.

L’itinerario attraversa i territori del Consorzio della Bonifica Renana, autorità idraulica competente, attiva all’interno del proprio comprensorio situato nel bacino del fiume Reno, tra i torrenti Samoggia e Sillaro e corrispondente a 3419 kmq.

In questo areale i corsi d’acqua naturali (fiumi, torrenti e rii) sono gestiti e manutenuti dalla Regione Emilia-Romagna, mentre il Consorzio, con il proprio reticolo idrografico artificiale, gestisce lo scolo delle acque meteoriche provenienti dalle aree agricole e urbane, per tutelare il territorio da rischi alluvionali crescenti a causa dell’urbanizzazione e dei cambiamenti climatici in atto.

Si tratta sia di aree a scolo naturale sia di aree depresse, le cui acque vengono sollevate nei recapiti finali solo grazie agli impianti idrovori consortili. Infatti, la pianura a nord delle città della Via Emilia è frutto di un lavoro secolare di bonifica e di controllo dello scolo delle acque.

Territorio abbandonato dopo la caduta dell’Impero romano, trasformato in landa acquitrinosa, in balia di allagamenti e alluvioni, vede i primi interventi di recupero nel Medioevo a cura degli enti monastici (abbazie di Pomposa, Nonàntola e San Benedetto Po).

Le prime opere pubbliche di bonifica vengono realizzate dalle autorità civiche comunali (Bologna), dalle signorie e dalle istituzioni locali (gli Este a Ferrara, lo Stato Pontificio nel Bolognese) con il coinvolgimento economico delle proprietà.

Antenato della Bonifica Renana è l’Assunteria dei Confini e delle Acque (1589-1716) che riuniva le Congregazioni di Scolo. Nel ’700 si realizza il Cavo Benedettino per incanalare le acque del Reno nel ramo del Po di Primaro e, grazie all’attuazione del progetto Lecchi-Boncompagni, la pianura bolognese si avvia verso l’assetto idraulico di oggi.

Con Napoleone si istituiscono la Magistratura delle Acque e i Circondari idraulici, con i relativi consorzi dei proprietari di immobili. Essi confluiranno in quello che oggi è il Consorzio della Bonifica Renana, costituito nel 1909.

Nel secolo scorso si completano le opere principali, il nuovo piano idraulico di bonifico, gli impianti di sollevamento, le nuove casse e il territorio diviene quello che oggi vediamo e conosciamo.

Le casse di Vallesanta, Bassarone, Campotto e del Dosolo, strategiche per la gestione idraulica della Bonifica Renana, sono un complesso ecosistema di zone umide e boschi idrofili, diventati area di sosta e rifugio per numerose specie di uccelli migratori e habitat naturale per pesci, anfibi, rettili e mammiferi tipici di questi ambienti.

Il sistema idraulico-ambientale delle casse della Bonifica Renana, ad Argenta, costituisce la VI stazione del Parco del Delta del Po e ospita i Musei della Bonifica e delle Valli.


  • Lunghezza
    102,9 km
  • Borgo Panigale Bologna (BO)

    Estesa propaggine industriale del capoluogo. Si incontrano la parrocchiale di S. Maria Assunta, eretta nel 1639 da Francesco Martini che presenta un ricco corredo pittorico, la chiesa del Cuore Immacolato di Maria, realizzata da Giuseppe Vaccaro nel 1955-65 all’interno di un complesso residenziale INA Casa del 1951, il museo Ducati, che presenta l’evoluzione sportiva dell’azienda, e la seicentesca villa Boschi.

  • S. Maria Assunta Bologna (BO)

    Eretta nel 1639 da Francesco Martini. L’interno, a una navata, presenta un ricco corredo pittorico. In alto, tra gli altari delle cappelle, 12 tele di Luigi Crespi (Evangelisti, Dottori della Chiesa, Riposo durante la fuga in Egitto, Annunciazione, Spirito Santo, Papa Ghislieri dà udienza in trono); nella 1a cappella destra, S. Antonio da Padova, terracotta di Camillo Mazza; nella 2a, Madonna con i Misteri del Rosario di Vincenzo Spisanelli; nella 3a, Sacra famiglia di Michele Desubleo; nell’abside, entro fastosa cornice, Assunzione della Vergine di Giovanni Andrea Sirani.

  • Museo Ducati Bologna (BO)

    Il museo presenta l’evoluzione sportiva dell’azienda. Sono esposti esemplari delle moto più importanti della storia dell’azienda, compresa la collezione delle leggendarie moto da corsa. La visita comprende un tour guidato nella fabbrica.

  • Villa Boschi Bologna (BO)

    Villa seicentesca totalmente ristrutturata nel 1763-65, con logge e soffitti affrescati da Giovanni Pancaldi, stucchi di Francesco Stagni e oratorio a pianta centrale eretto nel 1771 su disegno di Francesco Tadolini.

  • Villa Pallavicini Bologna (BO)

    Appartenuta ai marchesi Zagnoni, imprenditori serici, è oggi proprietà della Fondazione Gesù Divino Operaio. Alcune sale al piano terreno conservano affreschi con decorazioni ‘a paese’ di Vincenzo Martinelli e Pietro Fancelli.

  • Anzola dell'Emilia Anzola dell'Emilia (BO)

    A m 38, ab. 12.347. Del periodo medievale, quando il castello di Anzola ebbe notevole importanza, restano la torre risalente al XIII secolo (in cui si vuole fosse imprigionato re Enzo dopo la battaglia di Fossalta del 1249) e la casa Costa, molto rimaneggiata. La parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo conserva una vasca battesimale romanica e tele di Vincenzo Spisanelli e Alessandro Guardassoni agli altari laterali. Si trova qui anche una sede del Museo Archeologico ambientale.

  • Museo Archeologico ambientale Anzola dell'Emilia (BO)

    Sede ad Anzola del Museo Archeologico ambientale di San Giovanni in Persiceto. Inaugurata nel 2011, attraverso strumenti multimediali e ricostruzioni, offre interessanti spunti di conoscenza sulla vita e le attività che si svolgevano presso la locale terramara; particolarmente interessante è l’aula didattica che, tramite disegni sulle pareti e riproduzioni di oggetti e arredi, rievoca la vita all’interno di un’antica capanna.

