Indiana Jones e i tesori archeologici del piacentino

Un'avventura di tre giorni in provincia di Piacenza

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Piacenza si trova in un punto nodale della pianura padana.

Questa sua peculiarità fu riconosciuta fin dall'epoca della sua fondazione romana e il passaggio o la permanenza di antiche popolazioni trova evidenza nei nomi di alcuni borghi del suo territorio. Il nome di Zerba, per esempio, pare derivi dalla presenza cartaginese all'epoca di Annibale per la sua assonanza con Djerba.

La storia del suo territorio è marcata dalla presenza di siti archeologici, che hanno riportato alla luce le terme e un foro romano in località Veleia, e dal vasto numero di reperti raccolti nel museo archeologico di Piacenza dove è esposto il rinomato Fegato Etrusco.

Da non perdere anche, per le attività che vi si svolgono, il parco archeologico di Travo e il museo ospitato nel vicino Castello Anguissola.

  • Durata
    72 ore
  • Interessi
    Arte & Cultura
  • Target
    Famiglia,Amici/Solo
  • Prima tappa - Gazzola Gazzola

    Cappello da esploratore e mappe alla mano, si parte sulle orme di Annibale. Il condottiero cartaginese giunse nel territorio piacentino e si scontrò con i Romani nei pressi del fiume Trebbia il 18 dicembre 218 a.C.

    A ricordo della battaglia che vide protagonisti i pochi elefanti sopravvissuti all'attraversamento delle Alpi, in località Gazzola lungo la statale 40, all'altezza del Ponte di Tuna, si trova un monumento commemorativo che rappresenta un elefante.

    La battaglia si svolse probabilmente nella zona tra Gazzola ed Ancarano. Questi luoghi si trovano a ridosso del fiume Trebbia, che attraversa una delle quattro valli piacentine.

    Dopo un breve sosta con vista sul fiume e sul vicino borgo di Rivalta, è ora di ripartire alla volta di Travo.

  • Seconda tappa - Travo Travo

    Giunti nel paese di Travo, seguendo la Statale 40 dal lato verso il fiume, si trova il parco archeologico noto come Villaggio Neolitico di San Andrea.

    Si tratta di uno dei più importanti insediamenti riferibili al Neolitico recente dell’Italia settentrionale. Presenta una fitta rete di strutture abitative e funzionali ben conservate, venute alla luce durante le campagne di scavo dal 1995 ad oggi.

    Trattandosi di strutture all'aria aperta il parco è chiuso nei mesi invernali (dal 1 novembre al 31 marzo), ma resta aperto tutto l’anno nei weekend il vicino museo archeologico, ospitato dal 1997 nel Castello di Travo, fortezza sorta in epoca medievale sotto l'egida della famiglia Malaspina e in seguito passata agli Anguissola. 

    All'interno sono conservati i reperti del villaggio di San Andrea e alcuni ritrovamenti riferibili al tempio di Minerva Medica di epoca romana, la cui esatta collocazione resta ancora oggi un mistero.

    Prima della visita consigliamo di controllare il calendario degli eventi, sempre molto vario, con particolare attenzione ai laboratori per ragazzi!

  • Terza tappa - Alta Val Trebbia Corte Brugnatella

    Lasciata Travo, è il momento di salire verso la collina e spostarsi sulla statale 45 che accompagna con le sue curve verso l'alta Val Trebbia.

    Per il pranzo la scelta è ampia: una sosta a Perino per assaggiare la focaccia o una fermata più impegnativa a Bobbio per assaggiare i maccheroni, i pin (gnocchetti a base di erbette e ricotta) o i piatti a base di cacciagione? A voi la scelta!

    Nel pomeriggio consigliamo una sosta in relax sul fiume (dove ricordiamo però che è vietata la balneazione), solo dopo aver ammirato dall’alto, lungo la statale 45 tra Ponte Organasco e Confiente, le anse della Trebbia che disegnano il profilo di un elefante dormiente.