  • Chiesa di S. Maria in Strada Anzola dell'Emilia (BO)

    Già parte di un monastero risalente al X secolo, prima dei Camaldolesi poi dei Cistercensi, riedificata nel 1789, con tele di Vincenzo Spisanelli, Francesco Gessi, Giacomo Cavedoni.

  • Villa Paleotti Calderara di Reno (BO)

    Lungo la statale 568, di Crevalcore, che unisce Borgo Panigale a San Giovanni in Persiceto, rettifilo che insiste sul percorso stradale realizzato nel 1250 dal Comune bolognese per assumere il controllo del- le aree nonantolano-vescovili lungo il confine modenese, si incontra la seicentesca villa Paleotti. Proprietà dei conti Spalletti-Trivelli, con strutture porticate prospicienti la strada, edificate nel XVIII secolo, quando il complesso e la tenuta furono acquistati dal marchese Zagnoni che vi insediò un mercato; attualmente è in abbandono.

  • Pieve di S. Maria Annunziata e S. Biagio Sala Bolognese (BO)

    Costruita nel 1096 su precedenti edifici, di cui restano tracce e iscrizioni, sopraelevata nel 1517, poi trasformata secondo i modi del barocco bolognese. Nel 1924 Giuseppe Rivani ne intraprese il restauro volto a riportarla alle originarie forme romaniche. Riedificò la cripta e il presbiterio sopraelevato, ripristinò i muri laterali, ricostruì la facciata e innalzò il campanile (1925).ù

    L’interno è a pianta basilicale con tre navate su pilastri polistili, tre absidi, copertura lignea a capriate e cripta pure a tre navate.

    L’affresco con l’Annunciazione dell’arcone del presbiterio risale probabilmente all’epoca dei lavori di sopraelevazione; l’ambone incorpora frammenti romanici; la mensa dell’altare è costituita da una lastra d’epoca romana che reca la testa di una divinità cornuta.

  • Santuario della Madonna del Poggio o delle Grazie San Giovanni in Persiceto (BO)

    All’originale pilastro devozionale del XIII secolo si sostituisce una cappella ampliata nel 1433 e nel 1492 con l’aggiunta del portico per proteggere i viandanti e i fedeli, infine ampliata e abbellita dai monaci Girolimini di S. Barbaziano di Bologna.

    All’interno, nella 3a cappella destra, S. Cecilia e S. Giovanni Battista, affresco del XVI secolo; nella 4a, copia seicentesca della Comunione di S. Gerolamo di Agostino Carracci; nell’abside, Natività con i pastori e S. Gerolamo (1530 c.), affresco di Biagio Pupini; l’altare maggiore di legno dorato marmorizzato, collocato qui nel XVIII secolo, proveniente dalla chiesa di S. Barbaziano di Bologna; il ciclo pittorico dell’abside è del XVI secolo.

    Nella 2a campata sinistra, pala con Madonna e santi del secolo XVII; nella cappella della Beata Vergine, bella tomba del canonico Antonio Busi (1506), opera di Vincenzo Onofri.

  • Area di riequilibrio ecologico «La Bora» San Giovanni in Persiceto (BO)

    Una delle più interessanti aree di riequilibrio ecologico della pianura bolognese. Istituita nel 1990, di proprietà del Comune di San Giovanni in Persiceto, è una cava dismessa diventata oasi naturalistica; si estende per una superficie di 22 ettari, parte a zona umida, parte a rimboschimento. Vi si svolge attività di educazione ambientale.

  • San Giovanni in Persiceto San Giovanni in Persiceto (BO)

    San Giovanni in Persiceto (m 21, ab. 28.002) è grosso centro agricolo e industriale che conserva un nucleo storico caratterizzato da un impianto urbanistico circolare d’età altomedievale, con strade ad anello concentriche, e da quartieri a maglia ortogonale edificati nel XIII secolo disposti a nord e a est del primitivo insediamento.

    Le mura che cingevano l’abitato medievale vennero demolite nel 1870, oggi non ne rimangono che la torre e le porte e il tessuto edilizio appare quasi completamente sostituito. Il toponimo deriverebbe dalla pianta di pesco («persico»).

    L’abitato è situato in un territorio popolato fin dall’età del Bronzo e profondamente inciso dalla centuriazione (con tracce particolarmente evidenti a ovest del canale San Giovanni in Persiceto-Cento), dove è probabilmente da identificarsi il romano vicus Serninus.

    Fu libero Comune, assoggettato a Bologna nel 1070. Nel 1141 e 1170 ottenne dall’abbazia di Nonàntola vaste estensioni di terre che evolvettero poi nella Partecipanza, mentre altre concessioni enfiteutiche risalgono al vescovo di Bologna.

    In età moderna si consolidò come uno dei principali centri del Bolognese. Nel 1838 ottenne il titolo di città.

  • Piazza Garibaldi San Giovanni in Persiceto (BO)

    Vi prospetta la chiesa della Madonna della Cintura, eretta fra il 1574 e il 1603, su disegno di Alfonso Lombardi, dalla compagnia del SS. Sacramento, con annesso oratorio del 1712.

    Al N. 7, il palazzo della Civica Biblioteca «Giulio Cesare Croce», ex ospedale di S. Salvatore, edificato nel 1737-68, su progetto di Giuseppe Civoli.

    La biblioteca, dedicata all’autore di Bertoldo e Bertoldino, nativo del luogo (1550-1609), raccoglie l’archivio storico comunale, un fondo di volumi antichi e successive donazioni tra cui quella di Raffaele Pettazzoni.

  • Collegiata di S. Giovanni Battista San Giovanni in Persiceto (BO)

    Sul lato orientale di piazza del Popolo si trova la collegiata costruita a partire dal 1671 su progetto di Paolo Emilio Canali, con facciata ottocentesca ornata dalle statue dei quattro evangelisti opera di Bernardo Bernardi nel 1838. Conserva una Madonna e Santi di Francesco Albani.

    Nell'interno, riccamente decorato con stucchi settecenteschi: al centro vasca battesimale in marmo rosa di Verona datata 1450; al 1° altare destro, Madonna e i Ss. Francesco Saverio e Filippo Neri, attribuita a Marcantonio Franceschini; nel transetto destro, Madonna e i Ss. Rocco e Sebastiano di Francesco Albani (1635); nel presbiterio, bassorilievi con episodi della vita di Gesù di Angelo Piò; nel coro, Decollazione del Battista di Alessandro Guardassoni; al 3° altare sinistro, Crocifisso ligneo del XVI secolo; al 2°, Vergine con i Ss. Anna e Gioacchino di Ubaldo Gandolfi; al 1°, S. Antonio da Padova e il Bambino Gesù del Guercino.

  • Museo d'Arte sacra San Giovanni in Persiceto (BO)

    Negli ambienti più prestigiosi dell’ex canonica della collegiata è sistemato il recente Museo d’Arte sacra; comprende una pinacoteca che raccoglie dipinti dei secoli XV-XIX, tra i quali: S. Giovanni Battista di Francesco Raibolini detto il Francia, S. Michele Arcangelo con S. Giovanni Battista, S. Benedetto, S. Francesco e S. Girolamo di Alessandro Tiarini, Madonna della Cintura tra i Ss. Agostino e Monica di Bartolomeo Passarotti, Gesù, Marta e Maria di Donato Creti, Ss. Pietro e Paolo di Ercole Graziani. Inoltre, oggetti di uso liturgico, paramenti sacri e corali miniati.

  • Palazzo comunale San Giovanni in Persiceto (BO)

    Di fronte alla collegiata di S. Giovanni Battista si trova il Palazzo comunale, costruito alla fine del XIV secolo e rifatto dal Nadi nel 1498, quindi acquistato dal Comune nel 1612. All’interno, lo scalone del 1775 è di Giuseppe Tubertini.

  • Corso Italia San Giovanni in Persiceto (BO)

    In corso Italia, alla sinistra del Municipio, si incontra al N. 45 la sede settecentesca della Partecipanza, che conserva l’importante archivio dell’ente.

    Al termine della via, la porta Vittoria o porta di Sopra, rivolta in direzione sud-ovest, verso Bologna, eretta nel 1779 e facciata su disegno di Giovanni Giacomo Dotti del 1781.

    Percorrendo il corso in direzione opposta, una breve deviazione a sinistra, lungo la via Gramsci, conduce al cosiddetto Palazzaccio, di origine trecentesca, su stilate lignee, che fu residenza dell’abate di Nonàntola.

    Proseguendo lungo il corso si giunge alla porta Garibaldi o porta di Sotto, innalzata nel 1830 su progetto dell’architetto Filippetti, già punto di passaggio verso Ferrara.

  • Museo archeologico ambientale San Giovanni in Persiceto (BO)

    All'interno dello storico edificio di Porta Garibaldi, ex carcere monumentale, il museo si articola in tre sezioni principali: età romana, medievale e rinascimentale. L'allestimento include reperti, immagini, ricostruzioni, disegni e testi esplicativi che mettono in luce i principali ritrovamenti sul territorio.

    Di interesse anche la sezione ambientale, che attraverso reperti lignei e carpologici permette di comprendere il rapporto tra uomo, ambiente e territorio nel corso dei secoli.

  • Museo del Cielo e della Terra San Giovanni in Persiceto (BO)

    La struttura è costituita da quattro sezioni: la sezione astronomica (Osservatorio astronomico «G. Abetti» e Planetario Cà dell’Ortolano); la sezione di storia naturale (Orto botanico «U. Aldrovandi»); la sezione naturalistica (Area di Riequilibrio ecologico Bora); la sezione di fisica (Laboratorio di Didattica e Studio della Fisica Tecnoscienza). Oltre alle esposizioni permanenti il museo propone iniziative come conferenze, manifestazioni e centri estivi.

  • Sant'Agata Bolognese Sant'Agata Bolognese (BO)

    Sant'Agata Bolognese (m 21, ab. 7.416) si trova in un’area abitata fin dall’età del Bronzo.

    Il territorio fu nella seconda metà del VII secolo zona di confine tra l’area bizantina (esarcato) e quella longobarda e a ciò si deve la realizzazione di un sistema di fortificazioni da cui trasse origine anche lo scomparso castello di Sant’Agata, di impianto ortogonale. Nel 1141, per concessione dell’abate di Nonàntola, nacque la sua Partecipanza.

    Nel borgo si trova l’antica pieve collegiata dei Ss. Andrea e Agata, ricostruita nel 1629. La struttura inferiore del campanile, già torre del castello, risale al secolo XI. All’interno, nel coro, S. Agata attribuita a Giovanni Andrea Sirani. In canonica sono ospitati gli affreschi staccati dall’oratorio dello Spirito Santo, raffiguranti il Redentore e gli Apostoli, vicini alla scuola del Bagnacavallo.

    In fondo all’asse viario principale si leva la porta Otesia, unico resto della cerchia muraria, preceduta dal settecentesco palazzo della Partecipanza.

    Presso la porta sud o porta Bologna rimane il santuario della Beata Vergine Addolorata, eretto nel XVI secolo e ricostruito nel 1877-81 su disegno dell’architetto Francesco Brighenti.

    A Sant’Agata Bolognese è inoltre presente una sede del Museo Archeologico ambientale, inaugurata nel 2010 per approfondire, attraverso repliche di oggetti di uso quotidiano, testi e disegni, gli aspetti collegati all’età del Bronzo rinvenuti negli insediamenti dell’area compresa tra i fiumi Samoggia e Panaro.

    Ha qui sede anche il MUDETEC-Museo delle Tecnologie, esposizione della casa automobilistica Lamborghini.