    Lo chiamano Surus, come l'unico elefante che sopravvisse dopo la battaglia della Trebbia e accompagnò Annibale nell'attraversamento dell'Appennino verso il lago Trasimeno.

    Era il solo elefante di grandi dimensioni, forse siriano, al seguito dell'esercito cartaginese; gli altri erano piccoli elefanti africani che non resistettero al clima continentale.

  • Quarta tappa - Val Boreca Zerba

    La Val Boreca resta una delle valli piacentine più selvagge e meravigliose dal punto di vista naturalistico.

    La tradizione vuole che una parte dell'esercito di Annibale abbia fondato qui una comunità, lasciando ai posteri nomi di luoghi simili a località africane. Zerba deriverebbe da Djerba, Suzzi da Sussie, Tartago da Kartago

    Una leggenda narra, inoltre, che Annibale - arrampicatosi in un punto elevato per orientarsi - si sia ferito la mano e dall'espressione "lesa mano" sia nato il nome del Monte Lesima

    Attraversare questi borghi in una giornata e dedicare qualche ora per passeggiare lungo la mulattiera chiamata Strada di Annibale vi accompagnerà indietro nel tempo.

  • Quinta tappa - Piacenza Piacenza

    In 1h e 40 minuti circa si raggiunge Piacenza, punto di partenza per la terza giornata di viaggio.

    Primo luogo è lo spettacolare edificio sede dell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ospitato nella ex Chiesa di SS. Margherita e Liberata, che raccoglie 2000 anni di storia.

    Sotto l’auditorium, si scende nell'Antiquarium e si scoprono reperti appartenuti a un edificio religioso di epoca medievale; scendendo ulteriormente si trovano tombe alla cappuccina e reperti di epoca romana. 

    La particolarità è nell'uso che fu fatto qui delle anfore: al momento della scoperta furono trovate capovolte e interrate per evitare la risalita dell'umidità tipica di quest'area della città, un tempo attraversata da rivi e vicina alle sponde del fiume Po.

    Nella stessa mattinata è possibile visitare il nuovo Museo Archeologico che si trova nei sotterranei di Palazzo Farnese, sede dei Musei Civici cittadini: un museo interattivo con una scenografica sala delle pavimentazioni a mosaico, allestimenti tematici sulla vita quotidiana nell’antichità e sul tema della morte.

    Pezzo unico al mondo, da non perdere, è il Fegato Etrusco, piccolo oggetto bronzeo replica di un fegato ovino sezionato, probabilmente utilizzato per leggere i segni del fato in seguito ad un sacrificio animale.

  • Sesta tappa - Veleia Romana Veleia Romana

    Ultima tappa del viaggio, dopo una meritata pausa pranzo accompagnata da salumi, pissarei, tortelli con la coda e vino locale, è il sito archeologico di Veleia Romana.

    La località si raggiunge uscendo dalla città in direzione Carpaneto Piacentino. Seguendo le indicazioni che si trovano in paese, si sale verso le morbide colline, sino a raggiungere la località Veleia.

    Vicino alla chiesa si trova l'ingresso al sito archeologico, che si apre con l'area termale composta da calidarium, tepidarium e frigidarium; prosegue con le tracce di alcune abitazioni sino a giungere all'area del foro. 

    I Borbone, promotori degli scavi, raccolsero molti reperti e li portarono a Parma, dove ancora oggi si trovano, presso il Museo Archeologico della Pilotta. Tra le eccellenze si possono ammirare la Tabula Alimentaria Traianea e le statue del Foro.

    Nell'allestimento museale presso il sito di Veleia si trova una copia della Tabula e un percorso adatto anche ai non vedenti che narra la storia di questo affascinante luogo, dove si incrociarono cultura ligure e romana.

Ultimo aggiornamento 28/03/2024

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Redazione Piacenza e provincia

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