  • Mudetec - Museo delle Tecnologie Lamborghini Sant'Agata Bolognese (BO)

    Il MUDETEC-Museo delle Tecnologie, esposizione della casa automobilistica Lamborghini, espone auto sportive e da corsa, motori, strumenti di lavoro della fabbrica, modellini, rassegne fotografiche. Punti di forza sono il simulatore di guida e il tour delle linee di produzione.

  • Crevalcore Crevalcore (BO)

    Crevalcore (m 20, ab. 13.693) è centro agricolo e industriale, il cui nucleo storico ha mantenuto l’impianto urbanistico ortogonale risalente al secolo XIII. Il castello di Crevalcore, distrutto da Federico II, fu riedificato come borgo franco dai Bolognesi nel 1231 e a lungo conteso fra Bologna e Modena.

    Agli inizi del XIV secolo l’abate di Nonàntola concesse ai suoi abitanti un corpo di beni in Partecipanza. Nel 1350 vi fallì un tentativo di rifeudalizzazione a opera dei Pepoli, che consolidarono però la loro presenza con ampie tenute in tutta la zona.

    Affacciata sullo slargo centrale, segnato dal monumento bronzeo allo scienziato crevalcorese Marcello Malpighi (Enrico Barberi, 1897) sorge, preceduta dal campanile, la parrocchiale di S. Silvestro.

    In paese si entra da porta Bologna, singolare varco neoclassico aperto nel 1820-24 nel lungo corpo dell’ospedale Barberini. Si percorre la via Matteotti, asse di attraversamento del borgo.

    In una traversa (via della Rocca) si trova il Museo dei Burattini, che raccoglie i materiali prodotti dal burattinaio crevalcorese Leo Preti, oltre a una collezione di fondali. Presso la piazza centrale rimane il Teatro comunale.

    La via termina in corrispondenza di porta Modena coronata in sommità da un piccolo campanile. Sotto il cassero della porta sorgono la chiesa della SS. Concezione e l’oratorio della Pietà.

  • Parrocchia di S. Silvestro Crevalcore (BO)

    Affacciata sullo slargo centrale, segnato dal monumento bronzeo allo scienziato crevalcorese Marcello Malpighi (Enrico Barberi, 1897) sorge, preceduta dal campanile, la parrocchiale di S. Silvestro, ricostruita in stile neogotico nel 1901-28.

    All’interno, nella 2a cappella destra, Crocifisso ligneo quattrocentesco; alla testata della navata destra, S. Francesco di Giacomo Cavedoni (1635 c.); sull’altare maggiore, S. Silvestro di Giovanni Maria Viani; nella 1a cappella sinistra, Adorazione dei magi di Orazio Sammachini (1565).

    La parrocchiale conserva anche un frammento di affresco con Incoronazione della Vergine attribuito a Simone dei Crocifissi e tele con la vita della Vergine e santi di Nicola Bertuzzi in deposito dall’oratorio della Rotonda.

  • Teatro Comunale Crevalcore (BO)

    Eretto nel 1726 su progetto di Ferdinando Galli Bibiena, abbattuto nel 1866 e riprogettato nel 1874 da Antonio Giordani di Cento.

    L’interno presenta decorazioni floreali di Gaetano Lodi e il sipario raffigurante Marcello Malpighi alla corte di Ferdinando II, di Raffaele Faccioli.

  • Chiesa della SS. Concezione Crevalcore (BO)

    La chiesa (1696-1725) comunica con l'oratorio della Pietà ed è interessante per avere conservato l’insieme degli arredi originali: alle pareti, decorate da stucchi e statue di Giuseppe Mazza, sono le tele raffiguranti S. Agostino di G. B. Grati, S. Ambrogio di Ercole Graziani, S. Gregorio di Giuseppe Pedretti, S. Girolamo di Cristoforo Terzi; al centro della parete destra, S. Anna, S. Lucia, S. Liberata di Giuseppe Marchesi detto il Sansone; al centro della parete sinistra, Martirio di S. Bartolomeo di Antonio Rossi.

    Sull’altare, affresco votivo quattrocentesco raffigurante la Madonna col Bambino. Dall’edificio attiguo, sede storica dell’Accademia degli Indifferenti Risoluti, si accede all’oratorio, con soffitto a cassettoni, che conserva una Pietà con i Ss. Giovanni, Nicola e Silvestro di scuola ferrarese del XVI secolo, tele con gli Evangelisti ed episodi della vita di S. Lorenzo del secolo XVII, e un coro ligneo con monumentale leggio del sec. XVII.

    Lungo le pareti corre un fregio con storie della Vergine della scuola di Cesare Baglioni (fine XVI-inizio XVII secolo).

  • Villa Caprara Crevalcore (BO)

    A Ronchi m 21, la villa Caprara (XVI sec), nota anche come Villa Ronchi o Castello dei Ronchi, con armoniche aggiunte successive fu inquadrata da due imponenti torrioni. L’annessa chiesa di S. Matteo è settecentesca, a pianta ovale, con bel tabernacolo coevo, come le tele di scuola bolognese.

    La Via Crucis di Nicola Bertuzzi è attualmente in deposito presso l’amministrazione comunale di Crevalcore. Il settecentesco Oratorio della Rotonda, già unito alla villa Caprara di Ronchi da un viale oggi interrotto dalla ferrovia, ha un patrimonio di dipinti dovuto a Nicola Bertuzzi, ora depositato presso S. Silvestro a Crevalcore.

  • Sammartini Crevalcore (BO)

    A Sammartini (m 18) si trova la chiesa dei Ss. Francesco e Carlo del 1713, che conserva nella 2a campata destra una Sacra famiglia con i Ss. Anna, Gioacchino e Giovannino di Francesco Monti.

  • Palata Pepoli Crevalcore (BO)

    A Palata Pepoli, nelle terre dei Popoli, si incontrano Il castello e la chiesa di S. Giovanni Battista. Il castello, edificato da Filippo Pepoli nel 1541, rimaneggiato nel XVIII secolo e passato nel XIX ai Torlonia, con torre centrale e cortile loggiato, era collegato ad altri edifici dominicali e al borgo bracciantile-artigianale.

    La chiesa di S. Giovanni Battista fu riedificata dai Torlonia nel 1883. Le opere di pertinenza della chiesa (S. Francesco di Francesco Gessi, Crocifissione della bottega di Orazio Sammachin, Battesimo di Cristo di scuola bolognese del XVI secolo, Nascita del Battista di Sebastiano Ricci, 1683) furono asportate a seguito del terremoto del 2012.

  • Galeazza Crevalcore (BO)

    Galeazza (m 17) conserva il castello di origine cinquecentesca, con torre a due corpi sovrapposti innalzata verso la fine del XIV secolo da Galeazzo Pepoli.

    Intorno si sviluppò un borgo rurale che, insieme all’edificio signorile, fu totalmente ristrutturato nel secondo Ottocento, dai Falzoni-Gallerani, in stile neomedievale. La chiesa della Natività di Maria, eretta nel 1468, anch’essa restaurata nel secolo scorso, conserva una Natività di Maria di scuola del Reni.

  • Cento Cento (FE)

    Situato sulla riva sinistra del Reno, Cento (m 15, ab. 35.296) è polo commerciale di un’area con pronunziate caratteristiche industriali. Pur facendo capo attualmente alla provincia di Ferrara, è geograficamente connessa al territorio bolognese, cui fu anche politicamente legata in passato.

    Il disegno originale del nucleo urbano storico è rimasto nell’insieme pressoché immutato dopo gli sviluppi seicenteschi, quando la città già si stendeva fino alla cerchia murata ora tenuta dai viali di circonvallazione. Caratteristici i portici che fiancheggiano le vie principali.

    Il toponimo Cento risale, assai probabilmente, a una misura di superficie frequente per località di pianura, anche se non di epoca romana, della quale non esistono testimonianze archeologiche né segni nel frazionamento fondiario. Dalla menzione nei documenti nonantolani della seconda metà dell’VIII secolo, il Centese appare come una fascia di terra, in parte occupata da stagni, contenuta fra le grondaie del Reno e del Panaro.

    Parte autonoma del Bolognese, Cento, unita a Pieve di Cento, fu proprietà terriera e dominio principesco concesso ai vescovi di Bologna. Nel XIII secolo, dopo la bonifica delle aree palustri a nord dei due paesi, le popolazioni ottennero dal vescovo la concessione enfiteutica di alcuni terreni boschivi, origine delle loro Partecipanze.

    Nel 1375 si provvide alla divisione amministrativa dei due centri che dal secolo seguente risultarono separati anche dal nuovo corso del Reno. Nel 1502 il feudo di Cento passò a far parte dei domini estensi, come dote legata da papa Alessandro VI alla figlia Lucrezia Borgia che andava in sposa ad Alfonso I d’Este; nel 1598, con la fine del ducato ferrarese, ritornò sotto il controllo papale, annesso alla legazione di Ferrara.

    A partire dai primi decenni del XVII e fino alla metà del XVIII secolo, Cento conobbe un consistente sviluppo urbano ed edilizio, che trovò riconoscimento nella bolla emanata il 18 dicembre 1754 da papa Benedetto XIV, con la quale veniva elevata al rango di città. Nel 1636 si era provveduto a regolamentare la presenza di una rilevante comunità ebraica, che fu confinata all’interno del ghetto. Dal Seicento, inoltre, si era andata sviluppando nella zona la coltivazione e la lavorazione della canapa, esportata sul mercato di Venezia e successivamente anche sulle piazze di Londra e Liverpool.

    La città, che attorno al 1850 già contava poco meno della metà della popolazione impegnata nelle manifatture, vide poi riconfermata la propria vocazione industriale dopo l’Unità.

  • Chiesa del Rosario Cento (FE)

    Eretta dall’omonima confraternita nel 1633-41, all’interno presenta un impianto rigorosamente classico a unica navata con tre cappelle per lato.

    Al centro della volta una tela del Guercino raffigurante l’Assunta (1622), dalle soluzioni prospettiche assai ardite. Nella 1a cappella destra, S. Giovanni Battista, copia dal Guercino di Antonio Guandalini (1839); nella 2a, Transito di S. Giuseppe di Felice Torelli (1717); sull’altare maggiore, disegnato da Ferdinando Bibiena (1727), è collocata una Madonna del Rosario, in legno policromo (1626), affiancata dalle statue di David e Aronne di Giuseppe Mazza. La 5a cappella sinistra (del Crocifisso o del Guercino), eretta a spese del Guercino, priore della confraternita del Rosario, conserva quattro sue opere del 1645: la Crocifissione collocata sopra l’altare e S. Francesco, S. Giovanni Battista, Padre Eterno che decorano la volta; ai lati, entro nicchie, le statue di S. Paolo eremita e S. Antonio abate (circa metà del XVII secolo). Alle spalle dell’altare maggiore, l’oratorio della confraternita, con pregevole coro (1659-62).

  • Piazza Guercino Cento (FE)

    Nella centrale piazza Guercino, intitolata al pittore centese Gian Francesco Barbieri detto il Guercino (1591-1666) convergono le quattro vie d’accesso alla città, un tempo munite di porte e baluardi. Su due lati della piazza si affaccia il complesso merlato del palazzo del Governatore, edificato nel 1502 e unito alla seicentesca torre dell’Orologio, progettata da Francesco Giraldini (sul cantonale della via Provenzali, una parasta in pietra reca incisi i livelli raggiunti dall’acqua a seguito delle rotte del Reno). L’edificio è la sede della Galleria d’Arte moderna «Aroldo Bonzagni».

  • Galleria d'Arte Moderna «Aroldo Bonzagni» Cento (FE)

    All'interno del cinquecentesco palazzo del Governatore, conserva opere del pittore centese Aroldo Bonzagni, illustratore della mondanità milanese e parigina negli anni della belle époque, e altre di artisti del primo e del secondo Novecento, tra i quali Balla, Sironi, Sassu, Cassinari, Treccani, Carrà, Guttuso, Fontana.

  • Via Provenzali Cento (FE)

    Via Provenzali prende il nome dalla casa Provenzali, situata al N. 6. All’interno un pregevole ciclo affrescato del Guercino eseguito forse nel 1616; se ne perse traccia fino al 1937, quando furono riscoperti sotto il controsoffitto costruito nella seconda metà dell’Ottocento.

    Lungo il portico di via Provenzali si incontra la chiesa di S. Pietro, edificata nel XIV secolo, ma in seguito notevolmente rimaneggiata. Nell’interno, Madonna e santi di Benedetto Zalone, Madonna col Bambino, S. Bernardino e angelo custode di Matteo Loves; nell’abside, a un livello inferiore rispetto alla pavimentazione attuale, frammenti di affreschi trecenteschi.

    Alle spalle degli edifici porticati è l’antico ghetto, in avanzato stato di degrado, cui si accede dalla via Malagodi al termine della via Provenzali. L’edificio con balcone ospitava un tempo la sinagoga.

  • Corso del Guercino Cento (FE)

    In corso del Guercino (già via di Mezzo) si trovano l’ex Seminario arcivescovile, che ospitò la comunità dei Gesuiti e il Patrimonio degli Studi ed è ora un istituto scolastico, e l’ex chiesa dei Gesuiti, dedicata a S. Lorenzo, eretta da Pietro Alberto Cavalieri nel 1765-73, una delle maggiori espressioni del barocco centese.

    In attesa del ripristino della Pinacoteca civica, danneggiata dal terremoto del 2012, trasformata in Pinacoteca S. Lorenzo, ospita un cospicuo numero di opere del Guercino. Sul corso si affaccia il fronte della casa Pannini (1360), poggiante su strutture lignee, tipiche delle case bolognesi medievali, il cui interno accoglieva un importante ciclo di affreschi del Guercino e della sua bottega, staccati nel 1840 e ora parzialmente raccolti nella Pinacoteca civica.

    Lungo la via si incontrano anche palazzo Rangoni (1766) e il Teatro comunale, opera di Antonio Giordani con la collaborazione di Fortunato Lodi (1856-61) e intitolato al tenore centese Giuseppe Borgatti (1871-1950). A lui è dedicato anche il piccolo museo allestito all’interno dell’edificio. Al termine della via il monumento al Guercino di Stefano Galletti (1862).

  • Pinacoteca civica «Il Guercino» Cento (FE)

    La Pinacoteca civica «Il Guercino» ha sede nel palazzo del Monte di Pietà e dell’Archivio notarile, costruito nel 1782 da Giovanni Callegari. È stata istituita nel 1839, ampliata e rinnovata nel 2006 con la riqualificazione del salone dell’ex Archivio notarile.

    Oltre a capolavori dell’arte barocca emiliana e del manierismo nordico, la Pinacoteca conserva la maggiore concentrazione al mondo di opere del Guercino e della sua bottega, compresi disegni e incisioni.

    È possibile seguire l’evoluzione stilistica del maestro centese, dalla pittura della giovinezza al classicismo della maturità. Dal 2012 la Pinacoteca è inagibile a causa del terremoto del 2012. Un buon numero di opere del Guercino appartenenti alla Pinacoteca sono esposte nelle Pinacoteca San Lorenzo.

    ATRIO, SALA I: La Primavera, statua in marmo di Stefano Galletti.
    Primo piano, SALA II: Adorazione dei pastori, attribuito a Pellegrino Tibaldi.
    SALA III: opere di Marcello Provenzali, Orazio Sammachini, G.B. Cremonini; Adorazione dei pastori di Denijs Calvaert.
    SALA IV: opere dei Gennari, fra cui Battesimo di Cristo attribuito a Lorenzo Gennari.
    SALE V-VI: Ricostruzione degli ambienti di casa Pannini con gli affreschi strappati del Guercino e della sua bottega (1615), provenienti dalla stessa casa.
    Piano superiore, SALA VII: Madonna e santi di Ludovico Carracci.
    SALE VIII-IX: Cena in Emmaus di un imitatore del Guercino; La cattedra di S. Pietro, Cristo risorto, S. Bernardino e numerose altre pale d’altare del Guercino; Cristo morto dello stesso; opere della scuola del Guercino.
    SALA X: Nature morte di Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino; opere dei Gennari e della loro scuola.
    SALA XI: Annunciazione di Ubaldo Gandolfi; due Ritratti di vecchi mendicanti, di Giacomo Ceruti; due Nature morte di Candido Vitali.
    SALA XII: disegni a penna e a sanguigna del Guercino e della sua scuola; raccolta di incisioni.

  • Basilica Collegiata di S. Biagio Cento (FE)

    La facciata incompiuta della collegiata di S. Biagio, preesistente all’XI secolo, è stata ricostruita in forme barocche su disegno di Alfonso Torreggiani tra il 1730 e il 1745.

    Accanto, il campanile eretto su progetto di Pietro Alberto Cavalieri nel 1761-62. Gravemente danneggiata dal terremoto del 2012, le opere sono state ricoverate presso il Museo Magi.

    Quella che segue è la situazione precedente l’evento sismico. L’interno a tre navate su colonne, con cupola e ampia abside, conserva: al 1° altare destro, Trasfigurazione di Marcello Provenzali (1606); al 4°, S. Carlo Borromeo del Guercino, deposito dalla chiesa di S. Maria Addolorata dei Servi; dietro l’altare maggiore, bel coro ligneo su disegno di Alfonso Torreggiani, eseguito nel 1743 da Vincenzo Rossi, donato da Benedetto XIV insieme alla pala raffigurante la Madonna in gloria e i Ss. Biagio e Michele di Antonio Rossi (1751), sistemata nell’abside. Nella 5a cappella sinistra è collocato un Crocifisso ligneo del XV sec.; alla parete destra della 4a cappella, Madonna in gloria e Ss. Caterina da Siena, Francesco di Paola e Gaetano da Thiene di Benedetto Gennari; sul 3° altare, Visitazione e santi di Domenico Mona; al 1°, Natività della Vergine di Bartolomeo Cesi.

  • Chiesa di S. Maria Addolorata dei Servi Cento (FE)

    Iniziata nel 1590 e rimaneggiata in epoca posteriore. Nell’interno, al 1° altare destro, S. Michele arcangelo in lotta con il diavolo di Denijs Calvaert; al 2°, Sudario sorretto da due angeli, affresco del Guercino; al 1° sinistro, Estasi di S. Francesco di Lorenzo Gennari.

  • Rocca Cento (FE)

    La Rocca fu costruita nel 1387 dai Bolognesi, riedificata nel 1458-65 dal cardinale Filippo Calandrino e successivamente ampliata da Giulio II quando era vescovo di Bologna.

    La struttura fortificata domina la città con i suoi massicci volumi merlati: il torrione d’ingresso, tre torri angolari e un alto mastio.

    Gli interni presentano ambienti di pregio, come la stanza del camino, la cappella, la sala della trifora, le cannoniere, le prigioni, i sotterranei.

    Nel piazzale della Rocca è la sede provvisoria della Biblioteca civica del Patrimonio degli Studi, in attesa che venga resa agibile la sede principale di palazzo Tassinari Scarselli; la biblioteca vanta un patrimonio di oltre 60.000 volumi e un consistente fondo antico derivato dal Seminario Clementino.

  • Villa Giovannina Cento (FE)

    Costruita nel XV secolo dai Bentivoglio in forma di castello quadrilatero con torri angolari, su terreno donato dagli abitanti di San Giovanni in Persiceto, venne riedificata nel 1617 e quindi rimaneggiata in tempi più recenti.

    L’interno è decorato da affreschi del Guercino raffiguranti episodi dell’Orlando Furioso, del Pastor Fido e della Gerusalemme liberata; ad Alessandro Candi si devono le scene tratte dalla Secchia rapita, a Giuseppe Rondelli quelle ispirate all’Eneide.

  • Pieve di Cento Pieve di Cento (BO)

    Il borgo di Pieve di Cento (m 18) si sviluppò nel X secolo intorno alla chiesa pievana di S. Maria Maggiore cui faceva capo anche Cento.

    I due centri ebbero vicende storiche comuni fino al momento della loro separazione amministrativa avvenuta nel secolo XIV.

    Entrambi entrarono poi a far parte del ducato estense, per passare sotto il governo pontificio nel 1598, annessi alla legazione ferrarese.

    Con le ristrutturazioni amministrative napoleoniche, Pieve fu assegnata a Bologna, in quanto posta alla destra del Reno nuovo, delle cui arginature le due province confinanti volevano garantire la più efficace difesa.

    Della struttura urbanistica medievale conserva l’impianto rettangolare con vie simmetriche e porticate e quattro porte integre e riqualificate negli anni.

  • Collegiata di S. Maria Maggiore Pieve di Cento (BO)

    Nella centrale piazza Andrea Costa si affaccia la collegiata di S. Maria Maggiore, l’antica pieve ricostruita tra il 1702 e il 1740.

    Del rifacimento quattrocentesco si conservano, sul lato destro, il campanile e, posteriormente, l’abside poligonale.

    Nell’interno a una navata, ai lati del 1° altare destro, Invenzione della croce di Bartolomeo Passarotti e Nascita del Battista di Orazio Sammachini; al 2°, Natività di Maria di Ippolito Scarsellino; al 3°, Madonna col Bambino e S. Filippo Neri di Francesco Gessi; nel transetto destro, Madonna degli Angeli di Lavinia Fontana; nell’abside, Assunta di Guido Reni; nel transetto sinistro, Crocifisso ligneo risalente forse al XIII secolo; al 1° altare sinistro, Annunciata del Guercino. Inoltre, Crocifissione di Bartolomeo Gennari (1637).

  • Pinacoteca civica Pieve di Cento (BO)

    Si trova all'interno di palazzo Mastellari, già sede dell’Ospedale, che ospita anche il Centro culturale «Vladimiro Ramponi» che accoglie la Biblioteca comunale (20.000 volumi), il fondo librario antico «Biblioteca Padri Scolopi» (di cui 5 manoscritti, 2 incunaboli, 91 cinquecentine) e l’Archivio storico.

    La pinacoteca conserva opere di Ippolito Scarsellino, Matteo Loves, Benedetto Zalone, Simone dei Crocifissi, G.B. Monti.

    Nella sezione di arte contemporanea, opere di Alberto Martini e Luigi Veronesi. La Biblioteca e la Pinacoteca verranno trasferite nell’ex edificio delle scuole elementari.

  • Chiesa di S. Chiara Pieve di Cento (BO)

    Piccola chiesa o cappella costruita tra il 1633 e il 1645, sul cui altare maggiore è una Vestizione di S. Chiara di Benedetto Gennari il Giovane (1657).

    In via Galuppi sorgono la chiesa e, nella sua parte tergale, l’oratorio della SS. Trinità, edificati nel 1603 dalla compagnia omonima.

    La chiesa conserva una pala d’altare raffigurante la SS. Trinità di Lucio Massari. L’oratorio è decorato da affreschi di soggetto biblico eseguiti da Lionello Spada e Francesco Brizio tra il 1612 e il 1616; nel 1615-16 Giacomo da Bergamo, detto Venezian, eseguì il coro su disegno di Francesco Brizio.

  • Museo delle Storie di Pieve Pieve di Cento (BO)

    All'interno della Rocca, edificata nel 1378, sotto la temporanea dominazione bolognese, da Antonio di Vincenzo, si trovano le otto sale del Museo delle Storie di Pieve.

    In gran parte basato su installazioni interattive sulle quali scorrono fotografie, video-testimonianze, documentazione sulla formazione della città, le sue trasformazioni e la sua evoluzione economica e sociale; una sala è dedicata alla Partecipanza Agraria.

  • Museo Magi '900 Pieve di Cento (BO)

    È un museo privato, derivato dalla collezione dell’imprenditore Giulio Bargellini, inaugurato nel 2000, con sede nell’ex silos granaio comunale costruito nel 1933, riqualificato alla fine degli anni ’90 dall’architetto Giuseppe Davanzo.

    La collezione possiede opere dei maggiori artisti del primo e del secondo Novecento italiano, quali Morandi, De Chirico, Guttuso, Burri, Fontana.

    A seguito del terremoto del 2012, il museo ospita le opere pittoriche della Collegiata fra cui le pale d’altare di Guido Reni e Guercino.

  • Museo della Canapa Pieve di Cento (BO)

    All’interno della trecentesca porta Asìa, distinta dalla bella arcata ogivale, è allestito il Centro di documentazione sulla Lavorazione della Canapa, che documenta la rilevanza avuta da questa manifattura per l’economia della cittadina attraverso l’esposizione di attrezzi e fotografie che illustrano la lavorazione della canapa.

  • Galliera Galliera (BO)

    Galliera (m 16, ab. 5.525) ebbe rilevante importanza come centro di bonifica di una zona acquitrinosa attraverso la quale fu condotto l’alveo del Reno creato artificialmente nel 1767-80.

    La torre, situata subito fuori dell’abitato, alta 22 m, risale al XIII secolo ed era parte di un esteso sistema di torri per il controllo dei confini e dei canali bolognesi.

  • San Pietro in Casale San Pietro in Casale (BO)

    San Pietro in Casale (m 17, ab. 12.708) è menzionato per la prima volta nel XIII secolo, quando l’abitato era ancora interessato dalle inondazioni del Reno.

    Il centro dell’agglomerato è costituito dalla porticata piazza Martiri della Liberazione, di impianto settecentesco, e dalla contigua piazza Giovanni XXIII su cui affaccia la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, ricostruita nel 1856-63, con torre campanaria risalente all’XI secolo ma successivamente rimaneggiata.

    All’interno, nell’abside, Assunta con i Ss. Pietro e Paolo di Matteo Loves. Il vicino oratorio della Visitazione, del 1607, conserva una Visitazione, della fine del XVII secolo, di scuola bolognese.

  • San Giorgio di Piano San Giorgio di Piano (BO)

    San Giorgio di Piano (m 21, ab. 6.482) presenta un caratteristico e ben conservato impianto ortogonale.

    In età medievale parte del vasto territorio di Massa Toriana o Saltus Piano venne ricostruito e fortificato dai Bolognesi nel 1388.

    Si entra nel nucleo storico dalla porta Ferrara, già ingresso settentrionale del castello trecentesco, alle spalle della quale, sulla sinistra, è il palazzo Capuana che conserva la facciata quattrocentesca con decorazioni in cotto.

    Si prosegue, lungo la porticata via della Libertà, fino alla piazza dell’Indipendenza sulla quale prospettano la parrocchiale (1829-66) e il Torresotto, torre merlata trecentesca.

  • Castello di Bentivoglio Bentivoglio (BO)

    Eretto nella seconda metà del XV secolo da Giovanni II Bentivoglio inglobando una precedente rocca trecentesca; vi erano compresi una conca idraulica, mulini, osterie e botteghe artigianali.

    Passato nel XIX secolo ai marchesi Pizzardi, fu da questi ampiamente restaurato sotto la direzione di Alfonso Rubbiani, ma fu poi gravemente danneggiato nel 1945. Entro il fossato si distinguono la rocca trecentesca, danneggiata nella seconda guerra mondiale, e un rivellino merlato d’accesso.

    L’edificio quadrilatero del castello è articolato intorno a una bella corte loggiata con pozzo e cappella (all’interno, ai lati dell’altare sormontato da un’ancona, copia da Francesco Francia, statue moderne dei Bentivoglio oranti).

    Le decorazioni delle sale sono in gran parte rifacimenti del Rubbiani; originali del XV secolo, sebbene in parte danneggiati, sono gli affreschi con le storie del pane, che presentano il ciclo produttivo dalla semina dopo la bonifica alla panificazione e al consumo sul desco ‘cortese’.

  • Museo della civiltà contadina Bentivoglio (BO)

    L’ottocentesca villa Smeraldi ospita il Museo della Civiltà contadina.

    Il complesso è costituito dalla residenza padronale, dall’ampio parco all’inglese, dall’abitazione del fattore, dalla casa dell’ortolano e dai rustici (porcilaia, colombaia, ghiacciaia, conserva).

    Il museo che vi è stato allestito è il maggiore della provincia fra quelli dedicati al lavoro contadino e rappresenta un modello per la ricerca antropologica e una testimonianza unica sulla vita nelle campagne tra Otto e Novecento: attrezzi agricoli, documenti iconografici, fonti orali e scritte sono raccolti e articolati intorno ai temi del paesaggio agrario, del contratto di mezzadria, della casa colonica, della famiglia contadina, della coltivazione del grano e della canapa.

    La biblioteca riunisce circa 3.500 fra volumi e riviste relativi alle tecniche agrarie e all’economia contadina.

  • Mulino Pizzardi Bentivoglio (BO)

    L'interessante l’edificio del mulino Pizzardi, sulla riva del canale Navile (affiancato dalle abitazioni padronali dei marchesi Pizzardi), è un vasto manufatto industriale di gusto medievaleggiante, originario del XV secolo e sostituito dal mulino moderno nel 1899-90.

  • Museo Ferruccio Lamborghini Argelato (BO)

    Il Museo Ferruccio Lamborghini rappresenta un viaggio attraverso la storia e gli oggetti più rappresentativi che hanno contrassegnato la vita dell’imprenditore, oltre ad accogliere tutta la sua produzione industriale, che spazia dalle automobili ai trattori agli elicotteri.

  • Castel Maggiore Castel Maggiore (BO)

    Nell’area in cui hanno trovato posto le strutture dell’Interporto e del Centergross, raccordo commerciale-industriale tra le città emiliane e il porto di Ravenna, si trova Castel Maggiore (m 29), dove sul canale Navile era il primo sostegno idraulico di una serie assai ravvicinata verso Bologna, di cui si conservano solo le spalle laterali.

Ultimo aggiornamento 11/11/2022
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